Monet

Claude Monet, En Norvégienne, 1887. Oil on canvas, 97,5 x 130,5 cm | Musée d'Orsay, Paris, legacy of Princesse Edmond de Polignac, 1947 Photo: © RMN-Grand Palais (Musée d'Orsay) / Hervé Lewandowski

DAL 22/01/2017 AL 28/05/2017

Basilea

LUOGO: Basilea - Baselstrasse 101 | Museo Fondation Beyeler

ENTI PROMOTORI:

Beyeler-Stiftung Hansjörg Wyss, Wyss-Foundation Novartis

ORARI: Tutti i giorni dalle 10 alle 18, mercoledì dalle 10 alle 20

COSTO DEL BIGLIETTO: Adulti Chf/€ 28

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +41 61 645 97 00

E-MAIL: info@fondationbeyeler.ch

SITO UFFICIALE: https://www.fondationbeyeler.ch

ARTISTI: Claude Monet

PROMOTORI: Beyeler-Stiftung Hansjörg Wyss, Wyss-Foundation Novartis

Nell'anno del suo ventennale, la Fondation Beyeler dedica una mostra a uno dei massimi artisti presenti in collezione: Claude Monet. Le atmosfere magiche delle sue tele costituiscono il punto focale dell'esposizione, che conta 50 opere del periodo compreso tra gli anni successivi al 1880 e il tempo tardo delle Ninfee. 
Protagonisti sono gli affascinanti giochi di riflessi e ombre della pittura di Monet: rispecchiamenti nelle acque della Senna, paesaggi costieri ombrosi e selvaggi, alberi in controluce e ponti quasi dissolti nella nebbia londinese.

Nel 1879, dopo la morte della moglie, Monet si mosse verso nuovi orizzonti. Il suo ruolo di pioniere dell'impressionismo era ormai concluso, e sempre più egli pareva eleggere il dipinto in sé a vero tema della sua arte.
Le riflessioni di Monet in pittura si prestano a una duplice interpretazione. Il ripetersi dei motivi attraverso il riflesso, condotto all'estremo limite nel ciclo delle ninfee che si specchiano nello stagno, si può leggere anche come un'incessante meditazione sulle possibilità della rappresentazione. Un ulteriore passo nell'analisi di quelle che per Monet sono le potenzialità dell'immagine è il suo modo di rendere le ombre. Esse sono al contempo raffigurazione e rovescio del motivo, e la loro forma astratta conferisce al quadro una struttura che sembra travalicare la pura imitazione naturalistica.
 
La mostra, articolata per aree tematiche, è un viaggio tra i mondi figurali di Monet. L'esposizione ha il suo punto d'avvio in un grande spazio consacrato alle numerose e diversissime rappresentazioni della Senna. Particolarmente degno di nota è qui il ritratto che Monet eseguì della compagna e futura moglie Alice Hoschedé, seduta in riva alla Senna nel giardino a Vetheuil.

La sala successiva celebra gli alberi di Monet: un velato omaggio a Ernst Beyeler, che già nel 1998 aveva dedicato a questo tema un'intera rassegna. Alberi in condizione di luce diverse, le loro forme e le ombre proiettate sono ricorrenti in Monet ed evidenziano l'influsso delle xilografie giapponesi a colori. Spesso gli alberi conferiscono alle sue composizioni una struttura geometrica, osservabile in particolare nelle serie pittoriche realizzate dall'artista.  
I colori brillanti del Mediterraneo ci si fanno innanzi in un gruppo di lavori risalenti agli anni 1880. In una lettera di quel periodo Monet parlò della “luce fatata” che aveva scoperto al Sud.
 
Nel 1886 scrisse ad Alice Hoschedé di andare proprio “pazzo per il mare”. Una sezione consistente della mostra è dedicata alle coste della Normandia e all'isola Belle-Île, oltre che alle sempre cangianti suggestioni di luce sul mare. Affascina la sequenza della casupola di un doganiere poggiata su una scogliera e colta in prospettive e condizioni di luce sempre diverse: a volte sotto un sole accecante, a volte in ombra. Vista da vicino, l'ombra sembra frammentata in una miriade di colori.
 
Dai quadri che rendono le atmosfere mattutine sulla Senna emana una quiete contemplativa: il soggetto dipinto viene ripetuto come riflesso dipinto, in modo tale che i confini tra la realtà e la sua immagine riflessa sembrano dissolversi nella nebbia che sale. Il motivo si rispecchia interamente nell'acqua. Appare incerto cosa sia sopra e cosa sotto nel quadro, che si potrebbe anche appendere capovolto. In altre parole: la convenzione di osservare i dipinti in un certo modo è superata per lasciare spazio alla soggettività dello spettatore. Si potrebbe pensare che Monet qui si accosti a un archetipo della natura, all'inesorabile mutamento del “panta rei”. Monet non si accontenta di riprodurre il variare della luce dal giorno alla notte, ma raffigura anche il costante confluire di due corsi d'acqua.
 
Monet amava Londra. La città era stata per lui un rifugio già durante la guerra franco-prussiana del 1870/71. Sul volgere del secolo vi fece ritorno, da pittore di successo e già molto famoso, e vi dipinse le celebri vedute dei ponti di Waterloo e di Charing Cross nonché del Parlamento britannico in svariate atmosfere di luce, ma soprattutto nella nebbia che rende spettrali tutte le forme, quasi fossero apparizioni. Si tratta di un tributo di Monet al suo grande referente William Turner, ma anche di un inchino alla potenza mondiale della Gran Bretagna che poggiava saldamente sull'istituzione parlamentare e sui commerci che gettavano ponti tra gli stati.

L'opera tarda di Monet è caratterizzata quasi esclusivamente dalle descrizioni artistiche del giardino del pittore e dei rispecchiamenti nei suoi stagni di ninfee. Nella collezione Beyeler se ne trovano mirabili esempi. La mostra si conclude nell'incanto dei dipinti che ritraggono il giardino di Monet a Giverny.

La mostra presenta capolavori provenienti dalla collezione della Fondation Beyeler e dai più importanti musei del mondo, come il Metropolitan Museum of Art di New York, l'Art Institute di Chicago e il Musée d'Orsay di Parigi. 
 

'esposizione “Monet” è appoggiata da: Beyeler-Stiftung Hansjörg Wyss, Wyss-Foundation Novartis


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