Scenari e proposte dopo l’emergenza Covid-19
Da Napoli a Venezia, il museo cambia pelle
Riapertura delle Gallerie dell'Accademia di Venezia, Maggio 2020 | Foto: © Alessandra Chemollo
Francesca Grego
01/06/2020
“Riaprire è stato più difficile che chiudere”, racconta Roberta Battaglia, vice direttrice delle Gallerie dell’Accademia, primo museo visitabile a Venezia dopo il lockdown. Nonostante sia da tempo frequentato soprattutto da stranieri (circa l’80% degli ingressi totali), il 26 maggio il pubblico non si è fatto attendere: circa 100 visitatori - raddoppiati durante la seconda giornata di apertura - sono arrivati da tutto il Veneto per lasciarsi coccolare con un’esperienza speciale. A una fruizione inaspettatamente intima dei capolavori di Tiziano, Giorgione, Leonardo, Tintoretto, si è aggiunta la possibilità di dialogare con chi il museo lo fa e lo vive ogni giorno. “Un vero risveglio all'insegna dello scambio, che ci ha subito permesso di tornare ad apprezzare il contatto con il pubblico”, ha commentato la vice direttrice.
Sanificazione, distanziamento e ingressi contingentati sono soltanto le sfide più immediate che i musei dovranno affrontare alla riapertura. Dal fundraising all’identità stessa delle istituzioni museali, sono tante le questioni all’ordine del giorno. I protagonisti della scena museale italiana ne hanno discusso in diretta Youtube venerdì 29 maggio al convegno Musei in tempo di Covid 19: nuovi scenari e modelli di gestione, organizzato dall’Università di Padova sotto l’egida del Mibact. Presenti il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli Paolo Giulierini, il direttore di Palazzo Strozzi di Firenze Arturo Galansino, il direttore di Fondazione Musei Civici di Brescia Stefano Karadjov, il segretario organizzativo dei Musei Civici di Venezia Mattia Agnetti, il segretario generale della Fondazione MAXXI di Roma Pietro Barrera e la presidente del CAM di Padova Giuliana Tommasella.
Tomás Saraceno. Aria, Palazzo Strozzi, Firenze, Dal 1° giugno al 1° novemvìbre 2020 | Courtesy Palazzo Strozzi
Gli scenari di una metamorfosi: come fare di necessità virtù
Come fare museo dopo l’emergenza? Dai grandi attrattori delle città d’arte ai musei piccoli e medi della provincia italiana, quasi tutti saranno costretti a fronteggiare una drastica riduzione dei ricavi, in particolare di quelli legati al turismo. Anche per chi non ha dimenticato il pubblico locale si prospettano nuovi paradossi: “Per anni abbiamo lavorato sul museo come luogo di socialità”, ha spiegato Barrera dal MAXXI, “e ora sono vietate le feste, l’aggregazione fisica di persone, gli abbracci”. Tuttavia, in un’Italia sempre più inquieta, dell’azione dei musei sembra esserci gran bisogno. Ne è assolutamente convinto Paolo Giulierini, che ha rivoluzionato l’idea tradizionale di museo archeologico facendo del MANN un luogo di produzione culturale pienamente contemporanea: una fucina di idee, pratiche e contenuti di respiro internazionale, che tuttavia non rifugge dall’impegno sociale nei quartieri difficili del centro di Napoli, non esitando a usare i fumetti o i videogame per parlare a nuove fasce di pubblico.
In quella che tutti i presenti sono d’accordo nel definire “una crisi epocale”, la riapertura sembra essere foriera di importanti trasformazioni. “È necessario essere ottimisti ma pragmatici”, sostiene da Venezia Mattia Agnetti, portando l’attenzione sull’ineludibile questione economica. Se in America anche i musei più ricchi hanno scelto la strada dei licenziamenti, in Italia ha prevalso la responsabilità verso chi lavora quotidianamente all’interno delle istituzioni culturali. Con il contingentamento dei visitatori e il calo dei flussi turistici, tuttavia, la diminuzione delle revenue da bigliettazione si preannuncia senza precedenti. Come si potrà continuare a produrre mostre e iniziative culturali, a svolgere attività di ricerca, a garantire il pagamento degli stipendi e delle spese ordinarie? Ciascun museo sta mettendo a punto una ricetta tagliata sulle proprie caratteristiche.
