Open day il 30 e 31 ottobre
Apre a Roma il Museo Ninfeo: i leggendari Horti Lamiani si svelano in 3000 reperti
Museo Ninfeo I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Francesca Grego
16/10/2021
Roma - Quando, poco dopo l’Unità d’Italia, sul più alto colle di Roma iniziarono i lavori per la costruzione del nuovo quartiere umbertino, statue classiche e frammenti architettonici emersero in massa dal sottosuolo, rivelando uno scorcio inedito dell’Urbe antica. Dalla Venere Esquilina dei Musei Capitolini alle Niobidi degli Uffizi, fino al Commodo come Ercole, opere preziosissime testimoniavano la grandezza degli antichi Horti Lamiani, un luogo leggendario della storia romana dove imperatori e personaggi d’alto rango possedevano ville dotate di ogni comfort e delizia allora conosciuta. Le scoperte tardo ottocentesche rappresentavano in realtà solo la punta di un grosso iceberg. Lo sanno bene gli archeologi della Soprintendenza Speciale di Roma, che tra il 2006 e il 2015 hanno indagato la stessa area in occasione dei lavori di costruzione della nuova sede dell’Enpam (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri) in piazza Vittorio.
Museo Ninfeo, decorazioni di età flavia I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Il succoso frutto delle campagne di scavo degli anni Duemila si mostrerà finalmente al pubblico proprio nel luogo dei ritrovamenti, dove sta per aprire i battenti il nuovo Museo Ninfeo. Nato dalla collaborazione della Soprintendenza Speciale di Roma con l’Enpam, il museo inaugurerà ufficialmente il 6 novembre, offrendo ai più curiosi l’opportunità di una visita in anteprima negli open day di sabato 30 e domenica 31 ottobre. “La qualità dei materiali restituiti dagli Horti Lamiani offre una visione unica della Roma classica, dalle architetture monumentali alle sontuose decorazioni, alle vie dei commerci, agli oggetti preziosi e a quelli di uso quotidiano, al cibo, ai giardini e agli animali che vivevano lì. Un museo che racconta, anche attraverso emozionanti ricostruzioni, un teatro privilegiato del mondo antico, con tutte le suggestioni che questo luogo può dare”, annuncia il direttore scientifico del progetto Mirella Serlorenzi.
Museo Ninfeo, ricostruzione della piazza del ninfeo I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Alla scoperta degli Horti Lamiani, Giardino degli Dei e Paradiso degli Imperatori
Tra il milione di reperti rinvenuti durante gli scavi ne sono stati selezionati 3000, in grado di narrare la storia degli Horti Lamiani e di offrire uno spaccato della vita in questo ganglo pulsante dell’Urbe imperiale. Ogni epoca qui ha lasciato un segno: utilizzato fin dalla preistoria come luogo di sepoltura, in età repubblicana l’Esquilino ospitava una vasta necropoli, all’interno della quale spiccava la tomba dei Fabii, ma anche coltivazioni e cave di pozzolana. Nella seconda metà del I secolo a.C. fu Caio Clinio Mecenate a bonificare l’area, destinandola alla costruzione di residenze per una nuova aristocrazia, gli homines novi dell’età di Augusto. È qui che entra in gioco il cavaliere Lucio Elio Lamia, dal quale gli Horti prendono il nome: esponente di una famiglia elevata al rango senatorio da Ottaviano, Lucio edifica una villa lussuosissima e alla morte lascia le sue proprietà al demanio imperiale.
Museo Ninfeo, affresco di età giulio-claudia, particolare I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Qualche decennio dopo Caligola darà alla dimora una sistemazione ancora più sfarzosa, una sorta di Domus Aurea ante litteram: risalgono a questo periodo alcuni dei più interessanti affreschi e decorazioni che ammireremo al Museo Ninfeo, così come una monumentale scala in marmo e un intero impianto idrico con il nome dell’imperatore Claudio - successore di Caligola - impresso sui tubi in piombo. Particolarmente suggestivo risulta poi il ritrovamento di alcuni frammenti di vetro per finestre: il filosofo Filone Alessandrino, inviato a Roma come ambasciatore della comunità ebraica di Alessandria, ricorda infatti come Caligola “si precipitò nella sala grande, ne fece il giro e ordinò che le finestre tutto intorno venissero restaurate con materiale trasparente come il vetro bianco”.
