La celebre Madonna col Bambino esposta in una mostra-dossier
Tutto un altro quadro: Mantegna ritrovato al Poldi Pezzoli
Dopo il restauro: Andrea Mantegna, Madonna con il Bambino, 1490-1499. Tempera magra su tela, 35,5 x 45,5 I Museo Poldi Pezzoli, Milano
Francesca Grego
14/10/2020
Milano - Era il 1861 quando Gian Giacomo Poldi Pezzoli acquistò la Madonna con il Bambino di Andrea Mantegna da Giovanni Morelli, storico dell’arte e illustre esperto di pittura antica in difficoltà a causa di un debito di gioco. Due anni dopo il grande collezionista lombardo affidò l’opera al pittore Giuseppe Molteni perché la restaurasse. Molteni era allora un restauratore richiestissimo, con lavori all’attivo per il Louvre, il British Museum e per collezionisti privati di mezza Europa. La sua specialità era il cosiddetto restauro “migliorativo”, che interveniva sulla pittura originale non solo per rimediare ai danni del tempo, ma anche per accrescerne il valore estetico in base al gusto dominante nella seconda metà dell’Ottocento. Per la Madonna del Mantegna fu una vera metamorfosi. Decori dorati apparvero sulla sua veste, mentre il colore del manto virava dal verde e azzurro al blu di Prussia. Le braccia della Vergine furono allungate dando l’impressione che la scena si svolgesse davanti a una finestra e infine l’intera tela fu coperta da una vernice protettiva che ne scuriva i toni alterando il gioco di contrasti. Tanta fu la confusione generata dall’intervento di Molteni che i critici attribuivano la tela di volta in volta alla giovinezza di Mantegna o alle ultime fasi della sua carriera.
Così si presentava il dipinto fino al marzo 2019, quando il Museo Poldi Pezzoli ha commissionato un nuovo restauro all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. E le sorprese non sono mancate.
La Madonna con il Bambino di Andrea Mantegna prima del restauro I Andrea Mantegna / Public domain via wikimedia commons
Oggi la Madonna con il Bambino torna finalmente a essere esposta in Mantegna Ritrovato, una mostra-dossier che ne ripercorre la storia e documenta il processo che l’ha riportata al suo aspetto iniziale attraverso video, immagini e pannelli di approfondimento. “È come una nuova nascita per un’opera che spero sia studiata con sempre maggior interesse dagli esperti e apprezzata dal pubblico del museo”, ha commentato Giovanna Sacchetti, che ha sostenuto l’intervento come presidente della Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti Onlus.
“Il restauro del capolavoro”, ha spiegato il direttore del Poldi Pezzoli Annalisa Zanni, “è stato un lungo lavoro di squadra, che ha visto restauratori, storici dell’arte, ma anche filosofi, dibattere a lungo sulle modalità di intervento da effettuare per restituire all’opera l’identità conferitale dal suo creatore, prima degli interventi di Giuseppe Molteni che l’avevano resa diversa ma sicuramente amata e riconoscibile a tutti, una vera icona pop”.
Nel Salone dell’Affresco del Museo Poldi Pezzoli seguiremo il dipinto di Mantegna mentre passa di mano in mano e vedremo il suo prezzo lievitare nel tempo, confronteremo le due versioni nei dettagli, scopriremo i segreti dei restauratori e quelli del maestro quattrocentesco, che realizzò quest’opera con una tecnica preziosa e delicata, la tempera magra: stesi su finissima tela di lino, sottili strati di colore sembrano imitare la superficie di uno stendardo o di un dipinto murale con effetti opachi e quasi polverosi, ma sensibili alla luce. Senza pensarci due volte, Molteni ne aveva stravolto l’equilibrio con un finish da pittura a olio. Oggi la tempera magra è nota come una delle tecniche preferite di Andrea Mantegna, che la adoperò in capolavori come il Cristo Morto della Pinacoteca di Brera, il San Sebastiano del Louvre e la Madonna con Bambino dell’Accademia Carrara di Bergamo. Per i restauratori, tuttavia, non è stato facile tornare alla versione antica: si è trattato di “una vera e propria sfida, della quale in letteratura esisteva solo un altro caso di parziale successo, operato sulla Adorazione dei Magi di Mantegna del Getty Museum di Los Angeles da parte di Andrea Rothe, restauratore di formazione italiana recentemente scomparso”, racconta Marco Ciatti, soprintendente dell'Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di restauro. La rinascita della Madonna con il Bambino, conclude Ciatti, “potrà aprire possibilità di recupero per altri capolavori alterati da vecchi restauri, e ha consentito la lettura dei corretti valori espressivi che Andrea Mantegna aveva inserito in questo piccolo, ma prezioso dipinto”.
