A Roma a partire dal 4 gennaio
Da Guido Reni a Tiziano, tra paesaggio e tesori "nascosti": ecco il 2022 della Galleria Borghese
Tiziano Vecellio, Ninfa con pastore, Olio su tela, 187 x 149.6, Vienna, Kunsthistorisches Museum | Courtesy Galleria Borghese
Samantha De Martin
23/12/2021
Roma - Dai piccoli tesori custoditi nei depositi, pronti a rivedere la luce, al rapporto tra Guido Reni e Roma, tra sacro e natura.
La Galleria Borghese annuncia gli appuntamenti del nuovo anno che avranno come filo conduttore il dialogo tra arte e paesaggio.
“I nostri visitatori - spiega il direttore della Galleria Borghese, Francesca Cappelletti - saranno portati a riflettere sulla natura culturale del paesaggio, su quanto l’ambiente circostante e i materiali della natura siano stati ispirazione e oggetto dell’attività degli artisti”.
Guido Reni, il sacro e la natura
A inaugurare il ricco calendario di appuntamenti sarà, il 9 febbraio, Guido Reni. Fino al 22 maggio la mostra dossier Guido Reni a Roma. Il sacro e la natura, a cura di Francesca Cappelletti, accende i riflettori sul dipinto Danza campestre che, appena un anno fa, ha fatto ritorno nella collezione del cardinale Scipione Borghese. Questo paesaggio festoso dialogherà con altre pitture della contemporanea produzione dell’artista nell’ambito della committenza Borghese.
La mostra aprirà una riflessione sul rapporto tra l’artista - pennello molto amato da Scipione Borghese - il soggetto campestre e la veduta di paesaggio, finora considerati estranei alla sua produzione o, comunque poco praticati.
Muovendo dall’interesse di Reni per la pittura di paesaggio in rapporto agli altri pittori italiani e stranieri presenti a Roma nel primo Seicento, la mostra punterà a ricostruire i primi anni del soggiorno romano del maestro, il suo studio appassionato delle opere rinascimentali e dell’antico, i rapporti con il banchiere genovese Ottavio Costa e l’ammirazione nei confronti della pittura di Caravaggio che Reni ha conosciuto e frequentato.
Guido Reni, Danza campestre, Olio su tela, 99 x 81 cm, Roma, Galleria Borghese | Courtesy Galleria Borghese
Da Vienna a Roma la Ninfa con pastore di Tiziano
I temi della natura - intesa come paesaggio significante e luogo dell’agire umano - e dell’Amore - declinato nelle sue diverse forme - accenderanno l’estate della Galleria Borghese. A partire dal 15 giugno - fino al 18 settembre - la mostra dossier Tiziano. Dialoghi di Natura e di Amore, a cura di Maria Giovanna Sarti, avrà come fulcro la Ninfa con pastore di Tiziano, in prestito dal Kunsthistorisches Museum di Vienna nell’ambito di un programma di scambio culturale tra le due istituzioni. L’incontro tra i due capolavori del pittore di Pieve di Cadore sarà l’occasione per un dialogo intorno ad alcuni temi sempre presenti nella sua produzione, un filo che dagli esordi conduce fino agli estremi epigoni della sua attività.
Amore e Natura sono strettamente legati e parte del ciclo della Vita, in un rapporto armonico cui allude l’allegoria amorosa e musicale della Ninfa con pastore. Si tratta dell’ultimo episodio di una ricorrenza avviata dal primissimo Tiziano con le Tre età dell’uomo, proposto in mostra nella replica di Sassoferrato che, nel corso del Seicento, copia, molto probabilmente per i Borghese, una versione presente a Roma del dipinto di Tiziano.
La pittura su pietra, una meraviglia senza tempo
In autunno un percorso “spettacolare” dedicato alla pittura su pietra ospiterà la mostra Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma nel Seicento a cura di Francesca Cappelletti e Patrizia Cavazzini. Dal 25 ottobre al 29 gennaio il percorso svelerà al pubblico le origini di questo genere, inventato da Sebastiano del Piombo. In seguito al Sacco di Roma, spiazzato dalla perdita di numerosi dipinti durante il lungo assedio della città da parte dei Lanzichenecchi, il pittore di origini veneziane iniziò a dipingere su supporti diversi dalla tela, più resistenti ai pericoli e al tempo. La presenza della pittura su pietra all’interno del museo, con le sue diverse declinazioni, offrirà interessanti spunti di riflessione intorno al cambiamento di contesto, rispetto all’ “invenzione” di Sebastiano del Piombo e alla pittura fiorentina di secondo Cinquecento.
