Candice Lin. Personal Protective Demon
Dal 14 Aprile 2023 al 18 Giugno 2023
Milano
Luogo: GAM – Galleria d'Arte Moderna
Indirizzo: Via Palestro 16
Orari: da martedì a domenica 10.00-17.30 (ultimo accesso un'ora prima dell'orario di chiusura). Lunedì chiuso. Giorni di chiusura: 25 dicembre, 1° gennaio, Lunedì di Pasqua e 1° maggio
Curatori: Federico Giani
Costo del biglietto: intero € 5, ridotto € 3, gratuito under 18
E-Mail info: c.gam@comune.milano.it
Sito ufficiale: http://www.gam-milano.com
Vincitrice della VI edizione del Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura, Candice Lin (Concord, MA, 1979) presenta dal 14 aprile al 18 giugno 2023 alla GAM – Galleria d’Arte Moderna di Milano l’installazione Personal Protective Demon, a cura di Federico Giani, curatore della Fondazione Arnaldo Pomodoro.
Premiata dal Comitato di Selezione del Premio – composto da Sebastiano Barassi, Anna Maria Montaldo, Pavel Pyś, Christian Rattemeyer, Lorenzo Respi e Andrea Viliani – la scultrice, grazie alla collaborazione dell’Area Musei Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Milano, che condivide le finalità del Premio, presenta una nuova installazione appositamente concepita per lo spazio dello scalone di Ignazio Gardella, monumentale trait d’union tra primo e secondo piano della Galleria d’Arte Moderna, in dialogo con i manufatti di provenienza extra-europea che accompagnano il visitatore nel passaggio dalle collezioni ottocentesche a quelle novecentesche.
La scelta del luogo all’interno del percorso di visita del museo non è casuale: nel suo lavoro, infatti, l’artista è solita studiare e ispirarsi a realtà marginali o dimenticate, riflettendo su oggetti e materiali ricchi di storie e di connotazioni socio culturali, che l'osservatore ritrova poeticamente trasfigurate nelle sue sculture.
Personal Protective Demon (PPD) è un monolite in finto marmo – un omaggio alle tecniche decorative che caratterizzano gli interni della GAM – posizionato, come una sorta di totem o idolo, a guardia di uno spazio connettivo e liminare della Galleria d'Arte Moderna. La scultura, sovrastante lo scalone ellittico, è avvolta da tessuto serico color indaco che, grazie all’azione di ventilatori nascosti, si solleva a intermittenza svelandone le sembianze ibride e mostruose, tra l’umano e l’animale.
Nella definizione dell’aspetto di PPD, caratterizzato dalla presenza di molteplici volti e genitali mostruosi, Candice Lin ha fuso e rielaborato spunti provenienti da luoghi e storie diverse: dalle raffigurazioni di alcune divinità mitologiche greche e celtiche che rivolgono verso lo spettatore una vulva sovradimensionata, alle spille apotropaiche con paradossali raffigurazioni di carattere sessuale diffuse nell’Europa medievale, fino alle immagini di fantasiosi simulacri demoniaci tramandati da alcuni resoconti settecenteschi di viaggiatori occidentali in Oriente.
In un mondo che continua a essere affetto dagli strascichi della pandemia, ritrovandosi sempre più proiettato verso prospettive di individualismo digitale, da un lato Personal Protective Demon attinge a un variegato insieme di storie e tradizioni – reinterpretandolo e riattivandolo – per assumere una funzione apotropaica, mentre dall’altro, nel suo periodico velarsi e svelarsi, l’installazione si ricollega a una dimensione della fruizione dell’arte – e della scultura in particolare – non meramente estetica ma catartica, quasi cultuale e collettiva.
Come l’idolo-monolite, anche il velo di seta color indaco che lo avvolge nasce da un processo di critical fabulation, metodologia di ricerca e di lavoro attraverso la quale Lin struttura le sue opere, sempre radicate in un’indagine approfondita della storia reale di persone e manufatti, di materiali e tecniche artistiche tradizionali, e soprattutto dei fraintendimenti e delle distorsioni che caratterizzano da sempre i rapporti interculturali tra Occidente e Oriente.
La seta di PPD, decorata con un motivo inventato da Lin combinando tra loro elementi propri della produzione serica orientale a partire da descrizioni di osservatori occidentali – che quindi ipotizzano e potenzialmente travisano la natura e il senso di ciò che vedono –, è realizzata seguendo un metodo di tintura della tradizione giapponese tramite stencil, detto Katazome, e si appoggia allo studio condotto da Lin su collezioni museali che conservano sia tessuti orientali, sia tessuti realizzati in Oriente per il mercato occidentale così come tessuti realizzati in Occidente alla “maniera orientale”.
L’installazione, a cura di Federico Giani, curatore della Fondazione Arnaldo Pomodoro, consolida la collaborazione della Fondazione con il Comune di Milano, Area Musei Arte Moderna e Contemporanea, avviata nel 2019 in occasione della V edizione del Premio, e gode della Media partnership di IGP Decaux.
Candice Lin (1979 – Concord, MA) è un'artista interdisciplinare la cui pratica comprende l'uso dell'installazione, del disegno, del video, di materie e processi organici quali muffe, funghi, batteri, fermentazioni e colorature.
Il suo lavoro affronta la politica della rappresentazione e le questioni di razza, genere e sessualità attraverso le storie del colonialismo e della diaspora.
Sue mostre personali sono state recentemente presentate a: Spike Island, Bristol, UK (2022); The Carpenter Center for the Visual Arts, Cambridge (2022); Walker Art Center, Minneapolis (2021); Guangdong Times Museum, Guangzhou, China (2021); Govett Brewster Art Gallery, New Plymouth, New Zealand (2020).
