L'arte impressionista sul grande schermo il 9 e il 10 maggio
"Il Giardino degli Artisti. L'impressionismo americano", la nostra recensione
Courtesy of NEXO Digital |
Philip Leslie Hale, The Crimson Rambler, 1909, PAFA | Courtesy of NEXO Digital
Samantha De Martin
03/05/2017
Roma - Il documentario di Phil Grabsky, Il Giardino degli Artisti. L'impressionismo americano, porta nelle sale, il 9 e il 10 maggio, le vicende degli artisti statunitensi rimasti folgorati dal giardino di Monet a Giverny e divenuti a loro volta dei giganti. Il film, che fa parte della stagione della Grande Arte al Cinema, è distribuito in esclusiva per l'Italia da Nexo Digital con i media partner Sky Arte HD e MYmovies.it
Armonia, leggerezza, colore. È uno straordinario racconto per immagini quello che spennella sullo schermo la vibrante magia della pittura en plein air che, anche oltreoceano, ammalia e cattura, tenendo lo spettatore ancorato alla festa dei pastelli che compiono sulla tela il loro miracolo di luce.
Ha il dinamismo del vento che solletica i panni stesi ad asciugare, l'erba ed i capelli delle donne di Charles Courtney Curran, ha l'intimità del sole che Daniel Garber fa filtrare dalle tende e adagia su un volto di donna, l'impressionismo firmato USA. Dal “tuffo” tra le ninfee di Giverny care a Monet, che da tempo avevano stregato l'Europa diventando un luogo di culto per tutto il movimento impressionista americano, i pittori statunitensi riemergono cambiati, avviandosi a compiere, al di là dell'Oceano, la trasvolata a colori che trova il culmine in una nuova, originale identità pittorica. Un'identità scolpita tra giardini e fattorie, tra le bandiere a stelle e strisce ondeggianti tra i grattacieli di New York, tra le ruspe di Marsden Hartley, dove la contemporaneaità prende lentamente il posto dell'atmosfera immobile popolata da acqua, peonie, contadini distesi in un lussureggiante locus amoenus, piccolo angolo immobile di paradiso, in un mondo che cambia alla velocità dei treni e del progresso.
Il giardino degli artisti. L'impressionismo americano è il racconto di questo viaggio che è anche la celebrazione del felice sposalizio tra l'arte ed i giardini. Il documentario che Phil Grabsky porta nelle sale, il 9 e il 10 maggio, è la storia di un movimento che si sviluppa a partire dal pellegrinaggio compiuto da alcuni pittori americani in Francia - dove l'arte di Claude Monet aveva già raggiunto alti livelli - dopo che, nel 1886, il mercante d'arte Francese Paul Durand-Ruel aveva portato 300 dipinti impressionisti a New York. Da quel momento il dialogo con i colleghi francesi si fa più intenso, profondo e si intreccia con il Garden Movement, fiorito tra il 1887 e il 1920. Entrambi i movimenti hanno condiviso la risposta al rapido cambiamento sociale innescato dall'industrializzazione americana, da quell'urbanizzazione che aveva spinto la classe media a cercare nella periferia il luogo perfetto in cui fosse possibile coltivare, nel tempo libero, piccoli e grandi giardini.
Il film si apre con la mostra The Artist’s Garden: American Impressionism and the Garden Movement, 1887-1920 della Pennsylvania Academy of the Fine Arts di Philadelphia, che esplora un periodo di vitale importanza per l'arte e che vede protagonisti artisti accomunati dall'interesse per i giardini e per la pittura all'aria aperta.
È un paesaggio che diventa tela quello che attraversa i 90 minuti di documentario, dove i luoghi nei quali gli artisti francesi e americani vissero e operarono sfumano in dipinti, sovrapponendo alla realtà l'immagine visiva e consentendo quindi allo spettatore di assistere al processo attraverso cui la natura diventa quadro, lo stesso che permette a una locomotiva che sbuffa di sovrapporsi al treno di Monet de La gare Saint Lazare. È lo straordinario miracolo dell'arte che diventa cinema.
L'alternarsi delle tele - che nel docufilm si susseguono identificate dal titolo del quadro con il nome dell'autore e la data - con i commenti di storici dell'arte e curatori, consente allo spettatore di orientarsi in vivace, e mai monotono, dedalo di opere e di seguire l'evolversi del movimento, di comprendere soggetti e motivi, ambientazioni e tecniche pittoriche.
Fu John Leslie Breck uno dei primi artisti ad introdurre l'impressionismo negli Stati Uniti, con un'esposizione a Boston nel 1890. John Singer Sargent, sin da piccolo “accorto osservatore della natura”, godette dell'amicizia dei più illustri pittori del tempo, da Degas a Monet, Theodore Robinson, invece, le cui frequentazioni con Claude Monet furono intense e determinanti, fu uno dei primi artisti americani a sposare interamente l'impressionismo verso il 1880.
