Alla Galleria del Museo Civico di Bassano del Grappa fino al 3 settembre

Dediche, danzatrici, messaggi misteriosi: l'altra faccia dell'opera d'arte

Andrea Schiavone, Incredulità di Gesù e San Tommaso, XVI secolo

 

Samantha De Martin

30/07/2018

Vicenza - Cosa si nasconde sul retro di un dipinto? Il primo a rispondere, mettendo a nudo la parte solitamente invisibile di un quadro, era stato, tra il 1670 e il 1675, Cornelius Norbertus Gijsbrechts, pittore originario di Anversa, che aveva dipinto una tela - oggi conservata al Museo Nazionale di Copenhagen - nella quale rappresentava, sul davanti, il retro di un dipinto, cogliendolo nei minimi dettagli, con tanto di venature e zone d’ombra, ricreando la fitta connessione tra trama e ordito della tela.
Quest’opera, decisamente insolita per la pittura dell’epoca, non fu l’unica ad innescare una meditazione sul concetto di non-visibilità dell’opera d’arte. Anche Antonio Canova, sul retro del Mercato degli amorini, oggi accolto nel Salone del Museo Civico di Bassano del Grappa, aveva distribuito cinque figure femminili, evidentemente danzatrici, che riprendevano le caratteristiche grafiche e pittoriche degli altri studi del maestro. In un’altra opera del maestro di Possagno, Trasporto a terra della salma di Orazio Nelson, del 1805 circa, il verso presenta una figura maschile nell’atto di essere incoronata. Mentre nel primo dei due monocromi le danzatrici del retro sono rovesciate rispetto al fronte, nel secondo caso, la composizione sul retro è disposta in verticale con il lato corto di destra utilizzato come base.

Lo aveva fatto anche Picasso, dietro il ritratto della Bevitrice di Assenzio, conservato al Kunstmuseum di Basilea, e non era stato da meno Sironi il quale, quando era spinto dal furore creativo, non tralasciava di appuntare rapidi annotazioni o promemoria visivi su taccuini, fogli strappati rapidamente o su semplice carta da pacchi.

A svelare i retro più eloquenti delle opere custodite al Museo Civico di Bassano del Grappa, è una mostra, che, superando la soglia del visibile, svela al pubblico, fino al prossimo 3 settembre, un mondo ancora quasi completamente sconosciuto e a tratti misterioso.
E così, ad accogliere il visitatore di Abscondita. Segreti svelati delle opere d’arte, mostra a cura di Chiara Casarin, allestita nella Galleria Civica del Museo di Bassano del Grappa, saranno infatti i volti mai svelati di queste tele.
Faccia al muro, pertanto, per alcuni capolavori di artisti come Hayez, Canova, Sironi, che esortano il visitatore a cambiare le proprie abitudini e a leggere la storia dell’arte attraverso la percezione dei segnali, degli indizi, di quelle informazioni presenti sul lato b delle opere stesse.

Osservando ciascuna tela da un nuovo, inusuale punto di vista, si entra nel backstage dell’opera, penetrando mondi ignoti e finora inesplorati.
“Se davanti troviamo le invenzioni, dietro c’è un mondo di inventari” commenta Chiara Casarin, direttrice del Museo e curatrice del progetto. Ed eccoli tele e telai, dediche e cornici a mostrarsi come un supporto di informazioni determinanti per la conoscenza della storia del dipinto, dell’artista e di coloro che nel tempo lo hanno posseduto.
“Il dipinto di Cornelius Norbertus Gijsbrechts, realizzato tra il 1670 e il 1675 è stato - spiega Casarin - un tentativo di vedere l’arte come ad un medium che pensa a se stesso e alle sue strutture nascoste, generando un nuovo linguaggio, in questo caso meta-pittorico, privo di rappresentazione referenziale".

Osservare il retro significa entrare nell’atelier dell’artista, scoprire viaggi, assicurazioni, attribuzioni, nomi ora scritti, ora cancellati che descrivono la autenticità o non autenticità della tela, la sua fortuna, il suo declino. Con il suo ineguagliabile potere storiografico, il retro ci parla dell’opera, la mette a nudo, svelando errori e ripensamenti del suo autore.

E poi c’è il lato invisibile dello specchio che è quello che guarda l’anima, come in Ritratto di vecchio di Pietro Roversi, ”dove il lato non visibile al visitatore del museo racchiude la devozione (o sofferenza?) del soggetto, riservata, inaccessibile".

 Le tavole, ancor più delle tele, nascondono nel retro la storia della loro salute e delle vicende di recupero conservativo cui si sono dovute sottoporre.
Nelle collezioni del Museo, il lato nascosto di alcune tavole riporta affascinanti giochi di incastri o tagli manuali delle superfici che ricordano il lavoro di uno scultore, come nel caso della cosiddetta Madonna degli alberelli di stile belliniano, dove l’intervento di aggiunta è servito per ampliare le dimensioni del dipinto consentendo di modificarne anche la composizione sul fronte.

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