Un vasto programma di restauro per un giacimento archeologico tra i più ricchi del Medio Oriente
La rinascita di Palmira: riaprirà nel 2019 il sito devastato dall’Isis
![](http://www.arte.it/foto/600x450/1f/82473-1280px-_-_.jpg)
Palmira, l'Arco Monumentale prima delle devastazioni del 2015
Francesca Grego
01/09/2018
Mondo - La Sposa del Deserto si prepara a risorgere dalle sue ceneri: dopo le devastazioni dell’Isis, gli imponenti progetti di restauro in atto permetteranno al sito archeologico di Palmira di riaprire al pubblico nell’estate 2019. Lo ha annunciato il governatore della provincia di Homs Talal Barazi, sottolineando il contributo cruciale dell’Unesco, della Russia, della Polonia e dell’Italia nel riparare ai danni inferti dai terroristi alla città antica tra il 2015 e il 2017.
“Questa è la storia del mondo e non appartiene solo alla Siria”, ha spiegato Homs: Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1980, Palmira è stata nei secoli un importante crocevia di civiltà e le sue vestigia testimoniano una complessa stratificazione di culture greca, romana, persiana, islamica.
Una storia intollerabile per i miliziani dell’Isis, che non a caso ne hanno colpito le testimonianze più preziose e rappresentative: i templi di Bel e Baalshamin, le torri funerarie romane, l’Arco di Trionfo, il Teatro Romano. A trasformare la Sposa nel Deserto in un simbolo tragico, ha contribuito inoltre l’uccisione di Khaled al-Asaad (2015), autorevole archeologo e direttore del sito di Palmira, colpevole di essersi rifiutato di consegnare ai terroristi antiche opere d’arte di cui era responsabile.
Dopo la riconquista dell’area da parte dell’esercito siriano nel 2017, sono iniziate le operazioni di recupero: se lo scorso anno il pubblico italiano ha seguito con passione l’innovativo intervento portato a termine dall’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma sui due altorilievi noti come Busti di Palmira, con il progetto “Emergency Safeguarding” l’Unesco ha condotto un fondamentale intervento sul Portico del Tempio di Bel.
Nel frattempo a Damasco gli esperti del Museo Puškin di Mosca sono impegnati nel restauro di statue e sculture provenienti dal sito archeologico, molte delle quali si presentavano in mille pezzi.
E mentre nel Museo Nazionale della capitale siriana il celebre Leone di Al-lāt, del peso di 15 tonnellate e dell’età di 2000 anni, splende di nuovo della sua antica bellezza, un nuovo programma di interventi è pronto per rendere completa la rinascita, rendendo sempre più realistico il ritorno dei visitatori tra i tesori di uno dei più importanti siti archeologici del Medio Oriente.
Leggi anche:
• Ritorno in Siria per i Busti di Palmira
“Questa è la storia del mondo e non appartiene solo alla Siria”, ha spiegato Homs: Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1980, Palmira è stata nei secoli un importante crocevia di civiltà e le sue vestigia testimoniano una complessa stratificazione di culture greca, romana, persiana, islamica.
Una storia intollerabile per i miliziani dell’Isis, che non a caso ne hanno colpito le testimonianze più preziose e rappresentative: i templi di Bel e Baalshamin, le torri funerarie romane, l’Arco di Trionfo, il Teatro Romano. A trasformare la Sposa nel Deserto in un simbolo tragico, ha contribuito inoltre l’uccisione di Khaled al-Asaad (2015), autorevole archeologo e direttore del sito di Palmira, colpevole di essersi rifiutato di consegnare ai terroristi antiche opere d’arte di cui era responsabile.
Dopo la riconquista dell’area da parte dell’esercito siriano nel 2017, sono iniziate le operazioni di recupero: se lo scorso anno il pubblico italiano ha seguito con passione l’innovativo intervento portato a termine dall’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma sui due altorilievi noti come Busti di Palmira, con il progetto “Emergency Safeguarding” l’Unesco ha condotto un fondamentale intervento sul Portico del Tempio di Bel.
Nel frattempo a Damasco gli esperti del Museo Puškin di Mosca sono impegnati nel restauro di statue e sculture provenienti dal sito archeologico, molte delle quali si presentavano in mille pezzi.
E mentre nel Museo Nazionale della capitale siriana il celebre Leone di Al-lāt, del peso di 15 tonnellate e dell’età di 2000 anni, splende di nuovo della sua antica bellezza, un nuovo programma di interventi è pronto per rendere completa la rinascita, rendendo sempre più realistico il ritorno dei visitatori tra i tesori di uno dei più importanti siti archeologici del Medio Oriente.
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