Le stanze 33 e 34 anticiperanno il Tondo Doni
Le sale degli Uffizi si tingono di verde per Michelangelo
Michelangelo Buonarroti, Tondo Doni, 1506-1508 circa, Tempera su tavola, 120 x 120 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi
E.B.
16/02/2014
Firenze - Dopo le Sale Blu, Rosse e Gialle, la Galleria degli Uffizi inaugura al secondo piano anche le Sale Verdi, in occasione del 450esimo anniversario della morte di Michelangelo Buonarroti.
Le stanze 33 e 34, che prima dell’attuale sistemazione accoglievano quadri toscani della seconda metà del Cinquecento e lombardi, saranno ora intitolate, rispettivamente, "I ritratti greci" e "L'Antico e il Giardino di San Marco".
Le loro pareti verdi, richiamando la tinta utilizzata da Paolo Uccello, configurano due sale "profondamente diverse per temi affrontati e impianto", spiega Fabrizio Paolucci, direttore del Dipartimento di Antichità Classica del museo. "La prima, che volutamente riecheggia il perduto “gabinetto degli uomini illustri” di lanziana memoria, si propone di restituire al visitatore la genesi di quella che fu una delle più grandi conquiste dell’arte classica: il ritratto fisiognomico”.
La seconda, invece, intende evocare il luogo che Lorenzo il Magnifico volle istituire, come una sorta di prima Accademia, per formare i giovani artisti fiorentini ed accostarli ai capolavori dell'antichità.
Lo stesso Michelangelo aveva frequentato il Giardino, studiando le figure classiche e traendone ispirazione per le proprie opere. Ne è un notevole esempio il celeberrimo Tondo Doni, non a caso conservato nella sala successiva.
Consulta anche:
Uffizi: nuova collocazione del Tondo Doni e dei capolavori del '500 fiorentino
Le stanze 33 e 34, che prima dell’attuale sistemazione accoglievano quadri toscani della seconda metà del Cinquecento e lombardi, saranno ora intitolate, rispettivamente, "I ritratti greci" e "L'Antico e il Giardino di San Marco".
Le loro pareti verdi, richiamando la tinta utilizzata da Paolo Uccello, configurano due sale "profondamente diverse per temi affrontati e impianto", spiega Fabrizio Paolucci, direttore del Dipartimento di Antichità Classica del museo. "La prima, che volutamente riecheggia il perduto “gabinetto degli uomini illustri” di lanziana memoria, si propone di restituire al visitatore la genesi di quella che fu una delle più grandi conquiste dell’arte classica: il ritratto fisiognomico”.
La seconda, invece, intende evocare il luogo che Lorenzo il Magnifico volle istituire, come una sorta di prima Accademia, per formare i giovani artisti fiorentini ed accostarli ai capolavori dell'antichità.
Lo stesso Michelangelo aveva frequentato il Giardino, studiando le figure classiche e traendone ispirazione per le proprie opere. Ne è un notevole esempio il celeberrimo Tondo Doni, non a caso conservato nella sala successiva.
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