Nanni Valentini e Francesco Jodice. Primo lavoro
Dal 15 Maggio 2014 al 25 Luglio 2014
Milano
Luogo: Galleria Bianconi
Indirizzo: via Lecco 20
Orari: Lun - Ven. 10.30-13 / 14.30-19; sabato su appuntamento
Curatori: Walter Guadagnini, Flaminio Gualdoni
Telefono per informazioni: +39 02 22228336
E-Mail info: info@galleriabianconi.com
Sito ufficiale: http://www.galleriabianconi.com
Dal 15 maggio al 25 luglio 2014 la Galleria Bianconi è lieta di presentare la mostra Primo lavoro, un dialogo sulle origini e sui fondamenti del linguaggio che pone a confronto opere scultoree di Nanni Valentini e fotografie inedite di Francesco Jodice, a cura di Walter Guadagnini e Flaminio Gualdoni.
Primo lavoro è una conversazione a distanza tra due artisti separati dal tempo e dalla tecnica ma uniti da una continuità di strumenti concettuali e poetici. Le opere di Nanni Valentini – erede di una tradizione millenaria della ceramica elaborata in chiave contemporanea, attivo dalla metà degli anni Cinquanta sino alla prematura scomparsa avvenuta nel 1985 – e quelle di Francesco Jodice – artista attento agli usi e alle implicazioni delle nuove tecnologie di ripresa affacciatosi sulla scena artistica alla fine degli anni Novanta – narrano infatti di un comune approccio alla creazione e alla realizzazione dell'opera come momento di verifica, come desiderio di rimettere in discussione le pratiche disciplinari, come ricerca continua del limite del linguaggio.
Da questi presupposti è partito Francesco Jodice per elaborare la serie di immagini realizzate appositamente per questa esposizione. Confrontandosi con due grandi temi, quello del ritratto e quello del paesaggio, Jodice ha costruito un dispositivo visivo che funziona come una verifica della fotografia in quanto prelievo e insieme costruzione del reale, attraverso la quale il mondo può essere non solo visto e interpretato, ma anche ricreato. Per ottenere questi risultati, l’artista mette in campo due modalità operative opposte: una di carattere esplicitamente voyeristico, che coglie i propri soggetti ignari e indifesi, e l'altra di carattere più marcatamente sociale, originata da immagini zenitali di porzioni di territorio significative dal punto di vista geo-politico.
Le grandi opere fotografiche e l'installazione di una serie più ampia di immagini in piccolo formato divengono, nelle intenzioni di Francesco Jodice, il modo per instaurare una propria, personale continuazione del pensiero di Nanni Valentini a partire da alcune parole-chiave, come “totem”, “impronta”, “volto”, “casa”, che si ritrovano nelle opere dello scultore esposte nelle sale della galleria. Proprio tali parole chiave sono infatti i fondamenti da cui Valentini – reduce da una grande retrospettiva al Museo Diocesano di Milano – è partito alla ricerca di un’immagine sorgiva, potente e sapienziale come quella originaria che la terra conserva in se stessa, lasciando all’artista il compito di farla emergere nella sua lampante intensità. «È inutile che ti dica che una zolla di terra può racchiudere il segreto dell’oracolo, che un solco del campo può contenere tutte le parole possibili, che nell’acqua del fiume sotto il ponte c’è l’ombelico della luna che ascolta la terra, che ancora l’argilla contiene alfabeti nascosti». Così scriveva Nanni Valentini con atteggiamento criticamente lucido e apertamente visionario, al tempo stesso poetico e analitico, lontano da ogni intellettualismo o retorica formale fine a se stessa.
Primo lavoro è dunque un viaggio tra gli elementi e tra le materie che sottolinea la continuità d'approccio tra i due autori, testimoniata dalla volontà di Francesco Jodice di partire dalle parole di Nanni Valentini per farle proprie e intenderle come motore primo della sua nuova ricerca, che dalle opere del Maestro prende origine ed energia.
