Passeggiata al museo
La Madonna con il canonico di van Eyck: visita con due guide d'eccezione - II parte
Jan van Eyck, Madonna del Canonico van der Paele, 1436, Olio su tavola, 157.8 X 122.1 cm, Bruges, Groeninge Museum (particolare della Madonna con il Bambino)
Samantha De Martin
03/06/2019
Ad affiancarci nella visita al Groeninge, con il suo entusiasmo capace di farci entrare nei capolavori delle sale con appassionato slancio, Rudy De Nolf, vice-presidente di Amici dei Musei di Bruges.
“È straordinario notare - commenta Rudy fermandosi di fronte alla tavola di van Eyck - come le lettere del prezioso libro che il canonico tiene in mano, siano perfettamente leggibili attraverso le lenti dei suoi occhiali. Si tratta di un testo in latino, che è stato decifrato. Incredibile è anche la resa dei tessuti, in particolare del tappeto afghano e ancora l’illusione creata dal riflesso del metallo”.
Particolare del riflesso sull'armatura: si intravvede il ritratto di Van Eyck
Poi Rudy ci invita ad aguzzare la vista per intravedere, sulla destra della tavola, come nel ritratto dei coniugi Arnolfini, il volto mimetico di van Eyck, visibile grazie alla superficie riflettente dell'armatura di San Giorgio. In realtà non lo si scorge subito, ma dopo un po’ ecco comparire le labbra, parte del naso dell’artista, una chicca che è possibile scoprire solo dal vivo, ponendosi molto vicini all’opera. Come è possibili apprezzare l’estremo realismo del volto del prelato, reso attraverso le fini velature della pittura a olio che hanno consentito all’artista di raffigurare i più minuti dettagli dell'epidermide. Tra i colori della tavola spiccano il rosso, il blu, il bianco e l'oro: le tinte araldiche di Bruges.
Il trono della Vergine è invece posto sopra alcuni gradini coperti, decorato da alcune sculture relative all'uccisione di Caino e a Daniele e il leone, richiamo all'Antico Testamento ed alla dannazione dell'umanità. L’intera scena, dominata da un’architettura ispirata al romanico, è ambientata nel coro di una chiesa, in un ambiente antico, senza tempo, e sembra voler proiettarsi verso lo spettatore.
Dal lato opposto rispetto al canonico, van Eyck colloca il vescovo San Donaziano, abbigliato con un ricco pallio blu e oro, la mitra, il bastone pastorale e un candelabro con la candela accesa, simbolo dell'offerta cristiana.
Le pietre preziose che adornano i broccati - in realtà solo dipinte sulla tavola - sembrano prendere consistenza grazie agli spessi strati di pittura, dando all’osservatore l’impressione che siano state attaccate sui tessuti dall’artista.
“Possiamo notare - continua Rudy - la differenza tra quest’opera di van Eyck e l’adiacente Trittico Moreel di Hans Memling, altro capolavoro del Museo Groeninge, realizzato nel 1484. In questa tavola, alla consistenza del colore si sostituisce la delicata trasparenza del velo delle donne, di Barbara van VIaenderbergh rappresentata con le sue undici figlie insieme alla protettrice santa Barbara. Questa estrema delicatezza è resa, in particolare, attraverso i piedi di San Cristoforo, - rappresentato tra San Mauro di Glanfeuil e Sant’Egidio - immersi in una piccola pozza di acqua trasparente, ma visibili allo spettatore”.
Particolare del pappagallo
Ma ritorniamo al masterpiece di van Eyck e chiediamo all’altra nostra guida d’eccezione, Till Borcher, cosa rappresentino i numerosi simboli che caratterizzano l’opera, come ad esempio il pappagallo che il Bambino tiene tra le mani.
“Il pappagallo - spiega Borcher - è uno dei simboli più chiari, che allude alla parola. In quest’opera, estremamente “concettuale”, notiamo moltissimi altri simboli, come la croce, il rimando alla morte imminente, la crocifissione, ma anche spunti che alludono al sacrificio, alla resurrezione”.
Questa tavola fu realizzata molto probabilmente nello studio dell’artista - stabilitosi a Bruges, al seguito della Casata di Borgogna - al numero 6 della Gouden Handstraat, accanto al ponte Torenbrug. Ed è anche questa estrema "vicinanza" alla città che ne accresce il fascino.
Ma che cos’è che ancor oggi, stuzzica nel visitatore la curiosità nei confronti dei pittori fiamminghi, rendendoli attuali con il fascino dei loro capolavori?
“Credo che questo fascino - spiega Till Borchert - sia dovuto al fatto che, per la prima volta nella storia dell’arte occidentale, questi quadri raffigurano cose e persone reali, familiari, riconoscibili. I primitivi fiamminghi hanno a mio avviso gettato le basi per una nuova concezione dell’arte, una concezione il cui realismo è comprensibile anche per l’osservatore moderno. Hanno scoperto l’individuo, esplorando lo spazio con un’abilità e creatività incredibili. Quello che mi affascina di più di van Eyck è soprattutto l’aspetto intellettuale, concettuale dei suoi lavori”.
