Custodi o vendicatori?

Messaggeri, musici, combattenti: i tanti modi di essere angeli nella storia dell'arte

Raffaello Sanzio, Madonna Sistina, Dettaglio, 1513-1514 circa, Olio su tela, 196 x 265 cm, Dresda, Gemäldegalerie
 

Samantha De Martin

12/05/2020

Alcuni ci sorprendono con il fruscio delle loro ali, o il lieve movimento d’aria provocato sulle vesti dal loro silenzioso passaggio. Altri, armati di spada e scudo crociato, lottano contro draghi e demoni, anche se quelli più belli, simili a putti gentili, giacciono pensosi, a protezione di bambini e Madonne, incorniciati da morbidi riccioli d'oro.
Di angeli la storia dell’arte è davvero ricca. Da una delle più antiche raffigurazioni dell’Annunciazione, nelle Catacombe di Priscilla a Roma, agli angeli di Giotto che arrotolano il cielo, fedeli al passo dell’Apocalisse, queste creature divine sono i protagonisti silenziosi dei capolavori dei grandi Maestri dell’arte.


Giotto di Bondone, Dettaglio del Giudizio Universale, L'Arcangelo motore del Sole, Affresco, Padova, Cappella degli Scrovegni

Ci sono i Cherubini, dediti alla protezione, collocati da Dante nel Cielo dello Zodiaco o delle Stelle Fisse, a guardia della Luce e delle Stelle, e ci sono i Serafini che ricevono da Dio idee e direttive per regolare il movimento del Cielo.
"Ali di lascivia, di bellezze sospettose” furono considerate quelle degli angeli di El Greco, figure dalle fattezze femminili, accusate di avere "gambe sottili come le armi di seduzione d’una donna, e polpacci sodi come le mele di Eva”.
Dai messaggeri alati ai vendicatori, ecco cinque modi di essere angeli nella storia dell’arte.

• Angeli messaggeri: l’Annunciazione di Leonardo da Vinci
In un lussureggiante giardino recintato, che evoca l’hortus conclusus, simbolo della purezza di Maria, l’Arcangelo Gabriele si inginocchia davanti alla Vergine, alzando la mano destra, in segno di saluto, e offrendole, con la sinistra, un giglio, simbolo di castità. Con la sua corporeità concreta, suggerita dall’ombra proiettata sul prato e dalle vesti che presuppongono studi dal vero, questa creatura angelica sembra essere appena planata sull’erba, quasi creando uno spostamento dell’aria e, con le vesti, un lieve schiacciamento del terreno.

Eppure quest'angelo si discosta dalla tradizionale rappresentazione delle figure dotate di ali di pavone (considerati animali sacri e simbolo di immortalità). Le sue assomigliano piuttosto a quelle di un rapace, studiate attraverso l'anatomia propria dei volatili.
Le ali originali dipinte da Leonardo sarebbero state tuttavia più corte. In seguito qualcuno ne dipinse un’aggiunta senza considerare che l’artista avrebbe voluto rappresentare l'angelo appena atterrato, e quindi in procinto di chiudere le ali.
In questo capolavoro giovanile del Maestro di Vinci, l’angelo sta per annunciare a Maria il suo destino, ma ancor prima che abbia finito di parlare, la mano sinistra della Madonna denuncia la consapevole accettazione del messaggio.


 Leonardo da Vinci, Annunciazione, 1472 circa, Olio su pannello, 98 x 217 cm, Firenze, Gallerie degli Uffizi

• Angeli Cherubini: la Madonna Sistina di Raffaello
Da una tenda verde, dalla quale fanno capolino numerose piccole teste di Angeli Cherubini - i guardiani della Luce, dediti alla protezione - prende vita l’epifania mariana, tra le più sublimi dell’arte.
Maria, a figura intera e con il Bambino in braccio, appare mentre discende da un letto di nubi, scalza e avvolta dalla luce. Accanto a lei, i Santi Sisto e Barbara accentuano con i loro gesti il momento teatrale, indicando, come fossero in presenza di un'invisibile folla di fedeli.

