Dal 6 aprile all’11 settembre a Palazzo Madama
A Torino Cose d’Altri Mondi
Cose d'altri mondi. Raccolte di viaggiatori tra Otto e Novecento
Francesca Grego
06/04/2017
Torino - Nella splendida cornice di Palazzo Madama è in mostra da oggi uno speciale diario di viaggio: più di 130 oggetti, molti dei quali mai esposti al pubblico, raccontano una stagione straordinaria e controversa, in cui l’Occidente allargò i propri orizzonti all’arte di mondi lontani.
Arrivano da ogni angolo del globo le sculture, le maschere, gli idoli esposti nella Sala Atelier insieme ad armi, utensili e gioielli per Cose d’Altri Mondi. Raccolte di viaggiatori tra Otto e Novecento.
Un caleidoscopio di forme e colori che affascina per la sua varietà e per l’aspetto insolito di molti manufatti che, come scrivono le curatrici Maria Paola Ruffino e Paola Savio, sembrano usciti “da certa illustrazione fantasy contemporanea o persino concepiti da culture extraterrestri”. O da attualissimi stili metropolitani, come quelli del piercing e del tatuaggio, che trovano corrispondenza nei rocchetti di ossidiana da inserire nei lobi delle orecchie o negli stampi in terracotta usati nelle civiltà precolombiane per decorare il corpo.
Ma la mostra testimonia soprattutto un momento cruciale della storia del mondo, una delle tappe fondamentali di quello che oggi conosciamo come processo di globalizzazione. La diffusione di un gusto per l’esotico che andò di pari passo con l’avventura coloniale e che spinse i collezionisti europei a ricercare con spasmodica passione ogni oggetto intorno a cui aleggiasse l’aura di terre lontane.
Talvolta rubati o estorti ai legittimi proprietari, questi misteriosi messaggeri si caricarono in Europa di significati ambivalenti. Da un lato agenti di una positiva metamorfosi della sensibilità occidentale, finalmente partecipe della “straordinaria efflorescenza della vitalità del mondo”, come scrisse Charles Baudelaire. Dall’altro furono muti testimoni del dominio coloniale, esibiti nelle Esposizioni Universali, interpretati secondo categorie etnocentriche e usati come veicolo di una propaganda ideologica e religiosa che vedeva nei popoli extraeuropei dei rozzi selvaggi da civilizzare o dei pericolosi cannibali da sottomettere.
Insieme ai collezionisti, il fascino dell’esotico avrebbe colpito gli artisti di ogni corrente e generazione: dall’attrazione per l’Oriente di Monet e Van Gogh ai viaggi di Gauguin in Polinesia; dalla passione di Picasso e dei Fauves per quella che all’epoca era note come Art Négre, fino alla musica e alla danza, alle “Serate Africane” dei Dadaisti al Cabaret Voltaire di Zurigo e alla fotografia surrealista di Man Ray.
Proviene dalle collezioni di artisti, imprenditori giramondo, nobili, missionari e diplomatici la selezione di preziosi ornamenti, strumenti musicali, oggetti cerimoniali e d’uso quotidiano oggi nelle raccolte di Palazzo Madama, esposta in questa occasione insieme ai reperti del Museo Etnografico Missioni della Consolata di Torino e dal Museo Etnologico Missionario del Colle Don Bosco.
Arrivano da ogni angolo del globo le sculture, le maschere, gli idoli esposti nella Sala Atelier insieme ad armi, utensili e gioielli per Cose d’Altri Mondi. Raccolte di viaggiatori tra Otto e Novecento.
Un caleidoscopio di forme e colori che affascina per la sua varietà e per l’aspetto insolito di molti manufatti che, come scrivono le curatrici Maria Paola Ruffino e Paola Savio, sembrano usciti “da certa illustrazione fantasy contemporanea o persino concepiti da culture extraterrestri”. O da attualissimi stili metropolitani, come quelli del piercing e del tatuaggio, che trovano corrispondenza nei rocchetti di ossidiana da inserire nei lobi delle orecchie o negli stampi in terracotta usati nelle civiltà precolombiane per decorare il corpo.
Ma la mostra testimonia soprattutto un momento cruciale della storia del mondo, una delle tappe fondamentali di quello che oggi conosciamo come processo di globalizzazione. La diffusione di un gusto per l’esotico che andò di pari passo con l’avventura coloniale e che spinse i collezionisti europei a ricercare con spasmodica passione ogni oggetto intorno a cui aleggiasse l’aura di terre lontane.
Talvolta rubati o estorti ai legittimi proprietari, questi misteriosi messaggeri si caricarono in Europa di significati ambivalenti. Da un lato agenti di una positiva metamorfosi della sensibilità occidentale, finalmente partecipe della “straordinaria efflorescenza della vitalità del mondo”, come scrisse Charles Baudelaire. Dall’altro furono muti testimoni del dominio coloniale, esibiti nelle Esposizioni Universali, interpretati secondo categorie etnocentriche e usati come veicolo di una propaganda ideologica e religiosa che vedeva nei popoli extraeuropei dei rozzi selvaggi da civilizzare o dei pericolosi cannibali da sottomettere.
Insieme ai collezionisti, il fascino dell’esotico avrebbe colpito gli artisti di ogni corrente e generazione: dall’attrazione per l’Oriente di Monet e Van Gogh ai viaggi di Gauguin in Polinesia; dalla passione di Picasso e dei Fauves per quella che all’epoca era note come Art Négre, fino alla musica e alla danza, alle “Serate Africane” dei Dadaisti al Cabaret Voltaire di Zurigo e alla fotografia surrealista di Man Ray.
Proviene dalle collezioni di artisti, imprenditori giramondo, nobili, missionari e diplomatici la selezione di preziosi ornamenti, strumenti musicali, oggetti cerimoniali e d’uso quotidiano oggi nelle raccolte di Palazzo Madama, esposta in questa occasione insieme ai reperti del Museo Etnografico Missioni della Consolata di Torino e dal Museo Etnologico Missionario del Colle Don Bosco.
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