Alle Terme di Diocleziano, sede del Museo Nazionale Romano

Nel Chiostro di Michelangelo antico e contemporaneo a confronto con l' "ottava testa" di Elisabetta Benassi

L'opera site-specific Camelopardalis (testa di Michelangelo), 2024 di Elisabetta Benassi nel Chiostro di Michelangelo presso le Terme di Diocleziano, sede del Museo Nazionale Romano
 

Samantha De Martin

11/06/2024

Roma - Il cranio di una giraffa in bronzo patinato, adagiato su uno sgabello modernista da architetto, sorride al Chiostro di Michelangelo accendendo una riflessione sul tempo che passa e risvegliando quel dialogo tra antico e contemporaneo ormai di casa tra gli spazi al Museo Nazionale Romano.
Attorno a questa scultura, la più recente in ordine di tempo, sette monumentali teste zoomorfe in marmo riproducono animali diversi. Il cavallo, i due tori e il dromedario, risalenti al II secolo d.C. provengono dagli scavi cinquecenteschi che interessarono l’area della Colonna Traiana, mentre l’ariete, l’elefante e il rinoceronte, quest’ultimo ispirato a un disegno di Albrecht Dürer, furono realizzati da artisti di fine Cinquecento e completano il gruppo scultoreo in un’allusione all’universo rinascimentale e alla sua espansione a seguito delle grandi esplorazioni.
A partire dal 10 giugno negli spazi del Chiostro di Michelangelo, inaugurato nel 1565 all’interno delle Terme di Diocleziano, oggi sede del Museo Nazionale Romano, la serie marmorea integrata con la costruzione di un’ottava colonna, finora rimasta vuota, si arricchisce di un nuovo ospite. Si tratta dell’opera site-specific Camelopardalis (testa di Michelangelo), 2024 realizzata da Elisabetta Benassi che sarà donata al Museo Nazionale Romano.
L’artista romana è stata scelta per la realizzazione dell’opera d’arte contemporanea inedita appositamente concepita per il progetto “L’ottava testa”. L’iniziativa è stata promossa dall’Associazione Mecenati Roman Heritage, presieduta da Ugo Pierucci e dal Museo Nazionale Romano diretto da Stéphane Verger.


L'opera site-specific Camelopardalis (testa di Michelangelo), 2024 di Elisabetta Benassi nel Chiostro di Michelangelo presso le Terme di Diocleziano, sede del Museo Nazionale Romano

L’ottavo pilastro, presente nel cortile per motivi di simmetria, ma mai completato, diventa così il supporto per una figura che pone in dialogo l’antico con le sperimentazioni dell’arte contemporanea. Alle sette teste preesistenti, restituite alla bellezza originale attraverso un intervento di pulitura realizzato con metodi basati sull’uso di biocidi naturali e olii essenziali, si affianca dunque un’opera di arte contemporanea, a completamento dell’intervento di restauro nel grande Chiostro di Michelangelo della Certosa di Santa Maria degli Angeli.

“Questo luogo è particolare - spiega Elisabetta Benassi - e in un posto così denso l’idea era quella di riuscire a trovare un simbolo che fosse anche ironico. Così ho pensato a questo cranio di giraffa che ride, adagiato su uno sgabello modernista da architetto, come fosse il collo dell’animale. Il cranio sembra quasi ridere di noi, oltre la morte”.

L’impegno dell’Associazione Mecenati Roman Heritage per Roma
Nata nel 2013 come associazione privata senza scopo di lucro da un gruppo di collezionisti e appassionati d’arte, l’Associazione Mecenati Roman Heritage si propone di migliorare e restaurare le opere nella città eterna, avendo a cuore le chiese, i musei, i monumenti, gli scavi di antichità e i giardini storici.
L’Associazione svolge e sostiene attività di studio, ricerca scientifica e documentaria, realizza progetti di recupero e restauro con l’impegno di responsabilizzare e coinvolgere i privati in una logica moderna di cooperazione con il
pubblico.

