Una visita speciale nella cittadina fiamminga
Grandi famiglie italiane a Bruges: un pomeriggio con gli Adornes
Il cortile della Tenuta Adornes a Bruges | Foto: © Samantha De Martin per ARTE.it
Samantha De Martin
01/06/2019
Quando la contessa Véronique de Limburg Stirum ci accoglie nella sala principale della Tenuta Adornes sono da poco passate le 17. C’è un bel sole a Bruges e il giardino che circonda l’elegante edificio gotico che si innalza sulla Peperstraat - tradizionalmente abitata da merlettaie - che oggi ospita i discendenti dell’importante famiglia di mercanti genovesi stabilitisi a Bruges, emana un verde lussureggiante.
Nel 1470 Anselmo Adornes con il suo ciambellano, tre pellegrini e due abitanti di Bruges decise di compiere un pellegrinaggio in Terra Santa, perfettamente cosciente dei rischi, non ultimo la peste nera, che questo lungo viaggio avrebbe comportato. Tornato a Bruges nel 1471, Anselmo decise di far demolire la cappella di famiglia esistente per erigere, con il consenso del papa, una copia della Basilica del Santo Sepolcro, i cui lavori terminarono nel 1483. Prima di lui, il trisavolo Opicino Adorno, talentuoso immigrato di origini genovesi, riuscito in breve tempo a compiere una straordinaria carriera politica e diplomatica diventando uno dei personaggi più influenti della città, si era trasferito con la sua sposa a Bruges, intorno al 1320. Ed è per questo motivo che oggi la Tenuta Adornes, una delle tappe da non perdere a Bruges, oltre a racchiudere il palazzo dell’omonima famiglia, abitato dai discendenti, accoglie anche la Cappella di Gerusalemme.
In realtà il dominio ha aperto al pubblico solo nel 2014, dopo un lungo intervento di restauro iniziato quattro anni prima.
Le famiglie italiane sedotte da Bruges
Quella degli Adornes è solo una delle tante famiglie italiane trasferitesi nella cittadina fiamminga che, nel Quattrocento, doveva rappresentare un’isola felice in un’Europa in cui la libertà di spostamento era rara. E così Bruges divenne presto meta prediletta dai mercanti stranieri, organizzati in gilde privilegiate, le nazioni, dirette dai consoli.
I locali in cui si riunivano erano invece chiamati "logge", "casa nazione" o "consolati".
A Bruges, sulla Beursplein, sono visibili infatti ancora oggi le logge delle più importanti città italiane. Sull’angolo sinistro della Vlamingstraat c’è la Loggia dei veneziani, sull’angolo con la Academiestraat c’è quella della nazione Firenze, mentre i genovesi si stabilirono all’angolo sinistro della Grauwwerkersstraat e sulla facciata della residenza campeggia tuttora uno scudo con una croce nei colori di Genova. E ancora c’è la Corte Bladelin del banchiere Tommaso Portinari lungo la Naaldenstraat. Anche la famiglia Medici stabilì in città un ramo della propria banca.
Era soprattutto per questi mercanti attivi in città che i pittori di Bruges - primi tra tutti i Primitivi fiamminghi Jan van Eyck e Hans Memling - eseguivano i loro lavori. E gli italiani conoscevano bene l’offerta del mercato artistico e acquistavano quadri in città per portarli a casa.
Anche Anselmo Adorno, antenato della gentile Véronique avrebbe commissionato un Pianto di Cristo custodito in seguito nel Museo Regio per Belle Arti a Bruxelles. Non è difficile comprendere il magnetismo esercitato dalla cittadina, fulcro del commercio tra il Sud e il Nord Europa, sui mercanti di origini italiane.
La prima borsa valori al mondo era nata a Bruges, proprio su una piazza davanti alla locanda di proprietà della famiglia Van de Beurse, il cui nome rimase legato in eterno all’istituzione finanziaria.