Ma su una cosa - da Giulierini a Barrera, da Karadjov ad Agnetti - sembrano essere tutti d’accordo: le difficoltà del post Covid non devono essere interpretate come una crisi del sistema delle autonomie museali, come da qualche parte è stato paventato.
Il museo come hub culturale e casa delle comunità
Con il ridimensionamento degli ingressi turistici, la strada maestra sembra essere il potenziamento dei rapporti con le comunità di riferimento: il territorio, la città, il quartiere saranno sempre più gli interlocutori privilegiati dei musei, anche di quelli che fino ad ora si sono confrontati prevalentemente con una frequentazione internazionale. Dai Musei di Brescia al MANN di Napoli, non sono pochi ad aver già intrapreso questo percorso. L’obiettivo oggi è essere ancora più incisivo e “ripensare il ruolo sociale del museo”, ha spiegato Barrera dal MAXXI. Coinvolgere gli anziani, i più giovani, le famiglie, con eventi su misura, aperture serali o summer camp come quelli in partenza a Brescia o a Venezia.
I Cavalieri del Castello di Brescia | Courtesy Brescia Musei
Tra i target del dopo Covid c’è anche la scuola. E qui si apre un mondo. Di fronte all’empasse in atto nel sistema scolastico, l’invito è pressoché unanime da Nord a Sud: se a settembre le aule non basteranno a garantire contemporaneamente diritto all’istruzione e sicurezza, i ragazzi potranno usufruire degli spazi museali per le attività canoniche o extracurriculari. Cresceranno inoltre le iniziative didattiche dei musei. A Brescia, racconta Karadjov, ci si è già attrezzati con i progetti Musei in classe - visite virtuali interattive - e Mostre in valigia, che porterà riproduzioni digitali delle opere d’arte e stampe 3D direttamente nelle aule scolastiche. Perché poi, a fronte degli immensi sforzi intrapresi dagli operatori museali per garantire la sicurezza all'interno dei propri spazi, il Ministero per la Pubblica Istruzione sconsigli le gite scolastiche al museo nei prossimi due anni, è un vero mistero, osserva ancora il direttore di Brescia Musei.
Oltrepassando antichi steccati, il museo sceglie poi l’osmosi con l’università: per condividere spazi, dati, esperienze, competenze, sviluppare progetti comuni e offrire ai ragazzi opportunità professionalizzanti finora rare. È il caso del MANN, che ha già attivato numerosi protocolli, e dei Musei Civici di Venezia, che si ispirano al mondo universitario con una proposta interessante: l’Erasmus per gli operatori museali. Insomma, il museo sarà sempre meno isolato e autosufficiente: la chiave è fare sistema. Secondo Paolo Giulierini il futuro del MANN è quello di farsi punto di riferimento dei tanti soggetti che a Napoli operano nel settore dei beni culturali - per visite guidate, custodia di siti, eventi e attività - offrendo coordinamento, contatti e occasioni di lavoro. I legami comunitari possono poi diventare ottime occasioni di fundraising. Succede nell’Alleanza per la Cultura siglata da Fondazione Brescia Musei con una quarantina di aziende ed enti: una formula innovativa di membership basata sulla condivisione di un programma triennale che, come nel caso delle celebrazioni per il ritorno della Vittoria Alata, intreccia strettamente patrimonio locale e un racconto universale.
