Restaurate due tele da record

A tu per tu con Tiepolo. I giganteschi dipinti di Verolanuova si svelano a distanza ravvicinata

Giambattista Tiepolo, Sacrificio di Melchisedec, 1745 circa (dettaglio) I Ph. Virginio Gilberti
 

Francesca Grego

28/02/2023

Brescia - Due tele immense, le più grandi mai dipinte da Giambattista Tiepolo, ornano la monumentale Basilica di San Lorenzo a Verolanuova fin dalla metà del Settecento. La storia dell’ultimo secolo ne ha messo a dura prova la sopravvivenza: rimossi dalle loro sedi e messi faticosamente in salvo dai bombardamenti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, questi delicatissimi capolavori sono giunti fino a noi in condizioni critiche, nonostante le cure loro dispensate da due grandi specialisti della tutela del patrimonio, lo storico direttore della Pinacoteca di Brera e soprintendente della Lombardia Ettore Modigliani e il celebre restauratore Mauro Pellicioli. 

Dopo un complesso intervento di restauro, finalmente i teleri di Tiepolo sono tornati a splendere nella Cappella del Santissimo Sacramento. Per festeggiarne il ritorno, fino al prossimo 4 giugno una speciale struttura consentirà al pubblico di salire fino a nove metri d’altezza e di ammirare i dipinti a distanza ravvicinata nell’iniziativa “Tiepolo a Verolanuova. A tu per tu con i capolavori restaurati”


Giambattista Tiepolo, Il sacrificio di Melchisedec. Verolanuova (BS), Basilica di San Lorenzo

Eliminati sporco e vernici posticce, colmate le lacune e consolidata la vasta superficie pittorica - ciascuna tela misura dieci metri in altezza e cinque in lunghezza, per un totale di ben 106 metri quadrati dipinti - tornano completamente leggibili le due scene bibliche ispirate al tema dell’Eucarestia che Tiepolo realizzò su commissione della nobile famiglia Gambara. La prima rappresenta Il sacrificio di Melchisedec, re e sacerdote nell’antica Gerusalemme. Sul limitare di un bosco, Abramo s’inginocchia in preghiera davanti a Melchisedec, che alza verso il cielo il piatto con le offerte. Alle sue spalle è collocato un altare su cui poggiano una brocca di vetro con il vino e il pane che il sacerdote donerà ad Abramo. Assistono al sacrificio uomini in costumi orientali, donne, bambini, soldati, musici e animali. Nella parte superiore del dipinto gli angeli si affacciano dalle nuvole per osservare cosa stia accadendo sulla terra. In lontananza, circondato da un bagliore, Dio Padre dà la benedizione appoggiato al globo, simbolo del suo potere sul mondo.

Il secondo dipinto racconta l’episodio della Caduta della manna, il “cibo degli angeli” disceso per volere di Dio sul deserto per salvare gli israeliti dopo la fuga dall'Egitto e la liberazione dalla schiavitù. Su uno sperone roccioso si erge la figura di Mosè, riconoscibile dalle corna di luce sul capo. Alle sue spalle si scorge una tenda, all’interno della quale era forse custodita l’Arca dell’Alleanza. Sullo sfondo l’accampamento evoca il lungo viaggio compiuto dagli israeliti nel deserto di Sinai per raggiungere la Terra Promessa. Allargando le braccia, Mosè si rivolge al cielo per ringraziare gli angeli, mentre il popolo ebraico, incredulo, si affanna a raccogliere la manna in piatti, otri e ceste.


Giambattista Tiepolo, La caduta della manna. Verolanuova (BS), Basilica di San Lorenzo

Una pittura ariosa, traboccante di luce, una straordinaria tavolozza di colori e una fervida creatività compositiva caratterizzano entrambe le scene, in cui la tecnica e l’inventiva del maestro emergono in tutta l’esuberante raffinatezza. Oltre a rendere integralmente visibile la versione originale dei dipinti, nel tempo parzialmente occultata da ridipinture e restauri invasivi, le indagini diagnostiche realizzate in occasione dell’ultimo intervento hanno rivelato “un giacimento di dati sulla tecnica di Tiepolo”, come raccontano i restauratori dello studio Abeni Guerra di Brescia e Antonio Zaccaria di Bergamo. 

“È stato un onore - afferma lo storico dell’arte e curatore dell’iniziativa Davide Dotti - coordinare a livello scientifico e organizzativo il restauro dei due spettacolari teleri di Giambattista Tiepolo conservati a Verolanuova, da annoverare tra i più grandi capolavori non solo della pittura italiana, ma europea, del Settecento. Veder emergere, giorno dopo giorno, le luminose e squillanti cromie tipiche della tavolozza del geniale maestro veneziano, celate sotto spessi strati di vernici ossidate, ha suscitato in me emozioni indimenticabili. Le visite sui ponteggi e le ore passate ‘a tu per tu con Tiepolo’, il costante dialogo con i restauratori e le indagini diagnostiche effettuate hanno permesso di comprendere meglio diversi aspetti della straordinaria tecnica esecutiva dell’artista, l’ultimo dei pittori antichi e il primo dei moderni”. 


Giambattista Tiepolo, Il sacrificio di Melchisedec (dettaglio). Verolanuova (BS), Basilica di San Lorenzo

“Per il pubblico - prosegue Dotti - salire a nove metri di altezza e ammirare da vicino ogni singolo personaggio delle due articolate storie sacre impaginate con esuberante dinamismo, sarà un’occasione unica e irripetibile che permetterà di creare un dialogo diretto con l’universo onirico di Tiepolo, contraddistinto dal trionfo della luce e del colore che si fa corpo dell’arte”.

Il restauro e il progetto di valorizzazione delle due tele sono il punto di partenza del programma "Tiepolo Scomposto", un palinsesto multidisciplinare di eventi ispirato ai capolavori del maestro, con installazioni, spettacoli teatrali, performance e street art che ne celebreranno il legame con Verolanuova. E dalla seicentesca Basilica di San Lorenzo prende le mosse anche “La via dei Tiepolo nelle provincie di Brescia e Bergamo”, uno degli itinerari speciali creati per l’anno di Bergamo e Brescia Capitale italiana della Cultura: chi vorrà lanciarsi sulle tracce di Giambattista e Giandomenico Tiepolo, potrà scoprire i capolavori conservati al Museo Diocesano o nella Basilica di San Faustino a Brescia, presso la Fondazione Ugo da Como a Lonato sul Garda, nella Casa Museo Zani a Cellatica o al Museo Martes di Calvagese della Riviera, e ancora presso l’Accademia Carrara di Bergamo, nel Duomo di Sant’Alessandro, nella Cappella Colleoni e nella Chiesa di San Salvatore, sempre nella città orobica, fino alla Chiesa di Ognissanti a Rovetta. 

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