Nelle sale espositive di Palazzo Caffarelli fino al 3 novembre
Luca Signorelli per la prima volta a Roma tra oblio e riscoperte
Luca Signorelli, Pia donna in pianto, 1504-1505, Frammento del Compianto sul Cristo, Già nella Chiesa di Sant’Agostino a Matelica, (Pala Matelica), Olio su tavola, 24 x 27 cm, Bologna, Collezioni Comunali d’Arte
Samantha De Martin
26/07/2019
Roma - "Fu ne’ suoi tempi tenuto in Italia tanto famoso e l’opere sue in tanto pregio, quanto nessun altro in qualsivoglia tempo sia stato già mai".
Scriveva così Giorgio Vasari del cortonese Luca Signorelli, uno dei più grandi protagonisti del Rinascimento italiano, la cui altissima parabola pittorica fu presto ottenebrata da Michelangelo e Raffaello che al Maestro di Cortona si ispirarono per raggiungere quell’insuperabile vertice della pittura riconosciuto anche dai contemporanei.
Eppure, nonostante avesse realizzato per la Cappella Sistina l’affresco con il Testamento e morte di Mosè eseguito nel 1482, Signorelli a Roma non ottenne quello stesso riconoscimento che gli fu tributato in Umbria, nelle Marche, nella sua Toscana. Quella stessa Roma, ingenerosa con lui, ma grazie alla quale sviluppò quel personale linguaggio pittorico che caratterizzò sia la sua produzione giovanile sia quella matura, con la «perfetta fusione tra civiltà classica e cristiana», gli dedica una mostra che si potrà visitare fino al 3 novembre.

Per la prima volta, la città dei papi ospita, a Palazzo Caffarelli, una sessantina di opere di grande prestigio provenienti da collezioni italiane e straniere, molte delle quali esposte nella capitale per la prima volta. Dallo studio delle antichità nella città pontificia, ma anche dai nudi maschili, Signorelli sviluppò un particolare repertorio tipologico e quella varietà di pose che rivivono con dinamismo, animazione e grazia nei protagonisti dei suoi dipinti.
L’obiettivo del percorso è quello di far luce sul contesto storico che caratterizzò il primo soggiorno romano dell’artista offrendo un nuovo punto di vista sul legame con la città eterna.
Attraverso le sette sezioni che scandiscono l’itinerario, il visitatore sarà accompagnato nella Roma di papa Sisto IV, fra le antichità capitoline, tra monumenti, vestigia cristiane e classiche, dal Martirio di San Sebastiano della Pinacoteca Comunale di Città di Castello al Tondo di Monaco a alla Pala di Arcevia.
Il percorso prosegue all’interno della Cappella Nova di Orvieto, ricostruita attraverso un gioco di riproduzioni retroilluminate, per giungere davanti alla delicata Vergine col Bambino del Metropolitan Museum of Art di New York. Seguono le sezioni dedicate al soggiorno di Signorelli a Roma sotto papa Leone X e ai rapporti dell’artista con Bramante e Michelangelo.
La riscoperta del maestro nell’arte tra Otto e Novecento, ma anche nella letteratura e nel mercato antiquario, con la Flagellazione (Galleria Giorgio Franchetti alla Ca' d'Oro, Venezia) e la Madonna col Bambino fra quattro santi e angeli del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, chiudono il percorso.
Solo nel 1816 Roma riconoscerà a Signorelli un posto d’onore, collocando il suo busto ritratto nel Pantheon, mentre tra Otto e Novecento le sue opere, fortemente ricercate dal mercato antiquario, cominceranno a fluttuare - talvolta smembrate e decontestualizzarle - nelle mani dei grandi mercanti d’arte che riforniranno di lavori di Signorelli le case museo dei grandi magnati americani.
Leggi anche:
• Luca Signorelli e Roma. Oblio e riscoperte
• FOTO - Luca Signorelli e Roma: Le alterne fortune di un Maestro dimenticato
Scriveva così Giorgio Vasari del cortonese Luca Signorelli, uno dei più grandi protagonisti del Rinascimento italiano, la cui altissima parabola pittorica fu presto ottenebrata da Michelangelo e Raffaello che al Maestro di Cortona si ispirarono per raggiungere quell’insuperabile vertice della pittura riconosciuto anche dai contemporanei.
Eppure, nonostante avesse realizzato per la Cappella Sistina l’affresco con il Testamento e morte di Mosè eseguito nel 1482, Signorelli a Roma non ottenne quello stesso riconoscimento che gli fu tributato in Umbria, nelle Marche, nella sua Toscana. Quella stessa Roma, ingenerosa con lui, ma grazie alla quale sviluppò quel personale linguaggio pittorico che caratterizzò sia la sua produzione giovanile sia quella matura, con la «perfetta fusione tra civiltà classica e cristiana», gli dedica una mostra che si potrà visitare fino al 3 novembre.

Per la prima volta, la città dei papi ospita, a Palazzo Caffarelli, una sessantina di opere di grande prestigio provenienti da collezioni italiane e straniere, molte delle quali esposte nella capitale per la prima volta. Dallo studio delle antichità nella città pontificia, ma anche dai nudi maschili, Signorelli sviluppò un particolare repertorio tipologico e quella varietà di pose che rivivono con dinamismo, animazione e grazia nei protagonisti dei suoi dipinti.
L’obiettivo del percorso è quello di far luce sul contesto storico che caratterizzò il primo soggiorno romano dell’artista offrendo un nuovo punto di vista sul legame con la città eterna.
Attraverso le sette sezioni che scandiscono l’itinerario, il visitatore sarà accompagnato nella Roma di papa Sisto IV, fra le antichità capitoline, tra monumenti, vestigia cristiane e classiche, dal Martirio di San Sebastiano della Pinacoteca Comunale di Città di Castello al Tondo di Monaco a alla Pala di Arcevia.
Il percorso prosegue all’interno della Cappella Nova di Orvieto, ricostruita attraverso un gioco di riproduzioni retroilluminate, per giungere davanti alla delicata Vergine col Bambino del Metropolitan Museum of Art di New York. Seguono le sezioni dedicate al soggiorno di Signorelli a Roma sotto papa Leone X e ai rapporti dell’artista con Bramante e Michelangelo.
La riscoperta del maestro nell’arte tra Otto e Novecento, ma anche nella letteratura e nel mercato antiquario, con la Flagellazione (Galleria Giorgio Franchetti alla Ca' d'Oro, Venezia) e la Madonna col Bambino fra quattro santi e angeli del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, chiudono il percorso.
Solo nel 1816 Roma riconoscerà a Signorelli un posto d’onore, collocando il suo busto ritratto nel Pantheon, mentre tra Otto e Novecento le sue opere, fortemente ricercate dal mercato antiquario, cominceranno a fluttuare - talvolta smembrate e decontestualizzarle - nelle mani dei grandi mercanti d’arte che riforniranno di lavori di Signorelli le case museo dei grandi magnati americani.
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