In un autoritratto la “firma” del Buonarroti
Michelangelo dipinse il Giudizio Universale anche su tela? Tutto sul quadro ritrovato
Il Giudizio Universale di Ginevra. Olio su tela. Collezione privata
Francesca Grego
15/05/2024
Roma - “Un piccolo Giudizio Universale con il Cristo Giudice e altre figure del celebre affresco che si ammira nella Cappella Sistina, dipinto da Michelangelo Buonarroti a olio su tela”: la scoperta arriva da una ricerca durata oltre otto anni, che porta la firma di Amel Olivares, specialista di arte rinascimentale, con la collaborazione dello storico dell’arte ed esperto di conservazione Monsignor José Manuel del Rio Carrasco. Se l’attribuzione fosse confermata, non dovremmo solo aggiungere un’opera al catalogo dei lavori conosciuti del maestro: il dipinto assume un significato speciale grazie alla tecnica con cui è stato eseguito, sarebbe infatti l’unico esempio di olio su tela nella produzione di Michelangelo.
Oggi noto come “Giudizio Universale di Ginevra” perché custodito nella città svizzera, il dipinto sembrava essere sparito nel nulla oltre cent’anni fa. Una sua descrizione dettagliata è stata rinvenuta presso l’Archivio di Stato di Firenze, nell’inventario delle opere d’arte di proprietà al marchese Donato Guadagni. Oggi appartiene a una società americana, dopo essere passato più volte di mano in mano e sottoposto a restauro nel 2015.
Giudizio Universale di Ginevra (dettaglio). Olio su tela. Collezione privata
Realizzata su una finissima tela di lino delle dimensioni di 96.52 x 81.28 cm, l’opera sarebbe stata dipinta dopo l'affresco della Cappella Sistina e donata da Michelangelo al pittore Alessandro Allori, che la usò come modello per la pala d’altare della Basilica della Santissima Annunziata di Firenze. Trentatré figure popolano la tela, dove spicca un Cristo senza barba, in controtendenza rispetto alle rappresentazioni dell’epoca proprio come nell’affresco vaticano.
Tra i “salvati”, inoltre, è possibile riconoscere un autoritratto di Michelangelo, con un viso più giovane di quello conosciuto, come risulta dagli studi di ricostruzione facciale, comparazione fisiognomica e antroposomatica a cui è stato sottoposto. Le indagini condotte dal professor Francesco Fasce, responsabile dell'Unità di Chirurgia Oculistica dell'Istituto San Raffaele di Milano, hanno messo in luce sul volto del maestro un difetto visivo, una forma di strabismo. Michelangelo utilizzò questo espediente nelle statue del Mosè e nel David, per creare nell'osservatore la sensazione di essere costantemente seguito dallo sguardo del soggetto. Altri elementi che ricondurrebbero a Michelangelo sono la presenza di figure umane incomplete o solo abbozzate, la particolare resa del movimento e l’inserimento di angeli apteri, ovvero senza ali.
Giudizio Universale di Ginevra (dettaglio). Olio su tela. Collezione privata
“Una decina di anni fa era impensabile parlare di pittura a olio su tela nel Rinascimento, dato che si credeva che i dipinti fossero stati realizzati solo su tavola", ha sottolineato ieri Amel Olivares durante la presentazione della ricerca a Palazzo Grazioli, presso la Sala della Stampa Estera: lo studio “apre nuove prospettive nell’analisi e nell’autenticazione dei dipinti del Rinascimento”.
“Il Giudizio Universale di Ginevra - continua la studiosa - è un esempio della conoscenza di Michelangelo della tecnica dell'olio su tela. Lo studio dell'opera ha permesso di scoprire il metodo di preparazione della tela, dove il carbonato di piombo, più noto come biacca, ha un ruolo fondamentale”. Secondo Olivares è probabile che il Buonarroti abbia appreso questa tecnica da Sebastiano dal Piombo, che arrivò a Roma intorno al 1512 e divenne suo amico.
Giudizio Universale di Ginevra. Olio su tela. Collezione privata
Oggi noto come “Giudizio Universale di Ginevra” perché custodito nella città svizzera, il dipinto sembrava essere sparito nel nulla oltre cent’anni fa. Una sua descrizione dettagliata è stata rinvenuta presso l’Archivio di Stato di Firenze, nell’inventario delle opere d’arte di proprietà al marchese Donato Guadagni. Oggi appartiene a una società americana, dopo essere passato più volte di mano in mano e sottoposto a restauro nel 2015.
Giudizio Universale di Ginevra (dettaglio). Olio su tela. Collezione privata
Realizzata su una finissima tela di lino delle dimensioni di 96.52 x 81.28 cm, l’opera sarebbe stata dipinta dopo l'affresco della Cappella Sistina e donata da Michelangelo al pittore Alessandro Allori, che la usò come modello per la pala d’altare della Basilica della Santissima Annunziata di Firenze. Trentatré figure popolano la tela, dove spicca un Cristo senza barba, in controtendenza rispetto alle rappresentazioni dell’epoca proprio come nell’affresco vaticano.
Tra i “salvati”, inoltre, è possibile riconoscere un autoritratto di Michelangelo, con un viso più giovane di quello conosciuto, come risulta dagli studi di ricostruzione facciale, comparazione fisiognomica e antroposomatica a cui è stato sottoposto. Le indagini condotte dal professor Francesco Fasce, responsabile dell'Unità di Chirurgia Oculistica dell'Istituto San Raffaele di Milano, hanno messo in luce sul volto del maestro un difetto visivo, una forma di strabismo. Michelangelo utilizzò questo espediente nelle statue del Mosè e nel David, per creare nell'osservatore la sensazione di essere costantemente seguito dallo sguardo del soggetto. Altri elementi che ricondurrebbero a Michelangelo sono la presenza di figure umane incomplete o solo abbozzate, la particolare resa del movimento e l’inserimento di angeli apteri, ovvero senza ali.
Giudizio Universale di Ginevra (dettaglio). Olio su tela. Collezione privata
“Una decina di anni fa era impensabile parlare di pittura a olio su tela nel Rinascimento, dato che si credeva che i dipinti fossero stati realizzati solo su tavola", ha sottolineato ieri Amel Olivares durante la presentazione della ricerca a Palazzo Grazioli, presso la Sala della Stampa Estera: lo studio “apre nuove prospettive nell’analisi e nell’autenticazione dei dipinti del Rinascimento”.
“Il Giudizio Universale di Ginevra - continua la studiosa - è un esempio della conoscenza di Michelangelo della tecnica dell'olio su tela. Lo studio dell'opera ha permesso di scoprire il metodo di preparazione della tela, dove il carbonato di piombo, più noto come biacca, ha un ruolo fondamentale”. Secondo Olivares è probabile che il Buonarroti abbia appreso questa tecnica da Sebastiano dal Piombo, che arrivò a Roma intorno al 1512 e divenne suo amico.
Giudizio Universale di Ginevra. Olio su tela. Collezione privata
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