Julian Schnabel
Julian Schnabel
04/05/2007
“Uso qualunque strumento mi consenta di tradurre i miei impulsi in un’evidenza fisica”: Questa l’affermazione di Schnabel che si pone come ideale Leitmotiv della mostra. Un evento espositivo che si prefigge di raccontare la personalità di un artista metamorfico e imprevedibile, di comunicare la forza espressiva perfino spiazzante, fluviale, epica di questa complessa figura del contemporaneo che dagli Eighties ha saputo oltrepassare il debutto del millennio con una coerenza espressiva, una potenza e una verità straordinarie e più che mai integre e vitali.
Nel 2004 è stato il complesso della Mostra d’Oltremare a Napoli ad ospitare le sue tele di dimensioni imponenti. Quest’anno invece sarà l’austera volumetria rinascimentale di Palazzo Venezia a Roma, coi suoi saloni vasti e solenni, ad accogliere dal 4 maggio al 17 giugno prossimi, la “maniera grande”, il magniloquente e narrativo fare pittorico del celebre artista newyorkese. Julian Schnabel, cultore della provocazione e del paradosso, ama definirsi un “pittore delle caverne” e allo stesso tempo proporsi quale ”interior decorator”. Un gioco di contrasti che svela la sfaccettata lettura della realtà di Schnabel. Da una parte ecco l’artista primitivo che si immerge nella materia pittorica e dipinge con le mani, dall’altra il sofisticato scenografo che inventa alberghi come stageset opulenti e intessuti di colte suggestioni. Basti pensare al suo recente completo restyling tra storicistico e camp del Gramercy Park Hotel a New York. Ma l’imprendibile talento di Julian non si limita a questo. Egli si è infatti dimostrato un ottimo regista di cinema con i films Basquiat, del 1996 e nel 2000 con Before Night Fall, pellicola che vince il premio Grand Jury e la Coppa Volpi per il miglior attore, il protagonista Javier Bardem, al Festival del Cinema di Venezia. Nulla dunque di più antitetico e di più affine nello stesso tempo.
Tra i candidati alla competizione ufficiale del Festival del Film di Cannes 2007 figura Le Scaphandre et le papillon, ultima fatica cinematografica di Schnabel che ha adattato per lo schermo il romanzo omonimo di Jean-Dominique Bauby. Bauby, ex caporedattore di Elle, ha scritto questo libro in seguito all’incidente d’auto che ha avuto nel dicembre del 1995 mettendolo nella condizione di “locked in- syndrom” (chiuso dentro se stesso). Completamente paralizzato, non potendo più muoversi, ha dettato lettera dopo lettera, grazie al battito della sua palpebra sinistra una sorta di diario del suo viaggio immobile che venne pubblicato qualche settimana dopo la sua morte nel marzo del 1997, all’età di 44 anni.
Ronald Harwood, Premio Oscar nel 2003 per Il pianista di Roman Polanski, ha scritto la sceneggiatura e nella lista del cast figurano Mathieu Amalric, Anne Consigny e Emmanuelle Seigner.
La mostra romana si articola intorno a una trentina di opere, in un percorso che si snoda lungo i sette grandi ambienti a piano nobile del palazzo. Un itinerario che tocca quattro temi essenziali dell’opera pittorica di Schnabel. Dalle opere di grande formato, le immense tele dove tratti densi e corposi si mescolano a segni più sfumati e sottili, alla galleria dei ritratti e degli autoritratti. Dai Plate Paintings, i dipinti realizzati sulle superfici di frammenti di ceramica, fino ai Japanese Paintings, colori ad olio su foto digitali.
Il bellissimo ciclo dedicato alla cantante anglo-francese Jane Birkin, prodotto nel 1990, nella rassegna è rappresentato da tre opere che hanno l’essenzialità, le proporzioni e usano quale supporto lo stesso materiale delle vele delle imbarcazioni. “Anno Domini 1990” è anche la data di creazione delle tre grandiose opere -oltre 6 metri di altezza, larghe altrettanto- esposte nella sala che apre la mostra. Lavori eseguiti su tarpaulin (o tarp), grandi fogli flessibili e resistenti all’acqua, un materiale inusitato e diverso che l’artista ha utilizzato fin dai suoi esordi negli anni Settanta.
