In viaggio tra le meraviglie del Belpaese
L’Italia è un museo a cielo aperto: 20 capolavori e luoghi d’arte da ammirare gratis
Firenze. Di Maatkare via Pixabay
Francesca Grego
06/07/2020
Un privilegio in Italia lo abbiamo tutti: per fare il pieno di bellezza non c’è bisogno di pagare un biglietto. Autentici capolavori e preziose testimonianze storiche si offrono allo sguardo in piazza, mentre mangiamo un gelato o corriamo affannati al lavoro. Da Nord a Sud, il Belpaese è un museo a cielo aperto, senza orari né prenotazioni. Lo sapevano bene i viaggiatori del passato, che elessero la penisola a meta d’elezione del Grand Tour. Statue, fontane, ponti e torri raccontano l’abilità di maestri scomparsi o rimasti anonimi, aneddoti e leggende di un passato affascinante, una stratificazione di stili e culture artistiche senza pari e la capacità dell’arte di farsi paesaggio. Dall’antichità al Rinascimento, dal Medioevo al Barocco, non resta che riscoprirli con la complicità della bella stagione. Ecco le tappe del nostro tour lungo lo Stivale.
Il Foro Romano, Roma. Bert Kaufmann from Roermond, Netherlands / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)
Roma
Opulenta, sovrabbondante, stracarica di storie e monumenti, Roma tra incarna appieno il concetto di museo a cielo aperto. Imponenti chiese barocche appaiono all’improvviso nei vicoli più angusti e non è strano che un’umile stradina si apra su una piazza che lascia ammutoliti. Edifici e monumenti di ogni epoca crescono uno sull’altro, ciascuno portatore di una storia. Impossibile restare indifferenti davanti alla Fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona, che racconta i fasti dell’Urbe barocca. Tra rocce pittoresche, cavalli selvaggi, draghi, leoni e mostri marini, Gian Lorenzo Bernini dispose le divinità del Gange, del Nilo, del Danubio e del Rio della Plata, in rappresentanza dei quattro continenti allora conosciuti.
Gian Lorenzo Bernini, Fontana dei quattro fiumi, 1648-51, Roma
Perché il gigante sudamericano si copre il viso con un braccio? Secondo la leggenda è a causa dell’orrore o del timore che la vicina Chiesa di Sant’Agnese in Agone di Francesco Borromini gli rovini addosso. Il Nilo, invece, nasconde dietro un drappo il proprio volto e un segreto: nel Seicento l’ubicazione delle sue sorgenti era oggetto di ricerche. Getti d’acqua scroscianti ci ricordano le estati in cui la piazza si trasformava in un lago: i romani si rinfrescavano nell’acqua e gareggiavano su barche dalle forme fantasiose.
Ponte Sant'Angelo e Castel Sant'Angelo, Roma. Thomas Wolf, www.foto-tw.de / CC BY-SA 3.0 DE (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/de/deed.en)
Da Fontana di Trevi a Trinità dei Monti, dal Colosseo al parco di Villa Borghese, la galleria sotto il cielo della Città Eterna è virtualmente inesauribile. Noi vi lasciamo su Ponte Sant’Angelo, dove un corteo di angeli scolpiti si erge sul panorama incantato del Tevere. Lo sguardo si posa sulla Mole Adriana, tomba e fortezza, temibile prigione e sfarzosa dimora.
Napoli
Un labirinto di vicoli, chiese, palazzi costruiti a distanza ravvicinata dona al centro storico di Napoli una rara densità artistica. Sull’antico decumano noto come Spaccanapoli, la Statua del dio Nilo ci riporta ai tempi della città greco-romana, quando una comunità proveniente da Alessandria d’Egitto si stanzia da queste parti. Tra uno spritz e una pizza a portafoglio, a Largo Corpo di Napoli ci troviamo a tu per tu con il vecchio fiume barbuto disteso sul suo piedistallo. Nel Medioevo la statua fu ritrovata senza testa e per molto tempo la sua identità fu dimenticata: si pensò addirittura a una donna ritratta nell’atto di allattare. Alla fine del Cinquecento si fece chiarezza e poco dopo il Nilo fu dotato di un volto e di attributi appropriati: una sfinge, una testa di coccodrillo e la cornucopia della prosperità.
