L’Ottocento svelato: da Canova al romanticismo storico

Michelangelo Grigoletti, Susanna e i vecchioni, 1838 ca. Olio su tela

DAL 25/03/2022 AL 26/06/2022

Treviso

LUOGO: Treviso - Borgo Cavour 24 | Museo Museo Bailo

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E-MAIL: info@museicivicitreviso.it

SITO UFFICIALE: www.museicivicitreviso.it

Che tipo di amore corrispose tra Antonio Canova e Marianna Angeli Pascoli, bellissima contessa trevigiana?
Di certo, un piccolo cammeo con il ritratto di lui si adagia sul seno di lei, nel busto scolpito da Luigi Zandomeneghi in mostra al nuovo Bailo dal prossimo 25 marzo.
L’effige della nobildonna si potrà ammirare all’interno della mostra “L’Ottocento svelato: da Canova al romanticismo storico”, a cura di Fabrizio Malachin e Elisabetta Gerhardinger, allestita al Nuovo Museo Bailo con progetto di Marco Rapposelli di Studiomas-Padova, nella grande galleria che per l’occasione sarà intitolata ad Antonio Canova.
Il grande Scultore trevigiano sarà, e non potrebbe che essere così, il protagonista della mostra. Eccezionalmente, e temporaneamente, liberata dalle pastoie giudiziarie, vi è atteso dall’ex Veneto Banca, il gesso di Amore e psiche stanti, opera del 1800 del Maestro. Un’ occasione straordinaria per ammirare un capolavoro destinato al collezionismo privato, e i cui marmi si trovano al Louvre e all’Hermitage. Le due versioni di Amore e Psiche stanti furono infatti commissionate ad Antonio Canova appena trentenne dal colonnello scozzese John Campbell. La prima, venduta a Gioacchino Murat, oggi si trova al Louvre. La seconda, ceduta dal committente a Josèphine de Beauharnais e poi allo Zar Alessandro I di Russia, è all’Hermitage.
Il calco della mano che l’ha creata, sarà in mostra accanto ad un altro calco, quello del volto del Maestro.
Accanto, una sequenza di materiali canoviani che, raramente sono usciti dalle segrete stanze dei Civici Musei per essere mostrate. Tra essi, il prezioso bozzetto delle Tre Grazie, dove a ben guardare si potrebbero scoprire le impronte del maestro. O l’edizione integrale di tutte le incisioni dello scultore, espressamente donate all’Ateneo trevigiano dal fratellastro abate Sartori Canova.
L’autore del busto dell’affascinante Marianna, immortala anche il Canova, in una erma in marmo e lettere bronzee di dedica. Poi ancora lo scultore in una delle versioni del celeberrimo Ritratto dal vivo del 1817- ‘18 dipinto da Thomas Laurence. Dai depositi museali esce per la prima volta anche la ampia medaglistica canoviana.
Reso omaggio a Canova, il viaggio nell’Ottocento svelato prende avvio dai sontuosi ritratti di due dei “padri fondatori” della Pinacoteca Civica: lei è Margherita Prati Grimaldi, nel luminoso dipinto di Andrea Appiani. Lui è Sante Giacomelli, nel ritratto di Natale Schiavoni. La nobildonna legò al Comune di Treviso nel 1851 un nucleo di dipinti destinati a costituire il primo nucleo della Pinacoteca civica (tra queste il Lorenzo Lotto e il Giovanni Bellini oggi al Museo Santa Caterina), mentre il secondo nel 1874 legò alla appena costituita Pinacoteca ben 54 opere prevalentemente ‘contemporanee’ all’epoca, che costituiscono il nucleo principale della Galleria dell’800.
Dalla Raccolta Giacomelli giungono, fra gli altri dipinti di Francesco Podesti (Il primo giorno del Decamerone) e Ludovico Lipparini (Lord Byron che giura sulla tomba di Marco Botzaris), di Eugenio Moretti Larese (La morte di Dante) e Odorico Politi (Elena rapita da Teseo e Piritoo, e giocata ai dadi), Michelangelo Grigoletti (Susanna e i vecchioni) o Natale Schiavoni (due episodi di ambiente orientale); ma vi sono anche artisti “rivoluzionari” come Ippolito Caffi (La benedizione di Pio IX dal Quirinale di notte) e Luigi Querena (Veduta di Venezia al tramonto). In mostra anche il “Gruppo di famiglia” di Francesco Hayez, in cui il pittore si ritrae all’età di 16 anni: prima opera nota dell’artista.
Spettacolari dipinti e sculture. ma non solo. I curatori hanno infatti scelto di allargare lo sguardo anche alla ceramica, in omaggio alle grandi manifatture trevigiane di quella produzione che oggi definiremmo di design. Ed ecco le porcellane dipinte con scene di gusto romantico delle fornaci Fontebasso, accanto alle classicheggianti creazioni monocrome “all’inglese”.
Il tutto per offrire al visitatore uno spaccato di ciò che i Civici Musei conservano dei momenti neoclassico e romantico della nostra storia dell’arte.
Ad arricchire ulteriormente la proposta della nuova Galleria Canova del Bailo, due importanti plus.
Innanzitutto, quasi una ‘mostra nella mostra’, una selezione di 30 straordinari scatti artistici canoviani del fotografo Fabio Zonta: 30 fotografie di grande formato, a dare corpo ad una monografica che, dopo Treviso, raggiungerà Venezia e New York. Inedita la possibilità di confronto tra il punto di vista del Canova, visibile nelle incisioni, e quello del fotografo chiamato a confrontarsi con la grazia e l’eleganza delle sculture canoviane. La ‘lente’ interpretativa del fotografo mette in rilievo la tridimensionalità delle opere, accentuando dettagli, soggetti, espressività.
Una sorpresa tutta da scoprire è l’intervento creativo di Anderson Tegon con Pepper’s Ghost: un suggestivo spettacolo video-multimediale all’interno della Galleria.
Un’offerta quindi di proposte articolate, ad indicare la linea che connoterà il Nuovo Bailo come luogo di contaminazione tra le arti, fedele al compito di valorizzare il patrimonio civico, ma con una forte attenzione alle nuove tendenze e al multimediale, mai rinunciando alle fondamentali basi scientifiche.