Il viaggio dello spettatore si addentra nel Connecticut, ad Old Lyme, dove l'impressionismo a stelle e strisce attecchisce per merito della mecenate Miss Florence Griswold, che mette la sua dimora neoclassica a disposizione di artisti come Henry Ward Ranger e Willard Metcalf, affascinati da spiagge, luci e paludi di questo angolo di paradiso divenuto il centro dell'Old Lyme Art Colony. La sala da pranzo, il letto, la spazzola, lo specchio di Miss Florence sono ancora visibili.
Il film conduce quindi il pubblico ad Appledore Island, l'isola trasformata dalla poetessa statunitense Celia Thaxter - che accolse artisti come Emerson, Nathaniel Hawthorne, Henry Wadsworth Longfellow, John Whittier e Sarah Orne Jewe - in uno straordinario luogo di incontro che, oltre ad essere un ridente giardino, ispirò ben 300 opere all'incisore, disegnatore e pittore Childe Hassam, tra i volti più noti dell'impressionismo americano. Del resto per Celia, come per moltissime altre donne americane del tempo, il giardino rappresentò non solo un’oasi di pace ritrovata, ma soprattutto uno spazio politico. Mentre la popolarità del giardinaggio cresceva, infatti, le donne cominciavano ad accedere a nuove professioni, a leggere gli scritti di orticoltori inglesi come Gertrude Jekyll e William Robinson, ad attivarsi per i diritti civili per aprirsi un varco verso l'indipendenza. Molte di loro trovarono quindi nella pittura un'occasione per crescere, realizzarsi, esprimersi professionalmente. Le donne di Merritt Chase, ritratte talvolta in una sorta di panica rappresentazione, in perfetta simbiosi con il paesaggio, racchiudono questo vigore.
Se fino a pochi anni prima la Hudson River School aveva narrato i paesaggi epici di un America sconfinata e gloriosa, ora gli impressionisti offrivano una lettura più intima e riservata della natura, curando la poetica del singolo istante, gli effetti atmosferici e tonali, le sfumature delle siepi e dei gazebo ricoperti di fiori.
Una teoria di artisti si muove lungo il film. Mary Cassat - la pittrice amica di Degas e Monet, che pose la maternità al centro delle sue tele - compare accanto allo scrittore Philip Leslie Hale e al ritrattista e pittore cosmopolita John Singer Sargent. Con loro non potevano mancare i Ten American Painters, i dieci pittori americani impressionisti - tra i quali John Henry Twachtman, Willard Leroy Metcalf, Robert Lewis Reid, Frank Weston Benson, Edmund Charles Tarbell - che, alla fine del 1897 decisero di abbandonare la Società degli artisti americani come segno di protesta di fronte all'ambiente “da circo equestre” che dominava le loro mostre. Nasceva una nuova forma artistica nella quale i parchi e le strade di New York, Chicago e Boston diventavano i nuovi boschi di Boulogne e Fontainebleau ritratti da Monet.
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• Il Giardino degli artisti: i colori e le ninfee degli impressionisti americani approdano al cinema
Armonia, leggerezza, colore. È uno straordinario racconto per immagini quello che spennella sullo schermo la vibrante magia della pittura en plein air che, anche oltreoceano, ammalia e cattura, tenendo lo spettatore ancorato alla festa dei pastelli che compiono sulla tela il loro miracolo di luce.
Ha il dinamismo del vento che solletica i panni stesi ad asciugare, l'erba ed i capelli delle donne di Charles Courtney Curran, ha l'intimità del sole che Daniel Garber fa filtrare dalle tende e adagia su un volto di donna, l'impressionismo firmato USA. Dal “tuffo” tra le ninfee di Giverny care a Monet, che da tempo avevano stregato l'Europa diventando un luogo di culto per tutto il movimento impressionista americano, i pittori statunitensi riemergono cambiati, avviandosi a compiere, al di là dell'Oceano, la trasvolata a colori che trova il culmine in una nuova, originale identità pittorica. Un'identità scolpita tra giardini e fattorie, tra le bandiere a stelle e strisce ondeggianti tra i grattacieli di New York, tra le ruspe di Marsden Hartley, dove la contemporaneaità prende lentamente il posto dell'atmosfera immobile popolata da acqua, peonie, contadini distesi in un lussureggiante locus amoenus, piccolo angolo immobile di paradiso, in un mondo che cambia alla velocità dei treni e del progresso.
Il giardino degli artisti. L'impressionismo americano è il racconto di questo viaggio che è anche la celebrazione del felice sposalizio tra l'arte ed i giardini. Il documentario che Phil Grabsky porta nelle sale, il 9 e il 10 maggio, è la storia di un movimento che si sviluppa a partire dal pellegrinaggio compiuto da alcuni pittori americani in Francia - dove l'arte di Claude Monet aveva già raggiunto alti livelli - dopo che, nel 1886, il mercante d'arte Francese Paul Durand-Ruel aveva portato 300 dipinti impressionisti a New York. Da quel momento il dialogo con i colleghi francesi si fa più intenso, profondo e si intreccia con il Garden Movement, fiorito tra il 1887 e il 1920. Entrambi i movimenti hanno condiviso la risposta al rapido cambiamento sociale innescato dall'industrializzazione americana, da quell'urbanizzazione che aveva spinto la classe media a cercare nella periferia il luogo perfetto in cui fosse possibile coltivare, nel tempo libero, piccoli e grandi giardini.