Per l’occasione la Galleria Bianconi presenta un catalogo delle opere di Francesco Jodice edito da blisterZine, comprendente una tiratura di 30 copie in edizione speciale contenenti una fotografia originale firmata e numerata dall’autore.
Francesco Jodice
Francesco Jodice è nato a Napoli nel 1967. Vive e lavora a Milano.
Architetto di formazione, la sua ricerca artistica indaga i mutamenti del paesaggio sociale contemporaneo, con particolare attenzione ai nuovi fenomeni di antropologia urbana e alla produzione di nuovi processi di partecipazione. I suoi progetti mirano alla costruzione di un terreno comune tra arte e geopolitiche, proponendo la pratica dell’arte come poetica civile.
È docente di Fotografia al Biennio di Arti Visive e Studi Curatoriali della NABA e al master Forma a Milano, docente di Antropologia Urbana Visuale alla Scuola Holden di Torino ed è stato tra i fondatori dei collettivi Multiplicity – agenzia di ricerca per il territorio con cui è stato invitato tra l’altro a Documenta XI a Kassel nel 2002 e alla Biennale di Venezia del 2003 – e Zapruder, gruppo composto da ricercatori in diversi campi come arte, relazioni internazionali, informatica, film-making e giornalismo. Ha partecipato alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2000 e nel 2002, alla XXVII Biennale di Sao Paulo in Brasile e alla Triennale dell’ICP – International Center of Photography – di New York nel 2006. Ha esposto alla Tate Modern di Londra, al Museo Reina Sofia di Madrid, al Castello di Rivoli, alla Maison Européenne de la Photographie di Parigi, al MAMbo di Bologna e al Museo del Prado di Madrid. Sue opere sono inserite in importanti collezioni pubbliche e private come il Museo Reina Sofia di Madrid, il Museion di Bolzano e l’Unicredit Group Collection. Tra i suoi progetti principali, l’atlante fotografico What We Want, l’archivio di pedinamenti urbani Secret Traces e la trilogia di film sulle nuove forme di urbanesimo Citytellers.
Nanni Valentini
Nanni Valentini è nato a Sant’Angelo in Vado, Pesaro, nel 1932.
Dopo aver frequentato scuole di ceramica e botteghe a Pesaro e Faenza, nel 1953 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Inizia a esporre nel 1954, ottenendo nel 1956 il prestigioso Premio Faenza – che riceverà anche nel 1961 e nel 1977 – e nel 1960 il primo premio alla Triennale di Milano con la serie Natura, realizzata in collaborazione con l’architetto Luigi Massoni. Dopo vari spostamenti, tra cui Venezia e Parigi, nel 1957 Valentini si trasferisce a Milano, diventando assiduo frequentatore dello studio di Carlo Zauli e instaurando rapporti con Tancredi Parmeggiani, Lucio Fontana, i fratelli Pomodoro, Enrico Baj ed Ettore Sottsass jr. Nel 1958, grazie all’interessamento di Fontana, tiene la prima mostra a Milano alla Galleria dell’Ariete e nel 1960 espone con Gio’ Pomodoro alla Galleria del Giorno. Segue un periodo segnato da lunghi soggiorni a Pesaro, ma nel 1967 Valentini si trasferisce definitivamente a Milano, dove espone con una personale al Salone Annunciata, inizia a insegnare e apre con la moglie un laboratorio di ceramica ad Arcore. Lo studio e l’approfondimento letterario, filosofico e artistico lo assorbono fino al 1973, mentre nel 1974 è impegnato in un’intensissima attività espositiva che lo vede tra l’altro a Tokyo, Francoforte e Strasburgo. Alla personale del 1976 alla Galleria Milano espone, assieme alle sculture, dei quadri realizzati con garze colorate, lievi e di grande tensione poetica. Inizia in questi anni una fase di grande maturità e successo, che lo vedrà impegnato in progetti espositivi fondamentali come Endimione e i 28 volti di Selene del 1980 e Il vaso e il polipo e L’ombra di Peter Schlemihl del 1982, anno in cui viene anche invitato da Luciano Caramel alla Biennale di Venezia con una sala personale. Nel 1984 si tiene al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano la grande mostra che ne consacra definitivamente il talento, in cui presenta le tre grandi opere Deriva, Annunciazione e Il dialogo. L’attività espositiva è intensa e nuovi progetti e nuove realizzazioni si affollano nello studio quando, improvvisamente, Nanni Valentini muore il 5 dicembre 1985.