Father&Son, Il videogame del MANN | Courtesy Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Occhio al portafoglio: dal digitale al fundraising innovativo
I numeri previsti per il 2020 “fanno paura”, sintetizza senza peli sulla lingua il segretario dei Musei Civici di Venezia Mattia Agnetti. La riduzione dei visitatori in molti casi potrebbe raggiungere l’80%, con ovvie ricadute sui ricavi. E nel 2021 il cammino sarà ancora in salita. Oltre ai finanziamenti governativi di cui non conosciamo ancora la distribuzione, dal MAXXI Barrera chiede interventi fiscali, misure adatte a favorire il mecenatismo privato e regole più snelle che permettano ai musei di muoversi in modo semplice ed efficace. Nel frattempo una delle strade da percorrere sarà quella il taglio dei costi. Come bilanciare la necessità di tornare ad attrarre il pubblico con i minori fondi disponibili per progetti espositivi, ricerca, restauri, personale e servizi? Un ridimensionamento generale sembra inevitabile. Se grandi mostre e prestiti onerosi saranno rimandati a tempi migliori, si andrà probabilmente verso la valorizzazione delle eccellenze delle collezioni e la riscoperta dei depositi. L’offerta dovrà essere il più possibile accattivante, ma anche economica: è il caso delle visite a porte chiuse in programma ai Musei Civici di Venezia, che coniugheranno un’esperienza esclusiva con una minore necessità di personale. E poi via libera alle forme di finanziamento più innovative: dal fundraising orizzontale inaugurato da Karadjov con l’Alleanza per la Cultura alla vendita di prodotti e contenuti digitali. è il caso del MANN, che il prossimo autunno renderà disponibile online il sequel del fortunato videogame Father&Son: sarà possibile scaricarlo per soli 30 centesimi, ma i 4 milioni di download della prima edizione fanno ben sperare.
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• Il futuro è phygital. I musei e la sfida del digitale
• Palazzo dei Diamanti ricomincia da Banksy
• Raffaello: pronti a riaprire
• Guido Guerzoni: ripartire dai depositi e dalle collezioni per portare un nuovo museo ai visitatori
Sanificazione, distanziamento e ingressi contingentati sono soltanto le sfide più immediate che i musei dovranno affrontare alla riapertura. Dal fundraising all’identità stessa delle istituzioni museali, sono tante le questioni all’ordine del giorno. I protagonisti della scena museale italiana ne hanno discusso in diretta Youtube venerdì 29 maggio al convegno Musei in tempo di Covid 19: nuovi scenari e modelli di gestione, organizzato dall’Università di Padova sotto l’egida del Mibact. Presenti il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli Paolo Giulierini, il direttore di Palazzo Strozzi di Firenze Arturo Galansino, il direttore di Fondazione Musei Civici di Brescia Stefano Karadjov, il segretario organizzativo dei Musei Civici di Venezia Mattia Agnetti, il segretario generale della Fondazione MAXXI di Roma Pietro Barrera e la presidente del CAM di Padova Giuliana Tommasella.
Tomás Saraceno. Aria, Palazzo Strozzi, Firenze, Dal 1° giugno al 1° novemvìbre 2020 | Courtesy Palazzo Strozzi
Gli scenari di una metamorfosi: come fare di necessità virtù
Come fare museo dopo l’emergenza? Dai grandi attrattori delle città d’arte ai musei piccoli e medi della provincia italiana, quasi tutti saranno costretti a fronteggiare una drastica riduzione dei ricavi, in particolare di quelli legati al turismo. Anche per chi non ha dimenticato il pubblico locale si prospettano nuovi paradossi: “Per anni abbiamo lavorato sul museo come luogo di socialità”, ha spiegato Barrera dal MAXXI, “e ora sono vietate le feste, l’aggregazione fisica di persone, gli abbracci”. Tuttavia, in un’Italia sempre più inquieta, dell’azione dei musei sembra esserci gran bisogno. Ne è assolutamente convinto Paolo Giulierini, che ha rivoluzionato l’idea tradizionale di museo archeologico facendo del MANN un luogo di produzione culturale pienamente contemporanea: una fucina di idee, pratiche e contenuti di respiro internazionale, che tuttavia non rifugge dall’impegno sociale nei quartieri difficili del centro di Napoli, non esitando a usare i fumetti o i videogame per parlare a nuove fasce di pubblico.