Una colata di cera e resina, che dà alle tele la brillantezza quasi liquida e luminosa di un encausto, caratterizza la galleria dei ritratti. Tra questi sorprende per dinamico impatto narrativo e insieme per l’astrazione metafisica che ricorda i maestri del Siglo de Oro spagnolo, Zurbaran e Sanchez Coello in particolare, quanto lo scavato pathos goyesco, quello dell’attore Gary Oldman, vestito con il costume tradizionale dei toreri iberici, lo scintillante traje de luz incrostato di pietre e ricami su tessuto dorato. Dipinto compiuto nell’estate del 2005 nello studio di San Sebastian. I ritratti sono realizzati su tele quadrangolari impreziosite da elaborate cornici bianche in fibra di vetro, un materiale che ha permesso all’artista di riprodurre l’intaglio di una cornice barocca spagnola a lui molto cara. A dichiarare inoltre la sua profonda passione per la terra, l’arte e la storia di Spagna, ci sono i tre autoritratti in cui Schnabel, “fiero fino alla presunzione”, parafrasando il “Pictor optimus” Giorgio de Chirico, immortala sa stesso à la façon de Vélasquez .
Nell’ambiente successivo sono poste le opere eseguite su cocci di piatti in ceramica, nelle quali alcune figure umane colte di tre quarti spuntano tra solitari tralicci mentre un viso, quasi un attonito sacrale ritratto del Fayoum, fissa la scena.
La serie dei Japanese Paintings seduce per la sua fluida, emblematica capacità di oscillare fra l’astratto e il figurativo.
Per finire, due opere, Buckwheat Pillow e Lucio, che in qualche modo riassumono in sé tutta la produzione di Julian Schnabel, caratterizzate come sono dalla componente caotica, dinamica ed irruente dell’abstract painting che va a sposarsi con una forte matrice simbolica.
Julian Schnabel è nato a New York nel 1951. A quattordici anni si è trasferito a Brownsville, in Texas, e dal 1969 al 1973 ha frequentato l'Università di Houston. Subito dopo la laurea Schnabel partecipa ad un programma di studio del Whitney Museum a New York e nel 1975 espone al Museo d'Arte Contemporanea di Houston. Poi, per due anni, il pittore lavora come cuoco in un ristorante di New York.
Nel 1978 Julian Schnabel parte per un lungo viaggio che lo porterà in Spagna, Italia e Germania, e comincia ad esporre i suoi dipinti in molte delle più importanti gallerie europee e americane. All'inizio degli anni ottanta, inizia anche a realizzare sculture. Quando, nel 1995, comincia a lavorare ad un film sul pittore Jean-Michel Basquiat, Julian Schnabel è un artista affermato, che è già stato celebrato con mostre antologiche e retrospettive dai musei di mezzo mondo. Le sue opere sono presenti nelle collezioni di alcuni dei musei d’arte moderna e contemporanea più importanti del mondo: Albright Knox Art Gallery, Buffalo - The Art Institute of Chicago - Australian National Gallery - The Butler Institute of American Art, Ohio - Dallas Museum of Art, Dallas - Des Moines Art Center, Iowa - Guggenheim Museum, Bilbao - Hamburger Bahnhof, Berlin - Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington DC - Kochi Museum, Japan - Kunsthalle Basel, Switzerland - Kunstmuseum Basel, Switzerland - The Metropolitan Museum of Art, New York - Milwaukee Art Museum, Milwaukee - Centre Georges Pompidou, Paris - Museo Nacional Centro de Arte Contemporaneo Reina Sofia, Madrid - Museum of Art Carnegie Institute, Pittsbourg - Museum of Contemporary Art, Los Angeles - Museum of Contemporary Art, Miami - Museum of Modern Art, New York - National Gallery of Art, Washington DC - Paine Webber Collection, New York - Philadephia Museum of Art, Philadelphia - The Refco Collection, Chicago - San Francisco Museum of Moderne Art, San Francisco - The Solomon R. Guggenheim Collection, New York - Sonje Museum of Contemporary Art, Korea - Stedelijk Museum, Amsterdam - Tate Gallery, London - Tokyo Metropolitan Art Museum, Tokyo - Whitney Museum of American Art, New York - Yokohama Museum of Art, Yokohama.
