A Roma fino al 15 febbraio

L'alba di un museo. Castel Sant'Angelo si racconta

Sala Piranesi e le Carceri, nei labirinti dell'inconscio
 

Samantha De Martin

24/09/2025

Roma - Sbuca il "salto della quaglia", divertimento popolare di Roma praticato dai ragazzi nei giorni di festa. Bartolomeo Pinelli, il “pittore de Trastevere”, come lo ricordava in un sonetto Giuseppe Gioachino Belli, nel 1822 lo immortala in un’acquaforte assieme al cantastorie della domenica che parla ai “lavoranti” della campagna riuniti in Piazza Barberini.

La Roma pittoresca ritratta negli acquerelli di Ettore Roesler, che invita invece a tuffarsi lungo la via del campanile in Borgo, in una mattina del 1881, è forse una delle sezioni più interessanti della mostra Castel Sant’Angelo 1911–1925. L’alba di un museo, aperta nelle sale monumentali del Castello fino al 15 febbraio.

Forse perché restituisce una preziosa testimonianza visiva della città che va lentamente scomparendo sotto i nuovi piani regolatori del 1873 e del 1883. Ma anche perché, in un contesto artistico dominato da grandi pittori storici e patriottici, il pittore romano ha scelto di rappresentare la patria nella sua quotidianità, con i mestieri, le tradizioni popolari, il paesaggio urbano e le sue trasformazioni, piuttosto che attraverso le battaglie.
I suoi acquerelli simboli di una Roma popolare e autentica, sono solo alcuni delle testimonianze che scandiscono il percorso promosso e realizzato dall’istituto del Ministero della Cultura Pantheon e Castel Sant’Angelo – Direzione Musei nazionali della città di Roma – diretto ad interim da Luca Mercuri . Una mostra che vuole celebrare i cento anni dall’istituzione del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, avvenuta con Regio Decreto del 4 maggio 1925.


Le Mostre Retrospettive di Castel Sant'Angelo

L’itinerario invita ad attraversare la complessa storia dell’edificio, ora mausoleo imperiale, ora fortificazione, quindi residenza papale, carcere e caserma. La nascita del museo segna il momento in cui il monumento acquista una dimensione prettamente culturale diventando un'istituzione pubblica impegnata a valorizzare l’edificio e le collezioni che custodisce, rivolgendosi a tutti i pubblici, nazionali e internazionali.

Le sue origini risalgono al 1911, quando la storica Esposizione viene allestita proprio a Castel Sant’Angelo in occasione del cinquantenario dell’Unità d’Italia. Da allora il Castello diventa uno spazio espositivo, inaugurato da una mostra retrospettiva sull’arte italiana che metteva assieme archeologia, arti figurative, arti decorative, ambientazioni storiche e percorsi tematici. L’ambizioso progetto culturale doveva essere concepito come un'esperienza immersiva capace di far rivivere secoli di storia e arte italiana, dal Medioevo all'Ottocento. Innovativo per l'epoca, l'allestimento abbandonava la sequenza cronologica per privilegiare un forte impatto evocativo.

La mostra Castel Sant’Angelo 1911–1925. L’alba di un museo – un’occasione per ripercorrere le belle Sale di Clemente VIII, la Sala della Giustizia, fino all’appartamento di Clemente VII e la Sala di Apollo – rievoca quell’ esperimento, ripercorrendone in chiave contemporanea atmosfere e suggestioni.
“Concepita come un omaggio all’Esposizione del 1911, l’iniziativa - commenta Luca Mercuri - restituisce, in chiave critica e contemporanea, lo spirito sperimentale di quella straordinaria impresa espositiva, capace di coniugare rigore scientifico e impatto narrativo, memoria e innovazione. Il percorso mette in dialogo opere provenienti da importanti musei italiani con materiali straordinari custoditi nei depositi del Castello, alcuni dei quali restaurati per l’occasione e non esposti al pubblico da decenni. Si tratta, dunque, non solo di una mostra, ma di una vera e propria operazione culturale che, grazie anche a prestiti d’eccellenza, restituisce centralità alla funzione pubblica del museo: custodire e al tempo stesso condividere il patrimonio, recuperare il passato per guardare al futuro”.


Pietro Bracci, San Michele Arcangelo, 1736, legno scolpito e dorato a foglia, Roma, Castel Sant’Angelo, inv. CSA IV/108

In un allestimento lineare, dove purtroppo le didascalie risultano graficamente poco chiare, spicca l’Elia nel deserto dagli Uffizi, opera di Daniele da Volterra, allievo di Michelangelo, che omaggia la sezione “michelangiolesca” del 1911. Bella anche la Veduta del Tevere a Castel Sant’Angelo del Vanvitelli, dalla Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini. Superato il corteo di armi e armature storiche, in dialogo ideale con la sezione “uomini in arme” del 1911, ci si imbatte nelle più interessanti Carceri d’invenzione di Giovan Battista Piranesi che proprio dalle prigioni storiche di Castel Sant’Angelo traggono idealmente ispirazione. 

Le stampe, tirate appositamente dalla Regia Calcografia per la mostra del 1911, sono oggi esposte in un allestimento che bene evidenzia il legame con la funzione carceraria del monumento, affiancate da oggetti che ne evocano la storia.
Il racconto della vita del castello si allunga nella Sala di Apollo, dove è stato riposizionato il grande plastico di Castel Sant’Angelo realizzato nel 1911, in dialogo con i busti in marmo di Adriano e Antonino Pio, legati alla fondazione e alla storia del Mausoleo.
Una chicca è l’angelo in legno dorato del Bracci che fa capolino da un vano laterale, come un controcanto intimo.