In basso, sul bordo inferiore, simile a un parapetto, dove San Sisto ha appoggiato il triregno, attirano l’attenzione dell’osservatore due dolci angioletti.
I due Cherubini pensosi, viso paffuto e morbidi riccioli dorati, sono stati riprodotti innumerevoli volte e in migliaia di composizioni, diventando soggetti pop di centinaia di oggetti di merchandising. Era stato lo stilista Elio Fiorucci ad adottarli come logo nel suo celebre brand, facendo indossare agli angioletti della Gemälderie Alte Maister di Dresda un paio di occhiali da sole colorati.


Raffaello Sanzio, Madonna Sistina, 1513-1514 circa, Olio su tela, 196 x 265 cm, Dresda Gemäldegalerie

• Angeli che combattono contro i demoni: La caduta degli Angeli ribelli di Bruegel
In quest’olio su tavola, conservato al Museo Reale di Belle arti del Belgio, a Bruxelles, assistiamo alla lotta delle schiere celesti contro gli Angeli ribelli che, spinti verso l’Inferno, assumono le sembianze di terribili mostri. L’Arcangelo Michele, alla guida della milizia celeste degli Angeli di Dio contro Lucifero, rappresentato da Bruegel al centro della scena, armato di spada e scudo, si scaglia contro il Drago dell’Apocalisse e allontana dal Paradiso gli Angeli che hanno osato ribellarsi a Dio.
Ad aiutarlo nella lotta, le delicate creature angeliche avvolte da candide vesti fluttuanti.

Il pittore fiammingo, attingendo al repertorio di Bosch, pone particolare enfasi sulla mostruosità dei ribelli, rappresentati con la bocca spalancata e il ventre squarciato, in procinto di trasformarsi in diavoli, demoni, rettili, insetti.
Notiamo come l’Arcangelo sia rappresentato con due grandi ali, secondo un’iconografia angelica già diffusa in età post-medievale. In età paleocristiana, invece, come si evince dall’Annunciazione raffigurata nelle Catacombe di Priscilla sulla Via Salaria di Roma, San Michele appariva privo di ali.


Pieter Bruegel il Vecchio, La caduta degli Angeli ribelli, 1562, Olio su tavola, 162 X 117 cm, Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique

• Gli angeli suonatori: Caravaggio
, Riposo durante la fuga in Egitto
Un angelo intento a suonare un violino è il perno della raffigurazione che divide in due parti distinte la scena. Nel grande olio su tela di Caravaggio, conservato alla Galleria Doria Pamphilj di Roma, scorgiamo a sinistra l’anziano Giuseppe, mentre regge la partitura che consente all'Angelo di leggere e suonare. Nel violino suonato dalla creatura celeste possiamo distinguere una corda spezzata, che potrebbe essere un’allusione simbolica alla precarietà della vita umana (rappresentata da Giuseppe) rispetto all'immortale vita celeste simboleggiata dalla Vergine e dal Bambino, ritratti sulla destra del quadro.

Nel 1983, Franca Camiz e Agostino Ziino identificarono le note della partitura dipinta da Caravaggio, che riprodurrebbe con estrema precisione un mottetto del compositore fiammingo Noel Bauldewijn, basato sul testo del Cantico dei Cantici e intitolato "Quam pulchra es".


Michelangelo Merisi da Caravaggio, Riposo durante la fuga in Egitto, 1597, Olio su tela, 166.5 x 135.5 cm, Roma, Galleria Doria Pamphilj

• Gli angeli vendicatori: L’Angelo sterminatore di Mario Ceroli
Donato dall’artista a Benedetto XVI nel 2011, e poi acquisito dal Magazzino privato del Santo Padre, L’Angelo sterminatore di Mario Ceroli raffigura una scena tratta dall’Apocalisse, ben radicata nell’immaginario popolare.
Il soggetto richiama la scultura che domina Castel Sant’Angelo, a Roma.
L’artista utilizza la foglia d’oro e calibrate gocciolature in piombo e stagno per ridisegnare la silhouette dell’Angelo che, stagliandosi su un fondo scuro di legno bruciato, acquista una straordinaria carica aggressiva.


 Mario Ceroli, L'Angelo sterminatore, 1990, Legno bruciato, piombo, stagno e lamina d’oro, Musei Vaticani

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