Il 14 luglio l’anniversario della posa della prima pietra
A Possagno per i 200 anni del Tempio canoviano

Il Tempio Canoviano di Possagno, Dal backstage del film prodotto da ARTE.it Originals Canova’s Washington. The Legend of the Lost Statue | Foto: Courtesy of Andrea Garbin per ARTE.it | © ARTE.it 2018
Eleonora Zamparutti
17/12/2018
“La mostra Canova’s Washington, inaugurata lo scorso 11 Novembre nel nostro museo di Possagno, dopo la precedente tappa alla Frick Collection di New York, sta avendo riscontri positivi, a livello di comunicazione e di passaparola, registrando numerose presenze”. L’esposizione resterà aperta al pubblico fino al 28 Aprile 2019.
Mario Guderzo, infaticabile direttore della Gypsotheca e Museo Antonio Canova che ha sede a Possagno in quella che fu l’abitazione dove nacque scultore Antonio Canova, ha già pianificato un’agenda fitta di incontri, esposizioni ed eventi in vista dell’anno che verrà.
Mario Guderzo, infaticabile direttore della Gypsotheca e Museo Antonio Canova che ha sede a Possagno in quella che fu l’abitazione dove nacque scultore Antonio Canova, ha già pianificato un’agenda fitta di incontri, esposizioni ed eventi in vista dell’anno che verrà.
Il 2019 sarà innanzitutto l’occasione per celebrare i 200 anni dalla posa della prima pietra del Tempio che Antonio Canova donò al suo paese in segno di riconoscimento e gratitudine, dopo una vita trascorsa a Roma. Un’opera monumentale, saldamente ancorata alla montagna e orientata verso Sud-Est in direzione di Venezia, che tutt’oggi troneggia sulla cittadina trevigiana. Unico intervento architettonico progettato dallo scultore nell’arco della sua vita, l’edificio rappresenta una sintesi perfetta di due esemplari antichi: il Partenone di Atene e il Pantheon di Roma. “Per le celebrazioni del Tempio, Possagno sarà il centro propulsore di una serie di proposte che avranno come data di riferimento il 14 luglio, giorno d’inizio effettivo dei lavori, esattamente due secoli fa” continua Guderzo.

Mario Guderzo, Direttore Gypsotheca e Museo Antonio Canova, Possagno | Foto: © ARTE.it
Chiusa l’operazione con The Frick Collection, ha in cantiere per il futuro nuove iniziative sul suolo americano?
“Il prossimo grande appuntamento negli Stati Uniti è previsto per il 2021 quando sarà inaugurata la mostra in programma alla National Gallery di Washington. Dedicata esclusivamente ai bozzetti preparatori realizzati da Canova, l’esposizione sarà curata da C.D. Dickerson III, capo curatore della sezione scultura e arti decorative, e da me. In seconda battuta la mostra farà tappa anche a Chicago.
Si tratta di un’iniziativa rilevante perché per l’occasione verrà fatto un censimento di tutti i bozzetti realizzati dallo scultore e presenti a livello mondiale. Conosciamo il metodo di lavoro di Canova e sappiamo quanto importante era la fase preparatoria e di studio dei suoi lavori. Nel frattempo porteremo i piccoli modelli preparatori per il Washington a Napoli, in occasione della mostra Canova e l’antico che inaugurerà al MANN il 28 marzo”.
L’esposizione napoletana è organizzata in collaborazione con l’Ermitage. Da San Pietroburgo arriveranno importanti lavori di Canova. Quale sarà il contributo del Museo di Possagno?
“Noi porteremo 34 tempere realizzate da Antonio Canova che in quell’occasione saranno messe a confronto con la pittura pompeiana. Il Museo Archeologico di Napoli possiede infatti una vasta collezioni di affreschi antichi. Sappiamo per certo che Canova prendeva a modello gli esempi dell’antichità. Lo scultore amava soffermarsi a disegnare e a ritrarre figure e soggetti che sarebbero diventati in seguito i modelli di riferimento ideale delle sue sculture. Basti pensare ai Pugilatori e a numerose altre sculture ispirate alla mitologia classica, alla Letizia Ramolino e al suo modello che fu l’Agrippina, al ritratto di George Washington che si ispira al Claudio Augusto esposto proprio al MANN. Da questi confronti emerge in modo evidente quanto Antonio Canova abbia studiato a fondo le posture e il modo di presentare i soggetti in antichità, assimilandoli e producendo nuovi esempi. E questo confronto con l’antico risulta ancora più evidente per la pittura.