La mostra si articola in 5 sezioni:

SEZIONE 1: L’800 SVELATO
Il primo ambiente è costituito da una lunga galleria che per l’occasione sarà intitolata ad “Antonio Canova”.
Il progetto (ALL. C) prevede qui l’inserimento della collezione civica dell’800. Un viaggio che prende avvio svelando i sontuosi ritratti di due dei “padri fondatori” della Pinacoteca Civica: Margherita Prati Grimaldi, nel luminoso dipinto di Andrea Appiani, e Sante Giacomelli, nel ritratto di Natale Schiavoni. La nobildonna legò al Comune di Treviso il primo nucleo di opere della Pinacoteca Civica, tra cui i capolavori di Lorenzo Lotto e Giovanni Bellini, mentre a Sante Giacomelli si deve il nucleo principale dell’800.

Il primo focus in galleria sarà dedicato ad Antonio Canova, con i ritratti realizzati su tela da Thomas Lawrence e su marmo da Luigi Zandomeneghi. Dello stesso scultore il Busto di Marianna Angeli Pascoli, caratterizzato dal piccolo cammeo con il ritratto di Canova si adagia sul seno di lei.
A seguire, una spettacolare sequenza di opere che, prima di questa mostra, sono state raramente esposte. Come il prezioso bozzetto delle Tre Grazie, dove a ben guardare si potrebbero scoprire le impronte del maestro sulla creta cui stava dando forma.
Oltre ad Appiani e Canova, all’inizio della galleria, figurerà il Gruppo di famiglia di Francesco Hayez, in cui il pittore si ritrae all'età di 16 anni (prima opera nota dell’artista), prima di recarsi a Roma dove entra in contatto con Canova.
La Galleria vedrà poi esposte le opere, tra gli altri, di Francesco Podesti (Il primo giorno del Decamerone) e Ludovico Lipparini (Lord Byron che giura sulla tomba di Marco Botzaris), di Eugenio Moretti Larese (La morte di Dante) e Odorico Politi (Elena rapita da Teseo e Piritoo, e giocata ai dadi), Michelangelo Grigoletti (Susanna e i vecchioni) o Natale Schiavoni (due episodi di ambiente orientale); ma vi sono anche artisti "rivoluzionari" come Ippolito Caffi (La benedizione di Pio IX dal Quirinale di notte) e Luigi Querena (Veduta di Venezia al tramonto).
Chiude la lunga galleria il gesso canoviano con Venere Italica, proveniente dal lascito Lattes, e una sezione riservata alla ceramica, con le porcellane dipinte con scene di gusto romantico delle fornaci Fontebasso, accanto alle classicheggianti creazioni monocrome “all’inglese”.
Infine sarà inserito un video artistico di Anderson Tegon che con Pepper’s Ghost proporrà un suggestivo spettacolo video-multimediale all’interno della galleria.


