Un ritratto della Galleria Borghese di Roma ora alle Scuderie
Enigma e mistero nella casta bellezza della Dama con il liocorno di Raffaello
Raffaello Sanzio, Dama col Liocorno, 1505-1506, Roma, Galleria Borghese
Samantha De Martin
04/05/2020
Una giovane donna dallo sguardo intenso, i capelli biondi e fluenti, gli occhi azzurri, posa seduta in un loggiato, con sul grembo un piccolo unicorno.
Due colonne ne incorniciano la figura, mentre alle sue spalle si spalanca un paesaggio dipinto con tinte fredde - in contrasto con le tonalità calde dell’incarnato, dei gioielli e dei tessuti indossati dalla ragazza - attraversato da colline dolci, alberi frondosi e bagnato da quello che in lontananza sembrerebbe un lago.
Realizzato da Raffaello tra il 1505 e il 1506, durante gli anni del soggiorno fiorentino che precedono il trasferimento dell’Urbinate a Roma, La Dama con il liocorno è oggi custodita nella Sala 9 della Galleria Borghese, momentaneamente trasferita alle Scuderie del Quirinale per la grande mostra su Raffaello in occasione dell'anniversario dei 500 anni dalla scomparsa.
Un’aura di mistero circa l’identità del soggetto rappresentato, la presenza dell’animale mitologico e le diverse fasi di realizzazione del capolavoro avvolge ancora oggi il quadro.
I grandi capolavori di raffaello - FOTO:
Chi è la figura ritratta da Raffaello?
La giovane rappresentata è sicuramente una fanciulla fiorentina. Il raffinato abito che indossa, la gamurra, richiama la moda in voga a Firenze nei primi anni del Cinquecento. Le grandi maniche del vestito dall’ampia scollatura, in velluto rosso, separate dalla veste, e il corpetto di seta ricordano la Gravida, dipinta da Raffaello nel 1505 e conservata alla Galleria Palatina.
I lunghi capelli biondi sono raccolti in una pettinatura che incornicia il viso della giovane, legando forse sul retro alcune ciocche, mentre sulla testa si intravede un piccolo diadema. Gli occhi, di un azzurro intenso, sono rivolti verso l'esterno e guardano in una direzione che non sembra essere quella dell’osservatore.
Una catena d’oro le cinge il collo per ricadere sul petto, annodata con un vistoso pendente costituito da una pesante montatura in oro smaltato con piccole foglie, nella quale sono incastonati un piccolo smeraldo, un grosso rubino e una goccia a perla.
Ortolani mise in relazione il dipinto con un disegno conservato al Louvre, vedendo nella donna ritratta Maddalena Strozzi, moglie di Agnolo Doni. La posa della giovane, i gioielli, l’eleganza dell’abito e la presenza del liocorno potrebbero rimandare alle nozze tra i due.
Raffaello Sanzio, Ritratto di giovane donna, Penna e inchiostro bruno, gesso nero, 16 x 22 cm, Parigi, Louvre
Da chi fu commissionato il dipinto?
Non conosciamo chi sia stato a commissionare a Raffaello questo raffinato olio su tavola del quale non si hanno notizie documentarie certe. Molto probabilmente si tratta di un dono di nozze. Lo si evince da alcuni significativi dettagli come le pietre del pendente (rubino e zaffiro), che alludono simbolicamente alle virtù coniugali e alla purezza della sposa.
All’amore spirituale rimanda sin dall’antichità la perla scaramazza, mentre il nodo che caratterizza la collana d’oro è un palese riferimento al vincolo indissolubile del matrimonio.
Che cosa tiene in grembo la donna?
La donna sorregge tra le mani, adagiandolo sul grembo, un piccolo unicorno. Chiamato anche liocorno, questa creatura fantastica con il corpo da cavallo, la coda simile a quella di un leone e un lungo corno tra gli occhi, nel Medioevo era il simbolo della castità. Da qui la leggenda che, incontrando una fanciulla vergine, l’unicorno corresse verso di lei per adagiarle il capo sul seno e addormentarsi placidamente.
