Erbari d’autore. Da Besler a Penone, da De Pisis a Cage

Erbari d’autore. Da Besler a Penone, da De Pisis a Cage, Castello di Miradolo

 

Dal 22 Marzo 2025 al 22 Giugno 2025

San Secondo di Pinerolo | Torino

Luogo: Castello di Miradolo

Indirizzo: Via Cardonata 2

Orari: sabato, domenica e lunedì, dalle 10 alle 18.30

Telefono per informazioni: +39 0121 502761

E-Mail info: prenotazioni@fondazionecosso.it

Sito ufficiale: http://www.fondazionecosso.com


Il termine “erbario” porta con sé alcuni concetti come collezione, classificazione, catalogazione, studio, memoria: questa dimensione metodologica e formale non ha soltanto caratterizzato la produzione di erbari storici che coniugavano la conoscenza del reale a una innegabile qualità estetica, ma ha anche suggerito ad artisti moderni e contemporanei differenti possibilità di esplorazione di linguaggi e di relazione con la natura e i suoi elementi.
La mostra Di erbe e di fiori. Erbari d’autore. Da Besler a Penone, da De Pisis a Cage intende costruire un dialogo tra alcune pagine di erbari storici con la visione di alcuni artisti che attorno alla riflessione sulla materia e sugli elementi della natura hanno costruito opere che sono specchio del proprio tempo e del presente. Gli erbari storici di Carlo Allioni, Basilius Besler, Carlo Lupo, Edouard Rostan, Camillo Sbarbaro, Ada e Alfonso Sella diventano un controcanto alle opere di Vincenzo Agnetti, Björn Braun, Pier Paolo Calzolari, Chiara Camoni, Adelaide Cioni, Betty Danon, Filippo De Pisis, Piero Gilardi, Wolfgang Laib, Ugo La Pietra, Christiane Löhr, Mario Merz, Helena Mirra, Richard Nonas, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Robin Rhode, Thomas Schütte, Alessandra Spranzi e Michele Zaza.
La mostra, che ospiterà oltre 30 opere provenienti da collezioni private, dal Museo Botanico dell’Università degli Studi di Padova che conserva oltre 500mila campioni di piante raccolte in tutto il mondo dalla fine del Settecento, dal Museo di Storia Naturale Giacomo Doria di Genova, dalla Fondazione Piero Gilardi di Torino e dal Museo Valdese di Torre Pellice, è in programma al Castello di Miradolo di San Secondo di Pinerolo (TO) dal 22 marzo al 22 giugno 2025 ed è curata dalla Fondazione Cosso e da Roberto Galimberti, con la consulenza iconografica di Enrica Melossi.
 