Piazza del Gesù nuovo con la Guglia dell'Immacolata, Napoli. Mattia Luigi Nappi / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)
Poco lontano, la Guglia di San Domenico e la Guglia dell’Immacolata raccontano la rinascita di Napoli dopo la peste di metà Seicento. Costruite entrambe grazie a una colletta popolare, si ispirano alle antiche macchine delle feste in cartapesta: con un tripudio di decorazioni marmoree sono tra le sculture più rappresentative del Barocco napoletano.
Venezia
Che cosa sarebbe Venezia senza i suoi ponti? Romantici, pittoreschi, progettati e ornati con estrema cura, i ponti disegnano il fascino dei canali. Canaletto e Francesco Guardi ce ne hanno lasciato memorabili vedute, mentre Claude Monet sistemava lì il cavalletto per catturare la luce della laguna in versione impressionista. Il più antico è il Ponte di Rialto, costruito alla fine del Cinquecento sul Canal Grande. Può sembrare strano, ma ancora nel XII secolo al suo posto esisteva solo un ponte di barche, detto Ponte della Moneta perché per attraversarlo era necessario pagare un quartarolo ai traghettatori.
Ponte di Rialto, Venezia | Foto: Emi Cristea / Shutterstock.com
In seguito sul Canal Grande sorsero il Ponte degli Scalzi, il Ponte dell’Accademia e il Ponte della Costituzione. Ma nessuno di questi raggiunge la fama del Ponte dei Sospiri, che ha la particolarità di essere l’unico ponte chiuso in città. Costruito in bianca pietra d’Istria nel secolo del Barocco, scavalca il Rio Palazzo per collegare Palazzo Ducale alle Prigioni Nuove. La leggenda che lo associa agli innamorati è un’invenzione tutta moderna: il passaggio serviva per tradurre i prigionieri dalle terribili carceri veneziane all’aula degli inquisitori. Il nome glielo diede Lord Byron pensando ai reclusi che da quelle finestre davano il loro addio alla libertà.
Il Ponte dei Sospiri, Venezia. Antonio Contin / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)
Pisa
Un ampio prato fa di Piazza dei Miracoli uno spazio sui generis: i monumenti più rappresentativi di Pisa sembrano sorgere dall’erba verde. Sebbene costruiti in tempi diversi, il Duomo, il Battistero di San Giovanni e la famosa Torre pendente - che in realtà è un campanile - formano una composizione di spettacolare armonia. Insieme ci parlano della ricchezza e del prestigio raggiunti dalla Repubblica Marinara di Pisa nel Medioevo. La costruzione del Duomo, per esempio, fu intrapresa grazie al bottino della vittoria contro i musulmani a Palermo (1063). Il mix di stili che caratterizza la Cattedrale di Santa Maria Assunta testimonia la presenza internazionale dei mercanti pisani: influenze classiche, lombardo-emiliane, bizantine e islamiche si fondono dando vita a un capolavoro del romanico pisano.
Piazza dei Miracoli, Pisa
Quanto alla Torre, nell’Ottocento si pensava che la pendenza fosse frutto di un particolare virtuosismo architettonico. La realtà è molto più prosaica: tutti gli edifici di Piazza dei Miracoli sono inclinati a causa di un cedimento del terreno sabbioso. Sette campane suonano ancora dall’alto della Torre di Pisa, ciascuna con un nome e una nota propri. La più insolita è la Campana del Traditore: i suoi rintocchi si udivano ogni che un traditore veniva condannato a morte, come per il dantesco Conte Ugolino. Le congiure dovevano essere all’ordine del giorno nel Medioevo pisano…
Palermo
Incredibile ma vero: una delle più belle fontane del capoluogo siciliano arrivò nientemeno che da Firenze. Creata per il giardino toscano di don Luigi Alvarez de Toledo y Osorio a metà del Cinquecento, la Fontana del Pretore fu acquistata dal Senato palermitano tra mille polemiche. Soverchiato dai debiti, don Luigi riuscì a sbarazzarsi dell’opera grazie ai legami familiari che lo univano alla nobiltà dell’isola. Per la nudità delle statue e soprattutto per il prezzo stratosferico, il monumento divenne in città la “fontana della vergogna”. Ma come arrivò fino a Palermo? Fu smontata in 644 pezzi e rinchiusa in casse. Per farle spazio in Piazza Pretoria furono demolite diverse abitazioni. Restaurata nei primi anni Duemila, oggi è in bella mostra tra edifici di pregio: Palazzo Pretorio, che ospitava il Comune, le sedi baronali di Palazzo Bonocore e Palazzo Bordonaro, e la chiesa barocca di Santa Caterina d’Alessandria.
