Intervista a Mario Guderzo, direttore del Museo Canova di Possagno
Il Washington di Canova è pronto al decollo
Mario Guderzo. Photo Credit Fabio Zonta
Eleonora Zamparutti
12/01/2018
Sono trascorsi 200 anni da quando Antonio Canova terminò la statua in marmo di George Washington e la spedì al committente, il Parlamento della Carolina del Nord. Era stato Thomas Jefferson, il terzo presidente degli Stati Uniti d’America, ad aver proposto il nome di Canova per l’incarico: fine intellettuale e uomo di spessore, era convinto che l’unico artista al mondo all’altezza del compito fosse l’italiano e che il solo materiale degno a dar eternità alla figura di Washington fosse il bianco marmo di Carrara.
Nell’arco dei due secoli che separano quel momento da oggi è successo di tutto: il marmo originale è andato distrutto a seguito di un incendio scoppiato presso il Capitol Hill di Raleigh nel North Carolina dove era conservato. Poi, nel corso del Novecento, durante gli anni Settanta, viene affidato a un artista veneziano, Romano Vio, il compito di rifare la statua. Per produrre la copia lo scultore utilizzò il modello preparatorio in gesso che Canova aveva realizzato, conservato presso il museo di Possagno, città natale di Canova.
Antonio Canova, George Washington, 1818, gesso, Gispoteca e Museo Antonio Canova di Possagno, Treviso
Per celebrare l’anniversario, il prossimo 22 maggio inaugurerà alla Frick Collection di New York “Canova’s George Washington”, esposizione che riunisce per la prima volta il modello preparatorio in gesso a grandezza naturale (mai uscito prima d’ora dall’Italia), quattro bozzetti preparatori e i relativi disegni e incisioni. Sarà esposto anche il ritratto a olio di Canova dipinto nel 1816 da Thomas Lawrence, anch’esso prestato dalla Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno assieme al modello e ai bozzetti.
“La mostra è nata da un’idea di Franca Coin, presidente della Fondazione Canova, durante un viaggio negli Stati Uniti dove presiede una fondazione che si occupa del restauro di opere d’arte in Italia” afferma Mario Guderzo, direttore della Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno.
“La Coin si era innamorata dell’idea di poter esporre oltre Oceano il gesso di Washington. Nello stesso periodo ha avuto modo di incontrare Xavier Salomon, capo-curatore della Frick Collection di New York, uno storico dell’arte di origini italo-inglesi che era venuto in Italia a presentare una mostra sul Veronese. Anche Salomon si è appassionato al progetto e l’iniziativa è decollata. Inoltre a quel tempo, circa due anni fa, il Museo di Possagno aveva prestato al Palladio Museum di Vicenza alcuni gessi in occasione di una mostra dedicata a Thomas Jefferson, il presidente che aveva indicato Antonio Canova come l’unico artista in grado di eseguire una statua di Washington”.
Ormai i lavori sembrano a buon punto: è stato chiuso il catalogo, sono state definite le modalità di trasporto del gesso del Washington e le date della mostra “Canova’s George Washington” sono ormai fissate: dal 23 maggio al 23 settembre presso la Frick Collection di New York.
Come verrà trasportato il gesso da Possagno a New York?
“E’ stato dato a una ditta veneziana l’incarico del trasporto della statua. L’opera viaggerà in aereo. Saranno collocate alcune telecamere all’interno della cassa di imballaggio per monitorare le condizioni della statua durante il viaggio. Il gesso sarà sistemato in tre casse, una dentro l’altra, dotate di molleggi per attutire eventuali colpi che potrebbe subire. Ma prima di essere sistemata all’interno del contenitore di trasporto, la scultura verrà smontata. Bisogna ricordare che l’opera aveva subito notevoli danni durante la Prima Guerra mondiale, si erano staccati un braccio e la testa che in seguito sono stati fissati con alcuni perni interni. In occasione del trasporto negli Stati Uniti la testa e il braccio saranno nuovamente staccati”.
Il gesso della statua di George Washington al Museo Antonio Canova di Possagno durante la guerra.
Come si colloca la statua di Washington nella vasta produzione di Antonio Canova?
“Fino ad oggi l’opera non è stata studiata tanto quanto altri lavori come ad esempio le statue mitologiche di Antonio Canova, la Paolina o le commesse che lo scultore realizzò per Napoleone. La Gypsotheca di Possagno conserva il gesso preparatorio della statua che fu realizzata esattamente 200 anni fa, nell’aprile del 1818. La ricorrenza presta l’occasione per ritornare sulla celebre commessa che Antonio Canova ottenne dagli Stati Uniti. Bisogna ricordare che il marmo, una volta giunto oltre Oceano, andò distrutto durante il crollo dell’edificio che lo ospitava. In seguito fu affidata a un artista veneto la ricostruzione della statua. Si ritornò sul modello di Possagno e si realizzò una copia, utilizzando marmo di Pietrasanta presso il laboratorio Cacciatori. La statua venne poi collocata a Raleigh dove oggi si trova. La vicenda ben evidenzia due aspetti molto importanti: uno riguarda il sistema di lavorazione impiegato da Canova che gli consentiva di realizzare diverse copie da un modello in gesso e l’altro sottolinea l’importanza della collezione di gessi alla Gypsotheca di Possagno per la conservazione delle opere di Canova”.