Julian Schnabel
Periodo : 4 maggio - 17 giugno 2007
Progetto a cura di : Gian Enzo Sperone e Marco Voena
Sede : Palazzo Venezia, via del Plebiscito 118, 00186 Roma, Tel. 06 699941
Orario : dalle 10 alle 19 tutti i giorni, chiuso il lunedì
Catalogo: monografia Julian Schnabel pubblicata da Skira Editore Ginevra-Milano in occasione della Mostra
Nel 2004 è stato il complesso della Mostra d’Oltremare a Napoli ad ospitare le sue tele di dimensioni imponenti. Quest’anno invece sarà l’austera volumetria rinascimentale di Palazzo Venezia a Roma, coi suoi saloni vasti e solenni, ad accogliere dal 4 maggio al 17 giugno prossimi, la “maniera grande”, il magniloquente e narrativo fare pittorico del celebre artista newyorkese. Julian Schnabel, cultore della provocazione e del paradosso, ama definirsi un “pittore delle caverne” e allo stesso tempo proporsi quale ”interior decorator”. Un gioco di contrasti che svela la sfaccettata lettura della realtà di Schnabel. Da una parte ecco l’artista primitivo che si immerge nella materia pittorica e dipinge con le mani, dall’altra il sofisticato scenografo che inventa alberghi come stageset opulenti e intessuti di colte suggestioni. Basti pensare al suo recente completo restyling tra storicistico e camp del Gramercy Park Hotel a New York. Ma l’imprendibile talento di Julian non si limita a questo. Egli si è infatti dimostrato un ottimo regista di cinema con i films Basquiat, del 1996 e nel 2000 con Before Night Fall, pellicola che vince il premio Grand Jury e la Coppa Volpi per il miglior attore, il protagonista Javier Bardem, al Festival del Cinema di Venezia. Nulla dunque di più antitetico e di più affine nello stesso tempo.
Tra i candidati alla competizione ufficiale del Festival del Film di Cannes 2007 figura Le Scaphandre et le papillon, ultima fatica cinematografica di Schnabel che ha adattato per lo schermo il romanzo omonimo di Jean-Dominique Bauby. Bauby, ex caporedattore di Elle, ha scritto questo libro in seguito all’incidente d’auto che ha avuto nel dicembre del 1995 mettendolo nella condizione di “locked in- syndrom” (chiuso dentro se stesso). Completamente paralizzato, non potendo più muoversi, ha dettato lettera dopo lettera, grazie al battito della sua palpebra sinistra una sorta di diario del suo viaggio immobile che venne pubblicato qualche settimana dopo la sua morte nel marzo del 1997, all’età di 44 anni.
Ronald Harwood, Premio Oscar nel 2003 per Il pianista di Roman Polanski, ha scritto la sceneggiatura e nella lista del cast figurano Mathieu Amalric, Anne Consigny e Emmanuelle Seigner.
La mostra romana si articola intorno a una trentina di opere, in un percorso che si snoda lungo i sette grandi ambienti a piano nobile del palazzo. Un itinerario che tocca quattro temi essenziali dell’opera pittorica di Schnabel. Dalle opere di grande formato, le immense tele dove tratti densi e corposi si mescolano a segni più sfumati e sottili, alla galleria dei ritratti e degli autoritratti. Dai Plate Paintings, i dipinti realizzati sulle superfici di frammenti di ceramica, fino ai Japanese Paintings, colori ad olio su foto digitali.
Il bellissimo ciclo dedicato alla cantante anglo-francese Jane Birkin, prodotto nel 1990, nella rassegna è rappresentato da tre opere che hanno l’essenzialità, le proporzioni e usano quale supporto lo stesso materiale delle vele delle imbarcazioni. “Anno Domini 1990” è anche la data di creazione delle tre grandiose opere -oltre 6 metri di altezza, larghe altrettanto- esposte nella sala che apre la mostra. Lavori eseguiti su tarpaulin (o tarp), grandi fogli flessibili e resistenti all’acqua, un materiale inusitato e diverso che l’artista ha utilizzato fin dai suoi esordi negli anni Settanta.
