Il Laboratorio Restauro Dipinti e Materiali Lignei dei Musei del papa festeggia i cento anni
Ai Musei Vaticani un percorso interattivo diffuso svela le sorprese del restauro
Salone di Costantino - Iustitia dopo il restauro
Samantha De Martin
12/12/2023
Mondo - Una moneta del Ducato di Castro ritrovata all’interno di una stuccatura. Le impronte dei polpastrelli di Leonardo depositate nell’impasto fresco, nel cielo che fa da sfondo al San Girolamo, accanto al disegno di un crocifisso che il maestro ha scelto alla fine di non dipingere. E ancora il blu di lapislazzuli del manto della Vergine nella Pala Oddi di Raffaello, dato per perso e ritrovato sotto strati di vernice ossidata. Una macchina fotografica ante litteram scoperta sulla volta della Galleria dei Candelabri. Sono solo alcune delle curiosità che il restauro dei capolavori custoditi nelle collezioni dei Musei Vaticani ha svelato nel corso di un secolo di attività. In occasione dei suoi cento anni, il Laboratorio Restauro Dipinti e Materiali Lignei dei Musei Vaticani, istituito nel 1923 sotto la direzione di Bartolomeo Nogara e su precisa volontà di papa Pio XI, si racconta attraverso una mostra diffusa che, avvalendosi della tecnologia, svela dettagli inediti, aneddoti affascinanti, storie nascoste, ma anche tecniche di esecuzione e scelte conservative di 37 celebri capolavori.
Vittore Crivelli, Madonna col Bambino e santi, Particolare | Courtesy Musei Vaticani
Per celebrare questo importante traguardo di esperienza, cura e innovazione i Musei del Papa guidati da Barbara Jatta accoglieranno per oltre un anno un percorso diffuso che consentirà a pellegrini e turisti l’opportunità di apprezzare da vicino interessanti dettagli che sfuggono talvolta all’occhio del visitatore, ma che si svelano sotto la lente del restauro.
Trentasette “paline” distribuite lungo un percorso interattivo diffuso, all’interno dei Musei Vaticani, sono state collocate in prossimità di alcune opere pittoriche particolarmente significative, dalla Pala Oddi di Raffaello al San Girolamo di Leonardo, riconoscibili attraverso un logo e una grafica gialla. Ogni totem contiene un QR code, chiave di accesso a un corposo contenitore digitale caratterizzato da immagini e aneddoti relativi al dipinto selezionato. Zoomando sul dettaglio si potranno svelare particolari inediti, come i due sguardi differenti prima e dopo il restauro della Madonna dei Battuti di Vitale da Bologna o il restauro della Seconda Loggia dei Palazzi Apostolici, considerato per secoli un restauro impossibile a causa della tecnica delicata e delle complesse vicende conservative. Il visitatore viene quindi invitato a volgere la sua attenzione al racconto “dietro le quinte” offerto in italiano e in inglese attraverso gli occhi del restauratore.
Guidato da Francesca Persegati, il Laboratorio Restauro Dipinti rappresenta una delle realtà storiche nel settore della conservazone per la Città del Vaticano ma anche a livello internazionale. Questo dipartimento si occupa di provvedere alla conservazione del patrimonio della Santa Sede caratterizzato da decine di migliaia di metri quadri di decorazioni murali e circa 5300 dipinti mobili inventariati attraverso monitoraggi, controlli preventivi, pronti interventi, manutenzioni, movimentazioni, collaborazioni, ricerca scientifica. Tra le opere inserite in questo percorso non poteva mancare la Cappella Sistina il cui racconto parte da uno dei restauri più importanti e delicati di sempre, finalizzato a rimuovere dagli affreschi di Michelangelo la patina di fuliggine depositata nei secoli per riportare in vita il colore originale.
Cappella Sistina - Gianluigi Colalucci | Courtesy Musei Vaticani
“Si tratta del Laboratorio di tradizione più antica che abbiamo nei Musei Vaticani - ha detto Barbara Jatta nel corso della presentazione alla stampa del percorso interattivo diffuso - e anche quello più numeroso in termini di persone. Questo è un centenario importante perché racconta di tante cose fatte: dal restauro del secolo della Cappella Sistina a quello delle Stanze di Raffaello o dell’Appartamento Borgia; ma anche tanti altri restauri, da quello recente della Salus Popoli Romani a questo del Crocifisso di Sant’Eutizio che non è un’opera delle nostre collezioni, ma testimonia l’attenzione dei Musei del Papa alle opere di devozione presenti sul territorio. Un’attenzione che si esprime attraverso la conoscenza e il bagaglio culturale che i nostri professionisti tecnici restauratori altamente specializzati portano avanti da secoli. Mani e cuore che restituiscono bellezza e speranza”.