Perché si tratta di un’opera enigmatica?
Il mistero circa l’identità della dama ritratta non è ancora stato svelato. Inoltre l’opera, come la vediamo oggi, è il risultato di tecniche pittoriche diverse, traumatici processi di degrado e operazioni di restauro che hanno determinato significative alterazioni cromatiche sull’abito, sulle spalle, sullo stesso unicorno, sul paesaggio, a causa delle notevoli ridipinture.
Dietro il dipinto si celerebbero ben quattro fasi pittoriche. Inizialmente sarebbe stato eseguito un ritratto di donna fiorentina con alle spalle una finestra spalancata su un paesaggio. Il fatto che non vi fosse traccia delle mani e delle maniche della veste aveva fatto supporre che il dipinto fosse incompleto. In un momento successivo un secondo artista avrebbe completato la figura di donna nelle sue parti mancanti, con l’aggiunta di un piccolo cane e delle due colonne ai lati della finestra.
In una terza fase sopra il cane sarebbe stato dipinto un unicorno, mentre, nell’ultima fase, il ritratto della nobildonna fiorentina si sarebbe trasformato in una Santa Caterina.
Raffaello, Santa Caterina d’Alessandria, 1507 circa, 55.7 x 72.2 cm | © The National Gallery, London
Prima del restauro del 1935 quindi l'opera presentava la donna alla maniera di una santa, con la palma e la ruota dentata, attributi di Santa Caterina di Alessandria. Furono Cantalamessa e poi Longhi a ribadire con forza l’attribuzione raffaellesca corroborata dalla riscoperta del disegno preparatorio con il soggetto originale.
Longhi inoltre riteneva che l’autore delle aggiunte fosse stato, nella seconda parte del Cinquecento, il pittore fiorentino Giovanni Antonio Sogliani. L’artista avrebbe ridipinto le mani, il mantello, le maniche del vestito aggiungendo la ruota dentata del martirio. Questi particolari, che pur hanno caratterizzato il dipinto sino al 1935, sono stati eliminati in seguito ad un intervento di restauro molto dibattuto.
L’opera appare per la prima volta nell’inventario Aldobrandini del 1682 che parla di una tavola con donna seduta con “alicorno in braccio...di mano incerta”. L’inventario non cita però l’autore, parlando di "mano incerta". Della Pergola collegò il dipinto dell’inventario Aldobrandini con Raffaello.
Raffaello, Santa Caterina d’Alessandria, 1507 circa, 55.7 x 72.2 cm | © The National Gallery, London
La Dama col liocorno compare dunque negli inventari settecenteschi, talvolta confusa con la Santa Caterina della National Gallery di Londra, sempre di Raffaello, datata 1508.
Come si evince dagli inventari Borghese dal 1760, il dipinto ebbe nel tempo diverse attribuzioni.
Raffaello Sanzio, Dama col liocorno, Radiografia del cagnolino
Cosa c’era, in origine al posto dell’unicorno?
Una serie di radiografie eseguite sul dipinto hanno evidenziato come in origine, al posto dell'unicorno, si nascondesse un piccolo cane, simbolo di fedeltà coniugale.
Leonardo da Vinci, Dama con l’Ermellino, 1487 - 1490 ca., Olio su tavola, 40.3 x 54.8 cm, Cracovia, Museo Nazionale di Cracovia
Un modello di riferimento
La posa della protagonista, con il busto ruotato di tre quarti verso sinistra, ma anche il suo sguardo e le mani che stringono l'animale come nella Dama con l'ermellino di Leonardo, farebbero intravedere nel Maestro di Vinci il modello di riferimento di Raffaello.
Tuttavia nell’opera dell’Urbinate prevale la descrizione dei lineamenti fisici, dei gioielli, dell'abbigliamento, che sposa la luminosità del paesaggio. Siamo pertanto distanti dal complesso mondo di significati simbolici e allusivi di Leonardo.
