Dall'11 maggio al 24 novembre

La Biennale d'arte di Venezia dialoga con i "tempi interessanti". Apertura e complessità al centro dell'edizione numero 58

Le Gaggiandre. Foto: © Andrea Avezzù. Courtesy La Biennale di Venezia
 

Samantha De Martin

07/03/2019

Venezia - Nell’epoca delle fake news, dominata da “un eccesso di semplificazione generato da paura e conformismo”, la Biennale d'Arte di Venezia punta su una mostra intesa come dialogo, apertura, dialettica, fenomeno e insieme platea dell’umanità, che offra agli artisti un luogo libero di dialogo, e ai visitatori, considerati il vero nuovo partner, un “esercizio di scherma” in cui possano sentirsi ingaggiati nel loro intenso incontro con l’arte.
Nel ribadire questa missione di un’arte fondata, oltre che sul piacere, sul pensiero critico, fornendo un invito a considerare il corso degli eventi umani nella loro complessità, la Biennale non poteva che partire dalla destrutturazione di un falso anatema cinese, un artefatto culturale riportato da Chamberlain e ripreso da politici illustri fino a Bill Clinton.
“May You Live In Interesting Times” è infatti l’espressione in lingua inglese che evoca periodi di incertezza, crisi e disordini, “tempi interessanti” appunto, come quelli che stiamo vivendo.

Presentata oggi a Ca’ Giustinian dal presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta, e dal curatore Ralph Rugoff - dal 2006 direttore della Hayward Gallery di Londra, considerata fra le gallerie d’arte pubbliche più importanti del Regno Unito - la kermesse si svolgerà a Venezia dall’11 maggio al 24 novembre 2019 (con una pre-apertura 8, 9 e 10 maggio).

“Oltre la metà dei visitatori della Biennale - ha spiegato Baratta - ha meno di 26 anni. A loro, che sono il nostro maggiore partner, offriamo una palestra aperta nella quale si possono sentire ingaggiati incontrando opere e artisti”.

Protagoniste della Biennale 2019 saranno opere d’arte che propongono una riflessione sugli aspetti precari del nostro presente.

“In un’epoca di grandi disuguaglianze nella distibuzione del benessere, dominata da tematiche relative alle migrazioni, ai muri, ai confini, alle divisioni, ciò che ha valore nell’arte è la volontà di gestire le ambiguità confrontandosi con il paradosso - ha commentato Ralph Rugoff -. Nell’epoca di twitter, in cui la comunicazione è ridotta a frammento, nel rumore dell’informazione è importante trarre significati portatori di senso. Mi rifaccio alla concezione dell’arte di Umberto Eco, un’area culturale unica, arena di discussione, modo di riflettere sulla complessità di noi esseri umani”.

Per concedere più spazio a ciascun artista, l’edizione numero 58 avrà una “identità splittata”. La mostra sarà infatti distinta in due sezioni, nell’Arsenale e nel Padiglione Centrale ai Giardini.

Gli artisti, in maggioranza donne, saranno 79, in numero dimezzato rispetto a quattro anni fa, e ciascuno di loro esporrà opere differenti nelle due diverse sedi. Muri, confini, realtà alternative, identità divise saranno il fil rouge di un percorso che celebra la complessità.

La Mostra sarà affiancata da 90 Partecipazioni Nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Algeria, Ghana, Madagascar e Pakistan faranno invece il loro debutto.
Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane, sarà a cura di Milovan Farronato.

Ci sarà il regista Korakrit Arunanondchai che, in collaborazione con Alex Gvojic, realizzerà su tre schermi una scultura di luce accompagnata dalla musica, un’allusione alle tematiche della famiglia, della superstizione, del mito generato dall’informazione. Dominique Gonzalez presenta invece l’immagine di un paesaggio marziano, che potrebbe alludere contemporaneamente a una fotografia della terra dopo l’apocalisse, o alla prossima conquista dell’umanità.
L’alluminio curvato di Liu Wei affiancherà Walled Unwalled di Lawrence Abu Hamdan, con cui l’artista mostra la sua intuizione sull’uso della tecnologia di sorveglianza da parte del governo.
Teresa Margolles crea la sua scultura a partire da un muro proveniente dal Messico, teatro dell’assassinio di alcuni ragazzini vicini allo spaccio di droga, mentre la fotografia di Zanele Muholi mette in discussione gli stereotipi che ruotano intorno all’ identita femminile nera, lesbica, africana.

Se Mari Katayama, affetta da una malattia genetica, usa il proprio corpo come veicolo di espressione e discussione, l'artista visuale Njideka Akunyili Crosby fa ricorso al collage per descrivere la sua idea di intrusione all’interno dello spazio domestico. Sul piano della pittura, Avery Singer, nel suo Self-portrait, utilizza le mani per rimuovere una serie di strati, simili alla sovrapposizione di immagini generate dai media, mentre l’artista afro-americano Henry Taylor avanza una riflessione sul concetto di responsabilità legata ai crimini.

Ai 21 eventi collaterali si affiancano il Progetto Speciale Forte Marghera - nel quale Ludovica Carbotta presenterà il suo intervento specifico all’interno della Polveriera austriaca - e il Progetto Speciale al Padiglione delle Arti Applicate all’ Arsenale dove è stata chiamata a esporre Marysia Lewandowska.

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