Il film si apre con la mostra The Artist’s Garden: American Impressionism and the Garden Movement, 1887-1920 della Pennsylvania Academy of the Fine Arts di Philadelphia, che esplora un periodo di vitale importanza per l'arte e che vede protagonisti artisti accomunati dall'interesse per i giardini e per la pittura all'aria aperta.
È un paesaggio che diventa tela quello che attraversa i 90 minuti di documentario, dove i luoghi nei quali gli artisti francesi e americani vissero e operarono sfumano in dipinti, sovrapponendo alla realtà l'immagine visiva e consentendo quindi allo spettatore di assistere al processo attraverso cui la natura diventa quadro, lo stesso che permette a una locomotiva che sbuffa di sovrapporsi al treno di Monet de La gare Saint Lazare. È lo straordinario miracolo dell'arte che diventa cinema.
L'alternarsi delle tele - che nel docufilm si susseguono identificate dal titolo del quadro con il nome dell'autore e la data - con i commenti di storici dell'arte e curatori, consente allo spettatore di orientarsi in vivace, e mai monotono, dedalo di opere e di seguire l'evolversi del movimento, di comprendere soggetti e motivi, ambientazioni e tecniche pittoriche.
Fu John Leslie Breck uno dei primi artisti ad introdurre l'impressionismo negli Stati Uniti, con un'esposizione a Boston nel 1890. John Singer Sargent, sin da piccolo “accorto osservatore della natura”, godette dell'amicizia dei più illustri pittori del tempo, da Degas a Monet, Theodore Robinson, invece, le cui frequentazioni con Claude Monet furono intense e determinanti, fu uno dei primi artisti americani a sposare interamente l'impressionismo verso il 1880.
Il viaggio dello spettatore si addentra nel Connecticut, ad Old Lyme, dove l'impressionismo a stelle e strisce attecchisce per merito della mecenate Miss Florence Griswold, che mette la sua dimora neoclassica a disposizione di artisti come Henry Ward Ranger e Willard Metcalf, affascinati da spiagge, luci e paludi di questo angolo di paradiso divenuto il centro dell'Old Lyme Art Colony. La sala da pranzo, il letto, la spazzola, lo specchio di Miss Florence sono ancora visibili.
Il film conduce quindi il pubblico ad Appledore Island, l'isola trasformata dalla poetessa statunitense Celia Thaxter - che accolse artisti come Emerson, Nathaniel Hawthorne, Henry Wadsworth Longfellow, John Whittier e Sarah Orne Jewe - in uno straordinario luogo di incontro che, oltre ad essere un ridente giardino, ispirò ben 300 opere all'incisore, disegnatore e pittore Childe Hassam, tra i volti più noti dell'impressionismo americano. Del resto per Celia, come per moltissime altre donne americane del tempo, il giardino rappresentò non solo un’oasi di pace ritrovata, ma soprattutto uno spazio politico. Mentre la popolarità del giardinaggio cresceva, infatti, le donne cominciavano ad accedere a nuove professioni, a leggere gli scritti di orticoltori inglesi come Gertrude Jekyll e William Robinson, ad attivarsi per i diritti civili per aprirsi un varco verso l'indipendenza. Molte di loro trovarono quindi nella pittura un'occasione per crescere, realizzarsi, esprimersi professionalmente. Le donne di Merritt Chase, ritratte talvolta in una sorta di panica rappresentazione, in perfetta simbiosi con il paesaggio, racchiudono questo vigore.
Se fino a pochi anni prima la Hudson River School aveva narrato i paesaggi epici di un America sconfinata e gloriosa, ora gli impressionisti offrivano una lettura più intima e riservata della natura, curando la poetica del singolo istante, gli effetti atmosferici e tonali, le sfumature delle siepi e dei gazebo ricoperti di fiori.
Una teoria di artisti si muove lungo il film. Mary Cassat - la pittrice amica di Degas e Monet, che pose la maternità al centro delle sue tele - compare accanto allo scrittore Philip Leslie Hale e al ritrattista e pittore cosmopolita John Singer Sargent. Con loro non potevano mancare i Ten American Painters, i dieci pittori americani impressionisti - tra i quali John Henry Twachtman, Willard Leroy Metcalf, Robert Lewis Reid, Frank Weston Benson, Edmund Charles Tarbell - che, alla fine del 1897 decisero di abbandonare la Società degli artisti americani come segno di protesta di fronte all'ambiente “da circo equestre” che dominava le loro mostre. Nasceva una nuova forma artistica nella quale i parchi e le strade di New York, Chicago e Boston diventavano i nuovi boschi di Boulogne e Fontainebleau ritratti da Monet.
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