Una mostra documentaria tra le iniziative dell’istituto per il 2022

Le Korai di Medma stampate in 3D "rivivono" all'École française de Rome

Allestimento della mostra Le korai di Medma tra noi. Gli ex voto di un santuario greco restituiti tramite fotomodellazione | Courtesy École française de Rome
 

Samantha De Martin

23/02/2022

Roma - Simili a testimoni involontari, volti di donna dalle acconciature alla moda, corpi femminili avvolti da ricchi drappeggi, busti ornati di diademi o accompagnati da galli, pantere, figure alate rivivono sotto una nuova pelle.
Sono le korai (statuette femminili in terracotta) dell’antica città magno-greca di Medma, l’attuale Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, protagoniste a Roma di una piccola ma interessante mostra documentaria in programma dal 24 febbraio al 9 aprile nella sede dell’École française de Rome di piazza Navona e all’Accademia d’Ungheria. Fil rouge dei due percorsi un focus sugli ex voto del santuario di località Calderazzo, uno dei maggiori contesti votivi della Magna Grecia, restituiti tramite fotomodellazione.
La mostra non espone i reperti originali, ma mira a far conoscere al pubblico un aspetto metodologico - la digitalizzazione e fotomodellazione in 3D - di un lungimirante progetto scientifico ancora in corso, gestito dal Centro di Ricerche sulle Colonie Locresi (CerCoLoc) e sostenuto dall’École française de Rome, dall’Università Cattolica Péter Pázmány e dall’Accademia dei Lincei, in collaborazione con il Laboratorio SuMMA dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, con la Soprintendenza ABAP di Reggio Calabria e Vibo Valentia e con il Museo Nazionale di Reggio Calabria.


Allestimento della mostra Le korai di Medma tra noi. Gli ex voto di un santuario greco restituiti tramite fotomodellazione | Courtesy École française de Rome

L’obiettivo è la pubblicazione sistematica del materiale degli scavi di Paolo Orsi di contrada Calderazzo a partire dalle statuette votive in terracotta della “grande favissa”, l’enorme “fossa votiva” che ha restituito offerte e oggetti di culto sepolti nell’antichità (il gruppo più importante venne sepolto intorno al 450 a.C.).
Nel 1914 Orsi presentava al pubblico il primo studio comprensivo dedicato alle statuette in terracotta rinvenute nel territorio dell’antica Medma. Le statuette, le protomi, i grandi busti, raffinate testimonianze di un originale gusto plastico, strettamente connesso alla cultura visiva greca del tardo arcaismo e del periodo classico, hanno affascinato per anni i musei del mondo con la loro varietà e con uno stile coerente con la trasformazione delle tendenze dell’arte greca.
Mancava però, e manca tuttora, uno studio basato sulla documentazione esaustiva dei complessi archeologici che ne rappresentano il contesto. Lo sviluppo della cittadina moderna ha infatti molto modificato la topografia dei luoghi, rendendo inaccessibili molte aree che un secolo fa sarebbero state ancora fruibili per la ricerca archeologica.

Le korai di Medma al centro di una mostra documentaria
Grazie all’École française de Rome e all’Accademia d’Ungheria le antiche terracotte di Medma saranno al centro della mostra documentaria dal titolo Le korai di Medma tra noi. Gli ex voto di un santuario greco restituiti tramite fotomodellazione, a cura di Ágnes Bencze, dell’Università Cattolica Péter Pázmány di Budapest, e del professore Franco Prampolini dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. L’École française de Rome, nella sua sede di piazza Navona 62, esporrà dieci riproduzioni di statuette di Medma, ottenute tramite stampa in 3D dei modelli digitali in scala 1:1 e una trentina di fotoriproduzioni. Pannelli esplicativi consentiranno di compiere un viaggio all’interno del santuario dell’antica Medma, ripercorrendo la storia degli scavi, dalla scoperta a oggi, illustrando i problemi legati allo studio di una produzione coroplastica votiva greca. Una video-animazione ricostruirà un’opera perduta, la “Penelope ideale”, mentre ne sapremo di più sul Museo Archeologico di Medma-Rosarno con la sua esposizione permanente suddivisa in tre sezioni, recentemente arricchita di un percorso tattile per non vedenti.


Alcuni reperti della collezione del Museo Archeologico di Medma-Rosarno

Nell’atrio di Palazzo Falconieri, in via Giulia, sede dell’Accademia d’Ungheria, troverà invece posto una riproduzione di testa di statuetta di Medma, mentre al primo piano seguirà un approfondimento sulla tecnica della fotomodellazione 3D e sulle fotoriproduzioni.

