Il vetro nel design contemporaneo in Italia
oggetti di design in vetro
11/01/2002
Sin dall’antichità il vetro è stato apprezzato dall’uomo per la facilità con cui se ne reperiva la materia prima, la sabbia silicea, per la duttilità delle sue funzioni d’uso e per le caratteristiche fisiche inalterabili e la ricchezza espressiva delle sue forme. In architettura, nel "furniture design", nell’arredo di interni, la contemporaneità ha continuato a sperimentare le infinite potenzialità di questo materiale attraverso un suo utilizzo progettuale fortemente creativo.
In forma di pezzi unici, opere d’arte, stampati in serie, il vetro non ha mai smesso di veicolare socialmente i codici espressivi scaturiti dalla sapiente collaborazione di artisti, designer, prototipisti, artigiani e disegnatori.
Proprio il vetro è stato protagonista, lo scorso anno, della mostra “Il Vetro progettato. Architetti e designer a confronto con il vetro quotidiano”, ideata da Daniela Ferretti e curata da Marco Romanelli per la terza edizione della Rassegna veneziana Aperto Vetro.
La mostra, programmaticamente avversa al pezzo unico e al vetro souvenir, ha evidenziato, attraverso una produzione seriale ma di alta qualità, il prevalere della funzione sulla decorazione dell’oggetto e ha confermato il ruolo storico del capoluogo veneto nell’impiego di un materiale strategico nella locale tradizione culturale e produttiva.
Bicchieri, oggetti d’uso, lampade e bottiglie disegnate da Umberto Riva, Toni Cordero, Nanda Vigo, Achille Castiglioni, Sergio Asti, Mario Bellini, Ignazio Gardella, Angelo Mangiarotti, Paolo Ulian, e altri 99 progettisti, hanno costituito, oltre le forme ottimizzate da secoli, occasioni per nuove soluzioni espressive. Tra i precursori italiani, spiccavano Gio Ponti (Milano 1897-1979), “il padre di almeno tre generazioni di architetti”, secondo la celebre definizione di Alessandro Mendini (in “Il design italiano degli anni ‘50”, Centrokappa, Milano 1977), Carlo Scarpa (Venezia 1906-Tokyo 1978) originalissimo interprete della dimensione “veneziana” in architettura come nel design, Marco Zanuso, maestro nel non condizionare la forma alle esigenze determinate dall’uso, ed Enzo Mari (Novara 1932), instancabile ideatore di soluzioni formali tecnologicamente innovative.
A conferma del ruolo di spicco occupato dal vetro nella nostra tradizione artigiana, si è appena chiusa a Milano, presso lo Spazio Oberdan, la mostra “Murano: Vetri dalla Collezione Olnick Spanu”, promossa dal Settore Cultura della Provincia di Milano.
In trecento pezzi provenienti dall’American Craft Museum di New York, la rassegna ha efficacemente condensato un excursus dell’arte vetraria muranese del Novecento.
Tra le maestranze storiche, capaci di fondere l’esperienza dei maestri vetrai con lo stile e il gusto contemporaneo, Aureliano Toso, gli Artisti Barovier, Barovier & Toso, M.V.M. Cappellin, Seguso Vetri d’Arte e Venini. Tra le personalità italiane di rilievo, a partire dagli anni Venti, la rassegna milanese ha annoverato Vittorio Zecchini, Ercole Barovier, Carlo Scarpa, Tommaso Buzzi, Gio Ponti, Fulvio Bianconi, Flavio Poli, Dino Martens, Alfredo Barbini, Archimede Saguso, Massimo Vignelli, Ettore Sottsass e Gae Aulenti.
La passione per il vetro italiano dei newyorkesi Nancy Olnick e Giorgio Spanu, collezionisti di mobili del Novecento ma soprattutto d’arte moderna e contemporanea, è scaturita dall’acquisto occasionale, in un’asta Sotheby’s, di una clessidra Venini del 1955 dagli smaglianti colori verde smeraldo e blu cobalto. Dall’iniziale attrazione per le intense colorazioni dei manufatti anni Cinquanta (i “Pezzati” disegnati da Fulvio Bianconi per Venini, la serie “Oriente” di Dino Martens per Aureliano Toso e i “Merletti” creati da Archimede Saguso), i due collezionisti si sono spinti fino alle produzioni d’inizio secolo per apprezzare poi la raffinata creatività dell’architetto e designer veneziano Carlo Scarpa: “Trasparenti” e “Lattimi”, “Cinesi”, “Corrosi” e “Battuti”, “Murrine Opache” e “Granalari”, introdotti a Murano, con una ventata di novità, tra il 1930 e il 1940.
Ad impreziosire ulteriormente la selezione, certamente una delle più importanti del mondo per eccellenza qualitativa dei pezzi, una crescente sensibilità dei collezionisti verso artisti contemporanei come Cristiano Bianchin, Yoichi Ohira, Laura Diaz de Santilliana e Lino Tagliapietra, dovuta anche ai frequenti viaggi di aggiornamento a Murano.
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