Jacques Stella, Giuditta in preghiera, Olio e oro su marmo belga, 33 x 28 cm, Roma, Galleria Borghese | Courtesy Galleria Borghese
A suscitare stupore, oggi come in passato, è soprattutto la diversità dei materiali impiegati nelle opere d’arte. Sculture, dipinti, oggetti e opere si ponevano in una situazione intermedia, quasi di metamorfosi, portando nelle sale il sorprendente connubio tra arte e natura. Grazie all’uso di marmi e di metalli i quadri potevano competere con le sculture nella loro capacità di vincere il tempo o rafforzare l’idea che il ritratto, eseguito per eternare la memoria di un personaggio, potesse davvero sfuggire alla caducità grazie alla magia dell’arte.
"I quadri scendono le scale”
A precedere i tre appuntamenti espositivi sarà, a partire dal 4 gennaio, l’iniziativa “I quadri scendono le scale”, finalizzata a valorizzare le pitture custodite nei depositi della Galleria, situati al di sopra dei piani espositivi.
Fino al 7 febbraio quindici opere, a rotazione, arricchiranno le sale della Galleria. Si tratta di quadri di piccole dimensioni, prevalentemente di scuola fiamminga, con figure e paesaggi, su tela o tavola, ma anche su rame. A uscire dai depositi saranno anche il Ritratto di dama di Lucia Anguissola, probabilmente opera della sorella Sofonisba, anche lei pittrice, e Le tre grazie, un olio su tela già attribuito a Francesco Vanni e a Rutilio Manetti, e solo di recente restituito alla mano di Ventura Salimbeni. Un paesaggio impreziosito da profili di luce incornicia le tre Grazie, Aglaia, Eufrosine e Talìa, secondo la mitologia greca e romana, divinità legate al culto della natura e della vegetazione, oppure, secondo la visione neoplatonica, le tre facce dell’Amore, la Castità, la Voluttà e la Bellezza, legate al culto di Venere-Afrodite.
I depositi della Galleria Borghese | Courtesy Galleria Borghese
Il Museo Egizio arriva in Galleria
Nel 2022 la Galleria Borghese attiverà un’interessante collaborazione con il Museo Egizio di Torino. In occasione del bicentenario dalla prima decifrazione dei geroglifici da parte dell’egittologo francese Jean-François Champollion e del britannico Thomas Young, il 21 settembre la sala egizia della Galleria Borghese ospiterà una stele proveniente dal museo torinese. Un pannello multimediale metterà l’opera in relazione alla sala egizia nella quale sarà temporaneamente collocata. La sala, che celebrava l’antichità egizia in maniera ancora fantasiosa, è emblematica del fascino che l’arte e la scrittura dell’Egitto avevano esercitato in città dal Rinascimento fino agli studi seicenteschi del gesuita Athanasius Kircher.
Leggi anche:
• Nel segno della meraviglia: Damien Hirst alla Galleria Borghese
• La Danza campestre di Guido Reni torna nella collezione della Galleria Borghese
La Galleria Borghese annuncia gli appuntamenti del nuovo anno che avranno come filo conduttore il dialogo tra arte e paesaggio.
“I nostri visitatori - spiega il direttore della Galleria Borghese, Francesca Cappelletti - saranno portati a riflettere sulla natura culturale del paesaggio, su quanto l’ambiente circostante e i materiali della natura siano stati ispirazione e oggetto dell’attività degli artisti”.
Guido Reni, il sacro e la natura
A inaugurare il ricco calendario di appuntamenti sarà, il 9 febbraio, Guido Reni. Fino al 22 maggio la mostra dossier Guido Reni a Roma. Il sacro e la natura, a cura di Francesca Cappelletti, accende i riflettori sul dipinto Danza campestre che, appena un anno fa, ha fatto ritorno nella collezione del cardinale Scipione Borghese. Questo paesaggio festoso dialogherà con altre pitture della contemporanea produzione dell’artista nell’ambito della committenza Borghese.
La mostra aprirà una riflessione sul rapporto tra l’artista - pennello molto amato da Scipione Borghese - il soggetto campestre e la veduta di paesaggio, finora considerati estranei alla sua produzione o, comunque poco praticati.
Muovendo dall’interesse di Reni per la pittura di paesaggio in rapporto agli altri pittori italiani e stranieri presenti a Roma nel primo Seicento, la mostra punterà a ricostruire i primi anni del soggiorno romano del maestro, il suo studio appassionato delle opere rinascimentali e dell’antico, i rapporti con il banchiere genovese Ottavio Costa e l’ammirazione nei confronti della pittura di Caravaggio che Reni ha conosciuto e frequentato.