Le opere presenti in mostra intendono indagare temi come la necessità dell'uomo di classificare e misurare il mondo che lo circonda non soltanto per conoscerlo ma anche per svelarne il mistero o per esorcizzare le proprie paure, la pazienza e la cura di gesti che, nella apparente ripetizione, si scoprono differenti e ancestrali insieme, la fragilità di una materia, che nel suo mostrarsi effimera, sembra sfidare il tempo. Filippo De Pisis ha iniziato la sua carriera di artista come botanico flâneur raccogliendo un erbario di piante essiccate formato da circa 1.100 campioni raccolti in Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Lazio dal 1907 al 1917, donato poi al museo botanico patavino. L’accuratezza nella raccolta e nella conoscenza delle piante si riflette nella sua arte pittorica: il tema dei fiori è stato sviluppato in numerose varianti e con le più diverse tecniche espressive. Dai più semplici e popolari ai più nobili, i fiori sono ritratti quasi sempre recisi, quindi destinati a una breve vita, simbolo della caducità della bellezza. Wolfgang Laib ha studiato medicina all’Università di Tübingen prima di dedicarsi alla pratica artistica creando sculture e installazioni che sembrano collegare passato e presente, l’effimero e l’eterno, utilizzando materiali organici semplici e altamente simbolici, come il polline: la sua più grande opera in polline è stata installata nell’atrio del MoMA di New York nel 2013. 
La contaminazione tra natura e musica si trova nella serie Green sounds del 1978 dell’artista concettuale Betty Danon. Uscita volontariamente dai circuiti tradizionali dell’arte negli anni ’80, ha condiviso il suo lavoro con artisti di tutto il mondo attraverso la mail art. In Kew. A Conversation in Green, Adelaide Cioni, in forma di video-installazione, riporta la struttura delle piante nella Palm House dell’orto botanico di Londra a una forma quasi astratta. Christiane Löhr crea le sue sculture leggere e impalpabili a partire da materiali naturali, come semi, bacelli, steli erbacei, crini di cavallo, raccolti spesso in spazi periferici, punto d’incontro tra l’ambiente naturale e quello urbanizzato. Erbe, bacche e fiori, ma anche argilla e ceneri, determinano le tonalità naturali distintive dei lavori di Chiara Camoni che richiamano la terra e la vegetazione che l’artista raccoglie e inserisce nelle sculture. Nelle opere di Pier Paolo Calzolari elementi provenienti dal mondo naturale, spesso soggetti a rapido deterioramento (sale, piombo, foglie di tabacco, muschio, petali di trifoglio) sono accostati a prodotti tecnologici. Dalla metà degli anni ’60, i tappeti-natura sono un segno di riconoscimento del lavoro di Piero Gilardi, la cui idea generatrice scaturisce da una riflessione sulla morte della natura, intesa come metafora delle pulsioni umane. Una lettera rarissima, esposta in mostra con inediti disegni, racconta proprio la genesi delle sue opere. Le Trentatre erbe di Giuseppe Penone del 1989 sono il risultato di un’azione di frottage: calchi di erbe reali sulle quali ha agito la mano dell’artista che raccontano, in ogni tavola, una riflessione profonda sul rapporto uomo-natura dove l’impressione delle erbe dialoga autenticamente con la parola che diventa poesia, tracciata sulla struttura vegetale. Dello stesso anno, le 14 tavole che compongono il ciclo Da un erbario raccolto nel 1979 in Woga-WogaAustralia di Mario Merz che accosta a diversi esemplari di foglie di piante fermate sul cartoncino con adesivi a vista, la numerazione tipica della successione di Fibonacci.
Per quanto riguarda gli erbari “storici”, l’Erbario di Pierre Edouard Rostan, custodito dal Museo Valdese di Torre Pellice, racconta una natura in movimento fortemente legata al territorio, con le piante che emigrano, si spostano con l’uomo o spariscono. Oltre 2mila fogli (5 esposti in mostra) raccolgono gli studi botanici del medico condotto e della sua vasta corrispondenza con scambi di piante con il mondo botanico ottocentesco. Del farmacista e botanico tedesco Basilius Besler è esposta un’incisione originale eseguita all’acquaforte su rame e successivamente acquarellata di una tavola tratta dal suo monumentale erbario Hortus Heystettensis, una delle prime e rare raffigurazioni di fiori, dal nome del più importante orto botanico europeo seicentesco, al di fuori dell’Italia, che aveva contribuito a realizzare come giardino di Johann Konrad von Gemmingen, principe vescovo di Eichstätt, in Baviera. Carlo Ludovico Allioni, considerato uno dei massimi esperti di scienza botanica e medica del XVIII secolo che ha intrecciato importanti rapporti epistolari con Carlo Linneo, per primo ha attuato una sistematica ridenominazione della flora piemontese in senso moderno, pubblicando i risultati nel trattato Flora pedemontana del 1785, dopo ben 25 anni di elaborazione, che documenta il censimento della flora spontanea di un’area geografica estesa per tutto l’arco alpino occidentale. Trent’anni di ricerche botaniche, dal 1954 al 1984, sono invece condensate nei 2.539 fogli che compongono l’Erbario di Ada Sella. Alfonso Sella, appassionato naturalista e botanico biellese, assieme alla moglie Ada, ha raccolto, essiccato e preparato sapientemente esemplari d’erbario per tutta la vita. Dall’amore di Carlo Lupo - pastore valdese e poeta, teologo e soldato in trincea durante la Prima guerra mondiale – per la fidanzata Lily Malan, sono nati i toccanti diari di guerra noti come Erbario sentimentale con fiori ed erbe raccolti al fronte. Camillo Sbarbaro, infine, singolare figura di poeta-scienziato allievo di Linneo (appassionato di erbari da adolescente e poi lichenologo di fama internazionale) ha coltivato per buona parte della sua vita una doppia, estetica passione: quella per la letteratura e quella per i licheni, metafora dell’esistenza e campionario del mondo.
 
La mostra, come una ideale wunderkammer, indaga le corrispondenze formali tra le opere e, soprattutto, percorre l’apparente iato che, spesso, sembra esistere tra ragione e immaginazione, tra realtà e utopia, tra ricordo e memoria, tra quotidianità e sogno. Al di fuori delle sale, il Parco del Castello di Miradolo, con le sue essenze, le sue specie, le sue architetture vegetali, a dialogare con l’esposizione e a mostrare un tempo, anch’esso sospeso tra storia e futuro. Il Parco ha più di 200 anni di storia. Con l’apertura della mostra sarà possibile scoprire l’ampio progetto di rinnovamento e manutenzione straordinaria con cui la Fondazione Cosso ha ottenuto i fondi del PNRR del bando del Ministero della Cultura, finanziato dall’Unione Europea attraverso i fondi NextGenerationEU. Una nuova importante tappa che prosegue il percorso iniziato nel 2008 dalla Fondazione Cosso che lavora da 16 anni con grande impegno e risorse proprie per riportare alla luce le origini di questo patrimonio e restituirlo al territorio come parte integrante della sua storia.
 
L’esposizione sarà accompagnata da un'inedita installazione sonora, a cura del progetto artistico Avant-dernière penséededicata al brano In A Landscape di John Cage del 1948. L’artista e teorico statunitense è stato anche un conoscitore di funghi: una passione, quella per la micologia, mai nascosta – in qualità di micologo ha anche partecipato in Italia al quiz televisivo Lascia o raddoppia? - ed associata alla sua ricerca sonora. Nello spazio espositivo, una lenta sequenza al pianoforte di note omoritmiche, separate tra loro dallo stesso intervallo, sembra sottolineare la possibilità di ascoltare e, insieme, di essere “dentro” l’ascolto, in un paesaggio sonoro da osservare con attenzione, da vicino, come un quadro o le pagine di un erbario. Il sistema di diffusione del suono progettato per le sale espositive costruisce lo spazio, ne muta i confini percettivi e dialoga con la dimensione visiva, in un continuo controcanto in cui la cadenza dei suoni sembra confondersi con l’incedere dei passi di chi osserva.
Parallelamente alla mostra si articolerà il progetto Da un metro in giù: un percorso didattico per i visitatori di tutte le età per imparare, con gli strumenti del gioco, a osservare le opere d’arte e la realtà che ci circonda. In programma anche una serie di incontri di approfondimento sulle tematiche e sulle opere esposte in mostra Mezz’ora con… curati da Enrica Melossi.

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