A Palazzo delle Esposizioni dal 9 maggio al 9 giugno
In anteprima a Roma gli scatti del World Press Photo 2024
Un luogo perduto © Aletheia Casey. Sud Est Asiatico e Oceania - Open Format. Callala Bay, Australia, 15 dicembre 2019. La fotografia è stata scattata vicino alla casa dei genitori dell'artista a Callala Bay (regione di Shoalhaven, territorio di Jerrinja e Wandi Wandian). Questa città è rimasta relativamente indenne dagli incendi del 2019-2020, ma i suoi abitanti sono stati evacuati più volte durante quel periodo
Francesca Grego
09/05/2024
Roma - Approdano in Italia le immagini vincitrici del World Press Photo 2024, il prestigioso concorso di fotogiornalismo che dal 1955 premia i migliori reporter su scala globale. Ben 3.851 fotografi provenienti da 130 paesi del mondo si sono dati battaglia in questa 67° edizione, per un totale di 61.062 scatti partecipanti. I lavori premiati documentano alcune delle più urgenti tematiche di attualità, dai conflitti bellici ai disordini politici, dalla crisi climatica alle migrazioni.
In anteprima nazionale al Palazzo delle Esposizioni di Roma dal 9 maggio al 9 giugno, la mostra presenta le fotografie scelte dalla giuria globale della World Press Photo Foundation, con sede ad Amsterdam, dopo una prima selezione effettuata su scala regionale in Africa, Asia, Europa, Nord e Centro America, America del Sud, Oceani e Sud Est Asiatico, nelle quattro categorie Singole, Storie, Progetti a lungo termine e Open Format. In aggiunta alle sei menzioni d’onore assegnate ogni anno, inoltre, la giuria ha preso l’eccezionale decisione di arricchire questa edizione con due menzioni speciali.
World Press Photo of the Year | Mohammed Salem, A Palestinian Woman Embraces the Body of Her Niece (© Mohammed Salem, Reuters)
Vincitrice del World Press Photo of the Year è l’immagine Una donna palestinese stringe il corpo di sua nipote del reporter palestinese Mohammed Salem. Scattata il 17 ottobre 2023 nell’obitorio dell'ospedale Nasser, la foto ritrae Inas Abu Maamar (36 anni) mentre culla il corpo della nipotina Saly (5 anni), rimasta uccisa insieme ad altri quattro membri della famiglia quando un missile israeliano ha colpito la loro casa a Khan Younis, Gaza. Salem descrive questa foto come un "momento forte e triste che riassume il significato più ampio di quanto stava accadendo nella Striscia di Gaza". La giuria ha sottolineato come l'immagine sia stata composta con cura e rispetto, “offrendo allo stesso tempo uno sguardo metaforico e letterale su una perdita inimmaginabile”.
World Press Photo Story of the Year: Valim-babena © Lee-Ann Olwage, South Africa, for GEO
Il premio World Press Photo Story of the Year è andato invece alla fotografa Lee-Ann Olwage di Geo per il progetto Valim-babena ambientato in Madagascar. I suoi scatti documentano la vita del novantunenne Paul Rakotozandriny alias "Dada Paul" che convive con la demenza da 11 anni ed è assistito da sua figlia Fara Rafaraniriana. In Madagascar, la mancanza di sensibilizzazione del pubblico riguardo la demenza fa sì che le persone che mostrano sintomi di perdita di memoria siano spesso stigmatizzate. La storia di Fara e Dada Paul ben rappresenta il principio del valim-babena: il dovere dei figli adulti di aiutare i propri genitori. In malgascio è considerata come un'espressione d'amore, la restituzione di un debito morale per la cura che i genitori dedicano alla crescita dei figli.
World Press Photo Long Term Project Award. I due muri © Alejandro Cegarra, Venezuela, The New York Times/Bloomberg
Il reportage I due muri del venezuelano Alejandro Cegarra (New York Times/Bloomberg) è il vincitore del World Press Photo Long-Term Project. Siamo in Messico, dove negli ultimi anni le politiche sull’immigrazione sono molto cambiate: il paese ha smesso di accogliere migranti e richiedenti asilo sul confine meridionale, adottando regole rigide molto simili a quelle degli Stati Uniti. L’immigrazione e le politiche estere adottate dalle amministrazioni statunitensi, i protocolli COVID-19, i tumulti politici ed economici nel Centro e Sud America concorrono alla crisi in atto alle frontiere del Messico. Nelle città di confine le famiglie dei migranti sono esposte a violenze, corruzione e condizioni di vita estremamente precarie. Forte della propria personale esperienza di migrazione dal Venezuela al Messico nel 2017, Cegarra ha avviato questo progetto nel 2018 per documentare la situazione di vulnerabilità delle comunità di migranti e mettere in luce, con rispetto e sensibilità, la loro resilienza.
World Press Photo Open Format Award. La guerra è intima © Julia Kochetova, Ucraina
La fotografa e visual artist ucraina Julia Kochetova, infine, si è aggiudicata il World Press Photo Open Format Award con La guerra è intima, un’opera che intreccia immagini fotografiche con poesia, clip audio e musica. Kochetova ha realizzato un sito web che coniuga il fotogiornalismo con lo stile di un diario personale per mostrare al mondo l’esperienza di vivere con la guerra come realtà quotidiana. Il progetto offre non solo uno scorcio intimo sulla vita sotto assedio, ma anche uno sguardo più profondo su come la guerra viene elaborata e su come, nonostante la tragedia, i traumi e il dolore, le esperienze possano essere condivise oltre i confini.