SEZIONE 2: CANOVA RITRATTO E MITO
La sezione è dedicata al mito di Canova.
Partendo dal ritratto canoviano, ci si addentrerà (soprattutto con un lavoro in catalogo) sull’indagine della fortuna ‘giornalistica’ di Canova nel corso della sua vita. Quest’ultimo studio passa attraverso la ricerca condotta negli articoli che i quotidiani del tempo dedicarono a Canova, come accolsero le sue novità e le sue proposte: un lavoro curioso e per certi versi inedito.
Il suo volto è stato infatti riprodotto in centinaia di dipinti, incisioni, marmi, ma al di là della ricerca del dato reale, ogni opera racconta un tratto di una personalità complessa, capace di grandissime imprese, anche diplomatiche. L’aspetto psicologico dell’artista rimane quindi di assoluto interesse e curiosità.
La sezione racconta l’uomo, oltre che l’artista. La veste ufficiale e quella quotidiana. Del resto numerosissime sono le successive proposte ritrattistiche, nonché le interpretazioni che vari artisti vollero imprimere e lasciare come testimonianza di un artista già tanto acclamato in vita, divenendo ‘un mito’, non solo per quanto andava creando nella scultura e nella pittura, ma per la sua personalità in sé grandissima.
Forse il tratto più profondo di questa personalità tanto complessa continua a sfuggire. Un anelito continuo alla perfezione, straordinario interprete dell’estetica teorizzata da Johann Joachim Winckelmann e da Anton Raphael Mengs, ma anche assolutamente moderno.
Saranno qui esposte, tra l’altro:
- alcune pagine di quotidiani originali del tempo con articoli dedicati a Canova
Autoritratto di Antonio Canova (gesso)
Ritratti di Antonio Canova su tela di Thomas Lawrence (ulteriore versione rispetto a quella nella sezione prima), di Giovan Battista Lampi
Ritratti di Antonio Canova, incisioni, di vari autori, tra cui P. Fontana, H. Moses, F. Zuliani,
A. Bertini, P. Nanin, L. Rados
Maschera funeraria di Antonio Canova
Calco della mano di Antonio Canova

SEZIONE 3: CANOVA E TREVISO
Canova non ebbe mai modo di destinare sue opere in marmo a Treviso, ma è pur vero che la città ebbe un ruolo nella sua valorizzazione non secondario, né scontato, e la prima prova è il primato nel decretargli gli onori dopo la morte.
La notizia dell’improvvisa scomparsa di Antonio Canova, avvenuta dopo una breve malattia, il 13 ottobre 1822, gettò nella costernazione gli ambienti artistici italiani ed europei, e a Treviso doveva aver fatto particolare impressione anche il passaggio, la sera del 15 ottobre, del convoglio funebre che da Venezia andava a Possagno. Non a caso, per iniziativa dell’Ateneo, già il 29 ottobre 1822, si decideva di commemorare l’illustre artista con la realizzazione di un monumento marmoreo e di una medaglia commemorativa. La cerimonia si svolse il 14 marzo 1823, e portò alla scopertura dell’erma con il Ritratto di Antonio Canova realizzato dall’allievo Luigi Zandomeneghi e all’esecuzione di una “Cantata, con parole e musica appositamente composta per tale occasione dal socio onorario dell’Ateneo Maestro professor Rossini”. Poco importa che i due pezzi, come si scoprì successivamente, non siano del tutto originali, perché piuttosto è emblematico l’impegno nel predisporre una commemorazione all’altezza, coinvolgendo il miglior maestro sulla piazza, Gioachino Rossini. Nelle raccolte della Biblioteca Comunale (col n. 1985) si conserva la lettera con la quale Rossini inviava all’Ateneo la composizione in data 17 marzo 1823.
E’ poi la fase del secondo dopo-guerra a ridare alla città un protagonismo canoviano. E’ un periodo segnato dall’urgenza di riparare i danni bellici causati alle opere di Possagno, e poi dalla discussione attorno alla necessità dell’ampliamento della Gipsoteca, e da ultimo dalle iniziative per il secondo centenario della nascita dello scultore. Il ruolo di figure come Bepi Mazzotti e Luigi Coletti in queste operazioni non deve essere stato secondario. In tale contesto s’inserisce la “Mostra Canoviana” allestita nel 1957 a Palazzo dei Trecento, e curata da Luigi Coletti stesso. Le immagini storiche dell’allestimento, oltre ovviamente al catalogo, e forse anche più di questo, sono utili a documentare lo sforzo fatto in quegli anni per restituire una visione d’insieme dell’artista, con molti aspetti anche inediti dell’esperienza artistica canoviana.

