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Dal 06 Maggio 2015 al 06 Agosto 2015
Venezia
Luogo: Serra dei Giardini
Indirizzo: viale Giuseppe Garibaldi 1254
Orari: tutti i giorni 10-18
Curatori: Elena Forin
Enti promotori:
- Studio Fabio Mauri
- Associazione per l'Arte L'Esperimento del Mondo
Telefono per informazioni: +39 041 2960360
E-Mail info: serradeigiardini@nonsoloverde.org
Sito ufficiale: http://www.serradeigiardini.org
Mi sono sempre chiesto che opere farei di fronte all’Apocalissi. Una moltitudine di effetti straordinari non dovrebbe mancare. E neppure la disperazione che l’inverosimile risulti vero.
Fabio Mauri, La Resa, 2002
Fino a che punto siamo disposti a rinegoziare le nostre certezze e quali strategie possiamo mettere in campo per produrre visioni e versioni alternative a quelle stabilite dalla storia, dalla politica, dal mercato o dal tempo?
Cerchiamo equilibrio, certezza e stabilità, e in un periodo in cui vanno individuate velocemente delle soluzioni, abbattere gli interrogativi e ridurre le complessità a poli antitetici di valori sembra essere un percorso condiviso da molte comunità per controllare potenziali contestazioni o panico.
Quando però le costruzioni del mondo diventano entità ferree, finiscono facilmente per erigere “edifici immotivati”: non è quindi forse meglio arrendersi di fronte a questo rischio e sospendere il proprio essere di fronte a metodi e ad approcci semplificati al reale, alle cose e alla conoscenza?
Alzare una bandiera bianca significa allora affermare una scelta volta a non esercitare forme di controllo, a superare le ideologie, e implica quindi la volontà di guardare, cercare e raccontare andando oltre la superficie della rassicurante accettabilità che abbiamo costruito.
Promossa dallo Studio Fabio Mauri, Associazione per l'Arte L'Esperimento del Mondo la mostra raccoglie quindi alcuni esempi della ricerca contemporanea in cui la fuoriuscita dal sistema tradizionale di lettura è un punto di partenza fondamentale; La Resa di Fabio Mauri, un’opera indimenticabile del 2002, costituisce l’avvio reale e ideale di questo percorso.
Pensato per la meravigliosa architettura delle Serre dei Giardini della Biennale di Venezia, attraverso video, installazioni e performance il progetto non offre pertanto soluzioni, ma sguardi e narrative alternative, immaginari inediti, ipotesi e domande inconsuete, comportamenti e strategie di lettura diversificate sull’individuo, la percezione, lo spazio, le immagini e le dinamiche sociali.
Aspettatevi stupore, divertimento, dubbi e non senso: una certa misura di resa può infatti prendere queste forme, può percorrere queste direzioni, e, come diceva Mauri, può “scoprire forse alternative inedite di pace”.
La mostra, una raccolta di bandiere simboliche che affermano strategie e visioni inconsuete, è pensata come un percorso articolato su due principali linguaggi: quello delle installazioni ambientali e video, e quello performativo.
Il punto di avvio è La Resa, la bandiera bianca montata su una struttura di tubi innocenti che Mauri ha realizzato nel 2002 e che è allestita nel giardino antistante la serra.
Tra l’esterno e l’interno, le opere degli artisti punteggeranno gli spazi della location creando una mappa di situazioni e di possibilità in cui calarsi. Dalle nature ricreate e riflesse nelle opere di Ivan Barlafante (Giulianova, 1967), al futile territorio creato con aria inglese da David Rickard (Nuova Zelanda, 1975), fino ai palcoscenici surreali e alle rovine di Rä di Martino (Roma, 1975), all’immaginario auspicato e ricreato di Alessandro Sambini (Rovigo, 1982), alle profonde vibrazioni del tempo di Elisa Strinna (Padova, 1982) o, ancora, alle pagine cancellate, riscritte e ridisegnate secondo il trasversale alfabeto visivo di Fabrizio Cotognini (Macerata, 1983) all’identità e al senso di appartenenza indagato da Ruben Montini (Oristano, 1986), la mostra tocca quindi differenti modalità e tematiche su cui applicare logiche differenti. Nella loro – anche profondissima – diversità linguistica, concettuale e visiva, gli artisti e le loro opere hanno in comune una cifra performativa piuttosto evidente che si manifesta in un rapporto attivo con lo spettatore e con il tempo. Invitato a calarsi nelle situazioni proposte dalle opere, il pubblico di FLAGS è quindi un “esploratore” invitato a intraprendere un viaggio nella diversità.