Antonio Canova, George Washington, Gypsotheca e Museo Antonio Canova, Possagno | Foto: © Fabio Zonta
E dopo Napoli?
“In questo momento stiamo facendo dei ragionamenti insieme all’Ermitage per valutare l’ipotesi di trattenere una statua in vista di una mostra che potrebbe essere realizzata in autunno. Accade spesso che le opere, prima di tornare presso la sede museale a cui fanno capo, facciano una o due tappe. Tuttavia noi siamo una piccola realtà che si confronta con una grande istituzione museale come l’Ermitage”.
Canova conobbe il successo a Roma, grazie soprattutto agli ambasciatori veneziani di allora. In che modo la Capitale oggi omaggia Canova?
“A Roma in questo momento, presso Palazzo Massimo, è in corso una bella esposizione dedicata a Giovanni Volpato, che fu amico di Antonio Canova (Il classico si fa pop. Di scavi, copie e altri pasticci, fino al 7 aprile 2019 n.d.r.). Fu colui che introdusse l’artista ai Rezzonico e a Roma. Tra i nostri prestiti per la mostra c’è un piccolo dipinto, un gesso di dimensioni ridotte e la Ninfa che dorme. Nella Roma di allora i Rezzonico erano molto importanti, e il loro palazzo a Piazza Venezia fu punto di riferimento per gli artisti veneti. Per i Rezzonico Canova realizzò il Teseo sul Minotauro, un’opera che rese evidente al pubblico romano che Canova era in grado di competere con i grandi scultori del passato”.
Con quali altri musei a livello internazionale state avendo dei contatti?
“Probabilmente la Gypsotheca presterà un gesso importante della propria collezione alla Nationalgalerie di Berlino nella speranza di poter ricevere in cambio il prestito della Ebe, realizzata nel 1796 e acquistata per i musei di Berlino nel 1825 dal re Federico Guglielmo III. Per realizzare la scultura Canova, per suo stesso dire, si era ispirato a opere d'arte antica, a vari dipinti su vasi greci e agli affreschi di Ercolano. Si tratta di statua di un virtuosismo unico che rileva la grande capacità di Canova di lavorare il marmo”.

Mario Guderzo, Direttore Gypsotheca e Museo Antonio Canova, Possagno | Foto: © ARTE.it
Chiusa l’operazione con The Frick Collection, ha in cantiere per il futuro nuove iniziative sul suolo americano?
“Il prossimo grande appuntamento negli Stati Uniti è previsto per il 2021 quando sarà inaugurata la mostra in programma alla National Gallery di Washington. Dedicata esclusivamente ai bozzetti preparatori realizzati da Canova, l’esposizione sarà curata da C.D. Dickerson III, capo curatore della sezione scultura e arti decorative, e da me. In seconda battuta la mostra farà tappa anche a Chicago.
Si tratta di un’iniziativa rilevante perché per l’occasione verrà fatto un censimento di tutti i bozzetti realizzati dallo scultore e presenti a livello mondiale. Conosciamo il metodo di lavoro di Canova e sappiamo quanto importante era la fase preparatoria e di studio dei suoi lavori. Nel frattempo porteremo i piccoli modelli preparatori per il Washington a Napoli, in occasione della mostra Canova e l’antico che inaugurerà al MANN il 28 marzo”.
L’esposizione napoletana è organizzata in collaborazione con l’Ermitage. Da San Pietroburgo arriveranno importanti lavori di Canova. Quale sarà il contributo del Museo di Possagno?
“Noi porteremo 34 tempere realizzate da Antonio Canova che in quell’occasione saranno messe a confronto con la pittura pompeiana. Il Museo Archeologico di Napoli possiede infatti una vasta collezioni di affreschi antichi. Sappiamo per certo che Canova prendeva a modello gli esempi dell’antichità. Lo scultore amava soffermarsi a disegnare e a ritrarre figure e soggetti che sarebbero diventati in seguito i modelli di riferimento ideale delle sue sculture. Basti pensare ai Pugilatori e a numerose altre sculture ispirate alla mitologia classica, alla Letizia Ramolino e al suo modello che fu l’Agrippina, al ritratto di George Washington che si ispira al Claudio Augusto esposto proprio al MANN. Da questi confronti emerge in modo evidente quanto Antonio Canova abbia studiato a fondo le posture e il modo di presentare i soggetti in antichità, assimilandoli e producendo nuovi esempi. E questo confronto con l’antico risulta ancora più evidente per la pittura.

Antonio Canova, George Washington, Gypsotheca e Museo Antonio Canova, Possagno | Foto: © Fabio Zonta
E dopo Napoli?
“In questo momento stiamo facendo dei ragionamenti insieme all’Ermitage per valutare l’ipotesi di trattenere una statua in vista di una mostra che potrebbe essere realizzata in autunno. Accade spesso che le opere, prima di tornare presso la sede museale a cui fanno capo, facciano una o due tappe. Tuttavia noi siamo una piccola realtà che si confronta con una grande istituzione museale come l’Ermitage”.
Canova conobbe il successo a Roma, grazie soprattutto agli ambasciatori veneziani di allora. In che modo la Capitale oggi omaggia Canova?
“A Roma in questo momento, presso Palazzo Massimo, è in corso una bella esposizione dedicata a Giovanni Volpato, che fu amico di Antonio Canova (Il classico si fa pop. Di scavi, copie e altri pasticci, fino al 7 aprile 2019 n.d.r.). Fu colui che introdusse l’artista ai Rezzonico e a Roma. Tra i nostri prestiti per la mostra c’è un piccolo dipinto, un gesso di dimensioni ridotte e la Ninfa che dorme. Nella Roma di allora i Rezzonico erano molto importanti, e il loro palazzo a Piazza Venezia fu punto di riferimento per gli artisti veneti. Per i Rezzonico Canova realizzò il Teseo sul Minotauro, un’opera che rese evidente al pubblico romano che Canova era in grado di competere con i grandi scultori del passato”.
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“Probabilmente la Gypsotheca presterà un gesso importante della propria collezione alla Nationalgalerie di Berlino nella speranza di poter ricevere in cambio il prestito della Ebe, realizzata nel 1796 e acquistata per i musei di Berlino nel 1825 dal re Federico Guglielmo III. Per realizzare la scultura Canova, per suo stesso dire, si era ispirato a opere d'arte antica, a vari dipinti su vasi greci e agli affreschi di Ercolano. Si tratta di statua di un virtuosismo unico che rileva la grande capacità di Canova di lavorare il marmo”.
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