Guido Reni, Danza campestre, Olio su tela, 99 x 81 cm, Roma, Galleria Borghese | Courtesy Galleria Borghese
Da Vienna a Roma la Ninfa con pastore di Tiziano
I temi della natura - intesa come paesaggio significante e luogo dell’agire umano - e dell’Amore - declinato nelle sue diverse forme - accenderanno l’estate della Galleria Borghese. A partire dal 15 giugno - fino al 18 settembre - la mostra dossier Tiziano. Dialoghi di Natura e di Amore, a cura di Maria Giovanna Sarti, avrà come fulcro la Ninfa con pastore di Tiziano, in prestito dal Kunsthistorisches Museum di Vienna nell’ambito di un programma di scambio culturale tra le due istituzioni. L’incontro tra i due capolavori del pittore di Pieve di Cadore sarà l’occasione per un dialogo intorno ad alcuni temi sempre presenti nella sua produzione, un filo che dagli esordi conduce fino agli estremi epigoni della sua attività.
Amore e Natura sono strettamente legati e parte del ciclo della Vita, in un rapporto armonico cui allude l’allegoria amorosa e musicale della Ninfa con pastore. Si tratta dell’ultimo episodio di una ricorrenza avviata dal primissimo Tiziano con le Tre età dell’uomo, proposto in mostra nella replica di Sassoferrato che, nel corso del Seicento, copia, molto probabilmente per i Borghese, una versione presente a Roma del dipinto di Tiziano.
La pittura su pietra, una meraviglia senza tempo
In autunno un percorso “spettacolare” dedicato alla pittura su pietra ospiterà la mostra Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma nel Seicento a cura di Francesca Cappelletti e Patrizia Cavazzini. Dal 25 ottobre al 29 gennaio il percorso svelerà al pubblico le origini di questo genere, inventato da Sebastiano del Piombo. In seguito al Sacco di Roma, spiazzato dalla perdita di numerosi dipinti durante il lungo assedio della città da parte dei Lanzichenecchi, il pittore di origini veneziane iniziò a dipingere su supporti diversi dalla tela, più resistenti ai pericoli e al tempo. La presenza della pittura su pietra all’interno del museo, con le sue diverse declinazioni, offrirà interessanti spunti di riflessione intorno al cambiamento di contesto, rispetto all’ “invenzione” di Sebastiano del Piombo e alla pittura fiorentina di secondo Cinquecento.
Jacques Stella, Giuditta in preghiera, Olio e oro su marmo belga, 33 x 28 cm, Roma, Galleria Borghese | Courtesy Galleria Borghese
A suscitare stupore, oggi come in passato, è soprattutto la diversità dei materiali impiegati nelle opere d’arte. Sculture, dipinti, oggetti e opere si ponevano in una situazione intermedia, quasi di metamorfosi, portando nelle sale il sorprendente connubio tra arte e natura. Grazie all’uso di marmi e di metalli i quadri potevano competere con le sculture nella loro capacità di vincere il tempo o rafforzare l’idea che il ritratto, eseguito per eternare la memoria di un personaggio, potesse davvero sfuggire alla caducità grazie alla magia dell’arte.
"I quadri scendono le scale”
A precedere i tre appuntamenti espositivi sarà, a partire dal 4 gennaio, l’iniziativa “I quadri scendono le scale”, finalizzata a valorizzare le pitture custodite nei depositi della Galleria, situati al di sopra dei piani espositivi.
Fino al 7 febbraio quindici opere, a rotazione, arricchiranno le sale della Galleria. Si tratta di quadri di piccole dimensioni, prevalentemente di scuola fiamminga, con figure e paesaggi, su tela o tavola, ma anche su rame. A uscire dai depositi saranno anche il Ritratto di dama di Lucia Anguissola, probabilmente opera della sorella Sofonisba, anche lei pittrice, e Le tre grazie, un olio su tela già attribuito a Francesco Vanni e a Rutilio Manetti, e solo di recente restituito alla mano di Ventura Salimbeni. Un paesaggio impreziosito da profili di luce incornicia le tre Grazie, Aglaia, Eufrosine e Talìa, secondo la mitologia greca e romana, divinità legate al culto della natura e della vegetazione, oppure, secondo la visione neoplatonica, le tre facce dell’Amore, la Castità, la Voluttà e la Bellezza, legate al culto di Venere-Afrodite.
I depositi della Galleria Borghese | Courtesy Galleria Borghese
Il Museo Egizio arriva in Galleria
Nel 2022 la Galleria Borghese attiverà un’interessante collaborazione con il Museo Egizio di Torino. In occasione del bicentenario dalla prima decifrazione dei geroglifici da parte dell’egittologo francese Jean-François Champollion e del britannico Thomas Young, il 21 settembre la sala egizia della Galleria Borghese ospiterà una stele proveniente dal museo torinese. Un pannello multimediale metterà l’opera in relazione alla sala egizia nella quale sarà temporaneamente collocata. La sala, che celebrava l’antichità egizia in maniera ancora fantasiosa, è emblematica del fascino che l’arte e la scrittura dell’Egitto avevano esercitato in città dal Rinascimento fino agli studi seicenteschi del gesuita Athanasius Kircher.
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