Chi era Canova al suo tempo?
“Canova era un eccezionale diplomatico. Ebbe la fortuna di frequentare persone influenti. Fu nominato presidente della Commissione Pontificia per la tutela del Patrimonio artistico, un ruolo che gli consentiva di decidere quali erano le opere che si potevano vendere ed esportare e quali invece dovevano essere conservate in Italia. Canova stesso firmò l’esportazione di diverse opere d’arte. Si relazionò con Napoleone per erigere il suo monumento. E scrisse il primo decreto legislativo che sta alla base del criterio di ispirazione dell’attuale codice dei beni culturali. Era un omino piccolo piccolo ed era un artista contemporaneo. Quando nel 1822 Canova morì, il gesso della statua di George Washington era a Roma nel suo atelier. Il suo collaboratore Cincinnato Baruzzi si occupò di trasferire tutti i gessi e le opere a Possagno che oggi è il centro mondiale delle opere di Antonio Canova”.
Qual era lo stile artistico che andava per la maggiore negli Stati Uniti all’inizio dell’Ottocento?
“C’era grande attenzione verso l’impero romano. Fu sempre Jefferson a suggerire di utilizzare il modello della Rotonda di Palladio per la costruzione dell’edificio della Casa Bianca. E all’antichità guardò quando commissionò la statua a Canova. Jefferson suggerì di rappresentare Washington come un condottiero romano. Lo scultore italiano prese come modello di riferimento probabilmente una scultura antica, ritrovata a Ercolano e oggi conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Si tratta di un’opera che ritrae l’imperatore Claudio Augusto seduto: allo stesso modo è rappresentato Washington, vestito con la corazza e i calzari”.
Quale procedimento seguì Antonio Canova per realizzare la statua?
“Sappiamo che Canova era solito farsi leggere dai suoi assistenti alcuni testi significativi per l’opera che stava realizzando. Dapprima cominciò disegnando il modello della statua: i disegni sono conservati presso il Museo Civico di Bassano. Poi eseguì i modellini in argilla: ce ne sono in tutto cinque, uno è conservato al Museo Braschi di Roma e gli altri quattro a Possagno. Sappiamo che Canova approfondì la realtà storica e il contesto nel quale si inseriva la commissione ricevuta. Jefferson tra l’altro gli inviò la maschera funeraria di Washington perché la usasse come modello. Ci fu un intenso scambio di lettere tra Jefferson e Canova prima di dare il via ai lavori.”
Dopo il perioso newyorkese, la mostra giungerà a Possagno. Dal 10 novembre infatti è prevista l’apertura della mostra alla Gypsotheca e Museo Antonio Canova dove resterà aperta al pubblico fino al 22 aprile del 2019.
Nell’arco dei due secoli che separano quel momento da oggi è successo di tutto: il marmo originale è andato distrutto a seguito di un incendio scoppiato presso il Capitol Hill di Raleigh nel North Carolina dove era conservato. Poi, nel corso del Novecento, durante gli anni Settanta, viene affidato a un artista veneziano, Romano Vio, il compito di rifare la statua. Per produrre la copia lo scultore utilizzò il modello preparatorio in gesso che Canova aveva realizzato, conservato presso il museo di Possagno, città natale di Canova.
Antonio Canova, George Washington, 1818, gesso, Gispoteca e Museo Antonio Canova di Possagno, Treviso
Per celebrare l’anniversario, il prossimo 22 maggio inaugurerà alla Frick Collection di New York “Canova’s George Washington”, esposizione che riunisce per la prima volta il modello preparatorio in gesso a grandezza naturale (mai uscito prima d’ora dall’Italia), quattro bozzetti preparatori e i relativi disegni e incisioni. Sarà esposto anche il ritratto a olio di Canova dipinto nel 1816 da Thomas Lawrence, anch’esso prestato dalla Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno assieme al modello e ai bozzetti.
“La mostra è nata da un’idea di Franca Coin, presidente della Fondazione Canova, durante un viaggio negli Stati Uniti dove presiede una fondazione che si occupa del restauro di opere d’arte in Italia” afferma Mario Guderzo, direttore della Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno.
“La Coin si era innamorata dell’idea di poter esporre oltre Oceano il gesso di Washington. Nello stesso periodo ha avuto modo di incontrare Xavier Salomon, capo-curatore della Frick Collection di New York, uno storico dell’arte di origini italo-inglesi che era venuto in Italia a presentare una mostra sul Veronese. Anche Salomon si è appassionato al progetto e l’iniziativa è decollata. Inoltre a quel tempo, circa due anni fa, il Museo di Possagno aveva prestato al Palladio Museum di Vicenza alcuni gessi in occasione di una mostra dedicata a Thomas Jefferson, il presidente che aveva indicato Antonio Canova come l’unico artista in grado di eseguire una statua di Washington”.
