Dynamiche Infinite
Dal 23 Giugno 2020 al 30 Settembre 2020
Milano
Luogo: Triennale Milano
Indirizzo: Viale Emilio Alemagna 6
Orari: Mar - Ven 17 - 21.30 | Sab - Dom 11.30 - 21.30 | Lun chiuso
Telefono per informazioni: +39 02 72434
E-Mail info: info@triennale.org
Sito ufficiale: http://https://www.triennale.org/
Nel contesto dell'Estate in Triennale verrà inaugurata il 23 giugno 2020 Dynamiche Infinite, la mostra del fotografo milanese Maurizio Gabbana, che raccoglie una selezione dei suoi scatti urbani, individuati dal curatore Andrea Dusio per la congruenza al filone narrativo degli incontri che la Fondazione Maimeri proporrà nel ciclo I sette messaggeri.
“Quando mi hanno mostrato le fotografie di Maurizio Gabbana, quelle architetture urbane in cui la luce costruisce di fatto una struttura sovrapposta alla realtà, un'eco del tempo che si amplia sino ai limiti dell'inquadratura e oltre, come una risonanza che non si può contenere, una dinamica futurista che processa l'instante e lo moltiplica all'infinito, generando immagini di immagini, ho pensato di aver trovato la trasposizione fotografica della psicologia del lockdown. Si trattava certamente di una coincidenza fortunata, perché Maurizio ha prodotto questi scatti in tutt'altre circostanze, senza alcune precognizione o allusione a una sospensione della storia, spinto anzitutto da una ricerca formale. Quella che il fotografo milanese chiama dynamica spazio temporale è di fatto una compressione meccanica del tempo nell'istante, che gli consente di incidere il presente sul presente, ottenendo un'onda di propagazione allusiva della sospensione estatica dello sguardo”, spiega Andrea Dusio.
Maurizio Gabbana, MilanoDynamicGalleria | Foto: © Maurizio Gabbana | Courtesy Fondazione Maimeri
La mostra si compone di una serie di scatti realizzati con la tecnica digitale caratteristica di Maurizio Gabbana, che ha fotografato gli scenari monumentali delle città italiane e di alcune metropoli straniere producendo immagini cariche di un'atmosfera metafisica, in cui le piazze e i luoghi più emblematici sono spesso solitari, senza che vi compaia la figura umana. Una scelta stilistica, che non ha alcuna relazione con il tempo della pandemia, ma che a posteriori può somigliare ad una sorta di trasfigurazione spazio/temporale delle immagini che i droni hanno prodotto delle nostre città durante il lockdown.
“Ho guardato le sue immagini metafisiche di Milano, quelle architetture pure che diventano altro da sé, trasfigurandosi in una composizione lisergica. E poi i notturni, scattati invece con tecnica analogica, in qualche caso degli stessi luoghi, ancora una volta in assenza della figura umana, come se la città fosse ridotta a una quinta scenica”, scrive ancora Andrea Dusio nel catalogo prodotto dalla Fondazione Maimeri.
Maurizio Gabbana, classe 1956, è stato scoperto dallo storico dell’arte e docente di Storia dell’Arte a Brera Rolando Bellini, che a proposito del fotografo dice: “Maurizio si interessa e si spende in questo: un’estasi fotografica. Ne dà conto in termini unici. Da qui il senso e il valore aggiunto della sua presenza. Estasi fotografica che si traduce, scatto dopo scatto, in una inedita percezione visiva che vibra di una peculiare istanza estetica”. I suoi modelli di riferimento appartengono in gran parte al mondo della pittura, con lunghi studi sulle tecniche di rappresentazione della luce di artisti come Caravaggio e Rembrandt, e con puntuali riferimenti estetici al linguaggio scenografico ed illusionistico del barocco.
Maurizio Gabbana, MilanoDynamicGalleria | Foto: © Maurizio Gabbana | Courtesy Fondazione Maimeri
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Maurizio Gabbana, MilanoDynamicGalleria | Foto: © Maurizio Gabbana | Courtesy Fondazione Maimeri
La mostra si compone di una serie di scatti realizzati con la tecnica digitale caratteristica di Maurizio Gabbana, che ha fotografato gli scenari monumentali delle città italiane e di alcune metropoli straniere producendo immagini cariche di un'atmosfera metafisica, in cui le piazze e i luoghi più emblematici sono spesso solitari, senza che vi compaia la figura umana. Una scelta stilistica, che non ha alcuna relazione con il tempo della pandemia, ma che a posteriori può somigliare ad una sorta di trasfigurazione spazio/temporale delle immagini che i droni hanno prodotto delle nostre città durante il lockdown.
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