E poi dal 1384 al 1530 i Paesi Bassi furono governati dai Duchi di Borgogna che portarono grande prosperità economica nella regione. Questi sovrani illuminati amanti dell’arte e della musica trasformarono anche Bruges, una delle sedi del casato, in un vivace crocevia culturale. La tradizionale produzione tessile affiancò la vendita di nuovi articoli di lusso, le arti fiorivano in parallelo con le suggestive chiese e i prestigiosi palazzi di rappresentanza.
Dunque è questo il vibrante contesto in cui anche la famiglia Adornes si insedia nella vivace metropoli commerciale con sbocco diretto sul Mare del Nord. E aggirandosi tra le stanze della residenza privata dei discendenti, nel cortile, ma soprattutto nell’adiacente Cappella di Gerusalemme quest’atmosfera antica si percepisce, trasportando il visitatore in un luogo fuori dal tempo.
L'interno della Cappella di Gerusalemme, gioiello della tenuta Adornes, a Bruges. Courtesy of VisitBruges.be, ph. Jan Hondt
“Condividere per far vivere, far vivere per preservare”
“Nel corso di tre generazioni - spiega la contessa de Limburg Stirum, dal 2000 amministratrice della fondazione di Gerusalemme e amministratrice della tenuta - gli Adornes hanno costruito un’identità familiare e patrimoniale talmente forte che la quindicesima generazione ha potuto contare sulla straordinaria responsabilità ed energia dei suoi antenati. Il dominio rappresenta una traccia indelebile di storia familiare, riflette l’impronta di diverse generazioni e custodisce cinque secoli di vita e di pensiero”.
“Condividere per far vivere, far vivere per preservare” è oggi il motto di questi lungimiranti discendenti.
Un’antica mappa di Bruges accoglie gli ospiti della casa-museo. Ad attirare l’attenzione nel salone sono un grande arazzo del 1500 con raffigurata una caccia all’orso, un tavolo, una foto di famiglia, un altro arazzo con un unicorno; mentre al piano superiore in un’altra grande sala - alla quale si accede percorrendo una ripida scala in legno - campeggia un ritratto di famiglia dove si riconosce anche la contessa de Limburg Stirum.
I coniugni Adornes nella Cappella di Gerusalemme a Bruges. Courtesy of VisitBruges.be, foto Jan Hondt
La Cappella di Gerusalemme
Ma è entrando nella Cappella di Gerusalemme, all’interno della tenuta Adornes, che si coglie la devozione di questa famiglia, tra gli stemmi, le vetrate del 1560 con effigiati i rappresentanti della famiglia Adornes e il loro santo patrono.
Il monumento funerario di Anselmo e di sua moglie Margherita, che custodisce la reliquia del cuore di Anselmo, accoglie i visitatori in un ambiente ovattato. Ai piedi di Anselmo, vestito da soldato, un leone allude al coraggio e alla forza, mentre ai piedi di Margherita un piccolo cane è un rimando alla fedeltà.
Di fronte al coro si innalza il Calvario sormontato da tre croci e con scolpiti i segni della Passione: la colonna della flagellazione, la borsa di Giuda con i denari, una lanterna, la frusta, due bilance, un martello, la tunica di Cristo, i dadi, i teschi, le ossa. L’insieme vuole simboleggiare il Monte Golgota.
Attraverso una scala molto stretta raggiungiamo la cappella superiore, provando ad immaginare come doveva presentarsi l’ambiente nel 1500, con le pareti dipinte, le tovaglie d’altare rosse, i tendaggi pesanti. Non mancano i simboli, dalla Croce di Gerusalemme a quella di Sant’Andrea e ancora gli stemmi di Anselmo, con le nuvole radiose.
All’esterno, una delle eleganti torrette angolari con coronamento in legno mostra uno spicchio di luna, allusione alla Vergine, mentre l’altra accoglie un sole splendente. Si distingue poi la ruota spezzata, simbolo di Santa Caterina.
Salutiamo la contessa de Limburg Stirum, ringraziandola della visita. Il cancello si chiude e la tenuta piomba nel silenzio, con il suo luminoso passato.
