Brownian Motion
Dal 07 Novembre 2012 al 15 Dicembre 2012
Torino
Luogo: Velan - Centro d'Arte Contemporanea (sede2)
Indirizzo: via Saluzzo 64
Orari: da giovedì a sabato 15.30-19.30
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 011 280406
E-Mail info: info@velancenter.com
Sito ufficiale: http://www.velancenter.com
Il Velan Center inaugura il terzo appuntamento di garage42 con Gianluca Capozzi (Avellino, 1973) e Gordon Cheung (Londra, 1975). Garage42 propone due artisti, nei lavori dei quali siano riscontrabili delle assonanze, dei rimandi, sottolineati dalla condivisione di un unico ambiente. Dopo le due edizioni con Davide Bertocchi e T-yong Chung nel 2010 e Loris Cecchini e Sabrina Torelli nel 2011, garage42 con Brownian Motion, in occasione di Artissima 19, affronta la sperimentazione pittorica di due artisti Gianluca Capozzi e Gordon Cheung. Formatosi all’Accademia di Firenze il primo ed al Royal College of Art di Londra il secondo, Gianluca Capozzi e Gordon Cheung sono accomunati da una analoga immersione nella ricerca pittorica. Tuttavia mentre l’artista campano conduce la sua sperimentazione rimanendo entro i confini della tradizione del mezzo pittorico, l’inglese di origine cinese Cheung combina e mescola riconoscibili topoi figurativi della storia dell’arte, del cinema e più in generale della cultura occidentale, con mezzi lontani dalla pittura tradizionale come gel acrilici e spray. Brownian Motion, titolo della mostra di Gianluca Capozzi e Gordon Cheung, è uno dei concetti fondamentali per chi studia finanza da quando, all’inizio del Novecento, il francese Louis Bachelier diede formalizzazione matematica al moto casuale della fisica, applicando il concetto ai mercati finanziari. Il fenomeno fu individuato per la prima volta nell’Ottocento dal botanico Robert Brown, mentre studiava il movimento del polline in un liquido. Mentre il botanico scozzese aveva semplicemente osservato che le particelle di polline si muovevano in modo disordinato e casuale, il matematico francese utilizzò questo fenomeno fisico per dimostrare la sua teoria di efficienza dei mercati finanziari. Secondo Bachelier i movimenti dei titoli azionari scambiati seguono il moto browniano, di conseguenza è praticamente impossibile prevedere l’andamento futuro di un titolo azionario.
Il luogo d’incontro tra Capozzi e Cheung è stata la rete, che entrambi utilizzano molto, seppure in due modi diversi, come diverse sono le loro personalità, introversa e taciturna quella di Capozzi, vulcanica e fortemente comunicativa quella di Cheung. Il Brownian Motion o moto casuale applicato alla finanza, individuato come trait d’union curatoriale tra i due artisti, ha una concretizzazione formale quasi letterale nelle opere recenti di Gianluca Capozzi che al Velan Center presenta cinque tele di formato quadrato. Gianluca Capozzi, dopo una paziente e costante pratica pittorica, che per lui rappresenta al tempo stesso una disciplina quotidiana, ma anche un’intima forma di meditazione, è finalmente approdato alla pittura informale. In Frame store, personale del 2010 a cura di Alberto Mugnaini, permaneva nelle tele di Capozzi una figurazione sbavata, ma comunque molto riconoscibile, evoluzione di una pittura di nettezza fotografica con cui l’artista aveva connotato il suo esordio. Le immagini, che in quel caso erano state prese dal mondo virtuale di Second Life, grazie alla pittura di Capozzi, passavano dalla virtualità ad una realtà possibile. In Multipath fading del 2010, a cura di Pier Luigi Tazzi, l’allestimento sottolineava volutamente la compresenza di figurazione e pittura informale. In quell’occasione Tazzi sottolineava il fatto che parte dell’attrazione esercitata dalle opere dell’artista campano derivasse dalla sua tanto sistematica, quanto casuale pratica di saccheggio di immagini dalla rete. Se per Capozzi il moto browniano ha in mostra un esito prettamente visivo, nel caso di Gordon Cheung il moto casuale può essere utilizzato come chiave di lettura metaforica della maggior parte dei suoi lavori che risultano dipinti sulle pagine del Financial Times, l’autorevole quotidiano economico-finanziario inglese. Cheung utilizza le colonnine dei numeri di borsa come base per una figurazione che sembra a prima vista leggibile, ma che diventa visionaria a causa della cromia aggressiva e stridente utilizzata dall’artista.
