Dal 24 ottobre al 18 febbraio alla Casa del Mantegna
Mantova ricorda salvatore Fiume a vent'anni dalla morte
Salvatore Fiume, Maddalena, olio su masonite, 158 x 85 cm
Samantha De Martin
23/10/2017
Mantova - Il fascino dei Beatles e del teatro giapponese, la passione per la pittura balinese, la sensualità femminile, ritratta in forma estrema, il ricordo dei pannelli destinati al transatlantico Andrea Doria. C’è davvero tutto nell’omaggio che Mantova dedica all’artista Salvatore Fiume, a vent’anni dalla sua scomparsa, attraverso una mostra che, non a caso, inaugura il 23 ottobre, data di nascita del pittore di Comiso.
Nella dimora quattrocentesca che fu di Andrea Mantegna, trovano posto oltre cento opere - tra disegni, dipinti, sculture - dal gruppo “storico” di disegni degli anni ‘40 ai lavori del 1992, provenienti dalla collezione privata del pittore siciliano e selezionati dai figli Laura e Luciano Fiume, in collaborazione con la galleria Artesanterasmo di Milano.
Oltre ai disegni, realizzati negli anni ’60, sul tema delle Lotte fra tori, dei Centauri, degli Antropotauri e della Ninfa e fauno, oltre alle tavole eseguite da Fiume nei primi anni ‘50 per il romanzo Bernadette dello scrittore austriaco Franz Werfel, e per il romanzo storico Quo Vadis?, del premio Nobel polacco Henryk Sienkiewicz, non manca il rimando alla singolare parentesi nella carriera di Fiume, nota come L’avventura Queyo, presente in mostra con due oli originali. Una parentesi che abbraccia un cospicuo gruppo di dipinti - realizzati dall’artista tra il 1947 e il 1948, ma attribuiti dallo stesso a un immaginario pittore gitano e firmati F. Queyo - e che racconta visivamente corride, musicisti, danzatrici, accampamenti di uomini e cavalli, attingendo alla tradizione e al folklore spagnoli. La mostra di Francisco Queyo/Salvatore Fiume ebbe luogo nel 1948 alla Galleria Gussoni di Milano. L’anno dopo, la Galleria Borromini avrebbe ospitato la prima mostra ufficiale dell’artista, un gruppo di opere - tra immagini neometafisiche, immense sculture antropomorfe ispirate alla altissima lezione di Piero della Francesca, Paolo Uccello e Giorgio de Chirico - che segnarono il vero inizio della sua carriera.
Accanto al bozzetto originale di una sezione del dipinto Le Leggende d’Italia - opera destinata al transatlantico Andrea Doria, affondato al largo del Massachusetts, nell’estate del 1956 - c’è la serie di dipinti dedicata ai tanti viaggi dell’artista, come Il ciclo dei Beat, ispirato al clima trasgressivo della Swinging London o i Poemi giapponesi, frutto dei viaggi a Tokyo e a Kyoto alla fine degli anni ’60 e durante gli anni ’80.
Non mancano i dipinti del "ciclo balinese", risalenti al periodo in cui Fiume si recò sull’isola di Bali, rimanendo profondamente colpito dalla pittura naïf degli artisti del luogo. Acquistati alcuni quadri balinesi, Fiume vi dipinse sopra il ritratto di alcune bellezze femminili incontrate sull’isola. Ne risultarono i dipinti del Ciclo balinese, raccontato in mostra da due opere.
Il percorso espositivo, allestito fino al 18 febbraio, sarà anche un omaggio a quelle figure femminili «immerse in una estatica contemplazione, prima che di chi le guarda, di se stesse, in un loro mondo di eleganza, armonia, seduzione e sottile erotismo», come spiega Marzio Dell’Acqua, uno dei curatori insieme a Renzo Margonari e aVittorio Sgarbi, a quella sensualità che tanto affascinava l’artista e che si traduce in opere come Ragazza sdraiata del 1968. Agli anni ’80 appartengono anche alcuni “strappi da affresco su tela”, due dei quali presenti a Mantova, in cui la sensualità della donna è rappresentata in una forma estrema.
