Alla National Gallery la mostra "Making Colours"

A Londra il laboratorio del colore dei maestri italiani

Pietro da Cortona, Santa Cecilia, c.1620-5
 

E. Bramati

20/06/2014

Come riuscivano gli artisti del Rinascimento a riprodurre nella loro bottega dei colori così vividi e brillanti?
Dal lapislazzuli al blu cobalto, dall'oro al vermiglio, la mostra "Making Colour", appena inaugurata alla National Gallery di Londra, accompagnerà il pubblico in un affascinante viaggio artistico e scientifico attraverso la storia del colore.

Spaziando dal Rinascimento fino all'Impressionismo, ogni sezione presenterà una tinta diversa.
Si passerà così dal blu di Prussia alla terra verde della "Madonna con Bambino e San Giovannino" del Ghirlandaio (1475), fino ai gialli e ai rari arancioni, come quello della "Santa Cecilia" di Pietro da Cortona (1620-5).

La varietà dei rossi, illustrata, tra i vari, da un dipinto di una Musa, forse Calliope, di Cosmé Tura (1455-60), e accompagnata da preziosi tessuti in broccato del Victoria and Albert Museum, era ottenuta combinando minerali, piante e perfino insetti.

Una "Decollazione di Santa Margherita" di Gherardo di Jacopo Starnina, probabilmente realizzata nel 1409, affianca la sezione dei viola, ricavabile dall'unione di pigmenti blu e rossi o da un minerale scarsamente utilizzato, la fluorite.
Infine la sala centrale è dedicata agli ori e agli argenti, spesso impiegati nei fondi scintillanti, e qui rappresentati dalla "Crocifissione" di Jacopo di Cione e dal "San Francesco d'Assisi con angeli" di Botticelli (1475-80).

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