Diversamente da Capozzi, la pittura di Cheung è fortemente intrisa di tradizione pittorica per quanto riguarda i soggetti, sembra invece ispirata al mondo industriale per la tecnica utilizzata (spray e colori acrilici). Decisive moment, voluto dall’artista per Brownian Motion, è un trittico di grandi dimensioni (280 x 501cm) che traduce efficacemente la visione fortemente critica di Cheung sulla società contemporanea, presente in filigrana, come le colonnine fitte di numeri del Financial Times, in molti altri suoi lavori. La scena centrale del dipinto – spiega Gordon Cheung – è il momento del film di Stanley Kubrick 2001: Odissea nello Spazio in cui un ominide coscientemente decide di ucciderne un altro con un osso come arma per conquistare il lago (della vita). La scena iconica nel film è quella in cui l’ominide, dopo aver ucciso, getta l’osso in aria che, cinematograficamente, viene editato come una navicella spaziale che vaga. Il senso è che l’evoluzione dall’ominide all’età dello spazio è intrisa di violenza e spargimento di sangue. Qui nel dipinto la scena si svolge come rappresentazione di una possibile moderna distopia.
Il luogo d’incontro tra Capozzi e Cheung è stata la rete, che entrambi utilizzano molto, seppure in due modi diversi, come diverse sono le loro personalità, introversa e taciturna quella di Capozzi, vulcanica e fortemente comunicativa quella di Cheung. Il Brownian Motion o moto casuale applicato alla finanza, individuato come trait d’union curatoriale tra i due artisti, ha una concretizzazione formale quasi letterale nelle opere recenti di Gianluca Capozzi che al Velan Center presenta cinque tele di formato quadrato. Gianluca Capozzi, dopo una paziente e costante pratica pittorica, che per lui rappresenta al tempo stesso una disciplina quotidiana, ma anche un’intima forma di meditazione, è finalmente approdato alla pittura informale. In Frame store, personale del 2010 a cura di Alberto Mugnaini, permaneva nelle tele di Capozzi una figurazione sbavata, ma comunque molto riconoscibile, evoluzione di una pittura di nettezza fotografica con cui l’artista aveva connotato il suo esordio. Le immagini, che in quel caso erano state prese dal mondo virtuale di Second Life, grazie alla pittura di Capozzi, passavano dalla virtualità ad una realtà possibile. In Multipath fading del 2010, a cura di Pier Luigi Tazzi, l’allestimento sottolineava volutamente la compresenza di figurazione e pittura informale. In quell’occasione Tazzi sottolineava il fatto che parte dell’attrazione esercitata dalle opere dell’artista campano derivasse dalla sua tanto sistematica, quanto casuale pratica di saccheggio di immagini dalla rete. Se per Capozzi il moto browniano ha in mostra un esito prettamente visivo, nel caso di Gordon Cheung il moto casuale può essere utilizzato come chiave di lettura metaforica della maggior parte dei suoi lavori che risultano dipinti sulle pagine del Financial Times, l’autorevole quotidiano economico-finanziario inglese. Cheung utilizza le colonnine dei numeri di borsa come base per una figurazione che sembra a prima vista leggibile, ma che diventa visionaria a causa della cromia aggressiva e stridente utilizzata dall’artista.
Diversamente da Capozzi, la pittura di Cheung è fortemente intrisa di tradizione pittorica per quanto riguarda i soggetti, sembra invece ispirata al mondo industriale per la tecnica utilizzata (spray e colori acrilici). Decisive moment, voluto dall’artista per Brownian Motion, è un trittico di grandi dimensioni (280 x 501cm) che traduce efficacemente la visione fortemente critica di Cheung sulla società contemporanea, presente in filigrana, come le colonnine fitte di numeri del Financial Times, in molti altri suoi lavori. La scena centrale del dipinto – spiega Gordon Cheung – è il momento del film di Stanley Kubrick 2001: Odissea nello Spazio in cui un ominide coscientemente decide di ucciderne un altro con un osso come arma per conquistare il lago (della vita). La scena iconica nel film è quella in cui l’ominide, dopo aver ucciso, getta l’osso in aria che, cinematograficamente, viene editato come una navicella spaziale che vaga. Il senso è che l’evoluzione dall’ominide all’età dello spazio è intrisa di violenza e spargimento di sangue. Qui nel dipinto la scena si svolge come rappresentazione di una possibile moderna distopia.
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