Sebbene il 2020 sia l’anno dedicato a Jan van Eyck, in occasione del quale avverrà il disvelamento del grande capolavoro conservato a Gand, l’Adorazione dell’Agnello mistico, restituito al pubblico dopo un meticoloso lavoro di restauro, chiediamo a Till di anticiparci i prossimi appuntamenti artistici di Bruges.
“Per la primavera del 2020 stiamo preparando una mostra che sarà un focus su van Eyck a Bruges. Saranno esposti numerosi documenti autentici che mostreranno dove l’artista vivesse e quale stile di vita conducesse nella nostra città. Con il supporto di alcuni testi indagheremo la tecnica utilizzata dal maestro per i suoi capolavori”.
La mostra Jan van Eyck in Bruges sarà ospitata al Museo Groeninge dal 12 marzo al 12 luglio 2020 e sarà interamente incentrata sui due capolavori del pittore di corte dei Borgogna di Bruges - la “Madonna con il canonico van der Paele e il “Ritratto di Margaretha van Eyck” - vanto della collezione del Groeninge.
La mostra convergerà anche sulla figura di Joris van der Paele, figlio di un sacerdote e di una nobildonna, che vantò una notevole carriera presso la Curia romana durante un periodo estremamente turbolento. Per la prima volta nella storia gli Archivi Segreti vaticani hanno infatti concesso in prestito i libri e le lettere scritti da van der Paele in qualità di segretario del Papa.
Sempre nel 2020, dal 4 aprile al 6 settembre, l’Ospedale di San Giovanni sarà al centro dell’esposizione “Memling now: Hans Memling nell’arte contemporanea”. Il percorso sarà incentrato sul maestro divenuto fonte di ispirazione per gli artisti contemporanei come il pittore afroamericano Kehinde Wiley, l'iraniano Aydin Aghdashloo e per l’artista belga David Claerbout che realizzerà una nuova opera appositamente per questo progetto.
Sempre l’Ospedale di San Giovanni ospiterà da ottobre 2020 a febbraio 2021 la mostra “Il Paradiso in breve. L’arte medievale per devozione privata”, con una collezione di oggetti devozionali esclusivi, tra miniature preziose, sculture in argilla bianca e dipinti su tavola.
È ora di allontanarsi dalla La Madonna con il Canonico van der Paele Eppure, anche una volta usciti dal museo, l’impressione è quella di trovarsi immersi in un altro tempo, in un’epoca fatta di cavalli e carrozze, artigiani al lavoro, misteriosi artisti di corte. È la magia di Bruges.
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“È straordinario notare - commenta Rudy fermandosi di fronte alla tavola di van Eyck - come le lettere del prezioso libro che il canonico tiene in mano, siano perfettamente leggibili attraverso le lenti dei suoi occhiali. Si tratta di un testo in latino, che è stato decifrato. Incredibile è anche la resa dei tessuti, in particolare del tappeto afghano e ancora l’illusione creata dal riflesso del metallo”.
Particolare del riflesso sull'armatura: si intravvede il ritratto di Van Eyck
Poi Rudy ci invita ad aguzzare la vista per intravedere, sulla destra della tavola, come nel ritratto dei coniugi Arnolfini, il volto mimetico di van Eyck, visibile grazie alla superficie riflettente dell'armatura di San Giorgio. In realtà non lo si scorge subito, ma dopo un po’ ecco comparire le labbra, parte del naso dell’artista, una chicca che è possibile scoprire solo dal vivo, ponendosi molto vicini all’opera. Come è possibili apprezzare l’estremo realismo del volto del prelato, reso attraverso le fini velature della pittura a olio che hanno consentito all’artista di raffigurare i più minuti dettagli dell'epidermide. Tra i colori della tavola spiccano il rosso, il blu, il bianco e l'oro: le tinte araldiche di Bruges.
Il trono della Vergine è invece posto sopra alcuni gradini coperti, decorato da alcune sculture relative all'uccisione di Caino e a Daniele e il leone, richiamo all'Antico Testamento ed alla dannazione dell'umanità. L’intera scena, dominata da un’architettura ispirata al romanico, è ambientata nel coro di una chiesa, in un ambiente antico, senza tempo, e sembra voler proiettarsi verso lo spettatore.
Dal lato opposto rispetto al canonico, van Eyck colloca il vescovo San Donaziano, abbigliato con un ricco pallio blu e oro, la mitra, il bastone pastorale e un candelabro con la candela accesa, simbolo dell'offerta cristiana.
Le pietre preziose che adornano i broccati - in realtà solo dipinte sulla tavola - sembrano prendere consistenza grazie agli spessi strati di pittura, dando all’osservatore l’impressione che siano state attaccate sui tessuti dall’artista.
