Una Guida d’eccezione. Giorgio Vasari al Museo Nazionale di San Matteo
olio su tela
Dal 02 Dicembre 2011 al 30 Aprile 2012
Pisa
Luogo: Museo San Matteo
Indirizzo: Piazza San Matteo in Soarta, 1
Orari: martedì a sabato 8.30 – 19.30 domenica 8.30 – 13.30
Costo del biglietto: intero 5 euro, ridotto 2,50 euro
Telefono per informazioni: 39 050 541865
Sito ufficiale: http://www.sbappsae-pi.beniculturali.it/index.php?it/146/pisa-museo-nazionale-di-san-matteo
Una Guida d’eccezione. Giorgio Vasari al Museo Nazionale di San Matteo
Le “Vite” di Giorgio Vasari nella loro duplice redazione costituiscono un primo ricco repertorio delle opere d'architettura e d'arte presenti in Pisa. È quindi veramente opportuno questo itinerario che pone l'attenzione, tra le opere citate da Vasari in Pisa, su quelle presenti nel Museo di San Matteo. Il quadro che se ne ricava è davvero ragguardevole: tra le sculture si presentano quelle provenienti, dall'Ottocento o da tempi recentissimi, dall'oratorio di Santa Maria della Spina, a testimoniare un primato pisano nella scultura attestato da Vasari.
Tra i dipinti, citiamo due polittici pressoché integri: quello con Madonna e Santi di Simone Martini e quello di Francesco Traini con San Domenico e storie della sua vita, provenienti ambedue da Santa Caterina e da annoverare tra le testimonianze più preziose dell'arte del Trecento; a loro paragone, nasce il rimpianto per i complessi coevi ora smembrati, di cui nel museo non resta che una particella: il polittico di Lippo Memmi per San Paolo a Ripa d'Arno, testimoniato da un Santo in faldistorio, la predella di Bernardo (Daddi, e non Falconi, come pretendeva Vasari) proveniente dal Duomo, di cui qui restano due elementi con Storie di Santa Cecilia, e soprattutto il polittico di Masaccio per il Carmine, di cui a Pisa si conserva solo il piccolo San Paolo.
Non mancano opere capitali anche di tempi successivi, come le due tavole con Madonna col Bambino e Santi, ed una terza con i Santi Sebastiano e Rocco, tutte di Domenico Ghirlandaio o della sua bottega, provenienti dalla distrutta chiesa di San Girolamo dei Gesuati, o la grande tavola con Madonna e Santi del Sodoma dall'oratorio della Madonna della Spina. Sono conservati al Museo di San Matteo anche i resti di due tavole di Giovanni Antonio Sogliani, scampati all'incendio che nel 1595 devastò il Duomo.
Le “Vite” di Giorgio Vasari nella loro duplice redazione costituiscono un primo ricco repertorio delle opere d'architettura e d'arte presenti in Pisa. È quindi veramente opportuno questo itinerario che pone l'attenzione, tra le opere citate da Vasari in Pisa, su quelle presenti nel Museo di San Matteo. Il quadro che se ne ricava è davvero ragguardevole: tra le sculture si presentano quelle provenienti, dall'Ottocento o da tempi recentissimi, dall'oratorio di Santa Maria della Spina, a testimoniare un primato pisano nella scultura attestato da Vasari.
Tra i dipinti, citiamo due polittici pressoché integri: quello con Madonna e Santi di Simone Martini e quello di Francesco Traini con San Domenico e storie della sua vita, provenienti ambedue da Santa Caterina e da annoverare tra le testimonianze più preziose dell'arte del Trecento; a loro paragone, nasce il rimpianto per i complessi coevi ora smembrati, di cui nel museo non resta che una particella: il polittico di Lippo Memmi per San Paolo a Ripa d'Arno, testimoniato da un Santo in faldistorio, la predella di Bernardo (Daddi, e non Falconi, come pretendeva Vasari) proveniente dal Duomo, di cui qui restano due elementi con Storie di Santa Cecilia, e soprattutto il polittico di Masaccio per il Carmine, di cui a Pisa si conserva solo il piccolo San Paolo.
Non mancano opere capitali anche di tempi successivi, come le due tavole con Madonna col Bambino e Santi, ed una terza con i Santi Sebastiano e Rocco, tutte di Domenico Ghirlandaio o della sua bottega, provenienti dalla distrutta chiesa di San Girolamo dei Gesuati, o la grande tavola con Madonna e Santi del Sodoma dall'oratorio della Madonna della Spina. Sono conservati al Museo di San Matteo anche i resti di due tavole di Giovanni Antonio Sogliani, scampati all'incendio che nel 1595 devastò il Duomo.
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