El sombrero de tres picos

© Marcello Pietrantoni (part.)

 

Dal 27 Gennaio 2017 al 22 Febbraio 2017

Milano

Luogo: Grattacielo Pirelli

Indirizzo: via Fabio Filzi 22

Orari: 9.-18

Curatori: Ali Abu Ghanimeh, Aldo Gerbino, Carmelo Strano

Enti promotori:

  • Regione Lombardia
  • Vega Facilities srl

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 02 29511658

E-Mail info: info@vegafacilities.it

Sito ufficiale: http://www.vegafacilities.it/news/



Tre ben noti artisti lombardi, professionisti e di ricerca, con specifiche qualità che li fanno punto di riferimento in rapporto ad alcune tendenze dell’arte in Lombardia e oltre. 
Sono accomunati da un famoso titolo di Pedro Antonio de Alarcón “El sombrero de tres picos”. Le tre punte del metaforico cappello sono dunque 

Alvaro (Occhipinti), classe 1938, pittore 
Marcello Pietrantoni, classe 1934, scultore, pittore, architetto. 
Massimo Motta (1952), artista-fotografo

Alvaro e Pietrantoni hanno avviato la propria ricerca già nel clima effervescente degli anni ’60 a Milano; Motta, di generazione successiva, mette a fuoco la sua proposta fotografica negli anni ’90, passando dalla fotografia legata alla ricerca scientifica alla fotografia artistica tout court, e di ricerca.
L’iniziativa espositiva è organizzata da Vega Facilities di Milano sulla base delle direttive curatoriali dei tre studiosi specialisti d’arte contemporanea (Ali Abu Ghanimeh, Aldo Gerbino, Carmelo Strano) che firmano il progetto sul piano scientifico e, appunto, curatoriale.

La mostra si articola in tre sezioni (tre personali in contemporanea e a confronto) all’insegna di un unico filo conduttore che è il titolo (emblematicamente assunto) della famosa opera “Il cappello a tre punte” (El sombrero de tres picos”), 1874, di Pedro Antonio de Alarcón, tema successivamente ripreso, in sede musicale, da Emanuel De Falla (1919) e dal regista cinematografico Mario Camerini (1934). 

Tre punte “emblematiche” di taluni fenomeni artistici succedutisi in Italia e, segnatamente in Lombardia. Infatti, Pietrantoni e Motta sono lombardi di nascita (Pietrantoni bresciano, Motta milanese) mentre Alvaro lo è di adozione, essendo arrivato nel capoluogo, da Messina, sua città nativa, negli anni ’60. 
I tre artisti condividono inquietudine e bisogno di novità, su un terreno culturale e formativo variegato: l’architettura nel caso di Pietrantoni (ben attivo in questa disciplina, autore di diversi ben noti edifici a Milano, come il palazzo della Banca d’Italia in via Moneta al Cordusio); nel caso di Alvaro, il background culturale è costituito dall’economia e dalla letteratura; per Motta, si tratta della biologia. Il disegno e la pittura accomunano Alvaro e Pietrantoni. Quest’ultimo, inoltre, è dedito, anche, all’architettura, ma ormai in modo preponderante, se non esclusivo, alla scultura per la quale è famoso nel campo dell’arte. L’arte di Motta insiste nel terreno della fotografia. Questa però si annette anche la pittura che interviene strutturalmente nella foto, pur essendo tuttavia il risultato finale dell’opera eminentemente fotografico. Di astrazione simulata si è detto a proposito di Alvaro. Una vena tendenziale che nasconde l’interesse a fondere, con opportuna ambiguità linguistica, forme astratte e forme riconoscibili. Ibridata, per le ragioni già esposte, la fotografia di Massimo Motta; si tratti di scultura, pittura o disegno ad ogni modo si rivela umido ed emozionale il piglio razionale di Marcello Pietrantoni, specialmente quando è impegnato in figure plastiche sintomatiche di nuovi miti.

In mostra: dipinti e disegni (Alvaro), fotografie (Motta), sculture e disegni (Pietrantoni), per un totale di circa 60 opere.
Allestimenti: Arch. Luigi Moraghi

Curatori
Ali Abu Ghanimeh, storico e critico arti visive, professore, Amman, Vice Rettore di Al al-Bayt University
Aldo Gerbino, critico d’arte, professore ordinario, Palermo
Carmelo Strano, filosofo, critico d’arte e dei linguaggi creativi, distinguished professor di Estetica, Milano-Londra


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