“Possiamo notare - continua Rudy - la differenza tra quest’opera di van Eyck e l’adiacente Trittico Moreel di Hans Memling, altro capolavoro del Museo Groeninge, realizzato nel 1484. In questa tavola, alla consistenza del colore si sostituisce la delicata trasparenza del velo delle donne, di Barbara van VIaenderbergh rappresentata con le sue undici figlie insieme alla protettrice santa Barbara. Questa estrema delicatezza è resa, in particolare, attraverso i piedi di San Cristoforo, - rappresentato tra San Mauro di Glanfeuil e Sant’Egidio - immersi in una piccola pozza di acqua trasparente, ma visibili allo spettatore”.
Particolare del pappagallo
Ma ritorniamo al masterpiece di van Eyck e chiediamo all’altra nostra guida d’eccezione, Till Borcher, cosa rappresentino i numerosi simboli che caratterizzano l’opera, come ad esempio il pappagallo che il Bambino tiene tra le mani.
“Il pappagallo - spiega Borcher - è uno dei simboli più chiari, che allude alla parola. In quest’opera, estremamente “concettuale”, notiamo moltissimi altri simboli, come la croce, il rimando alla morte imminente, la crocifissione, ma anche spunti che alludono al sacrificio, alla resurrezione”.
Questa tavola fu realizzata molto probabilmente nello studio dell’artista - stabilitosi a Bruges, al seguito della Casata di Borgogna - al numero 6 della Gouden Handstraat, accanto al ponte Torenbrug. Ed è anche questa estrema "vicinanza" alla città che ne accresce il fascino.
Ma che cos’è che ancor oggi, stuzzica nel visitatore la curiosità nei confronti dei pittori fiamminghi, rendendoli attuali con il fascino dei loro capolavori?
“Credo che questo fascino - spiega Till Borchert - sia dovuto al fatto che, per la prima volta nella storia dell’arte occidentale, questi quadri raffigurano cose e persone reali, familiari, riconoscibili. I primitivi fiamminghi hanno a mio avviso gettato le basi per una nuova concezione dell’arte, una concezione il cui realismo è comprensibile anche per l’osservatore moderno. Hanno scoperto l’individuo, esplorando lo spazio con un’abilità e creatività incredibili. Quello che mi affascina di più di van Eyck è soprattutto l’aspetto intellettuale, concettuale dei suoi lavori”.
Sebbene il 2020 sia l’anno dedicato a Jan van Eyck, in occasione del quale avverrà il disvelamento del grande capolavoro conservato a Gand, l’Adorazione dell’Agnello mistico, restituito al pubblico dopo un meticoloso lavoro di restauro, chiediamo a Till di anticiparci i prossimi appuntamenti artistici di Bruges.
“Per la primavera del 2020 stiamo preparando una mostra che sarà un focus su van Eyck a Bruges. Saranno esposti numerosi documenti autentici che mostreranno dove l’artista vivesse e quale stile di vita conducesse nella nostra città. Con il supporto di alcuni testi indagheremo la tecnica utilizzata dal maestro per i suoi capolavori”.
La mostra Jan van Eyck in Bruges sarà ospitata al Museo Groeninge dal 12 marzo al 12 luglio 2020 e sarà interamente incentrata sui due capolavori del pittore di corte dei Borgogna di Bruges - la “Madonna con il canonico van der Paele e il “Ritratto di Margaretha van Eyck” - vanto della collezione del Groeninge.
La mostra convergerà anche sulla figura di Joris van der Paele, figlio di un sacerdote e di una nobildonna, che vantò una notevole carriera presso la Curia romana durante un periodo estremamente turbolento. Per la prima volta nella storia gli Archivi Segreti vaticani hanno infatti concesso in prestito i libri e le lettere scritti da van der Paele in qualità di segretario del Papa.
Sempre nel 2020, dal 4 aprile al 6 settembre, l’Ospedale di San Giovanni sarà al centro dell’esposizione “Memling now: Hans Memling nell’arte contemporanea”. Il percorso sarà incentrato sul maestro divenuto fonte di ispirazione per gli artisti contemporanei come il pittore afroamericano Kehinde Wiley, l'iraniano Aydin Aghdashloo e per l’artista belga David Claerbout che realizzerà una nuova opera appositamente per questo progetto.
Sempre l’Ospedale di San Giovanni ospiterà da ottobre 2020 a febbraio 2021 la mostra “Il Paradiso in breve. L’arte medievale per devozione privata”, con una collezione di oggetti devozionali esclusivi, tra miniature preziose, sculture in argilla bianca e dipinti su tavola.
È ora di allontanarsi dalla La Madonna con il Canonico van der Paele Eppure, anche una volta usciti dal museo, l’impressione è quella di trovarsi immersi in un altro tempo, in un’epoca fatta di cavalli e carrozze, artigiani al lavoro, misteriosi artisti di corte. È la magia di Bruges.
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