Fontana Pretoria, Palermo, dettaglio delle vasche inferiori.Effems / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)
Non lontano da Piazza Pretoria si trova uno dei luoghi più rappresentativi di Palermo: l’incrocio ottagonale dei Quattro Canti, centro perfetto della città storica. L’incontro tra via Maqueda e Corso Vittorio Emanuele - una strada di origine fenicia, che collegava l’Acropoli e il Palazzo dei Normanni al mare - è salutato da fontane che rappresentano antichi fiumi, dalle allegorie delle stagioni, da quattro re e altrettante sante palermitane: Agata, Ninfa, Oliva e Cristina. Feste ed esecuzioni capitali avevano luogo in questo luogo magico, noto un tempo come Teatro del Sole perché almeno una delle sue quinte architettoniche è illuminata in qualsiasi ora del giorno.
Bologna
Tra il XII e il XIII secolo Bologna contava circa 100 torri, frutto di una gara tra le famiglie cittadine all’epoca delle lotte tra Papato e Impero. Tra le ben 22 sopravvissute, spiccano la Torre della Garisenda e la quella degli Asinelli, la torre più alta della penisola. A causa di un cedimento del terreno, la Garisenda si presentava inclinata già ai tempi di Dante, che la cita più volte tra i versi dell’Inferno. Perfetta per osservare la città e le campagne circostanti, la Torre degli Asinelli sorge sull’antica Via Emilia. Nei secoli è stata fortezza, residenza di personaggi illustri, prigione e patibolo dei religiosi condannati a morte, che venivano chiusi in una gabbia ed esposti alle intemperie. Oggi è l’unica torre regolarmente accessibile al pubblico e regala ai suoi visitatori una vista mozzafiato sulla città.
Fontana del Nettuno, Bologna (© Di Riazor (Opera propria) [CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], attraverso Wikimedia Commons)
A breve distanza ci imbattiamo in una statua molto popolare tra i bolognesi: è il gigantesco Nettuno del Giambologna, che campeggia al centro dell’omonima fontana. Un tempo lavandaie e ortolani ne utilizzavano la vasca per sciacquare panni e verdure nonostante la pena di “cinquanta staffilate” prevista dal governo papale. Oggi il Zigànt è il talismano degli studenti, cui la tradizione suggerisce di girargli attorno per due volte alla vigilia di ogni esame, come fece lo scultore fiammingo Jean de Boulogne prima di mettersi all’opera. Imponente, scenografico, a tratti scandaloso - basta posizionarsi in piazza sulla cosiddetta “pietra della vergogna” per scoprirne il motivo in una goliardica illusione ottica - il Nettuno ha ispirato con il suo tridente anche lo stemma della Maserati.
Firenze
Feste, intrighi, invasioni, decisioni politiche e memorabili pagine d’arte: questo e altro racconta Piazza della Signoria, da secoli centro della vita sociale fiorentina. Dal trecentesco Palazzo Vecchio alla rinascimentale Loggia dei Lanzi, si concentrano qui molte delle icone di Firenze: solo Santa Maria del Fiore e Ponte Vecchio sono in grado di contendere il primato. Lo splendore dei Medici, i tumulti di Savonarola, i talenti di Michelangelo, Leonardo e Donatello rivivono tra edifici noti in tutto il mondo.
Piazza della Signoria, Firenze | Foto: Nattee Chalermtiragool
Uno straordinario assortimento di statue fa di Piazza della Signoria una suggestiva galleria sotto il cielo: figure bibliche e mitologiche avrebbero dovuto ispirare i governanti con esempi virtuosi. Il Perseo di Benvenuto Cellini, L’Ercole e Caco di Baccio Bandinelli e una copia del David di Michelangelo sono alcuni dei capolavori da ammirare.