Nella "cornice" del quadro, costituita dalle due colonne, oltre che nel paesaggio che si apre sullo sfondo, si possono intravedere anche gli echi della Gioconda.
Raffaello Sanzio, Dama col Liocorno, 1505-1506, Roma, Galleria Borghese
Leggi anche:
• I grandi capolavori di Raffaello
• Gli echi del mito in un affresco di Raffaello simile ad una danza: il Trionfo di Galatea
Due colonne ne incorniciano la figura, mentre alle sue spalle si spalanca un paesaggio dipinto con tinte fredde - in contrasto con le tonalità calde dell’incarnato, dei gioielli e dei tessuti indossati dalla ragazza - attraversato da colline dolci, alberi frondosi e bagnato da quello che in lontananza sembrerebbe un lago.
Realizzato da Raffaello tra il 1505 e il 1506, durante gli anni del soggiorno fiorentino che precedono il trasferimento dell’Urbinate a Roma, La Dama con il liocorno è oggi custodita nella Sala 9 della Galleria Borghese, momentaneamente trasferita alle Scuderie del Quirinale per la grande mostra su Raffaello in occasione dell'anniversario dei 500 anni dalla scomparsa.
Un’aura di mistero circa l’identità del soggetto rappresentato, la presenza dell’animale mitologico e le diverse fasi di realizzazione del capolavoro avvolge ancora oggi il quadro.
I grandi capolavori di raffaello - FOTO:
Chi è la figura ritratta da Raffaello?
La giovane rappresentata è sicuramente una fanciulla fiorentina. Il raffinato abito che indossa, la gamurra, richiama la moda in voga a Firenze nei primi anni del Cinquecento. Le grandi maniche del vestito dall’ampia scollatura, in velluto rosso, separate dalla veste, e il corpetto di seta ricordano la Gravida, dipinta da Raffaello nel 1505 e conservata alla Galleria Palatina.
I lunghi capelli biondi sono raccolti in una pettinatura che incornicia il viso della giovane, legando forse sul retro alcune ciocche, mentre sulla testa si intravede un piccolo diadema. Gli occhi, di un azzurro intenso, sono rivolti verso l'esterno e guardano in una direzione che non sembra essere quella dell’osservatore.
Una catena d’oro le cinge il collo per ricadere sul petto, annodata con un vistoso pendente costituito da una pesante montatura in oro smaltato con piccole foglie, nella quale sono incastonati un piccolo smeraldo, un grosso rubino e una goccia a perla.
Ortolani mise in relazione il dipinto con un disegno conservato al Louvre, vedendo nella donna ritratta Maddalena Strozzi, moglie di Agnolo Doni. La posa della giovane, i gioielli, l’eleganza dell’abito e la presenza del liocorno potrebbero rimandare alle nozze tra i due.
Raffaello Sanzio, Ritratto di giovane donna, Penna e inchiostro bruno, gesso nero, 16 x 22 cm, Parigi, Louvre
Da chi fu commissionato il dipinto?
Non conosciamo chi sia stato a commissionare a Raffaello questo raffinato olio su tavola del quale non si hanno notizie documentarie certe. Molto probabilmente si tratta di un dono di nozze. Lo si evince da alcuni significativi dettagli come le pietre del pendente (rubino e zaffiro), che alludono simbolicamente alle virtù coniugali e alla purezza della sposa.
All’amore spirituale rimanda sin dall’antichità la perla scaramazza, mentre il nodo che caratterizza la collana d’oro è un palese riferimento al vincolo indissolubile del matrimonio.
Che cosa tiene in grembo la donna?
La donna sorregge tra le mani, adagiandolo sul grembo, un piccolo unicorno. Chiamato anche liocorno, questa creatura fantastica con il corpo da cavallo, la coda simile a quella di un leone e un lungo corno tra gli occhi, nel Medioevo era il simbolo della castità. Da qui la leggenda che, incontrando una fanciulla vergine, l’unicorno corresse verso di lei per adagiarle il capo sul seno e addormentarsi placidamente.
Perché si tratta di un’opera enigmatica?