È il momento di tuffarci nel quartiere in cui i fiorentini, i lucchesi, i veneziani avevano le loro dimore. Ed è sorprendente trovare anche qui, nel cuore un tempo pulsante di Bruges, un pezzetto di Italia.
Nel 1470 Anselmo Adornes con il suo ciambellano, tre pellegrini e due abitanti di Bruges decise di compiere un pellegrinaggio in Terra Santa, perfettamente cosciente dei rischi, non ultimo la peste nera, che questo lungo viaggio avrebbe comportato. Tornato a Bruges nel 1471, Anselmo decise di far demolire la cappella di famiglia esistente per erigere, con il consenso del papa, una copia della Basilica del Santo Sepolcro, i cui lavori terminarono nel 1483. Prima di lui, il trisavolo Opicino Adorno, talentuoso immigrato di origini genovesi, riuscito in breve tempo a compiere una straordinaria carriera politica e diplomatica diventando uno dei personaggi più influenti della città, si era trasferito con la sua sposa a Bruges, intorno al 1320. Ed è per questo motivo che oggi la Tenuta Adornes, una delle tappe da non perdere a Bruges, oltre a racchiudere il palazzo dell’omonima famiglia, abitato dai discendenti, accoglie anche la Cappella di Gerusalemme.
In realtà il dominio ha aperto al pubblico solo nel 2014, dopo un lungo intervento di restauro iniziato quattro anni prima.
Le famiglie italiane sedotte da Bruges
Quella degli Adornes è solo una delle tante famiglie italiane trasferitesi nella cittadina fiamminga che, nel Quattrocento, doveva rappresentare un’isola felice in un’Europa in cui la libertà di spostamento era rara. E così Bruges divenne presto meta prediletta dai mercanti stranieri, organizzati in gilde privilegiate, le nazioni, dirette dai consoli.
I locali in cui si riunivano erano invece chiamati "logge", "casa nazione" o "consolati".
A Bruges, sulla Beursplein, sono visibili infatti ancora oggi le logge delle più importanti città italiane. Sull’angolo sinistro della Vlamingstraat c’è la Loggia dei veneziani, sull’angolo con la Academiestraat c’è quella della nazione Firenze, mentre i genovesi si stabilirono all’angolo sinistro della Grauwwerkersstraat e sulla facciata della residenza campeggia tuttora uno scudo con una croce nei colori di Genova. E ancora c’è la Corte Bladelin del banchiere Tommaso Portinari lungo la Naaldenstraat. Anche la famiglia Medici stabilì in città un ramo della propria banca.
Era soprattutto per questi mercanti attivi in città che i pittori di Bruges - primi tra tutti i Primitivi fiamminghi Jan van Eyck e Hans Memling - eseguivano i loro lavori. E gli italiani conoscevano bene l’offerta del mercato artistico e acquistavano quadri in città per portarli a casa.
Anche Anselmo Adorno, antenato della gentile Véronique avrebbe commissionato un Pianto di Cristo custodito in seguito nel Museo Regio per Belle Arti a Bruxelles. Non è difficile comprendere il magnetismo esercitato dalla cittadina, fulcro del commercio tra il Sud e il Nord Europa, sui mercanti di origini italiane.
La prima borsa valori al mondo era nata a Bruges, proprio su una piazza davanti alla locanda di proprietà della famiglia Van de Beurse, il cui nome rimase legato in eterno all’istituzione finanziaria.
E poi dal 1384 al 1530 i Paesi Bassi furono governati dai Duchi di Borgogna che portarono grande prosperità economica nella regione. Questi sovrani illuminati amanti dell’arte e della musica trasformarono anche Bruges, una delle sedi del casato, in un vivace crocevia culturale. La tradizionale produzione tessile affiancò la vendita di nuovi articoli di lusso, le arti fiorivano in parallelo con le suggestive chiese e i prestigiosi palazzi di rappresentanza.