Andrea Mantegna, Adorazione dei Magi, 1497-1500. Getty Museum, Los Angeles I Andrea Mantegna / Public domain via wikimedia commons
Al Poldi Pezzoli torniamo ad apprezzare la ricercatezza del maestro veneto nell’incarnato della Madre e del Bambino, negli accostamenti morbidi degli abiti, nell’antico pigmento di azzurrite che riemerge sul manto della Vergine, mentre un’ulteriore sorpresa affiora dal fondo scuro del dipinto. Le tracce di una scritta in oro che recita “Nigra sum sed formosa” rimandano al Cantico dei Cantici, sottolineando l’immagine di maternità intima e dolcissima, ma povera e per niente celebrativa, che Mantegna ha voluto regalarci con questo quadro di devozione.
Leggi anche:
• La Pinacoteca si rinnova: Mantegna e Bellini visti da Ermanno Olmi
Così si presentava il dipinto fino al marzo 2019, quando il Museo Poldi Pezzoli ha commissionato un nuovo restauro all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. E le sorprese non sono mancate.
La Madonna con il Bambino di Andrea Mantegna prima del restauro I Andrea Mantegna / Public domain via wikimedia commons
Oggi la Madonna con il Bambino torna finalmente a essere esposta in Mantegna Ritrovato, una mostra-dossier che ne ripercorre la storia e documenta il processo che l’ha riportata al suo aspetto iniziale attraverso video, immagini e pannelli di approfondimento. “È come una nuova nascita per un’opera che spero sia studiata con sempre maggior interesse dagli esperti e apprezzata dal pubblico del museo”, ha commentato Giovanna Sacchetti, che ha sostenuto l’intervento come presidente della Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti Onlus.
“Il restauro del capolavoro”, ha spiegato il direttore del Poldi Pezzoli Annalisa Zanni, “è stato un lungo lavoro di squadra, che ha visto restauratori, storici dell’arte, ma anche filosofi, dibattere a lungo sulle modalità di intervento da effettuare per restituire all’opera l’identità conferitale dal suo creatore, prima degli interventi di Giuseppe Molteni che l’avevano resa diversa ma sicuramente amata e riconoscibile a tutti, una vera icona pop”.
Nel Salone dell’Affresco del Museo Poldi Pezzoli seguiremo il dipinto di Mantegna mentre passa di mano in mano e vedremo il suo prezzo lievitare nel tempo, confronteremo le due versioni nei dettagli, scopriremo i segreti dei restauratori e quelli del maestro quattrocentesco, che realizzò quest’opera con una tecnica preziosa e delicata, la tempera magra: stesi su finissima tela di lino, sottili strati di colore sembrano imitare la superficie di uno stendardo o di un dipinto murale con effetti opachi e quasi polverosi, ma sensibili alla luce. Senza pensarci due volte, Molteni ne aveva stravolto l’equilibrio con un finish da pittura a olio. Oggi la tempera magra è nota come una delle tecniche preferite di Andrea Mantegna, che la adoperò in capolavori come il Cristo Morto della Pinacoteca di Brera, il San Sebastiano del Louvre e la Madonna con Bambino dell’Accademia Carrara di Bergamo. Per i restauratori, tuttavia, non è stato facile tornare alla versione antica: si è trattato di “una vera e propria sfida, della quale in letteratura esisteva solo un altro caso di parziale successo, operato sulla Adorazione dei Magi di Mantegna del Getty Museum di Los Angeles da parte di Andrea Rothe, restauratore di formazione italiana recentemente scomparso”, racconta Marco Ciatti, soprintendente dell'Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di restauro. La rinascita della Madonna con il Bambino, conclude Ciatti, “potrà aprire possibilità di recupero per altri capolavori alterati da vecchi restauri, e ha consentito la lettura dei corretti valori espressivi che Andrea Mantegna aveva inserito in questo piccolo, ma prezioso dipinto”.
Andrea Mantegna, Adorazione dei Magi, 1497-1500. Getty Museum, Los Angeles I Andrea Mantegna / Public domain via wikimedia commons
Al Poldi Pezzoli torniamo ad apprezzare la ricercatezza del maestro veneto nell’incarnato della Madre e del Bambino, negli accostamenti morbidi degli abiti, nell’antico pigmento di azzurrite che riemerge sul manto della Vergine, mentre un’ulteriore sorpresa affiora dal fondo scuro del dipinto. Le tracce di una scritta in oro che recita “Nigra sum sed formosa” rimandano al Cantico dei Cantici, sottolineando l’immagine di maternità intima e dolcissima, ma povera e per niente celebrativa, che Mantegna ha voluto regalarci con questo quadro di devozione.
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