Dalla ricerca alla didattica, l'utilità dei "reperti digitali"
I rilievi in mostra sono stati realizzati con tecniche di fotomodellazione analitica. Questo metodo si basa sulla capacità di software di ricostruire l’orientamento spaziale di un oggetto per ricavarne un modello tridimensionale capace di restituire gli oggetti con altissimi livelli di qualità. Questi modelli digitali così accurati facilitano le operazioni di catalogazione, consentono di esplorare dimensionalmente i reperti "autentici" misurando le superfici, gli spessori, le eventuali lacune al fine di realizzare interventi di ripristino in sede di allestimento. Inoltre i reperti digitali possono essere utilizzati per simulare un restauro virtuale, permettendo di soffermarsi sui minimi dettagli che sarebbe talvolta impossibile cogliere dal vero.
Una volta stampato in negativo, il modello permette di realizzare veri e propri calchi, se vogliamo matrici moderne, senza la necessità di toccare fisicamente i reperti, a vantaggio della sicurezza. Il loro ampio campo di applicazione coinvolge la ricerca, la didattica per bambini, la tutela in ambito forense fino alle applicazioni più avanzate per non vedenti e ipovedenti .


 Allestimento della mostra Le korai di Medma tra noi. Gli ex voto di un santuario greco restituiti tramite fotomodellazione | Courtesy École française de Rome

Dalle Korai di Medma a Vulci, l’impegno dell’École française per l’arte
In attesa del corposo calendario di appuntamenti e mostre volte a celebrare, nel 2025, i 150 anni dalla sua fondazione, nel 1875, l’École française de Rome snocciola alcune iniziative per il 2022.

“Per il 2022 - annuncia la direttrice Brigitte Marin - abbiamo previsto una serie di manifestazioni che testimoniano la presenza dell’École ben oltre il mondo accademico, che rappresentano una grande opportunità di arricchire lo scenario culturale a Roma. La collocazione dell’École a Roma le consente di sviluppare dei rapporti con un gran numero di istituzioni accademiche straniere all'interno dell'Unione degli Istituti di Archeologia, Storia e Storia dell'Arte. Auspico che l'orizzonte si allarghi nei prossimi mesi".

Dal 26 maggio la mostra Vulci, il patrimonio disperso e ritrovato, al museo delle Antichità Etrusche e Italiche della Sapienza Università di Roma, a cura di Christian Mazet, dedicherà un approfondimento all’antica città etrusca.

Dal 27 gennaio al 7 giugno si svolgerà invece un seminario sugli archivi del pontificato di Pio XII, mentre proseguirà il progetto franco-italiano (Porta Nocera) su una delle necropoli romane di Pompei, inaugurando un nuovo modo di scrivere la storia con l’archeologia. È invece tuttora in corso un intervento sulla galleria dei Carracci di Palazzo Farnese.

La ricerca programmata per i prossimi cinque anni, 2022-2026, è organizzata insomma intorno alle diverse discipline da sempre al centro del raggio d’azione dell’istituto - l’archeologia, la storia, la storia dell’arte, le scienze sociale - e ha per fulcro un'intensa politica di partenariato con istituzioni universitarie e laboratori di ricerca.


La biblioteca dell'École française de Rome a Palazzo Farnese | Courtesy École française de Rome 

Palazzo Farnese riapre le sue porte al pubblico

Dalla fine del 2021 Palazzo Farnese, una delle due sedi dell’École française de Rome, ha riaperto le sue porte ai visitatori. Per scoprire il patrimonio del palazzo legato all’École basterà prenotare le visite guidate sul sito.
La visita guidata del venerdì sera accompagnerà gli ospiti alla scoperta della straordinaria biblioteca dell'École, con i suoi oltre 211mila volumi. Il percorso includerà anche la Loggia concepita dal Vignola tra il 1569 e il 1573 e terminata da Giacomo della Porta, ultimo architetto del palazzo.

Passeggiata nell'area archeologica dello Stadio di Domiziano
Dal 1975 l’École française occupa una seconda sede in Piazza Navona, che ospita anche il laboratorio archeologico. Grazie a una convenzione stipulata con la concessionaria dell’Area Archeologica Stadio di Domiziano il pubblico avrà l’opportunità di effettuare una visita guidata nell’area archeologica dello stadio, il primo e unico esempio di stadio in muratura, costruito nel Campo Marzio tra l’85-86 d.C. per accogliere principalmente le gare di atletica.
I sue resti insistono infatti proprio sotto la sede dell'istituto, a Piazza Navona, studiata e valorizzata tra il 2006 e il 2010 nell’ambito del progetto dedicato alla sua lunga storia, da Domiziano al mercatino della Befana.


I sotterranei dello Stadio di Domiziano | Courtesy École française de Rome