Celebrating Destruction
Eugenio Merino, Celebrating Destruction, Jerome Zodo Contemporary, Milano
Dal 24 Maggio 2012 al 20 Luglio 2012
Milano
Luogo: Jerome Zodo Contemporary
Indirizzo: via Lambro 7
Orari: da lunedì a venerdì 10-19
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 20241935
E-Mail info: info@jerome-zodo.com
Sito ufficiale: http://www.jerome-zodo.com
La galleria Jerome Zodo Contemporary è lieta di presentare Celebrating Destruction la prima personale italiana dell'artista spagnolo Eugenio Merino (1975, Madrid). La mostra inaugura giovedì 24 maggio a partire dalle 18.00 presso lo spazio di via Lambro 7, in Milano.
Eugenio Merino è un artista controverso che si è reso noto sulla scena artistica contemporanea soprattutto per le sue acute provocazioni, non ultima l'opera presentata alla recente manifestazione di ARCOMadrid 2012 con la galleria ADN di Barcellona, Always Franco, raffigurante il Generale Franco conservato dentro un freezer della Coca Cola.
Prendendo spunto dalla cultura mediatica popolare e da diversi avvenimenti storici, il lavoro dell'artista si evidenzia per la costante analisi del paradosso; in continua dualità fra ipocrisia e franchezza, fra realtà e menzogna, fra rispetto ed offesa, fra gioco e serietà, il suo stile dissidente si allontana e respinge ogni patina di scialbo intellettualismo, per restituire all'arte il suo carattere più accattivante ed ironico. Nella volontà di trovare l'essenza e la sostanza che si cela nell'apparenza delle cose, Eugenio Merino si serve della natura stessa dell'arte, dai linguaggi alle forme, attraverso i meccanismi che ne regolano l'espressione, per teatralizzare la propria politica sovversiva.
Eugenio Merino è un autore cinico e decisamente "anarchico", nelle sue euforiche pantomime i personaggi come gli oggetti, ammaestrano la realtà con pungenti provocazioni: ossimori, aforismi, giochi di parole e quant'altro occorra per ricamare le sue opere, come la stessa che dà il titolo alla sua prima italiana Celebrating Destruction (2011), una bottiglia di champagne che allo stappare del tappo, il liquido si condensa in nuvola atomica.
Lontano dai suoi primi lavori perlopiù rivolti alle mitologie popolari, l'artista presenta una fase creativa più matura e ambiziosa, la riflessione chiama ad una nuova semantica divisa fra simbologie e atteggiamenti contemporanei. Analizzando le ipocrisie che si accompagnano nelle dinamiche di potere, lo sguardo è rivolto in particolare all'immagine della guerra, a dominare lo spazio della galleria sono le tre sculture in silicone No Return Policy (2011) e Jack in the Box (2011) che raffigurano tre soldati ancora confezionati in casse da trasporto; la riflessione si allarga all'identità dell'eroe visto ora come semplice oggetto da spedire fino allo sfruttamento politico e giuridico che le nazioni adottano in nome della pace. L'adozione di una metodica semplice e fascinosa non tradisce tuttavia la critica dell'artista, in opere come Victory or Death (2011) o Gates of Hell (2011), Eugenio Merino sottolinea e afferma nuovamente la sua posizione: non bastano due dita in segno di pace per dimenticare e cancellare le atrocità della guerra e la svastica come foro di un serratura non chiude definitivamente una porta.
Eugenio Merino è nato a Madrid, Spagna nel 1975, dove oggi vive e lavora. Dopo aver terminato gli studi presso l'Università Complutense di Madrid, ha esposto in diverse ed importanti manifestazioni artistiche internazionali tra cui: Paradox: The Limits of Liberty, Castrum Peregrini, Amsterdam; Sculpture Quadrennial Riga 2012, Riga, Latvia; Lens Politica – Festival and Media Art Festival, Helsinki, Finland; The Armory Show, galería Nina Menocal, New York. Recentemente: (2010) One Shot! Football and Contemporary Art at BPS22, Charleroi (Belgio); The Biennial Animamix, Taipei (Taiwan); Ink Art Biennale di Shenzhen (China); No More Heroes Anymore, ADN Galería, Barcelona, (Spagna); (2009) La Comunidad Desbordada, Pabellón Mixtos, Ciudadela, Pamplona, Spagna.