Per rendere ancora più forte e intensa questa spedizione in un universo critico alternativo, nel corso del periodo espositivo gli spettatori avranno la possibilità unica di partecipare a performance, screenings, e a un re-enactment di una performance di Fabio Mauri.
Fabio Mauri, La Resa, 2002
Fino a che punto siamo disposti a rinegoziare le nostre certezze e quali strategie possiamo mettere in campo per produrre visioni e versioni alternative a quelle stabilite dalla storia, dalla politica, dal mercato o dal tempo?
Cerchiamo equilibrio, certezza e stabilità, e in un periodo in cui vanno individuate velocemente delle soluzioni, abbattere gli interrogativi e ridurre le complessità a poli antitetici di valori sembra essere un percorso condiviso da molte comunità per controllare potenziali contestazioni o panico.
Quando però le costruzioni del mondo diventano entità ferree, finiscono facilmente per erigere “edifici immotivati”: non è quindi forse meglio arrendersi di fronte a questo rischio e sospendere il proprio essere di fronte a metodi e ad approcci semplificati al reale, alle cose e alla conoscenza?
Alzare una bandiera bianca significa allora affermare una scelta volta a non esercitare forme di controllo, a superare le ideologie, e implica quindi la volontà di guardare, cercare e raccontare andando oltre la superficie della rassicurante accettabilità che abbiamo costruito.
Promossa dallo Studio Fabio Mauri, Associazione per l'Arte L'Esperimento del Mondo la mostra raccoglie quindi alcuni esempi della ricerca contemporanea in cui la fuoriuscita dal sistema tradizionale di lettura è un punto di partenza fondamentale; La Resa di Fabio Mauri, un’opera indimenticabile del 2002, costituisce l’avvio reale e ideale di questo percorso.
Pensato per la meravigliosa architettura delle Serre dei Giardini della Biennale di Venezia, attraverso video, installazioni e performance il progetto non offre pertanto soluzioni, ma sguardi e narrative alternative, immaginari inediti, ipotesi e domande inconsuete, comportamenti e strategie di lettura diversificate sull’individuo, la percezione, lo spazio, le immagini e le dinamiche sociali.
Aspettatevi stupore, divertimento, dubbi e non senso: una certa misura di resa può infatti prendere queste forme, può percorrere queste direzioni, e, come diceva Mauri, può “scoprire forse alternative inedite di pace”.
La mostra, una raccolta di bandiere simboliche che affermano strategie e visioni inconsuete, è pensata come un percorso articolato su due principali linguaggi: quello delle installazioni ambientali e video, e quello performativo.
Il punto di avvio è La Resa, la bandiera bianca montata su una struttura di tubi innocenti che Mauri ha realizzato nel 2002 e che è allestita nel giardino antistante la serra.
Tra l’esterno e l’interno, le opere degli artisti punteggeranno gli spazi della location creando una mappa di situazioni e di possibilità in cui calarsi. Dalle nature ricreate e riflesse nelle opere di Ivan Barlafante (Giulianova, 1967), al futile territorio creato con aria inglese da David Rickard (Nuova Zelanda, 1975), fino ai palcoscenici surreali e alle rovine di Rä di Martino (Roma, 1975), all’immaginario auspicato e ricreato di Alessandro Sambini (Rovigo, 1982), alle profonde vibrazioni del tempo di Elisa Strinna (Padova, 1982) o, ancora, alle pagine cancellate, riscritte e ridisegnate secondo il trasversale alfabeto visivo di Fabrizio Cotognini (Macerata, 1983) all’identità e al senso di appartenenza indagato da Ruben Montini (Oristano, 1986), la mostra tocca quindi differenti modalità e tematiche su cui applicare logiche differenti. Nella loro – anche profondissima – diversità linguistica, concettuale e visiva, gli artisti e le loro opere hanno in comune una cifra performativa piuttosto evidente che si manifesta in un rapporto attivo con lo spettatore e con il tempo. Invitato a calarsi nelle situazioni proposte dalle opere, il pubblico di FLAGS è quindi un “esploratore” invitato a intraprendere un viaggio nella diversità.
Per rendere ancora più forte e intensa questa spedizione in un universo critico alternativo, nel corso del periodo espositivo gli spettatori avranno la possibilità unica di partecipare a performance, screenings, e a un re-enactment di una performance di Fabio Mauri.
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