Sul lato di Palazzo Vecchio più vicino agli Uffizi ci imbattiamo in un singolare personaggio: è l’Importuno, che la tradizione attribuisce al Buonarroti. Protagonista, un fastidioso chiacchierone che Michelangelo incontrava spesso in piazza. Annoiato da un fiume di parole, pare si sia consolato con scalpello e mazzuolo sbozzando nel bugnato il profilo del seccatore.
Il Foro Romano, Roma. Bert Kaufmann from Roermond, Netherlands / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)
Roma
Opulenta, sovrabbondante, stracarica di storie e monumenti, Roma tra incarna appieno il concetto di museo a cielo aperto. Imponenti chiese barocche appaiono all’improvviso nei vicoli più angusti e non è strano che un’umile stradina si apra su una piazza che lascia ammutoliti. Edifici e monumenti di ogni epoca crescono uno sull’altro, ciascuno portatore di una storia. Impossibile restare indifferenti davanti alla Fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona, che racconta i fasti dell’Urbe barocca. Tra rocce pittoresche, cavalli selvaggi, draghi, leoni e mostri marini, Gian Lorenzo Bernini dispose le divinità del Gange, del Nilo, del Danubio e del Rio della Plata, in rappresentanza dei quattro continenti allora conosciuti.
Gian Lorenzo Bernini, Fontana dei quattro fiumi, 1648-51, Roma
Perché il gigante sudamericano si copre il viso con un braccio? Secondo la leggenda è a causa dell’orrore o del timore che la vicina Chiesa di Sant’Agnese in Agone di Francesco Borromini gli rovini addosso. Il Nilo, invece, nasconde dietro un drappo il proprio volto e un segreto: nel Seicento l’ubicazione delle sue sorgenti era oggetto di ricerche. Getti d’acqua scroscianti ci ricordano le estati in cui la piazza si trasformava in un lago: i romani si rinfrescavano nell’acqua e gareggiavano su barche dalle forme fantasiose.
Ponte Sant'Angelo e Castel Sant'Angelo, Roma. Thomas Wolf, www.foto-tw.de / CC BY-SA 3.0 DE (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/de/deed.en)
Da Fontana di Trevi a Trinità dei Monti, dal Colosseo al parco di Villa Borghese, la galleria sotto il cielo della Città Eterna è virtualmente inesauribile. Noi vi lasciamo su Ponte Sant’Angelo, dove un corteo di angeli scolpiti si erge sul panorama incantato del Tevere. Lo sguardo si posa sulla Mole Adriana, tomba e fortezza, temibile prigione e sfarzosa dimora.
Napoli
Un labirinto di vicoli, chiese, palazzi costruiti a distanza ravvicinata dona al centro storico di Napoli una rara densità artistica. Sull’antico decumano noto come Spaccanapoli, la Statua del dio Nilo ci riporta ai tempi della città greco-romana, quando una comunità proveniente da Alessandria d’Egitto si stanzia da queste parti. Tra uno spritz e una pizza a portafoglio, a Largo Corpo di Napoli ci troviamo a tu per tu con il vecchio fiume barbuto disteso sul suo piedistallo. Nel Medioevo la statua fu ritrovata senza testa e per molto tempo la sua identità fu dimenticata: si pensò addirittura a una donna ritratta nell’atto di allattare. Alla fine del Cinquecento si fece chiarezza e poco dopo il Nilo fu dotato di un volto e di attributi appropriati: una sfinge, una testa di coccodrillo e la cornucopia della prosperità.
Piazza del Gesù nuovo con la Guglia dell'Immacolata, Napoli. Mattia Luigi Nappi / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)
Poco lontano, la Guglia di San Domenico e la Guglia dell’Immacolata raccontano la rinascita di Napoli dopo la peste di metà Seicento. Costruite entrambe grazie a una colletta popolare, si ispirano alle antiche macchine delle feste in cartapesta: con un tripudio di decorazioni marmoree sono tra le sculture più rappresentative del Barocco napoletano.
