Dal 18 gennaio al Museo Internazionale delle Ceramiche
Al MIC di Faenza un nuovo allestimento per la sezione dedicata all'Oriente
Fregio degli Arcieri, Palmette e festoni, Fritta di silice e calce, Iran, Susa, Palazzo di Dario I, 522-486 a.C. | Deposito Museo del Louvre, Parigi, 1952
Samantha De Martin
10/01/2020
Ravenna - Un nuovo sguardo sulla storia millenaria della ceramica orientale, con una narrazione trasversale che abbraccia diverse culture, grazie a rinnovati supporti espositivi e un notevole incremento delle collezioni esposte. Il 2020 del MIC - Museo Internazionale delle Ceramiche - si apre, a partire dal 18 gennaio, all’insegna delle novità, con la nuova sezione dedicata al Vicino Oriente e all’Egitto e la presenza di nuovi oggetti provenienti dai depositi del MIC di Faenza per l'ambito palestinese, ma anche dal Museo delle Civiltà di Roma attraverso un significativo nucleo di ceramiche dell'Iran del Periodo del Ferro (1200-800 a.C.).
Come spiega la conservatrice del MIC, Valentina Mazzotti, “Al nucleo vicinorientale è stata avvicinata una selezione di ceramiche dell'Antico Egitto del MIC, che, seppur frammentarie, sono rappresentative delle principali produzioni, dall'epoca predinastica a quella ellenistica. Il cospicuo fondo di reperti dell'Antico Egitto era stato esposto fino agli anni Novanta del secolo scorso accanto ai frammenti islamici donati in epoca prebellica dall’orientalista Frederick Robert Martin”.
L’ultimo allestimento, risalente al 1999, ha lasciato il posto a una generale ridefinizione degli apparati didattici, curata per la parte grafica dallo Studio Manzi e Zanotti, che consentirà una più chiara contestualizzazione dei reperti esposti e delle culture di riferimento attraverso mappe geografico-culturali e linee del tempo, volte a segnalare le più salienti tappe storico-artistiche delle varie civiltà.
Il supporto degli studenti del Liceo Artistico per il design di Faenza ha inoltre consentito di ricostruire la grafica delle forme di riferimento di alcuni reperti di Mesopotamia, Iran, Anatolia ed Egitto per meglio comprendere la lettura morfologica dei frammenti.
L’inaugurazione, in programma il 18 gennaio alle 17 al MIC Faenza, con ingresso libero, sarà preceduta da una breve introduzione da parte dei curatori.
Leggi anche:
• Picasso. La sfida della ceramica
Come spiega la conservatrice del MIC, Valentina Mazzotti, “Al nucleo vicinorientale è stata avvicinata una selezione di ceramiche dell'Antico Egitto del MIC, che, seppur frammentarie, sono rappresentative delle principali produzioni, dall'epoca predinastica a quella ellenistica. Il cospicuo fondo di reperti dell'Antico Egitto era stato esposto fino agli anni Novanta del secolo scorso accanto ai frammenti islamici donati in epoca prebellica dall’orientalista Frederick Robert Martin”.
L’ultimo allestimento, risalente al 1999, ha lasciato il posto a una generale ridefinizione degli apparati didattici, curata per la parte grafica dallo Studio Manzi e Zanotti, che consentirà una più chiara contestualizzazione dei reperti esposti e delle culture di riferimento attraverso mappe geografico-culturali e linee del tempo, volte a segnalare le più salienti tappe storico-artistiche delle varie civiltà.
Il supporto degli studenti del Liceo Artistico per il design di Faenza ha inoltre consentito di ricostruire la grafica delle forme di riferimento di alcuni reperti di Mesopotamia, Iran, Anatolia ed Egitto per meglio comprendere la lettura morfologica dei frammenti.
L’inaugurazione, in programma il 18 gennaio alle 17 al MIC Faenza, con ingresso libero, sarà preceduta da una breve introduzione da parte dei curatori.
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