All’epoca della dinastia dei Severi risale invece un’imponente aula scoperta rivestita di marmi pregiati, con al centro la fontana ninfeo che oggi dà il nome al museo. Come una grande piazza, l’ambiente era decorato da statue, erme e vasi scolpiti: qui gli imperatori vivevano momenti di meditazione e di ozio solitario, ricevevano ospiti importanti e delegati arrivati dalle province più lontane, impressionandoli con uno splendore degno delle regge ellenistiche e orientali.
Museo Ninfeo, anfore con mappa dei luoghi di produzione I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Dalla cucina al paesaggio: una finestra aperta sulla Capitale dell’Impero
Con 30 mila metri cubi di terreno scavato, circa un milione di reperti, 12 archeologi, 6 restauratori e 18 specialisti che per 5 anni hanno studiato gli oggetti rinvenuti, le indagini della Soprintendenza Speciale di Roma si sono rivelate uno straordinario osservatorio non solo sull’evoluzione dell’architettura e delle tecniche decorative tra il I e il IV secolo d.C. - epoca del probabile abbandono degli Horti Lamiani - ma anche sugli usi, i costumi e i commerci dell’Impero visti dalla prospettiva della capitale.
Marmi preziosi giunti a Roma dai territori più remoti, nonché una sorprendente varietà di anfore usate come contenitori alimentari, per esempio, hanno permesso di identificare le rotte dei traffici commerciali nelle diverse epoche, sia nel bacino del Mediterraneo che nel Nord Europa e in Oriente.
Museo Ninfeo, Decorazioni e ricostruzioni in marmo I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Pentole, bicchieri e stoviglie ci parlano delle trasformazioni della preparazione dei cibi e della tavola romana, mentre resti alimentari - alcuni dei quali riconducibili a un’ampia varietà di fauna marina - raccontano le passioni culinarie dell’aristocrazia che, tanto per dirne una, non rinunciava mai alle ostriche. Piantumazioni in terra e in vaso ci aiutano invece a immaginare il paesaggio dei giardini: accanto alle parti coltivate, piante spontanee crescevano rigogliose, creando l’effetto di una residenza urbana immersa nella natura. Nel paradiso degli imperatori non mancavano nemmeno gli animali: oltre a quelli da fattoria, nel verde degli Horti pascolavano orsi e leoni, struzzi e cerbiatti, i cui resti saranno visibili nel nuovo museo in appositi cassetti a disposizione dei visitatori.
Museo Ninfeo, bicchiere in vetro soffiato I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
“È un eccezionale risultato scientifico”, ha dichiarato Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma: “Questo museo porta alla luce uno dei luoghi mitici dell’antica Roma, quegli Horti Lamiani che erano una delle residenze giardino più amate dagli imperatori. L’aspetto virtuoso è la collaborazione tra il Ministero della Cultura ed Enpam, che ha permesso la creazione di un laboratorio di studio per progettare un museo innovativo: non solo la bellezza e la rarità dei reperti, ma a essere esposta è la vera vita della Capitale dell'Impero romano”.
Museo del Ninfeo, decorazione parietale I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Leggi anche:
• Tornano alla luce i tesori degli Horti Lamiani
Museo Ninfeo, decorazioni di età flavia I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Il succoso frutto delle campagne di scavo degli anni Duemila si mostrerà finalmente al pubblico proprio nel luogo dei ritrovamenti, dove sta per aprire i battenti il nuovo Museo Ninfeo. Nato dalla collaborazione della Soprintendenza Speciale di Roma con l’Enpam, il museo inaugurerà ufficialmente il 6 novembre, offrendo ai più curiosi l’opportunità di una visita in anteprima negli open day di sabato 30 e domenica 31 ottobre. “La qualità dei materiali restituiti dagli Horti Lamiani offre una visione unica della Roma classica, dalle architetture monumentali alle sontuose decorazioni, alle vie dei commerci, agli oggetti preziosi e a quelli di uso quotidiano, al cibo, ai giardini e agli animali che vivevano lì. Un museo che racconta, anche attraverso emozionanti ricostruzioni, un teatro privilegiato del mondo antico, con tutte le suggestioni che questo luogo può dare”, annuncia il direttore scientifico del progetto Mirella Serlorenzi.