Eugenio Merino è un artista controverso che si è reso noto sulla scena artistica contemporanea soprattutto per le sue acute provocazioni, non ultima l'opera presentata alla recente manifestazione di ARCOMadrid 2012 con la galleria ADN di Barcellona, Always Franco, raffigurante il Generale Franco conservato dentro un freezer della Coca Cola.
Prendendo spunto dalla cultura mediatica popolare e da diversi avvenimenti storici, il lavoro dell'artista si evidenzia per la costante analisi del paradosso; in continua dualità fra ipocrisia e franchezza, fra realtà e menzogna, fra rispetto ed offesa, fra gioco e serietà, il suo stile dissidente si allontana e respinge ogni patina di scialbo intellettualismo, per restituire all'arte il suo carattere più accattivante ed ironico. Nella volontà di trovare l'essenza e la sostanza che si cela nell'apparenza delle cose, Eugenio Merino si serve della natura stessa dell'arte, dai linguaggi alle forme, attraverso i meccanismi che ne regolano l'espressione, per teatralizzare la propria politica sovversiva.
Eugenio Merino è un autore cinico e decisamente "anarchico", nelle sue euforiche pantomime i personaggi come gli oggetti, ammaestrano la realtà con pungenti provocazioni: ossimori, aforismi, giochi di parole e quant'altro occorra per ricamare le sue opere, come la stessa che dà il titolo alla sua prima italiana Celebrating Destruction (2011), una bottiglia di champagne che allo stappare del tappo, il liquido si condensa in nuvola atomica.
Lontano dai suoi primi lavori perlopiù rivolti alle mitologie popolari, l'artista presenta una fase creativa più matura e ambiziosa, la riflessione chiama ad una nuova semantica divisa fra simbologie e atteggiamenti contemporanei. Analizzando le ipocrisie che si accompagnano nelle dinamiche di potere, lo sguardo è rivolto in particolare all'immagine della guerra, a dominare lo spazio della galleria sono le tre sculture in silicone No Return Policy (2011) e Jack in the Box (2011) che raffigurano tre soldati ancora confezionati in casse da trasporto; la riflessione si allarga all'identità dell'eroe visto ora come semplice oggetto da spedire fino allo sfruttamento politico e giuridico che le nazioni adottano in nome della pace. L'adozione di una metodica semplice e fascinosa non tradisce tuttavia la critica dell'artista, in opere come Victory or Death (2011) o Gates of Hell (2011), Eugenio Merino sottolinea e afferma nuovamente la sua posizione: non bastano due dita in segno di pace per dimenticare e cancellare le atrocità della guerra e la svastica come foro di un serratura non chiude definitivamente una porta.
Eugenio Merino è nato a Madrid, Spagna nel 1975, dove oggi vive e lavora. Dopo aver terminato gli studi presso l'Università Complutense di Madrid, ha esposto in diverse ed importanti manifestazioni artistiche internazionali tra cui: Paradox: The Limits of Liberty, Castrum Peregrini, Amsterdam; Sculpture Quadrennial Riga 2012, Riga, Latvia; Lens Politica – Festival and Media Art Festival, Helsinki, Finland; The Armory Show, galería Nina Menocal, New York. Recentemente: (2010) One Shot! Football and Contemporary Art at BPS22, Charleroi (Belgio); The Biennial Animamix, Taipei (Taiwan); Ink Art Biennale di Shenzhen (China); No More Heroes Anymore, ADN Galería, Barcelona, (Spagna); (2009) La Comunidad Desbordada, Pabellón Mixtos, Ciudadela, Pamplona, Spagna.
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