Una colata di cera e resina, che dà alle tele la brillantezza quasi liquida e luminosa di un encausto, caratterizza la galleria dei ritratti. Tra questi sorprende per dinamico impatto narrativo e insieme per l’astrazione metafisica che ricorda i maestri del Siglo de Oro spagnolo, Zurbaran e Sanchez Coello in particolare, quanto lo scavato pathos goyesco, quello dell’attore Gary Oldman, vestito con il costume tradizionale dei toreri iberici, lo scintillante traje de luz incrostato di pietre e ricami su tessuto dorato. Dipinto compiuto nell’estate del 2005 nello studio di San Sebastian. I ritratti sono realizzati su tele quadrangolari impreziosite da elaborate cornici bianche in fibra di vetro, un materiale che ha permesso all’artista di riprodurre l’intaglio di una cornice barocca spagnola a lui molto cara. A dichiarare inoltre la sua profonda passione per la terra, l’arte e la storia di Spagna, ci sono i tre autoritratti in cui Schnabel, “fiero fino alla presunzione”, parafrasando il “Pictor optimus” Giorgio de Chirico, immortala sa stesso à la façon de Vélasquez .
Nell’ambiente successivo sono poste le opere eseguite su cocci di piatti in ceramica, nelle quali alcune figure umane colte di tre quarti spuntano tra solitari tralicci mentre un viso, quasi un attonito sacrale ritratto del Fayoum, fissa la scena.
La serie dei Japanese Paintings seduce per la sua fluida, emblematica capacità di oscillare fra l’astratto e il figurativo.
Per finire, due opere, Buckwheat Pillow e Lucio, che in qualche modo riassumono in sé tutta la produzione di Julian Schnabel, caratterizzate come sono dalla componente caotica, dinamica ed irruente dell’abstract painting che va a sposarsi con una forte matrice simbolica.
Julian Schnabel è nato a New York nel 1951. A quattordici anni si è trasferito a Brownsville, in Texas, e dal 1969 al 1973 ha frequentato l'Università di Houston. Subito dopo la laurea Schnabel partecipa ad un programma di studio del Whitney Museum a New York e nel 1975 espone al Museo d'Arte Contemporanea di Houston. Poi, per due anni, il pittore lavora come cuoco in un ristorante di New York.
Nel 1978 Julian Schnabel parte per un lungo viaggio che lo porterà in Spagna, Italia e Germania, e comincia ad esporre i suoi dipinti in molte delle più importanti gallerie europee e americane. All'inizio degli anni ottanta, inizia anche a realizzare sculture. Quando, nel 1995, comincia a lavorare ad un film sul pittore Jean-Michel Basquiat, Julian Schnabel è un artista affermato, che è già stato celebrato con mostre antologiche e retrospettive dai musei di mezzo mondo. Le sue opere sono presenti nelle collezioni di alcuni dei musei d’arte moderna e contemporanea più importanti del mondo: Albright Knox Art Gallery, Buffalo - The Art Institute of Chicago - Australian National Gallery - The Butler Institute of American Art, Ohio - Dallas Museum of Art, Dallas - Des Moines Art Center, Iowa - Guggenheim Museum, Bilbao - Hamburger Bahnhof, Berlin - Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington DC - Kochi Museum, Japan - Kunsthalle Basel, Switzerland - Kunstmuseum Basel, Switzerland - The Metropolitan Museum of Art, New York - Milwaukee Art Museum, Milwaukee - Centre Georges Pompidou, Paris - Museo Nacional Centro de Arte Contemporaneo Reina Sofia, Madrid - Museum of Art Carnegie Institute, Pittsbourg - Museum of Contemporary Art, Los Angeles - Museum of Contemporary Art, Miami - Museum of Modern Art, New York - National Gallery of Art, Washington DC - Paine Webber Collection, New York - Philadephia Museum of Art, Philadelphia - The Refco Collection, Chicago - San Francisco Museum of Moderne Art, San Francisco - The Solomon R. Guggenheim Collection, New York - Sonje Museum of Contemporary Art, Korea - Stedelijk Museum, Amsterdam - Tate Gallery, London - Tokyo Metropolitan Art Museum, Tokyo - Whitney Museum of American Art, New York - Yokohama Museum of Art, Yokohama.
Julian Schnabel
Periodo : 4 maggio - 17 giugno 2007
Progetto a cura di : Gian Enzo Sperone e Marco Voena
Sede : Palazzo Venezia, via del Plebiscito 118, 00186 Roma, Tel. 06 699941
Orario : dalle 10 alle 19 tutti i giorni, chiuso il lunedì
Catalogo: monografia Julian Schnabel pubblicata da Skira Editore Ginevra-Milano in occasione della Mostra
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