Venezia
Che cosa sarebbe Venezia senza i suoi ponti? Romantici, pittoreschi, progettati e ornati con estrema cura, i ponti disegnano il fascino dei canali. Canaletto e Francesco Guardi ce ne hanno lasciato memorabili vedute, mentre Claude Monet sistemava lì il cavalletto per catturare la luce della laguna in versione impressionista. Il più antico è il Ponte di Rialto, costruito alla fine del Cinquecento sul Canal Grande. Può sembrare strano, ma ancora nel XII secolo al suo posto esisteva solo un ponte di barche, detto Ponte della Moneta perché per attraversarlo era necessario pagare un quartarolo ai traghettatori.
Ponte di Rialto, Venezia | Foto: Emi Cristea / Shutterstock.com
In seguito sul Canal Grande sorsero il Ponte degli Scalzi, il Ponte dell’Accademia e il Ponte della Costituzione. Ma nessuno di questi raggiunge la fama del Ponte dei Sospiri, che ha la particolarità di essere l’unico ponte chiuso in città. Costruito in bianca pietra d’Istria nel secolo del Barocco, scavalca il Rio Palazzo per collegare Palazzo Ducale alle Prigioni Nuove. La leggenda che lo associa agli innamorati è un’invenzione tutta moderna: il passaggio serviva per tradurre i prigionieri dalle terribili carceri veneziane all’aula degli inquisitori. Il nome glielo diede Lord Byron pensando ai reclusi che da quelle finestre davano il loro addio alla libertà.
Il Ponte dei Sospiri, Venezia. Antonio Contin / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)
Pisa
Un ampio prato fa di Piazza dei Miracoli uno spazio sui generis: i monumenti più rappresentativi di Pisa sembrano sorgere dall’erba verde. Sebbene costruiti in tempi diversi, il Duomo, il Battistero di San Giovanni e la famosa Torre pendente - che in realtà è un campanile - formano una composizione di spettacolare armonia. Insieme ci parlano della ricchezza e del prestigio raggiunti dalla Repubblica Marinara di Pisa nel Medioevo. La costruzione del Duomo, per esempio, fu intrapresa grazie al bottino della vittoria contro i musulmani a Palermo (1063). Il mix di stili che caratterizza la Cattedrale di Santa Maria Assunta testimonia la presenza internazionale dei mercanti pisani: influenze classiche, lombardo-emiliane, bizantine e islamiche si fondono dando vita a un capolavoro del romanico pisano.
Piazza dei Miracoli, Pisa
Quanto alla Torre, nell’Ottocento si pensava che la pendenza fosse frutto di un particolare virtuosismo architettonico. La realtà è molto più prosaica: tutti gli edifici di Piazza dei Miracoli sono inclinati a causa di un cedimento del terreno sabbioso. Sette campane suonano ancora dall’alto della Torre di Pisa, ciascuna con un nome e una nota propri. La più insolita è la Campana del Traditore: i suoi rintocchi si udivano ogni che un traditore veniva condannato a morte, come per il dantesco Conte Ugolino. Le congiure dovevano essere all’ordine del giorno nel Medioevo pisano…
Palermo
Incredibile ma vero: una delle più belle fontane del capoluogo siciliano arrivò nientemeno che da Firenze. Creata per il giardino toscano di don Luigi Alvarez de Toledo y Osorio a metà del Cinquecento, la Fontana del Pretore fu acquistata dal Senato palermitano tra mille polemiche. Soverchiato dai debiti, don Luigi riuscì a sbarazzarsi dell’opera grazie ai legami familiari che lo univano alla nobiltà dell’isola. Per la nudità delle statue e soprattutto per il prezzo stratosferico, il monumento divenne in città la “fontana della vergogna”. Ma come arrivò fino a Palermo? Fu smontata in 644 pezzi e rinchiusa in casse. Per farle spazio in Piazza Pretoria furono demolite diverse abitazioni. Restaurata nei primi anni Duemila, oggi è in bella mostra tra edifici di pregio: Palazzo Pretorio, che ospitava il Comune, le sedi baronali di Palazzo Bonocore e Palazzo Bordonaro, e la chiesa barocca di Santa Caterina d’Alessandria.