“Nel corso degli ultimi dieci anni - spiega il presidente Ugo Pierucci - l’associazione ha realizzato diversi interventi grazie a un costante dialogo tra privato e istituzionale. Il primo è stato un intervento di ricostruzione del giardino segreto della Galleria Borghese, seguito dal restauro del Pugile a riposo e del Principe ellenistico a Palazzo Massimo, e ancora dal restauro degli altari del Bernini a Santa Maria del Popolo con le due pale d’altare di Morandi e di Bernardino Mei. Notevole anche l’intervento di restauro, studio e ricerca che ha permesso le definitiva attribuzione a Raffaello del Putto reggifestone dell’Accademia di San Luca. Questo intervento alle Terme di Diocleziano si è invece sviluppato in due fasi: la prima ha assistito al restauro delle sette teste zoomorfe nel chiostro, mentre la seconda si è svolta mediante un concorso indetto per l’esecuzione di un’ottava opera che potesse occupare il basamento vuoto da sempre”.


Il Chiostro di Michelangelo presso le Terme di Diocleziano, sede del Museo Nazionale Romano

L’opera di Benassi è stata scelta dal comitato scientifico del progetto, composto da Maite Bulgari, tra i fondatori di Mecenati Roman Heritage, Damiana Leoni, contemporary art consultant, Massimo Osanna, direttore generale Musei presso il Ministero della Cultura, il curatore e critico d'arte Ludovico Pratesi e Stéphane Verger, direttore del Museo Nazionale Romano.

Il contemporaneo per risvegliare i luoghi del passato
“L’arte contemporanea è molto presente al Museo Nazionale Romano anche nelle altre sedi - commenta Stéphane Verger - e la stessa Elisabetta Benassi ha anche realizzato un’opera, Empire, per la Crypta Balbi. Altri lavori sono stati acquistati dal Museo Nazionale Romano e non dimentichiamo le grandi mostre di Ai Weiwei e Francesco Vezzoli. L’arte contemporanea permette di risvegliare i luoghi, gli spazi come questo Chiostro di Michelangelo che è una sorta di isola di cultura al centro di Roma. Questo vuole anche essere un contributo alla riqualificazione della zona che, soprattutto in vista del Giubileo, si avvia a diventare un polo culturale e di creazione artistica. Alcune delle sette teste monumentali raffiguravano il mondo all’epoca di Traiano , come ad esempio il cammello, simbolo della rabbia, mentre nel Cinquecento a queste si sono aggiunte altre due teste rinascimentali. In questo Chiostro abbiamo pertanto la presenza di un mondo antico e di un universo rinascimentale. L’idea dell’opera che si inserisce in questa serie è quella di proporre adesso il mondo attuale, contemporaneo”.

Da complesso termale a granaio
Costruito in soli sette anni, tra il 298 e il 306 d.C., il complesso delle Terme di Diocleziano fu strutturato secondo lo schema consueto delle grandi terme imperiali, con le sale principali del percorso termale distribuite lungo un asse centrale. Dal calidarium si accedeva al tepidarium, quindi al frigidarium, l’ampia sala per i bagni freddi, oggi riconoscibile nella Basilica di S. Maria degli Angeli. Accanto alla natatio, un’enorme piscina scoperta di 4000 metri quadrati, impreziosita da una maestosa facciata monumentale, avremmo visto due ampie palestre disposte simmetricamente ai lati dell’edificio centrale e una serie di grandi aule con diverse funzioni. La costruzione delle Terme fu intrapresa dell’imperatore Massimiano che le dedicò a Diocleziano. L’impianto restò in funzione fino alla metà del VI secolo. Dopo circa mille anni di abbandono, nel 1561 papa Pio IV destinò le antiche Terme alla costruzione di una chiesa e di una certosa, affidando il progetto a Michelangelo. La chiesa fu dedicata alla Madonna degli Angeli e dei Martiri cristiani in ricordo dei tanti che, secondo la tradizione, avevano trovato la morte nella costruzione delle Terme. Michelangelo progettò la chiesa trasformando il tepidarium, il frigidarium e parte della natatio, mentre gli ambienti della Certosa, in particolare il Chiostro maggiore con le abitazioni dei monaci e il Chiostro minore, andarono a occupare la parte settentrionale del complesso termale. Dal 1575, con Gregorio XIII, gli spazi delle Terme furono trasformati nei granai dell’Annona Pontificia e in depositi per l’olio.


Il Chiostro di Michelangelo presso le Terme di Diocleziano, sede del Museo Nazionale Romano