Dunque è questo il vibrante contesto in cui anche la famiglia Adornes si insedia nella vivace metropoli commerciale con sbocco diretto sul Mare del Nord. E aggirandosi tra le stanze della residenza privata dei discendenti, nel cortile, ma soprattutto nell’adiacente Cappella di Gerusalemme quest’atmosfera antica si percepisce, trasportando il visitatore in un luogo fuori dal tempo.
L'interno della Cappella di Gerusalemme, gioiello della tenuta Adornes, a Bruges. Courtesy of VisitBruges.be, ph. Jan Hondt
“Condividere per far vivere, far vivere per preservare”
“Nel corso di tre generazioni - spiega la contessa de Limburg Stirum, dal 2000 amministratrice della fondazione di Gerusalemme e amministratrice della tenuta - gli Adornes hanno costruito un’identità familiare e patrimoniale talmente forte che la quindicesima generazione ha potuto contare sulla straordinaria responsabilità ed energia dei suoi antenati. Il dominio rappresenta una traccia indelebile di storia familiare, riflette l’impronta di diverse generazioni e custodisce cinque secoli di vita e di pensiero”.
“Condividere per far vivere, far vivere per preservare” è oggi il motto di questi lungimiranti discendenti.
Un’antica mappa di Bruges accoglie gli ospiti della casa-museo. Ad attirare l’attenzione nel salone sono un grande arazzo del 1500 con raffigurata una caccia all’orso, un tavolo, una foto di famiglia, un altro arazzo con un unicorno; mentre al piano superiore in un’altra grande sala - alla quale si accede percorrendo una ripida scala in legno - campeggia un ritratto di famiglia dove si riconosce anche la contessa de Limburg Stirum.
I coniugni Adornes nella Cappella di Gerusalemme a Bruges. Courtesy of VisitBruges.be, foto Jan Hondt
La Cappella di Gerusalemme
Ma è entrando nella Cappella di Gerusalemme, all’interno della tenuta Adornes, che si coglie la devozione di questa famiglia, tra gli stemmi, le vetrate del 1560 con effigiati i rappresentanti della famiglia Adornes e il loro santo patrono.
Il monumento funerario di Anselmo e di sua moglie Margherita, che custodisce la reliquia del cuore di Anselmo, accoglie i visitatori in un ambiente ovattato. Ai piedi di Anselmo, vestito da soldato, un leone allude al coraggio e alla forza, mentre ai piedi di Margherita un piccolo cane è un rimando alla fedeltà.
Di fronte al coro si innalza il Calvario sormontato da tre croci e con scolpiti i segni della Passione: la colonna della flagellazione, la borsa di Giuda con i denari, una lanterna, la frusta, due bilance, un martello, la tunica di Cristo, i dadi, i teschi, le ossa. L’insieme vuole simboleggiare il Monte Golgota.
Attraverso una scala molto stretta raggiungiamo la cappella superiore, provando ad immaginare come doveva presentarsi l’ambiente nel 1500, con le pareti dipinte, le tovaglie d’altare rosse, i tendaggi pesanti. Non mancano i simboli, dalla Croce di Gerusalemme a quella di Sant’Andrea e ancora gli stemmi di Anselmo, con le nuvole radiose.
All’esterno, una delle eleganti torrette angolari con coronamento in legno mostra uno spicchio di luna, allusione alla Vergine, mentre l’altra accoglie un sole splendente. Si distingue poi la ruota spezzata, simbolo di Santa Caterina.
Salutiamo la contessa de Limburg Stirum, ringraziandola della visita. Il cancello si chiude e la tenuta piomba nel silenzio, con il suo luminoso passato.
È il momento di tuffarci nel quartiere in cui i fiorentini, i lucchesi, i veneziani avevano le loro dimore. Ed è sorprendente trovare anche qui, nel cuore un tempo pulsante di Bruges, un pezzetto di Italia.
Alla scoperta della città di Van Eyck e dei Maestri fiamminghi su www.visitbruges.be
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