Sud Est Asiatico e Oceania, Foto singole. Lottando, non affondando © Eddie Jim, The Edge / Sidney Morning Herald. Lotomau Fiafia, un anziano della comunità, si trova con il nipote John nel punto in cui ricorda la linea di costa quando era ragazzo. Baia di Salia, isola di Kioa, Figi, 8 agosto 2023
In anteprima nazionale al Palazzo delle Esposizioni di Roma dal 9 maggio al 9 giugno, la mostra presenta le fotografie scelte dalla giuria globale della World Press Photo Foundation, con sede ad Amsterdam, dopo una prima selezione effettuata su scala regionale in Africa, Asia, Europa, Nord e Centro America, America del Sud, Oceani e Sud Est Asiatico, nelle quattro categorie Singole, Storie, Progetti a lungo termine e Open Format. In aggiunta alle sei menzioni d’onore assegnate ogni anno, inoltre, la giuria ha preso l’eccezionale decisione di arricchire questa edizione con due menzioni speciali.
World Press Photo of the Year | Mohammed Salem, A Palestinian Woman Embraces the Body of Her Niece (© Mohammed Salem, Reuters)
Vincitrice del World Press Photo of the Year è l’immagine Una donna palestinese stringe il corpo di sua nipote del reporter palestinese Mohammed Salem. Scattata il 17 ottobre 2023 nell’obitorio dell'ospedale Nasser, la foto ritrae Inas Abu Maamar (36 anni) mentre culla il corpo della nipotina Saly (5 anni), rimasta uccisa insieme ad altri quattro membri della famiglia quando un missile israeliano ha colpito la loro casa a Khan Younis, Gaza. Salem descrive questa foto come un "momento forte e triste che riassume il significato più ampio di quanto stava accadendo nella Striscia di Gaza". La giuria ha sottolineato come l'immagine sia stata composta con cura e rispetto, “offrendo allo stesso tempo uno sguardo metaforico e letterale su una perdita inimmaginabile”.
World Press Photo Story of the Year: Valim-babena © Lee-Ann Olwage, South Africa, for GEO
Il premio World Press Photo Story of the Year è andato invece alla fotografa Lee-Ann Olwage di Geo per il progetto Valim-babena ambientato in Madagascar. I suoi scatti documentano la vita del novantunenne Paul Rakotozandriny alias "Dada Paul" che convive con la demenza da 11 anni ed è assistito da sua figlia Fara Rafaraniriana. In Madagascar, la mancanza di sensibilizzazione del pubblico riguardo la demenza fa sì che le persone che mostrano sintomi di perdita di memoria siano spesso stigmatizzate. La storia di Fara e Dada Paul ben rappresenta il principio del valim-babena: il dovere dei figli adulti di aiutare i propri genitori. In malgascio è considerata come un'espressione d'amore, la restituzione di un debito morale per la cura che i genitori dedicano alla crescita dei figli.
World Press Photo Long Term Project Award. I due muri © Alejandro Cegarra, Venezuela, The New York Times/Bloomberg
Il reportage I due muri del venezuelano Alejandro Cegarra (New York Times/Bloomberg) è il vincitore del World Press Photo Long-Term Project. Siamo in Messico, dove negli ultimi anni le politiche sull’immigrazione sono molto cambiate: il paese ha smesso di accogliere migranti e richiedenti asilo sul confine meridionale, adottando regole rigide molto simili a quelle degli Stati Uniti. L’immigrazione e le politiche estere adottate dalle amministrazioni statunitensi, i protocolli COVID-19, i tumulti politici ed economici nel Centro e Sud America concorrono alla crisi in atto alle frontiere del Messico. Nelle città di confine le famiglie dei migranti sono esposte a violenze, corruzione e condizioni di vita estremamente precarie. Forte della propria personale esperienza di migrazione dal Venezuela al Messico nel 2017, Cegarra ha avviato questo progetto nel 2018 per documentare la situazione di vulnerabilità delle comunità di migranti e mettere in luce, con rispetto e sensibilità, la loro resilienza.
World Press Photo Open Format Award. La guerra è intima © Julia Kochetova, Ucraina
La fotografa e visual artist ucraina Julia Kochetova, infine, si è aggiudicata il World Press Photo Open Format Award con La guerra è intima, un’opera che intreccia immagini fotografiche con poesia, clip audio e musica. Kochetova ha realizzato un sito web che coniuga il fotogiornalismo con lo stile di un diario personale per mostrare al mondo l’esperienza di vivere con la guerra come realtà quotidiana. Il progetto offre non solo uno scorcio intimo sulla vita sotto assedio, ma anche uno sguardo più profondo su come la guerra viene elaborata e su come, nonostante la tragedia, i traumi e il dolore, le esperienze possano essere condivise oltre i confini.
Sud Est Asiatico e Oceania, Foto singole. Lottando, non affondando © Eddie Jim, The Edge / Sidney Morning Herald. Lotomau Fiafia, un anziano della comunità, si trova con il nipote John nel punto in cui ricorda la linea di costa quando era ragazzo. Baia di Salia, isola di Kioa, Figi, 8 agosto 2023
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