A Palermo fino al 29 marzo

Anche le statue sognano. Il Museo Salinas come non l'avete mai visto

QUANDO LE STATUE SOGNANO. Frammenti di un museo in transito, 2019. Installation view @Museo Salinas, Palermo. Ph. Courtesy Museo Salinas
 

Francesca Grego

02/12/2019

Palermo - L’antico si svela, il contemporaneo lo contempla, ammicca, gioca, riflette, viaggia, si accende di riverberi e visioni. Succede al Museo Archeologico Salinas di Palermo, dove il restauro in atto diventa spiraglio per suggestioni inattese. In attesa dell’allestimento definitivo, per quattro mesi Quando le statue sognano. Frammenti di un museo in transito apre il ricchissimo patrimonio residente al dialogo con le opere di quattro artisti contemporanei, tra i quali il fotografo Ferdinando Scianna. Ma non basta. Reperti preziosi escono per la prima volta dall’ombra dei depositi, nuovi spazi si offrono allo sguardo. È il caso di ambienti mai aperti al pubblico del seicentesco monastero dei Padri Filippini. Nella grande stanza dove i monaci si riunivano dopo i pasti, durante i lavori è venuto alla luce uno splendido soffitto in legno dipinto. Sotto di esso ora ammiriamo la straordinaria Menade Farnese. Archeologia, arte e architettura si mescolano così in un attimo rivelatore: torna in esposizione il celebre Ariete bronzeo di Siracusa, dono di Vittorio Emanuele II, e le teste votive di Calese si mostrano per la prima volta.

Nel percorso pensato dalla direttrice Caterina Greco ed Helga Marsala, il lungo silenzio di depositi, sale, corridoi si anima di allucinazioni e di desideri, di memorie e di archetipi. “L’attesa – spiega la direttrice – si trasforma in nuovo contenuto: il tempo che separa dall’apertura degli ultimi due piani del Museo Salinas diventa occasione di scoperta, disvelamento, ricerca e comunicazione”.
Ad aprire l’itinerario di visita sono gli scatti che Scianna dedicò a Jorge Luis Borges proprio tra queste mura: ormai anziano e cieco, lo scrittore sfiora le statue della collezione nel tentativo di leggerne i contorni con le mani, il fotografo ritrae la muta conversazione, reciproco ascolto nel buio.

Ceramiche contemporanee, suoni elettronici, opere su carta e stoffa intessono una trama di corrispondenze con l’universo greco-romano del museo. Se Alessandro Roma gioca con l’immaginario dionisiaco in una nuova archeologia fantastica, Fabio Sandri trasporta su carta fotosensibile il vissuto della Menade e di alcune teste di epoca romana, trasformando la fotografia in un ibrido tra performance e reperto. L’Ariete è invece al centro delle opere di Guido Bisagni, ispirato dal tema del doppio e dal mito di Orfeo. Al primo dedica un dittico su carta e un libro d’artista in copia unica, per poi saturare l’ambiente con paesaggi sonori e field recordings venuti da lontano.

Accanto a questo percorso si collocano la Project Room inaugurata dalle fotografie di Roselena Ramistella e i Frammenti di un museo in transito, un calendario di eventi collaterali in espansione: prima tappa l’apertura della Sala delle Colonne e dei nuovi ambienti con manufatti provenienti da donazioni di epoca borbonica. • Thalassa. Al MANN storie e tesori del Mediterraneo