In questa sezione saranno esposte, tra l’altro:
- i documenti Rossiniani con le lettere e gli spartiti musicali;
- il fortepiano del 1830, appartenuto al compositore di Spresiano Luigi Sartori, e opera di Franz Rausch di Vienna, che verosimilmente poteva accompagnare le cantate rossiniane (in sala la musica di Gioachino Rossini, appositamente registrata, accompagnerà in sottofondo il visitatore). Il fortepiano sarà restaurato per l’occasione) 
medaglistica commemorativa
- il volume monumentale con l’edizione integrale di tutte le incisioni di Antonio Canova, espressamente donate all’Ateneo trevigiano dal fratellastro abate Sartori Canova.

SEZIONE 4: CANOVA DALL’INCISIONE ALLA FOTOGRAFIA
L’ambiente sarà coinvolgente e scenograficamente allestito con grandi fotografie alle pareti dell’artista Fabio Zonta.
Una ‘mostra nella mostra’, una selezione di 40 straordinari scatti artistici canoviani del fotografo Zonta saranno posti in dialogo con le incisioni di Canova: sarà interessante il diverso punto di vista dell’opera da parte del suo creatore e del fotografo.
Una mostra di grandi (anche nel formato) fotografie.
La ‘lente’ interpretativa del fotografo mette in rilievo la tridimensionalità delle opere, accentuando dettagli, soggetti, espressività.
In questa sezione, tra l’altro:
fotografie di Fabio Zonta
incisioni di Antonio Canova
Amore e Psiche stanti di Antonio Canova

SEZIONE 5: I GESSI
I gessi canoviani saranno una costante lungo il percorso della mostra, i protagonisti, il vero punto di forza per la conoscenza anche dello processo produttivo canoviano.
Nelle sezioni precedenti si sono già citati la Venere italica, l’Autoritratto e Amore e psiche stanti.
Uno spazio dedicato sarà riservato ad altri capolavori canoviani provenienti dalla collezione Papafava.

Nel percorso espositivo all'interno della mostra Da Canova al romanticismo storico, si troverà il grande ambiente chiuso che affaccia sul chiostro monumentale con quattro opere, nel quale si è voluta ricreare l'ambiente pensato da Antonio Canova per il palazzo Papafava di Padova.
Le opere saranno anche esposte sugli originali basamenti, restaurati per l’occasione.
Alessandro Papafava (1784-1861), architetto cresciuto nei tempi successivi alla caduta della Serenissima, dopo un periodo trascorso tra Budapest, Dresda, Vienna e Berlino, era rientrato in Italia e, su consiglio del conterraneo Antonio Canova, nei primi anni dell'Ottocento aveva iniziato a studiare architettura presso l’Accademia di San Luca.
La frequentazione dello studio romano dello scultore, esercitò forti suggestioni sul giovane studioso che al rientro a Padova portò con sè alcuni gessi eseguiti da Canova, tra i quali Creugante e
il Perseo trionfante.
Negli anni successivi la collezione Papafava si arricchì dei gessi dell'Apollo del Belvedere e del Gladiatore Borghese, per costituire uno spaccato.
L’ultimo ambiente della mostra sarà un colpo di teatro riservato al gesso di Ebe (in mostra da maggio) accostato a Fecondità, bronzo di Arturo Martini del 1921, riportando così l’interesse alla visita della permanente e delle opere di Martini.

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