A Venezia dal 26 gennaio

Le Gallerie dell'Accademia si arricchiscono di quattro nuovi capolavori

Giorgio Vasari, La Speranza, Particolare, 1542, Olio su tavola, 178.4 x 79.4 cm, Già Palazzo Corner Spinelli, Venezia | Courtesy of Archivio fotografico GAve su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Museo Nazionale Gallerie dell’Accademia di Venezia
 

Samantha De Martin

23/01/2018

Venezia - Le Gallerie dell’Accademia celebrano il bicentenario della prima apertura pubblica del Museo regalando ai propri ospiti quattro grandi capolavori recentemente acqusiti grazie al ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, alla collaborazione di Venetian Heritage e di Venice in Peril Fund.
Dopo la celebrazione dell’Ultima gloria di Venezia, la mostra “controcorrente” dedicata al genio di Canova, Hayez, Cicognara, il complesso monumentale ospitato nella prestigiosa sede della Scuola Grande di Santa Maria della Carità, aggiunge alla già ricca collezione di dipinti veneziani e veneti i lavori di quattro illustri ospiti.

Il primo è La Speranza di Giorgio Vasari. Il maestro arriva a Venezia nel 1541 e grazie all’interessamento dell’architetto Sanmicheli si aggiudica la commissione di alcuni dipinti destinati al soffitto di una sala di palazzo Corner. Alla fine del Settecento questo soffitto fu smontato e i comparti andarono ad arricchire il mercato antiquariale internazionale per poi essere acquistati dallo Stato a partire dal 1987. Dal 26 gennaio saranno presentati al pubblico delle Gallerie dell’Accademia, in attesa del progetto finale che restituirà a Venezia, e precisamente ad una delle sale delle Gallerie, il progetto com'era stato inizialmente concepito.

Ad ingrandire la collezione veneziana sarà poi la tela - in realtà un frammento di una composizione più ampia di formato ovale - della Parabola del banchetto di nozze rappresentata da Bernardo Strozzi. L’artista genovese mette in scena la punizione impartita dal sovrano a colui che si presenta al banchetto privo di abiti nuziali, un episodio tra i più significativi della parabola evangelica raccontata da Matteo.
Il grande telero era originariamente conservato nella chiesa dell'Ospedale degli Incurabili a Venezia e la sua iconografia è ricostruibile a partire dai bozzetti preparatori, oggi agli Uffizi e all'Accademia Ligustica di Genova.

Terza “new entry” sarà poi l’autoritratto di Pietro Bellotti in veste di Stupore, una delle invenzioni più singolari ed evocative della vasta produzione dell'artista specializzato nella realizzazione di mezze figure, riprodotte con vivo realismo e atteggiate nelle espressioni più varie, come a tradurre i differenti moti dell’animo umano.

Infine si potranno ammirare i diciotto schizzi preparatori de La distruzione del tempio di Gerusalemme del veneziano Francesco Hayez - un’opera dalla lunga gestazione, ma accolta dalla critica con grandi onori - che offrono l'opportunità di far luce sul metodo utilizzato dall’artista, ricostruendo così la genesi creativa dell’opera.


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