Il lavoro di Lin è stato incluso nella 59a Biennale di Venezia, Il latte dei sogni (2022), Prospect.5 Triennial, Yesterday We Said Tomorrow (2022) e sia nella 13a che nella 14a Biennale di Gwangju (2021, 2023).
È Associate Professor of Art presso la UCLA (University of California Los Angeles).
Premiata dal Comitato di Selezione del Premio – composto da Sebastiano Barassi, Anna Maria Montaldo, Pavel Pyś, Christian Rattemeyer, Lorenzo Respi e Andrea Viliani – la scultrice, grazie alla collaborazione dell’Area Musei Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Milano, che condivide le finalità del Premio, presenta una nuova installazione appositamente concepita per lo spazio dello scalone di Ignazio Gardella, monumentale trait d’union tra primo e secondo piano della Galleria d’Arte Moderna, in dialogo con i manufatti di provenienza extra-europea che accompagnano il visitatore nel passaggio dalle collezioni ottocentesche a quelle novecentesche.
La scelta del luogo all’interno del percorso di visita del museo non è casuale: nel suo lavoro, infatti, l’artista è solita studiare e ispirarsi a realtà marginali o dimenticate, riflettendo su oggetti e materiali ricchi di storie e di connotazioni socio culturali, che l'osservatore ritrova poeticamente trasfigurate nelle sue sculture.
Personal Protective Demon (PPD) è un monolite in finto marmo – un omaggio alle tecniche decorative che caratterizzano gli interni della GAM – posizionato, come una sorta di totem o idolo, a guardia di uno spazio connettivo e liminare della Galleria d'Arte Moderna. La scultura, sovrastante lo scalone ellittico, è avvolta da tessuto serico color indaco che, grazie all’azione di ventilatori nascosti, si solleva a intermittenza svelandone le sembianze ibride e mostruose, tra l’umano e l’animale.
Nella definizione dell’aspetto di PPD, caratterizzato dalla presenza di molteplici volti e genitali mostruosi, Candice Lin ha fuso e rielaborato spunti provenienti da luoghi e storie diverse: dalle raffigurazioni di alcune divinità mitologiche greche e celtiche che rivolgono verso lo spettatore una vulva sovradimensionata, alle spille apotropaiche con paradossali raffigurazioni di carattere sessuale diffuse nell’Europa medievale, fino alle immagini di fantasiosi simulacri demoniaci tramandati da alcuni resoconti settecenteschi di viaggiatori occidentali in Oriente.
In un mondo che continua a essere affetto dagli strascichi della pandemia, ritrovandosi sempre più proiettato verso prospettive di individualismo digitale, da un lato Personal Protective Demon attinge a un variegato insieme di storie e tradizioni – reinterpretandolo e riattivandolo – per assumere una funzione apotropaica, mentre dall’altro, nel suo periodico velarsi e svelarsi, l’installazione si ricollega a una dimensione della fruizione dell’arte – e della scultura in particolare – non meramente estetica ma catartica, quasi cultuale e collettiva.
Come l’idolo-monolite, anche il velo di seta color indaco che lo avvolge nasce da un processo di critical fabulation, metodologia di ricerca e di lavoro attraverso la quale Lin struttura le sue opere, sempre radicate in un’indagine approfondita della storia reale di persone e manufatti, di materiali e tecniche artistiche tradizionali, e soprattutto dei fraintendimenti e delle distorsioni che caratterizzano da sempre i rapporti interculturali tra Occidente e Oriente.
La seta di PPD, decorata con un motivo inventato da Lin combinando tra loro elementi propri della produzione serica orientale a partire da descrizioni di osservatori occidentali – che quindi ipotizzano e potenzialmente travisano la natura e il senso di ciò che vedono –, è realizzata seguendo un metodo di tintura della tradizione giapponese tramite stencil, detto Katazome, e si appoggia allo studio condotto da Lin su collezioni museali che conservano sia tessuti orientali, sia tessuti realizzati in Oriente per il mercato occidentale così come tessuti realizzati in Occidente alla “maniera orientale”.
L’installazione, a cura di Federico Giani, curatore della Fondazione Arnaldo Pomodoro, consolida la collaborazione della Fondazione con il Comune di Milano, Area Musei Arte Moderna e Contemporanea, avviata nel 2019 in occasione della V edizione del Premio, e gode della Media partnership di IGP Decaux.
Candice Lin (1979 – Concord, MA) è un'artista interdisciplinare la cui pratica comprende l'uso dell'installazione, del disegno, del video, di materie e processi organici quali muffe, funghi, batteri, fermentazioni e colorature.
Il suo lavoro affronta la politica della rappresentazione e le questioni di razza, genere e sessualità attraverso le storie del colonialismo e della diaspora.
Sue mostre personali sono state recentemente presentate a: Spike Island, Bristol, UK (2022); The Carpenter Center for the Visual Arts, Cambridge (2022); Walker Art Center, Minneapolis (2021); Guangdong Times Museum, Guangzhou, China (2021); Govett Brewster Art Gallery, New Plymouth, New Zealand (2020).
Il lavoro di Lin è stato incluso nella 59a Biennale di Venezia, Il latte dei sogni (2022), Prospect.5 Triennial, Yesterday We Said Tomorrow (2022) e sia nella 13a che nella 14a Biennale di Gwangju (2021, 2023).
È Associate Professor of Art presso la UCLA (University of California Los Angeles).
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