Primo lavoro è una conversazione a distanza tra due artisti separati dal tempo e dalla tecnica ma uniti da una continuità di strumenti concettuali e poetici. Le opere di Nanni Valentini – erede di una tradizione millenaria della ceramica elaborata in chiave contemporanea, attivo dalla metà degli anni Cinquanta sino alla prematura scomparsa avvenuta nel 1985 – e quelle di Francesco Jodice – artista attento agli usi e alle implicazioni delle nuove tecnologie di ripresa affacciatosi sulla scena artistica alla fine degli anni Novanta – narrano infatti di un comune approccio alla creazione e alla realizzazione dell'opera come momento di verifica, come desiderio di rimettere in discussione le pratiche disciplinari, come ricerca continua del limite del linguaggio.
Da questi presupposti è partito Francesco Jodice per elaborare la serie di immagini realizzate appositamente per questa esposizione. Confrontandosi con due grandi temi, quello del ritratto e quello del paesaggio, Jodice ha costruito un dispositivo visivo che funziona come una verifica della fotografia in quanto prelievo e insieme costruzione del reale, attraverso la quale il mondo può essere non solo visto e interpretato, ma anche ricreato. Per ottenere questi risultati, l’artista mette in campo due modalità operative opposte: una di carattere esplicitamente voyeristico, che coglie i propri soggetti ignari e indifesi, e l'altra di carattere più marcatamente sociale, originata da immagini zenitali di porzioni di territorio significative dal punto di vista geo-politico.
Le grandi opere fotografiche e l'installazione di una serie più ampia di immagini in piccolo formato divengono, nelle intenzioni di Francesco Jodice, il modo per instaurare una propria, personale continuazione del pensiero di Nanni Valentini a partire da alcune parole-chiave, come “totem”, “impronta”, “volto”, “casa”, che si ritrovano nelle opere dello scultore esposte nelle sale della galleria. Proprio tali parole chiave sono infatti i fondamenti da cui Valentini – reduce da una grande retrospettiva al Museo Diocesano di Milano – è partito alla ricerca di un’immagine sorgiva, potente e sapienziale come quella originaria che la terra conserva in se stessa, lasciando all’artista il compito di farla emergere nella sua lampante intensità. «È inutile che ti dica che una zolla di terra può racchiudere il segreto dell’oracolo, che un solco del campo può contenere tutte le parole possibili, che nell’acqua del fiume sotto il ponte c’è l’ombelico della luna che ascolta la terra, che ancora l’argilla contiene alfabeti nascosti». Così scriveva Nanni Valentini con atteggiamento criticamente lucido e apertamente visionario, al tempo stesso poetico e analitico, lontano da ogni intellettualismo o retorica formale fine a se stessa.
Primo lavoro è dunque un viaggio tra gli elementi e tra le materie che sottolinea la continuità d'approccio tra i due autori, testimoniata dalla volontà di Francesco Jodice di partire dalle parole di Nanni Valentini per farle proprie e intenderle come motore primo della sua nuova ricerca, che dalle opere del Maestro prende origine ed energia.
Per l’occasione la Galleria Bianconi presenta un catalogo delle opere di Francesco Jodice edito da blisterZine, comprendente una tiratura di 30 copie in edizione speciale contenenti una fotografia originale firmata e numerata dall’autore.
Francesco Jodice
Francesco Jodice è nato a Napoli nel 1967. Vive e lavora a Milano.