Ed eccole le mani dei restauratori all’interno del laboratorio che eccezionalmente riusciamo a visitare nel corso di una visita riservata alla stampa. Ogni opera ha l'aspetto di un paziente, appoggiata al cavalletto o adagiata su un tavolo, e il restauratore che con dedizione le offre il suo sguardo è lo specialista intento a trovare la cura. Nel momento in cui entriamo uno di loro sta ultimando il restauro della cornice di un dossale del 1340 attribuito a un pittore sconosciuto, posto sull’altare della Cappella di Santa Croce a Montefalco. Ai lati, sui due registri sono narrate in uno stile fiabesco le vicende dei due martiri Biagio e Caterina d’Alessandria. Attraverso il suo stile immediato il dipinto esercitava un forte potere empatico sui fedeli che partecipavano idealmente alle vicende dei Santi al punto da reagire con violenza contro le figure dei malvagi danneggiandole con strumenti appuntiti.
Restauro del Crocifisso di Sant'Eutizio | Courtesy Musei Vaticani
“Questo dossale ha mantenuto la cornice originale – spiega il restauratore –. Si è deciso di rimuovere solo parzialmente i graffi apportati dai fedeli, per non snaturare l’opera. Così, rimuovendo i danneggiamenti solo in parte lo sguardo di chi osserva anziché soffermarsi sui graffi si concentra sull’opera”.
Una restauratrice si dedica invece a un’icona veneto-cretese del XVI secolo con San Simeone Stilita. “Si tratta – spiega – di una tavola unica di abete i cui nodi hanno causato la caduta della pellicola pittorica”.
Il Laboratorio Restauro Dipinti e Materiali Lignei dei Musei Vaticani rappresenta l’evoluzione del concetto di restauro e conservazione sviluppatosi in questi cento anni.
"Lo possiamo vedere - spiega Francesca Persegati, restauratore capo del Laboratorio di Restauro Dipinti e Materiali lignei dei Musei Vaticani - come precursore di quella transizione che tra gli anni Venti e Trenta del Novecento, a livello internazionale, passa da un'impostazione puramente artistica ad una scientifica con particolare attenzione per la diagnostica, la prevenzione, lo studio dei fattori di dregrado. Lo dobbiamo ai papi quali Benedetto XV e Pio XI e a figure illuminate come Bartolomeo Nogara e Biagio Biagetti che hanno scatenato una “pacata rivoluzione” nel settore. Oggi il nostro laboratorio, una superficie di 350 metri quadri, vede al lavoro 26 restauratrici interne e dieci restaurtori a contratto”.
Le impronte digitali di Leonardo da Vinci | Courtesy Musei Vaticani
Quando usciamo dal silenzio del Laboratorio, accessibile attraverso una porta che guarda alla Pinacoteca, il via vai di visitatori è travolgente.
“Quando fuori fa molto caldo qui indossiamo la felpa” spiega una restauratrice.
Presto altri capolavori scenderanno nella grande clinica con temperatura controllata, altri torneranno al loro posto, ad arricchire quello straordinario patrimonio dei Musei del Papa, “custodi dei poemi pittorici più sublimi di tutto il mondo”.
Vittore Crivelli, Madonna col Bambino e santi, Particolare | Courtesy Musei Vaticani
Per celebrare questo importante traguardo di esperienza, cura e innovazione i Musei del Papa guidati da Barbara Jatta accoglieranno per oltre un anno un percorso diffuso che consentirà a pellegrini e turisti l’opportunità di apprezzare da vicino interessanti dettagli che sfuggono talvolta all’occhio del visitatore, ma che si svelano sotto la lente del restauro.
Trentasette “paline” distribuite lungo un percorso interattivo diffuso, all’interno dei Musei Vaticani, sono state collocate in prossimità di alcune opere pittoriche particolarmente significative, dalla Pala Oddi di Raffaello al San Girolamo di Leonardo, riconoscibili attraverso un logo e una grafica gialla. Ogni totem contiene un QR code, chiave di accesso a un corposo contenitore digitale caratterizzato da immagini e aneddoti relativi al dipinto selezionato. Zoomando sul dettaglio si potranno svelare particolari inediti, come i due sguardi differenti prima e dopo il restauro della Madonna dei Battuti di Vitale da Bologna o il restauro della Seconda Loggia dei Palazzi Apostolici, considerato per secoli un restauro impossibile a causa della tecnica delicata e delle complesse vicende conservative. Il visitatore viene quindi invitato a volgere la sua attenzione al racconto “dietro le quinte” offerto in italiano e in inglese attraverso gli occhi del restauratore.