In quella che tutti i presenti sono d’accordo nel definire “una crisi epocale”, la riapertura sembra essere foriera di importanti trasformazioni. “È necessario essere ottimisti ma pragmatici”, sostiene da Venezia Mattia Agnetti, portando l’attenzione sull’ineludibile questione economica. Se in America anche i musei più ricchi hanno scelto la strada dei licenziamenti, in Italia ha prevalso la responsabilità verso chi lavora quotidianamente all’interno delle istituzioni culturali. Con il contingentamento dei visitatori e il calo dei flussi turistici, tuttavia, la diminuzione delle revenue da bigliettazione si preannuncia senza precedenti. Come si potrà continuare a produrre mostre e iniziative culturali, a svolgere attività di ricerca, a garantire il pagamento degli stipendi e delle spese ordinarie? Ciascun museo sta mettendo a punto una ricetta tagliata sulle proprie caratteristiche.
Ma su una cosa - da Giulierini a Barrera, da Karadjov ad Agnetti - sembrano essere tutti d’accordo: le difficoltà del post Covid non devono essere interpretate come una crisi del sistema delle autonomie museali, come da qualche parte è stato paventato.
Il museo come hub culturale e casa delle comunità
Con il ridimensionamento degli ingressi turistici, la strada maestra sembra essere il potenziamento dei rapporti con le comunità di riferimento: il territorio, la città, il quartiere saranno sempre più gli interlocutori privilegiati dei musei, anche di quelli che fino ad ora si sono confrontati prevalentemente con una frequentazione internazionale. Dai Musei di Brescia al MANN di Napoli, non sono pochi ad aver già intrapreso questo percorso. L’obiettivo oggi è essere ancora più incisivo e “ripensare il ruolo sociale del museo”, ha spiegato Barrera dal MAXXI. Coinvolgere gli anziani, i più giovani, le famiglie, con eventi su misura, aperture serali o summer camp come quelli in partenza a Brescia o a Venezia.
I Cavalieri del Castello di Brescia | Courtesy Brescia Musei
Tra i target del dopo Covid c’è anche la scuola. E qui si apre un mondo. Di fronte all’empasse in atto nel sistema scolastico, l’invito è pressoché unanime da Nord a Sud: se a settembre le aule non basteranno a garantire contemporaneamente diritto all’istruzione e sicurezza, i ragazzi potranno usufruire degli spazi museali per le attività canoniche o extracurriculari. Cresceranno inoltre le iniziative didattiche dei musei. A Brescia, racconta Karadjov, ci si è già attrezzati con i progetti Musei in classe - visite virtuali interattive - e Mostre in valigia, che porterà riproduzioni digitali delle opere d’arte e stampe 3D direttamente nelle aule scolastiche. Perché poi, a fronte degli immensi sforzi intrapresi dagli operatori museali per garantire la sicurezza all'interno dei propri spazi, il Ministero per la Pubblica Istruzione sconsigli le gite scolastiche al museo nei prossimi due anni, è un vero mistero, osserva ancora il direttore di Brescia Musei.
Oltrepassando antichi steccati, il museo sceglie poi l’osmosi con l’università: per condividere spazi, dati, esperienze, competenze, sviluppare progetti comuni e offrire ai ragazzi opportunità professionalizzanti finora rare. È il caso del MANN, che ha già attivato numerosi protocolli, e dei Musei Civici di Venezia, che si ispirano al mondo universitario con una proposta interessante: l’Erasmus per gli operatori museali. Insomma, il museo sarà sempre meno isolato e autosufficiente: la chiave è fare sistema. Secondo Paolo Giulierini il futuro del MANN è quello di farsi punto di riferimento dei tanti soggetti che a Napoli operano nel settore dei beni culturali - per visite guidate, custodia di siti, eventi e attività - offrendo coordinamento, contatti e occasioni di lavoro. I legami comunitari possono poi diventare ottime occasioni di fundraising. Succede nell’Alleanza per la Cultura siglata da Fondazione Brescia Musei con una quarantina di aziende ed enti: una formula innovativa di membership basata sulla condivisione di un programma triennale che, come nel caso delle celebrazioni per il ritorno della Vittoria Alata, intreccia strettamente patrimonio locale e un racconto universale.
Father&Son, Il videogame del MANN | Courtesy Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Occhio al portafoglio: dal digitale al fundraising innovativo
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