Architetto di formazione, la sua ricerca artistica indaga i mutamenti del paesaggio sociale contemporaneo, con particolare attenzione ai nuovi fenomeni di antropologia urbana e alla produzione di nuovi processi di partecipazione. I suoi progetti mirano alla costruzione di un terreno comune tra arte e geopolitiche, proponendo la pratica dell’arte come poetica civile.
È docente di Fotografia al Biennio di Arti Visive e Studi Curatoriali della NABA e al master Forma a Milano, docente di Antropologia Urbana Visuale alla Scuola Holden di Torino ed è stato tra i fondatori dei collettivi Multiplicity – agenzia di ricerca per il territorio con cui è stato invitato tra l’altro a Documenta XI a Kassel nel 2002 e alla Biennale di Venezia del 2003 – e Zapruder, gruppo composto da ricercatori in diversi campi come arte, relazioni internazionali, informatica, film-making e giornalismo. Ha partecipato alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2000 e nel 2002, alla XXVII Biennale di Sao Paulo in Brasile e alla Triennale dell’ICP – International Center of Photography – di New York nel 2006. Ha esposto alla Tate Modern di Londra, al Museo Reina Sofia di Madrid, al Castello di Rivoli, alla Maison Européenne de la Photographie di Parigi, al MAMbo di Bologna e al Museo del Prado di Madrid. Sue opere sono inserite in importanti collezioni pubbliche e private come il Museo Reina Sofia di Madrid, il Museion di Bolzano e l’Unicredit Group Collection. Tra i suoi progetti principali, l’atlante fotografico What We Want, l’archivio di pedinamenti urbani Secret Traces e la trilogia di film sulle nuove forme di urbanesimo Citytellers.
Nanni Valentini
Nanni Valentini è nato a Sant’Angelo in Vado, Pesaro, nel 1932.
Dopo aver frequentato scuole di ceramica e botteghe a Pesaro e Faenza, nel 1953 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Inizia a esporre nel 1954, ottenendo nel 1956 il prestigioso Premio Faenza – che riceverà anche nel 1961 e nel 1977 – e nel 1960 il primo premio alla Triennale di Milano con la serie Natura, realizzata in collaborazione con l’architetto Luigi Massoni. Dopo vari spostamenti, tra cui Venezia e Parigi, nel 1957 Valentini si trasferisce a Milano, diventando assiduo frequentatore dello studio di Carlo Zauli e instaurando rapporti con Tancredi Parmeggiani, Lucio Fontana, i fratelli Pomodoro, Enrico Baj ed Ettore Sottsass jr. Nel 1958, grazie all’interessamento di Fontana, tiene la prima mostra a Milano alla Galleria dell’Ariete e nel 1960 espone con Gio’ Pomodoro alla Galleria del Giorno. Segue un periodo segnato da lunghi soggiorni a Pesaro, ma nel 1967 Valentini si trasferisce definitivamente a Milano, dove espone con una personale al Salone Annunciata, inizia a insegnare e apre con la moglie un laboratorio di ceramica ad Arcore. Lo studio e l’approfondimento letterario, filosofico e artistico lo assorbono fino al 1973, mentre nel 1974 è impegnato in un’intensissima attività espositiva che lo vede tra l’altro a Tokyo, Francoforte e Strasburgo. Alla personale del 1976 alla Galleria Milano espone, assieme alle sculture, dei quadri realizzati con garze colorate, lievi e di grande tensione poetica. Inizia in questi anni una fase di grande maturità e successo, che lo vedrà impegnato in progetti espositivi fondamentali come Endimione e i 28 volti di Selene del 1980 e Il vaso e il polipo e L’ombra di Peter Schlemihl del 1982, anno in cui viene anche invitato da Luciano Caramel alla Biennale di Venezia con una sala personale. Nel 1984 si tiene al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano la grande mostra che ne consacra definitivamente il talento, in cui presenta le tre grandi opere Deriva, Annunciazione e Il dialogo. L’attività espositiva è intensa e nuovi progetti e nuove realizzazioni si affollano nello studio quando, improvvisamente, Nanni Valentini muore il 5 dicembre 1985.
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