Ormai i lavori sembrano a buon punto: è stato chiuso il catalogo, sono state definite le modalità di trasporto del gesso del Washington e le date della mostra “Canova’s George Washington” sono ormai fissate: dal 23 maggio al 23 settembre presso la Frick Collection di New York.
Come verrà trasportato il gesso da Possagno a New York?
“E’ stato dato a una ditta veneziana l’incarico del trasporto della statua. L’opera viaggerà in aereo. Saranno collocate alcune telecamere all’interno della cassa di imballaggio per monitorare le condizioni della statua durante il viaggio. Il gesso sarà sistemato in tre casse, una dentro l’altra, dotate di molleggi per attutire eventuali colpi che potrebbe subire. Ma prima di essere sistemata all’interno del contenitore di trasporto, la scultura verrà smontata. Bisogna ricordare che l’opera aveva subito notevoli danni durante la Prima Guerra mondiale, si erano staccati un braccio e la testa che in seguito sono stati fissati con alcuni perni interni. In occasione del trasporto negli Stati Uniti la testa e il braccio saranno nuovamente staccati”.
Il gesso della statua di George Washington al Museo Antonio Canova di Possagno durante la guerra.
Come si colloca la statua di Washington nella vasta produzione di Antonio Canova?
“Fino ad oggi l’opera non è stata studiata tanto quanto altri lavori come ad esempio le statue mitologiche di Antonio Canova, la Paolina o le commesse che lo scultore realizzò per Napoleone. La Gypsotheca di Possagno conserva il gesso preparatorio della statua che fu realizzata esattamente 200 anni fa, nell’aprile del 1818. La ricorrenza presta l’occasione per ritornare sulla celebre commessa che Antonio Canova ottenne dagli Stati Uniti. Bisogna ricordare che il marmo, una volta giunto oltre Oceano, andò distrutto durante il crollo dell’edificio che lo ospitava. In seguito fu affidata a un artista veneto la ricostruzione della statua. Si ritornò sul modello di Possagno e si realizzò una copia, utilizzando marmo di Pietrasanta presso il laboratorio Cacciatori. La statua venne poi collocata a Raleigh dove oggi si trova. La vicenda ben evidenzia due aspetti molto importanti: uno riguarda il sistema di lavorazione impiegato da Canova che gli consentiva di realizzare diverse copie da un modello in gesso e l’altro sottolinea l’importanza della collezione di gessi alla Gypsotheca di Possagno per la conservazione delle opere di Canova”.
Chi era Canova al suo tempo?
“Canova era un eccezionale diplomatico. Ebbe la fortuna di frequentare persone influenti. Fu nominato presidente della Commissione Pontificia per la tutela del Patrimonio artistico, un ruolo che gli consentiva di decidere quali erano le opere che si potevano vendere ed esportare e quali invece dovevano essere conservate in Italia. Canova stesso firmò l’esportazione di diverse opere d’arte. Si relazionò con Napoleone per erigere il suo monumento. E scrisse il primo decreto legislativo che sta alla base del criterio di ispirazione dell’attuale codice dei beni culturali. Era un omino piccolo piccolo ed era un artista contemporaneo. Quando nel 1822 Canova morì, il gesso della statua di George Washington era a Roma nel suo atelier. Il suo collaboratore Cincinnato Baruzzi si occupò di trasferire tutti i gessi e le opere a Possagno che oggi è il centro mondiale delle opere di Antonio Canova”.
Qual era lo stile artistico che andava per la maggiore negli Stati Uniti all’inizio dell’Ottocento?
“C’era grande attenzione verso l’impero romano. Fu sempre Jefferson a suggerire di utilizzare il modello della Rotonda di Palladio per la costruzione dell’edificio della Casa Bianca. E all’antichità guardò quando commissionò la statua a Canova. Jefferson suggerì di rappresentare Washington come un condottiero romano. Lo scultore italiano prese come modello di riferimento probabilmente una scultura antica, ritrovata a Ercolano e oggi conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Si tratta di un’opera che ritrae l’imperatore Claudio Augusto seduto: allo stesso modo è rappresentato Washington, vestito con la corazza e i calzari”.
Quale procedimento seguì Antonio Canova per realizzare la statua?
“Sappiamo che Canova era solito farsi leggere dai suoi assistenti alcuni testi significativi per l’opera che stava realizzando. Dapprima cominciò disegnando il modello della statua: i disegni sono conservati presso il Museo Civico di Bassano. Poi eseguì i modellini in argilla: ce ne sono in tutto cinque, uno è conservato al Museo Braschi di Roma e gli altri quattro a Possagno. Sappiamo che Canova approfondì la realtà storica e il contesto nel quale si inseriva la commissione ricevuta. Jefferson tra l’altro gli inviò la maschera funeraria di Washington perché la usasse come modello. Ci fu un intenso scambio di lettere tra Jefferson e Canova prima di dare il via ai lavori.”
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