Guidato da Francesca Persegati, il Laboratorio Restauro Dipinti rappresenta una delle realtà storiche nel settore della conservazone per la Città del Vaticano ma anche a livello internazionale. Questo dipartimento si occupa di provvedere alla conservazione del patrimonio della Santa Sede caratterizzato da decine di migliaia di metri quadri di decorazioni murali e circa 5300 dipinti mobili inventariati attraverso monitoraggi, controlli preventivi, pronti interventi, manutenzioni, movimentazioni, collaborazioni, ricerca scientifica. Tra le opere inserite in questo percorso non poteva mancare la Cappella Sistina il cui racconto parte da uno dei restauri più importanti e delicati di sempre, finalizzato a rimuovere dagli affreschi di Michelangelo la patina di fuliggine depositata nei secoli per riportare in vita il colore originale.
Cappella Sistina - Gianluigi Colalucci | Courtesy Musei Vaticani
“Si tratta del Laboratorio di tradizione più antica che abbiamo nei Musei Vaticani - ha detto Barbara Jatta nel corso della presentazione alla stampa del percorso interattivo diffuso - e anche quello più numeroso in termini di persone. Questo è un centenario importante perché racconta di tante cose fatte: dal restauro del secolo della Cappella Sistina a quello delle Stanze di Raffaello o dell’Appartamento Borgia; ma anche tanti altri restauri, da quello recente della Salus Popoli Romani a questo del Crocifisso di Sant’Eutizio che non è un’opera delle nostre collezioni, ma testimonia l’attenzione dei Musei del Papa alle opere di devozione presenti sul territorio. Un’attenzione che si esprime attraverso la conoscenza e il bagaglio culturale che i nostri professionisti tecnici restauratori altamente specializzati portano avanti da secoli. Mani e cuore che restituiscono bellezza e speranza”.
Ed eccole le mani dei restauratori all’interno del laboratorio che eccezionalmente riusciamo a visitare nel corso di una visita riservata alla stampa. Ogni opera ha l'aspetto di un paziente, appoggiata al cavalletto o adagiata su un tavolo, e il restauratore che con dedizione le offre il suo sguardo è lo specialista intento a trovare la cura. Nel momento in cui entriamo uno di loro sta ultimando il restauro della cornice di un dossale del 1340 attribuito a un pittore sconosciuto, posto sull’altare della Cappella di Santa Croce a Montefalco. Ai lati, sui due registri sono narrate in uno stile fiabesco le vicende dei due martiri Biagio e Caterina d’Alessandria. Attraverso il suo stile immediato il dipinto esercitava un forte potere empatico sui fedeli che partecipavano idealmente alle vicende dei Santi al punto da reagire con violenza contro le figure dei malvagi danneggiandole con strumenti appuntiti.
Restauro del Crocifisso di Sant'Eutizio | Courtesy Musei Vaticani
“Questo dossale ha mantenuto la cornice originale – spiega il restauratore –. Si è deciso di rimuovere solo parzialmente i graffi apportati dai fedeli, per non snaturare l’opera. Così, rimuovendo i danneggiamenti solo in parte lo sguardo di chi osserva anziché soffermarsi sui graffi si concentra sull’opera”.
Una restauratrice si dedica invece a un’icona veneto-cretese del XVI secolo con San Simeone Stilita. “Si tratta – spiega – di una tavola unica di abete i cui nodi hanno causato la caduta della pellicola pittorica”.
Il Laboratorio Restauro Dipinti e Materiali Lignei dei Musei Vaticani rappresenta l’evoluzione del concetto di restauro e conservazione sviluppatosi in questi cento anni.
"Lo possiamo vedere - spiega Francesca Persegati, restauratore capo del Laboratorio di Restauro Dipinti e Materiali lignei dei Musei Vaticani - come precursore di quella transizione che tra gli anni Venti e Trenta del Novecento, a livello internazionale, passa da un'impostazione puramente artistica ad una scientifica con particolare attenzione per la diagnostica, la prevenzione, lo studio dei fattori di dregrado. Lo dobbiamo ai papi quali Benedetto XV e Pio XI e a figure illuminate come Bartolomeo Nogara e Biagio Biagetti che hanno scatenato una “pacata rivoluzione” nel settore. Oggi il nostro laboratorio, una superficie di 350 metri quadri, vede al lavoro 26 restauratrici interne e dieci restaurtori a contratto”.
Le impronte digitali di Leonardo da Vinci | Courtesy Musei Vaticani
Quando usciamo dal silenzio del Laboratorio, accessibile attraverso una porta che guarda alla Pinacoteca, il via vai di visitatori è travolgente.
“Quando fuori fa molto caldo qui indossiamo la felpa” spiega una restauratrice.
Presto altri capolavori scenderanno nella grande clinica con temperatura controllata, altri torneranno al loro posto, ad arricchire quello straordinario patrimonio dei Musei del Papa, “custodi dei poemi pittorici più sublimi di tutto il mondo”.
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