Dal 6 gennaio al 30 aprile alla Estorick Collection

Giorgio Morandi e Luigi Magnani: storia di un'amicizia (e di una collezione) in mostra a Londra

Giorgio Morandi, Natura morta, 1936, Olio su tela, 37 x 32 cm
 

Samantha De Martin

23/11/2022

Mondo - Le sue frugali ed enigmatiche nature morte con fiori, vasi, bottiglie in primo piano, ma anche i panorami che immortalavano i dintorni della sua casa di Bologna, dovettero ammaliare molto il musicologo, collezionista, critico d’arte e imprenditore Luigi Magnani.
Il mecenate emiliano fu infatti intimo amico di Giorgio Morandi, le cui opere ebbe modo di apprezzare per la prima volta in un’importante retrospettiva organizzata in occasione della Quadriennale di Roma del 1939. Tuttavia Luigi Magnani e Giorgio Morandi si sarebbero stretti la mano solo l'autunno successivo, grazie all'amico comune Cesare Brandi che suggerì a Magnani di accompagnare l’artista a Colorno per visitare la collezione di Glauco Lombardi. Il collezionista accettò, e i due finalmente si conobbero.
Nel tempo, sigillo della loro lunga amicizia sarebbe stata l’arte, ma anche un affetto sincero, così intenso da indurre lo stesso Morandi a dipingere, per la prima e ultima volta nella sua vita, una tela su commissione (su richiesta dell’amico).
Al momento del loro primo incontro Morandi aveva quasi cinquant'anni ed era già un artista affermato. Così, con il passare del tempo la collezione di opere appartenute a Luigi Magnani, fatta interamente durante la vita del pittore, divenne espressione della consuetudine amichevole che legava i due, considerata anche la gelosa cura con la quale l’artista selezionava i destinatari dei suoi dipinti.


Giorgio Morandi, Natura morta con cestino di pane, 1921, Acquaforte su lastra di zinco, 22.2 x 16.6

Adesso questa straordinaria collezione caratterizzata da 50 opere morandiane appartenenti alla Fondazione Magnani-Rocca si accinge a lasciare per intero le due sale della Fondazione di Mamiano di Traversetolo (Parma) per essere esposta per la prima volta nel Regno Unito alla Estorick Collection, in occasione del venticinquesimo anniversario dall’inaugurazione della galleria, nell’ambito della mostra Giorgio Morandi: Masterpieces from the Magnani-Rocca Foundation. Dal 6 gennaio al 30 aprile il pubblico potrà seguire l’intero processo di acquisizione della collezione, ma anche la storia di questa lunga amicizia, sfogliando i capolavori una raccolta intima, dai primi lavori acquisiti da Magnani come Fiori in un piccolo vaso (1928) e Zinnie in un vaso (1932) - incisioni regalategli dall’artista poco dopo il loro primo incontro - alle tele acquistate direttamente dall’amico pittore durante i successivi 20 anni, scegliendo pezzi che coprono l’intera carriera di Morandi.

Dopo il loro primo incontro, infatti, Magnani non esitò a comunicare a Morandi la sua sincera ammirazione per lui e per la sua arte, manifestando il proprio interesse ad acquistare alcune delle sue creazioni. Tra le chicche in arrivo a Londra, parte della Collezione Magnani, figurano anche un raro autoritratto e una misteriosa Natura morta metafisica del 1918 e una Natura morta con strumenti musicali (1941), il primo e ultimo quadro che Morandi accettò di dipingere su commissione. A commissionarlo fu lo stesso Magnani con una richiesta che rivelava una scarsa conoscenza da parte del giovane collezionista del modus operandi del pennello bolognese, decisamente restio a lavorare su commissione.


Giorgio Morandi, Autoritratto, 1925, Olio su tela, 47.5 x 61 cm 

Nonostante l’iniziale imbarazzo Morandi accettò l'incarico e dipinse un'opera che rappresenta un unicum non soltanto nel contesto della collezione di Magnani ma anche nello stile dell'artista. Morandi sostituì gli strumenti forniti da Magnani con oggetti ben più modesti: una piccola tromba, un vecchio mandolino e una chitarra giocattolo comprata in un mercatino delle pulci. Il collezionista si sarebbe in seguito pentito di non aver compreso o rispettato la sensibilità dell'amico pittore: "Me ne andai felice, ma ignaro del grande e generoso gesto che stava realizzando accettando di dipingere il suo primo (e ultimo) quadro 'su commissione'" scriveva.

Da quel momento, e per i successivi vent'anni, Magnani avrebbe acquistato direttamente dall'artista, durante i loro incontri a Bologna o nella sua villa. La loro relazione era ben lungi dall'essere guidata da motivi puramente commerciali e l'arte divenne lentamente solo uno dei tanti interessi comuni. Quella tra i due è un’amicizia che travalica l’arte per abbracciare la vita di tutti i giorni, come testimoniano, nei numerosi scambi epistolari, i ringraziamenti per l'uva ricevuta o per la ricetta della marmellata inviata alle sorelle.


Giorgio Morandi, Natura morta, 1942, Olio su tela, 42 x 36 cm

Avendo conosciuto l'artista solo nel 1940, il raffinato collezionista dovette colmare una serie di lacune della sua collezione, relative ad esempio alle opere dei periodi precedenti. Cominciò pertanto a cercare i pezzi mancanti del suo puzzle. Questi tasselli includono il raro ritratto del 1925, che acquistò dal collezionista milanese Gianni Mattioli, il magistrale Natura morta metafisica del 1918, acquistata all'asta nei primi anni '70 dopo la morte dell'artista, o il gruppo di incisioni da lui acquisite dalla Libreria Antiquaria Prandi di Reggio Emilia. In aggiunta ad una selezione di nature morte raramente esposte, la collezione, presto a Londra, include alcuni paesaggi, come quello raffigurante il panorama dallo studio dell’artista, e viste di Grizzana sui monti Appennini, dove Morandi trascorreva lunghe vacanze estive.

La mostra alla Estorick Collection includerà anche una serie di disegni e acquerelli - capolavori di essenzialità - accanto a un significativo gruppo di incisioni, nelle quali, con la sua straordinaria abilità di catturare le diverse sfumature di toni, luce e ombre, Morandi - che fu anche per molti anni professore di incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna - sfodera la sua maestria.

La mostra Giorgio Morandi: Masterpieces from the Magnani-Rocca Foundation sarà pertanto una rara occasione per ammirare, al di fuori dell’Italia, straordinari dipinti appartenenti a una collezione intima. Dipinti dei quali Magnani era solito dire: “Li amavo così tanto perché per me portavano un messaggio il cui valore sembrava andare oltre ogni cosa, oltre ogni elemento sensibile, oltre la pittura stessa”.


Giorgio Morandi, Cortile di via Fondazza, 1954, Olio su tela, 53 x 48 cm 

 Leggi anche:
• Cento capolavori per raccontare una vita. In scena a Parma il museo ideale di Luigi Magnani


COMMENTI