Museo Ninfeo, ricostruzione della piazza del ninfeo I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Alla scoperta degli Horti Lamiani, Giardino degli Dei e Paradiso degli Imperatori
Tra il milione di reperti rinvenuti durante gli scavi ne sono stati selezionati 3000, in grado di narrare la storia degli Horti Lamiani e di offrire uno spaccato della vita in questo ganglo pulsante dell’Urbe imperiale. Ogni epoca qui ha lasciato un segno: utilizzato fin dalla preistoria come luogo di sepoltura, in età repubblicana l’Esquilino ospitava una vasta necropoli, all’interno della quale spiccava la tomba dei Fabii, ma anche coltivazioni e cave di pozzolana. Nella seconda metà del I secolo a.C. fu Caio Clinio Mecenate a bonificare l’area, destinandola alla costruzione di residenze per una nuova aristocrazia, gli homines novi dell’età di Augusto. È qui che entra in gioco il cavaliere Lucio Elio Lamia, dal quale gli Horti prendono il nome: esponente di una famiglia elevata al rango senatorio da Ottaviano, Lucio edifica una villa lussuosissima e alla morte lascia le sue proprietà al demanio imperiale.
Museo Ninfeo, affresco di età giulio-claudia, particolare I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Qualche decennio dopo Caligola darà alla dimora una sistemazione ancora più sfarzosa, una sorta di Domus Aurea ante litteram: risalgono a questo periodo alcuni dei più interessanti affreschi e decorazioni che ammireremo al Museo Ninfeo, così come una monumentale scala in marmo e un intero impianto idrico con il nome dell’imperatore Claudio - successore di Caligola - impresso sui tubi in piombo. Particolarmente suggestivo risulta poi il ritrovamento di alcuni frammenti di vetro per finestre: il filosofo Filone Alessandrino, inviato a Roma come ambasciatore della comunità ebraica di Alessandria, ricorda infatti come Caligola “si precipitò nella sala grande, ne fece il giro e ordinò che le finestre tutto intorno venissero restaurate con materiale trasparente come il vetro bianco”.
All’epoca della dinastia dei Severi risale invece un’imponente aula scoperta rivestita di marmi pregiati, con al centro la fontana ninfeo che oggi dà il nome al museo. Come una grande piazza, l’ambiente era decorato da statue, erme e vasi scolpiti: qui gli imperatori vivevano momenti di meditazione e di ozio solitario, ricevevano ospiti importanti e delegati arrivati dalle province più lontane, impressionandoli con uno splendore degno delle regge ellenistiche e orientali.
Museo Ninfeo, anfore con mappa dei luoghi di produzione I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Dalla cucina al paesaggio: una finestra aperta sulla Capitale dell’Impero
Con 30 mila metri cubi di terreno scavato, circa un milione di reperti, 12 archeologi, 6 restauratori e 18 specialisti che per 5 anni hanno studiato gli oggetti rinvenuti, le indagini della Soprintendenza Speciale di Roma si sono rivelate uno straordinario osservatorio non solo sull’evoluzione dell’architettura e delle tecniche decorative tra il I e il IV secolo d.C. - epoca del probabile abbandono degli Horti Lamiani - ma anche sugli usi, i costumi e i commerci dell’Impero visti dalla prospettiva della capitale.
Marmi preziosi giunti a Roma dai territori più remoti, nonché una sorprendente varietà di anfore usate come contenitori alimentari, per esempio, hanno permesso di identificare le rotte dei traffici commerciali nelle diverse epoche, sia nel bacino del Mediterraneo che nel Nord Europa e in Oriente.
Museo Ninfeo, Decorazioni e ricostruzioni in marmo I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Pentole, bicchieri e stoviglie ci parlano delle trasformazioni della preparazione dei cibi e della tavola romana, mentre resti alimentari - alcuni dei quali riconducibili a un’ampia varietà di fauna marina - raccontano le passioni culinarie dell’aristocrazia che, tanto per dirne una, non rinunciava mai alle ostriche. Piantumazioni in terra e in vaso ci aiutano invece a immaginare il paesaggio dei giardini: accanto alle parti coltivate, piante spontanee crescevano rigogliose, creando l’effetto di una residenza urbana immersa nella natura. Nel paradiso degli imperatori non mancavano nemmeno gli animali: oltre a quelli da fattoria, nel verde degli Horti pascolavano orsi e leoni, struzzi e cerbiatti, i cui resti saranno visibili nel nuovo museo in appositi cassetti a disposizione dei visitatori.
Museo Ninfeo, bicchiere in vetro soffiato I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
“È un eccezionale risultato scientifico”, ha dichiarato Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma: “Questo museo porta alla luce uno dei luoghi mitici dell’antica Roma, quegli Horti Lamiani che erano una delle residenze giardino più amate dagli imperatori. L’aspetto virtuoso è la collaborazione tra il Ministero della Cultura ed Enpam, che ha permesso la creazione di un laboratorio di studio per progettare un museo innovativo: non solo la bellezza e la rarità dei reperti, ma a essere esposta è la vera vita della Capitale dell'Impero romano”.
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