Dal 20 dicembre il secondo atto di un’avvincente trilogia espositiva

Il museo sottosopra: dai depositi i tesori nascosti di Capodimonte

Galleria delle Cose Rare, Museo di Capodimonte, Napoli
 

Francesca Grego

10/12/2018

Napoli - Come nasce il percorso di un grande museo? Chi sceglie le opere da esporre e quelle da conservare lontano dallo sguardo del pubblico? E soprattutto, in base a quali criteri?
A rispondere a queste e a molte altre domande è la mostra Depositi di Capodimonte. Storie ancora da scrivere, in programma dal 21 dicembre al 15 maggio 2019 presso la reggia borbonica: un’avventura in una collezione parallela che, uscendo finalmente allo scoperto, ci permette di comprendere il gusto e le idee di chi ha dato forma e identità a una delle più preziose realtà espositive della penisola.
Perché alla base di quella che spesso consideriamo un’entità quasi naturale, data una volta per sempre - il Museo - ci sono gli uomini e le loro preferenze soggettive, le necessità del momento, la mentalità di un’epoca.
 
Dai cinque depositi medi e grandi del Museo di Capodimonte, creati negli anni Cinquanta in seguito al progetto di risistemazione del soprintendente Bruno Molajoli, emergono opere di ogni tipo, a volte di attribuzione incerta o in precario stato di conservazione, quasi sempre di grande importanza storica e artistica.
Dipinti, statue, arazzi, porcellane, esemplari di arti decorative ci parlano di scelte antiche e recenti, aprendo una finestra sulle vicende stratificate che hanno caratterizzato la storia delle raccolte del museo. Ci sono gli oggetti esotici messi insieme dal capitano James Cook durante le sue esplorazioni e poi donati a Ferdinando IV di Borbone, ma anche i servizi in pregiate porcellane di Meissen, di Berlino o della Manifattura Richard Ginori, che ci riportano ai tempi dell’Unità d’Italia, quando la corte sabauda dotò le sue nuove residenze di eleganti corredi da tavola.
E proprio grazie a un minuzioso lavoro di ricerca nei depositi è stata ricostruita anche la collezione di rarità dei Farnese, oggi lustro della Wunderkammer, così come le insolite raccolte del cardinale Stefano Borgia, illuminista sui generis che per 20 anni fu a capo della Congregazione di Propaganda Fide.
 
Qual è il vero museo? Quello ufficiale – e bellissimo – con i Raffaello, i Tiziano, i Bruegel, i Caravaggio e il contemporaneo di Alberto Burri, di Andy Warhol, di William Kentridge? O quello “segreto”, ancora colmo di promesse e di tesori da scoprire, studiare, narrare?
Difficile dire quanti siano i percorsi possibili all’interno delle ricchissime collezioni di Capodimonte.
Non è un caso che questa incursione nei depositi faccia parte di una trilogia di mostre che sfida l’immobilità del museo tradizionale per liberarne il potenziale espressivo. Dopo Carta Bianca. Capodimonte Imaginaire, che nell’ultimo anno ha invitato dieci personaggi diversi per carattere, formazione e ambito professionale a interpretare ciascuno a proprio modo le raccolte del museo, da giugno 2019 andrà in scena C’era una volta. Storia di una grande bellezza: nelle 19 sale dell’Appartamento Reale i capolavori di arti decorative del museo racconteranno una nuova storia, che avrà al centro i protagonisti delle grandi opere musicali del secolo d’oro di Napoli.
 
E per raggiungere agevolmente il museo dal centro storico, è disponibile il servizio Shuttle Capodimonte, la navetta dell’arte che accompagna turisti e cittadini fino all’antico palazzo reale.
 
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