Fontana Pretoria, Palermo, dettaglio delle vasche inferiori.Effems / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)
Non lontano da Piazza Pretoria si trova uno dei luoghi più rappresentativi di Palermo: l’incrocio ottagonale dei Quattro Canti, centro perfetto della città storica. L’incontro tra via Maqueda e Corso Vittorio Emanuele - una strada di origine fenicia, che collegava l’Acropoli e il Palazzo dei Normanni al mare - è salutato da fontane che rappresentano antichi fiumi, dalle allegorie delle stagioni, da quattro re e altrettante sante palermitane: Agata, Ninfa, Oliva e Cristina. Feste ed esecuzioni capitali avevano luogo in questo luogo magico, noto un tempo come Teatro del Sole perché almeno una delle sue quinte architettoniche è illuminata in qualsiasi ora del giorno.
Bologna
Tra il XII e il XIII secolo Bologna contava circa 100 torri, frutto di una gara tra le famiglie cittadine all’epoca delle lotte tra Papato e Impero. Tra le ben 22 sopravvissute, spiccano la Torre della Garisenda e la quella degli Asinelli, la torre più alta della penisola. A causa di un cedimento del terreno, la Garisenda si presentava inclinata già ai tempi di Dante, che la cita più volte tra i versi dell’Inferno. Perfetta per osservare la città e le campagne circostanti, la Torre degli Asinelli sorge sull’antica Via Emilia. Nei secoli è stata fortezza, residenza di personaggi illustri, prigione e patibolo dei religiosi condannati a morte, che venivano chiusi in una gabbia ed esposti alle intemperie. Oggi è l’unica torre regolarmente accessibile al pubblico e regala ai suoi visitatori una vista mozzafiato sulla città.
Fontana del Nettuno, Bologna (© Di Riazor (Opera propria) [CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], attraverso Wikimedia Commons)
A breve distanza ci imbattiamo in una statua molto popolare tra i bolognesi: è il gigantesco Nettuno del Giambologna, che campeggia al centro dell’omonima fontana. Un tempo lavandaie e ortolani ne utilizzavano la vasca per sciacquare panni e verdure nonostante la pena di “cinquanta staffilate” prevista dal governo papale. Oggi il Zigànt è il talismano degli studenti, cui la tradizione suggerisce di girargli attorno per due volte alla vigilia di ogni esame, come fece lo scultore fiammingo Jean de Boulogne prima di mettersi all’opera. Imponente, scenografico, a tratti scandaloso - basta posizionarsi in piazza sulla cosiddetta “pietra della vergogna” per scoprirne il motivo in una goliardica illusione ottica - il Nettuno ha ispirato con il suo tridente anche lo stemma della Maserati.
Firenze
Feste, intrighi, invasioni, decisioni politiche e memorabili pagine d’arte: questo e altro racconta Piazza della Signoria, da secoli centro della vita sociale fiorentina. Dal trecentesco Palazzo Vecchio alla rinascimentale Loggia dei Lanzi, si concentrano qui molte delle icone di Firenze: solo Santa Maria del Fiore e Ponte Vecchio sono in grado di contendere il primato. Lo splendore dei Medici, i tumulti di Savonarola, i talenti di Michelangelo, Leonardo e Donatello rivivono tra edifici noti in tutto il mondo.
Piazza della Signoria, Firenze | Foto: Nattee Chalermtiragool
Uno straordinario assortimento di statue fa di Piazza della Signoria una suggestiva galleria sotto il cielo: figure bibliche e mitologiche avrebbero dovuto ispirare i governanti con esempi virtuosi. Il Perseo di Benvenuto Cellini, L’Ercole e Caco di Baccio Bandinelli e una copia del David di Michelangelo sono alcuni dei capolavori da ammirare.
Sul lato di Palazzo Vecchio più vicino agli Uffizi ci imbattiamo in un singolare personaggio: è l’Importuno, che la tradizione attribuisce al Buonarroti. Protagonista, un fastidioso chiacchierone che Michelangelo incontrava spesso in piazza. Annoiato da un fiume di parole, pare si sia consolato con scalpello e mazzuolo sbozzando nel bugnato il profilo del seccatore.
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