Il mistero circa l’identità della dama ritratta non è ancora stato svelato. Inoltre l’opera, come la vediamo oggi, è il risultato di tecniche pittoriche diverse, traumatici processi di degrado e operazioni di restauro che hanno determinato significative alterazioni cromatiche sull’abito, sulle spalle, sullo stesso unicorno, sul paesaggio, a causa delle notevoli ridipinture.
Dietro il dipinto si celerebbero ben quattro fasi pittoriche. Inizialmente sarebbe stato eseguito un ritratto di donna fiorentina con alle spalle una finestra spalancata su un paesaggio. Il fatto che non vi fosse traccia delle mani e delle maniche della veste aveva fatto supporre che il dipinto fosse incompleto. In un momento successivo un secondo artista avrebbe completato la figura di donna nelle sue parti mancanti, con l’aggiunta di un piccolo cane e delle due colonne ai lati della finestra.
In una terza fase sopra il cane sarebbe stato dipinto un unicorno, mentre, nell’ultima fase, il ritratto della nobildonna fiorentina si sarebbe trasformato in una Santa Caterina.
Raffaello, Santa Caterina d’Alessandria, 1507 circa, 55.7 x 72.2 cm | © The National Gallery, London
Prima del restauro del 1935 quindi l'opera presentava la donna alla maniera di una santa, con la palma e la ruota dentata, attributi di Santa Caterina di Alessandria. Furono Cantalamessa e poi Longhi a ribadire con forza l’attribuzione raffaellesca corroborata dalla riscoperta del disegno preparatorio con il soggetto originale.
Longhi inoltre riteneva che l’autore delle aggiunte fosse stato, nella seconda parte del Cinquecento, il pittore fiorentino Giovanni Antonio Sogliani. L’artista avrebbe ridipinto le mani, il mantello, le maniche del vestito aggiungendo la ruota dentata del martirio. Questi particolari, che pur hanno caratterizzato il dipinto sino al 1935, sono stati eliminati in seguito ad un intervento di restauro molto dibattuto.
L’opera appare per la prima volta nell’inventario Aldobrandini del 1682 che parla di una tavola con donna seduta con “alicorno in braccio...di mano incerta”. L’inventario non cita però l’autore, parlando di "mano incerta". Della Pergola collegò il dipinto dell’inventario Aldobrandini con Raffaello.
Raffaello, Santa Caterina d’Alessandria, 1507 circa, 55.7 x 72.2 cm | © The National Gallery, London
La Dama col liocorno compare dunque negli inventari settecenteschi, talvolta confusa con la Santa Caterina della National Gallery di Londra, sempre di Raffaello, datata 1508.
Come si evince dagli inventari Borghese dal 1760, il dipinto ebbe nel tempo diverse attribuzioni.
Raffaello Sanzio, Dama col liocorno, Radiografia del cagnolino
Cosa c’era, in origine al posto dell’unicorno?
Una serie di radiografie eseguite sul dipinto hanno evidenziato come in origine, al posto dell'unicorno, si nascondesse un piccolo cane, simbolo di fedeltà coniugale.
Leonardo da Vinci, Dama con l’Ermellino, 1487 - 1490 ca., Olio su tavola, 40.3 x 54.8 cm, Cracovia, Museo Nazionale di Cracovia
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La posa della protagonista, con il busto ruotato di tre quarti verso sinistra, ma anche il suo sguardo e le mani che stringono l'animale come nella Dama con l'ermellino di Leonardo, farebbero intravedere nel Maestro di Vinci il modello di riferimento di Raffaello.
Tuttavia nell’opera dell’Urbinate prevale la descrizione dei lineamenti fisici, dei gioielli, dell'abbigliamento, che sposa la luminosità del paesaggio. Siamo pertanto distanti dal complesso mondo di significati simbolici e allusivi di Leonardo.
Nella "cornice" del quadro, costituita dalle due colonne, oltre che nel paesaggio che si apre sullo sfondo, si possono intravedere anche gli echi della Gioconda.
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