Tra gli eventi di punta del programma culturale di Expo
I 28 uomini illustri si riuniscono ad Urbino
In foto: Ritratto di Platone. "Lo Studiolo del Duca. Il ritorno degli Uomini Illustri alla Corte di Urbino" dal 12 marzo al 4 luglio presso la Galleria Nazionale delle Marche.
Ludovica Sanfelice
10/03/2015
Pesaro e Urbino - In una circostanza che non conosce precedenti negli ultimi quattrocento anni, i 28 quadri ad olio degli "uomini illustri", che completavano il fregio originale su due registri dello studiolo intarsiato del Duca Federico di Urbino e che vennero in seguito smembrati in parti uguali tra il Museo del Louvre e la Galleria Nazionale delle Marche, si riuniscono dal 12 marzo al 4 luglio nella saletta di Palazzo Ducale per l’esposizione “Lo Studiolo del Duca. Il ritorno degli Uomini Illustri alla Corte di Urbino”, dando corpo ad uno degli eventi di punta del calendario artistico e culturale nell’anno dell’Expo.
I ritratti realizzati da artisti fiamminghi e italiani tra il 1473 e il 1476 circa, furono concepiti con un punto di vista leggermente ribassato e con uno sfondo unificato che grazie alla prospettiva generava l'effetto di una galleria. Non esiste quindi collocazione migliore di questo microcosmo intellettuale per pareggiare l’effetto complessivo che i poeti, i pensatori, i filosofi e gli eruditi raffigurati nei dipinti e scelti dal Duca come fonti d'ispirazione e guide, dovevano sprigionare nella mente di Federico da Montefeltro che si ritirava in questa saletta privata in pensosa solitudine e qui "dialogava" con la grandezza di Platone, di Tolomeo, di Aristotele e Sant’Agostino, di Seneca, Virgilio e Cicerone, di Mosè, Salomone e San Tommaso d’Aquino, di Ippocrate, di Dante e di Petrarca.
In seguito alla razzia operata dal Cardinale Antonio Barberini, alle compicate questioni ereditarie e ad una bancarotta, la metà dei ritratti fu acquisita da Napoleone III ed è per questo attualmente custodita al Louvre che ha collaborato alla straordinaria ricomposizione temporanea dello studiolo rinascimentale, esempio raro di locus organicamente concepito per il nutrimento dell'intelletto, offrendo all’ambiente scientifico importanti opportunità di studio e riflessione, e al pubblico l’esperienza di immergersi nel clima culturale nella corte urbinate.
I ritratti realizzati da artisti fiamminghi e italiani tra il 1473 e il 1476 circa, furono concepiti con un punto di vista leggermente ribassato e con uno sfondo unificato che grazie alla prospettiva generava l'effetto di una galleria. Non esiste quindi collocazione migliore di questo microcosmo intellettuale per pareggiare l’effetto complessivo che i poeti, i pensatori, i filosofi e gli eruditi raffigurati nei dipinti e scelti dal Duca come fonti d'ispirazione e guide, dovevano sprigionare nella mente di Federico da Montefeltro che si ritirava in questa saletta privata in pensosa solitudine e qui "dialogava" con la grandezza di Platone, di Tolomeo, di Aristotele e Sant’Agostino, di Seneca, Virgilio e Cicerone, di Mosè, Salomone e San Tommaso d’Aquino, di Ippocrate, di Dante e di Petrarca.
In seguito alla razzia operata dal Cardinale Antonio Barberini, alle compicate questioni ereditarie e ad una bancarotta, la metà dei ritratti fu acquisita da Napoleone III ed è per questo attualmente custodita al Louvre che ha collaborato alla straordinaria ricomposizione temporanea dello studiolo rinascimentale, esempio raro di locus organicamente concepito per il nutrimento dell'intelletto, offrendo all’ambiente scientifico importanti opportunità di studio e riflessione, e al pubblico l’esperienza di immergersi nel clima culturale nella corte urbinate.
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