A chiudere l’itineario, cinque grandi dipinti, quattro dei quali parte del Ciclo delle Ipotesi, dove, sullo sfondo di immagini tipiche dell’opera di Fiume, come le Isole di statue, o accanto ad alcune figure femminili, compaiono elementi tratti da capolavori di pittori come Picasso e de Chirico, intrecciati ad elementi pittorici di maestri antichi, come Botticelli, Raffaello, Velázquez.
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• Salvatore Fiume a venti anni dalla scomparsa
Nella dimora quattrocentesca che fu di Andrea Mantegna, trovano posto oltre cento opere - tra disegni, dipinti, sculture - dal gruppo “storico” di disegni degli anni ‘40 ai lavori del 1992, provenienti dalla collezione privata del pittore siciliano e selezionati dai figli Laura e Luciano Fiume, in collaborazione con la galleria Artesanterasmo di Milano.
Oltre ai disegni, realizzati negli anni ’60, sul tema delle Lotte fra tori, dei Centauri, degli Antropotauri e della Ninfa e fauno, oltre alle tavole eseguite da Fiume nei primi anni ‘50 per il romanzo Bernadette dello scrittore austriaco Franz Werfel, e per il romanzo storico Quo Vadis?, del premio Nobel polacco Henryk Sienkiewicz, non manca il rimando alla singolare parentesi nella carriera di Fiume, nota come L’avventura Queyo, presente in mostra con due oli originali. Una parentesi che abbraccia un cospicuo gruppo di dipinti - realizzati dall’artista tra il 1947 e il 1948, ma attribuiti dallo stesso a un immaginario pittore gitano e firmati F. Queyo - e che racconta visivamente corride, musicisti, danzatrici, accampamenti di uomini e cavalli, attingendo alla tradizione e al folklore spagnoli. La mostra di Francisco Queyo/Salvatore Fiume ebbe luogo nel 1948 alla Galleria Gussoni di Milano. L’anno dopo, la Galleria Borromini avrebbe ospitato la prima mostra ufficiale dell’artista, un gruppo di opere - tra immagini neometafisiche, immense sculture antropomorfe ispirate alla altissima lezione di Piero della Francesca, Paolo Uccello e Giorgio de Chirico - che segnarono il vero inizio della sua carriera.
Accanto al bozzetto originale di una sezione del dipinto Le Leggende d’Italia - opera destinata al transatlantico Andrea Doria, affondato al largo del Massachusetts, nell’estate del 1956 - c’è la serie di dipinti dedicata ai tanti viaggi dell’artista, come Il ciclo dei Beat, ispirato al clima trasgressivo della Swinging London o i Poemi giapponesi, frutto dei viaggi a Tokyo e a Kyoto alla fine degli anni ’60 e durante gli anni ’80.
Non mancano i dipinti del "ciclo balinese", risalenti al periodo in cui Fiume si recò sull’isola di Bali, rimanendo profondamente colpito dalla pittura naïf degli artisti del luogo. Acquistati alcuni quadri balinesi, Fiume vi dipinse sopra il ritratto di alcune bellezze femminili incontrate sull’isola. Ne risultarono i dipinti del Ciclo balinese, raccontato in mostra da due opere.
Il percorso espositivo, allestito fino al 18 febbraio, sarà anche un omaggio a quelle figure femminili «immerse in una estatica contemplazione, prima che di chi le guarda, di se stesse, in un loro mondo di eleganza, armonia, seduzione e sottile erotismo», come spiega Marzio Dell’Acqua, uno dei curatori insieme a Renzo Margonari e aVittorio Sgarbi, a quella sensualità che tanto affascinava l’artista e che si traduce in opere come Ragazza sdraiata del 1968. Agli anni ’80 appartengono anche alcuni “strappi da affresco su tela”, due dei quali presenti a Mantova, in cui la sensualità della donna è rappresentata in una forma estrema.
A chiudere l’itineario, cinque grandi dipinti, quattro dei quali parte del Ciclo delle Ipotesi, dove, sullo sfondo di immagini tipiche dell’opera di Fiume, come le Isole di statue, o accanto ad alcune figure femminili, compaiono elementi tratti da capolavori di pittori come Picasso e de Chirico, intrecciati ad elementi pittorici di maestri antichi, come Botticelli, Raffaello, Velázquez.
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