Un equilibrio possibile

Signatures of the Invisible
 

26/02/2004

Durante la presentazione alla stampa di “Signatures of invisible”, tenutasi a Roma lo scorso 6 settembre, è stato possibile incontrare e conoscere Ken McMullen, ideatore e curatore del progetto che ha dato vita alla mostra dedicata alla possibilità di scambio tra il linguaggio artistico e quello scientifico. McMullen, oltre ad essere professore alla School of Media del London College of Printing, è apprezzato in tutto il mondo come artista e regista indipendente. Già negli anni settanta è stato uno dei direttori dell’Artists Placement Group, organizzazione che lavorava con industriali, scienziati e alti funzionari a riprova delle possibili, o meglio fondamentali, collaborazioni fra il mondo dell’arte e delle scienze applicate alle nuove tecnologie. Ma è proprio con il progetto di “Signatures of invisible” che McMullen ha raggiunto il traguardo di far lavorare a stretto contatto scienziati ed artisti: grazie alla collaborazione fra il CERN ed il London Institute le ragioni della fisica nucleare sono entrate nel cuore di opere di artisti contemporanei di fama mondiale. Abbiamo domandato allora a McMullen: sono stati più gli artisti ad avvicinarsi al linguaggio scientifico o viceversa? K.M.M."Ciascuno rappresentava un caso a se stante. Certo esistevano problemi di comunicabilità fra la schiera degli artisti e quella degli scienziati, anche per la diversa metodologia dei due ambiti, ma con una buona dose di umiltà da ambo le parti il problema è stato risolto egregiamente. Non solo, ritengo che dopo questa esperienza tutti e due i campi si siano arricchiti." Nell’ideazione del progetto “Signatures of invisible” quanto ha avuto rilevanza l’apporto dei singoli elementi e quanto quello di una collettività, in questo caso composta da scienziati e artisti? K.M.M."Quest’esposizione ha avuto luogo a partire da un’idea, un’idea generale che andava oltre gli intenti delle singole persone." Qualche secolo fa, Religione e Chiesa incatenavano il progresso della scienza e di riflesso anche l’arte subiva la stessa censura sui temi che andava trattando. Oggi è ancora così? Voi artisti avete avuto la consapevolezza di essere più liberi nel vostro approccio al mondo della scienza rispetto al passato? K.M.M."Oggi la religione esiste ancora, ma la religione mondiale porta il nome dei “media”, dello star system, della pubblicità... e tutto ciò ha lo stesso impatto sul mondo dell’arte, come in passato lo avevano i Tribunali dell’Inquisizione. Nel rapporto fra scienza e religione invece le modificazioni sono state notevoli, forse proprio a reazione di quei tentativi di censura che gli scienziati hanno dovuto subire secoli addietro." Quali nuovi impulsi può fornire questa mostra a campi del sapere come la scienza e l’arte? K.M.M."Sicuramente questa mostra dà impulso alle due discipline che ha fatto incontrare; queste potrebbero in futuro allontanarsi sempre più e fragmentarsi, come pure avviarsi verso un processo di unificazione." Queste sono state le preziose risposte che il curatore della mostra ci ha fornito, ma ci teniamo a concludere questo incontro con una considerazione dello stesso McMullen: ”domandate ad un fisico cosa rappresenta per lui il colore: vi dirà che è un fenomeno legato alla temperatura mentre per un artista è soprattutto una sensazione visiva. È questa differenza di punto di vista che rende il progetto di "Signatures of invisible" interessante”.

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