Da Vicenza agli States, un’avventura oltre il tempo

440 anni fa l'addio di Palladio, l'architetto che ha cambiato il mondo

Canaletto, Il Canal Grande con il Ponte di Rialto secondo il progetto di Palladio, Olio su tela, 58 x 83 cm, Parma, Galleria Nazionale
 

Francesca Grego

18/08/2020

Avreste mai pensato che la Casa Bianca, il Congresso degli Stati Uniti e il Palazzo della Borsa di New York siate stati edificati seguendo le istruzioni di uno scalpellino nato in Italia tre secoli prima? Forse sì, se aggiungiamo che il personaggio in questione risponde al nome di Andrea Palladio. Esattamente 440 anni fa, il 19 agosto del 1580, l’architetto del Rinascimento si spegneva nel paesino veneto di Maser (Treviso), dopo aver cambiato per sempre la scienza e l’estetica del costruire. Nel Belpaese ville, monumenti e palazzi superbi ne ricordano il nome, mentre a Vicenza il suo lascito è incluso nel Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1994. Oltreoceano il Congresso degli Stati Uniti ha nominato Palladio “Padre dell’architettura americana” perché senza i suoi trattati non sarebbero esistiti gli edifici simbolo della nazione: una storia iniziata con Thomas Jefferson, che sulle indicazioni del maestro cinquecentesco costruì la propria residenza di Monticello, Virginia, e proseguita fino a oggi con il Palladio Award, a cui ambisce ogni architetto attivo negli States. “V’è davvero alcunché di divino nei suoi progetti, né meno della forza del grande poeta, che dalla verità e dalla finzione trae una terza realtà, affascinante nella sua fittizia esistenza”, scrisse Goethe dopo aver visitato i luoghi palladiani in Veneto.


Andrea Palladio, Villa Capra detta La Rotonda, Vicenza I Marco Bagarella / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)

Chissà se il mugnaio Pietro della Gondola avrebbe mai potuto immaginare la gloria di suo figlio. Un ingegno eccezionale, infinita passione e un pizzico di fortuna sono gli strumenti con cui il giovane Andrea parte alla conquista del proprio posto nella storia. Appena tredicenne inizia a lavorare come scalpellino nella sua città natale, Padova. Un anno e mezzo dopo è a Vicenza, nella rinomata bottega del costruttore Giovanni di Giacomo da Porlezza e dello scultore Girolamo Pittoni. Qui un incontro gli cambia la vita: durante i lavori di ristrutturazione della sua villa di Cricoli, il conte Giangiorgio Trissino dal Vello d’Oro è impressionato dal talento del giovane operaio. Poeta, umanista e diplomatico, conoscente di Michelangelo e di Raffaello, Trissino decide di curarne la formazione culturale e lo porta a Roma per ammirare la grandezza dell’architettura antica. Andrea di Pietro della Gondola diventa Palladio, soprannome che il suo mentore sceglie ispirandosi alla dea greca della sapienza.

Dei classici lo affascinano le tecniche e le proporzioni, ma soprattutto la cultura che hanno alle spalle, di cui diventa profondo conoscitore. Dal De architectura di Vitruvio al dibattito sul rapporto tra natura e civiltà che infiamma il Cinquecento, per Palladio il passo è breve: la suprema civiltà, sostiene, consiste nel raggiungere il perfetto accordo con la natura senza rinunciare al senso della storia. Idee di equilibrio e di armonia che riconosciamo con immediatezza nelle sue creazioni: nelle 24 ville che l’ex scalpellino ha lasciato nel verde delle campagne di Vicenza, nella Basilica Palladiana che è il simbolo della città, nello scenografico Teatro Olimpico - il più antico teatro stabile coperto esistente al mondo - dove materiali poveri danno vita a interni sontuosi e suggestivi.


Il Teatro Olimpico di Vicenza realizzato da Andrea Palladio

Vicenza è senza dubbio il quartier generale di Palladio: il suo spirito aleggia ovunque, dai palazzi del centro alle colline circostanti, e disegna il volto della città con la sua elegante bellezza. Qui l’architetto padovano è l’artefice di una rinascita che coincide con l’inizio del dominio veneziano (1540): sono sue le nuove residenze dei nobili e i meravigliosi edifici pubblici dove le forme del Rinascimento sposano la tenera pietra bianca locale. Palladio la studia a lungo, diventandone un esperto. Con un materiale abbondante e facile da lavorare costruisce dimore relativamente economiche ma di aspetto maestoso. Mattoni intonacati, legno e stucchi si trasformano sotto la sua direzione, dando vita a effetti monumentali. La purezza e la semplicità dell’architettura classica si rinnovano: Palladio diventa il maestro della proporzione, della luce e della materia. La sua fama si diffonde grazie all’amicizia con il patriarca di Aquileia Daniele Barbaro, illustre studioso di arte antica: i nobili veneti se lo contenderanno da Udine a Verona, fino a Venezia, dove sostituirà Jacopo Sansovino come architetto della Repubblica e lavorerà agli interni di Palazzo Ducale, alla Basilica del Redentore e a quella di San Giorgio Maggiore.

Palladio non ha tempo e motivo di andare oltre i confini della Serenissima, ma trova il modo di viaggiare in tutto il mondo: lo fa attraverso I quattro libri dell’architettura, un trattato che è un’opera d’arte. Pubblicato a Venezia nel 1570, contiene ogni possibile informazione su materiali, tecniche e proporzioni utili a costruire ville, palazzi, piazze e ponti. I progetti originali dell’architetto del Rinascimento si mescolano alle illustrazioni degli edifici di Roma antica in preziose tavole disegnate a mano che diventeranno la bibbia degli architetti nei secoli successivi. Dall’Europa alla Russia, e infine negli Stati Uniti, lo stile dell’ex scalpellino di Padova scriverà la storia.


La Basilica del Santissimo Redentore di Andrea Palladio, Venezia I Luca Aless / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)