Un affresco per affermare la supremazia del Papato di Giulio II
L'arte notturna di Raffaello nella Liberazione di San Pietro
Raffaello Sanzio, Stanza di Eliodoro, Liberazione di San Pietro, 1512-1513 circa, Particolare, Musei Vaticani, Nuova Illuminazione delle Stanze di Raffaello realizzata da Osram, 2017 | © Governatorato dello Stato della Città del Vaticano
Piero Muscarà
21/03/2020
Nella Stanza di Eliodoro, una delle quattro Stanze di Raffaello ai Musei Vaticani, c'è un altro, incredibile capolavoro firmato da Raffaello Sanzio. La Liberazione di San Pietro dal Carcere è un'affresco che il giovane Raffaello, appena venticinquenne, realizzò tra il 1512 e il 1513 su incarico di Papa Giulio II per adornare la sala del pontefice destinata alle udienze.
La Liberazione di San Pietro è un'opera particolarmente drammatica. Come in un film Raffaello mette in scena la storia narrata dagli Atti degli Apostoli (12.6) quando San Pietro, il primo Papa di Roma, incarcerato ingiustamente da Erode viene liberato grazie all'intervento divino sfuggendo ai suoi oppressori. L'affresco è diviso in tre scene: l'apparizione di un angelo dietro la grata del carcere dove San Pietro giace addormentato è al centro della composizione. A destra l'angelo guida San Pietro, come in un sogno, oltre la porta che lo renderà libero mentre come d'incanto i soldati messi a guardia sono addormentati. A sinistra il risveglio dei soldati nella notte mentre si affannano a cercare il fuggitivo.
Un racconto che sembra un film.
La Liberazione di San Pietro riesce a colpire immediatamente l'attenzione di chi si trovi a visitare la magnificenza delle Stanze di Raffaello ai Vaticani. Nel susseguirsi di opere straordinarie, questo affresco si distingue come un’opera differente dalle altre, con un dinamismo e una drammaticità che la rendono straordinariamente moderna, quasi contemporanea, quasi cinematografica nella sua rappresentazione. La composizione divisa in tre scene concatenate tra loro, tanto da ricordare la sequenza di uno storyboard, o addirittura di un fumetto, riesce a superare il tempo e a presentarsi in tutta la sua forza allo spettatore odierno. La luce poi è unica. Raffaello ambienta la storia di Pietro nel cuore della notte, giocando con l'uso della luce come mai era prima stato tentato da nessun artista, neanche da Piero della Francesca cui con il suo affresco Il sonno di Costantino alla Basilica di San Francesco di Arezzo, completato 47 anni prima, a cui va il primato della prima raffigurazione notturna della storia del Rinascimento e probabilmente dell'intera arte occidentale.
Piero della Francesca, Il sonno di Costantino, 1458-66, Affresco 329x190, Arezzo, Basilica di San Francesco
Perchè Liberazione di San Pietro è un'opera unica?
Gli storici dell'arte nei secoli non si sono risparmiati dall’esaltare il potere della luce in quello che è uno dei primi notturni dell’arte del vecchio continente. Le fonti luminose nella Liberazione di San Pietro sono almeno quattro: al centro l'apparizione dell'angelo è avvolta da una luce che irradia potente nella stanza dove, dietro la griglia fitta di una grata, il primo Papa è disteso incatenato. Una luce quella dell'angelo che illumina anche la seconda scena, a destra, in cui San Pietro e il messaggero di Dio si accingono ad uscire dalla prigione. Poi c'è la mezza luna che tenuemente illumina la notte prima del sorgere dell'alba nella terza scena a sinistra, quella in cui i soldati si accorgono della fuga del prigioniero, che viene ulteriormente rafforzata dalla lanterna che illumina le scale dove sono le guardie. E infine la luce naturale proveniente dalla finestra attorno a cui si sviluppa l’opera. Le armature dei carcerieri del Santo brillano da una molteplicità di direzioni in un complesso gioco di riflessi e luci dirette e con una tale fotografica precisione che sembra anticipare l'uso della camera obscura e la perfezione scenica e rappresentativa di artisti che verranno anni più tardi del Sanzio, come Caravaggio, Rembrandt o Vermeer.
In quest'opera il tempo pare essere quasi sospeso...
San Pietro è come sospeso tra sogno e realtà. L'atmosfera che si respira in questo capolavoro è di una magica sospensione del tempo. Come nel racconto degli Atti degli Apostoli Raffaello testimonia uno stato di straniamento nel Santo che non sa distinguere se quella che sta vedendo sia una visione, un sogno, o una concreta realtà che si svolge davanti ai suoi occhi. Una dualità che è testimoniata anche dall'essere addormentato nella scena centrale e in piedi nella scena di destra.
Perchè questa storia?
La Liberazione è uno dei quattro affreschi che Raffaello porta a termine nella seconda stanza degli appartamenti papali, dopo aver concluso nel 1511 nella Stanza della Segnatura i cinque affreschi, tra cui la famosa La Scuola di Atene. I quattro affreschi che Raffaello completa tra il 1511 e il 1514, sono la Cacciata di Eliodoro dal tempio (1511-1512), la Messa di Bolsena (1512), la Liberazione di san Pietro (1513-1514) e l'Incontro di Leone Magno con Attila (1514). Si tratta di opere che hanno un tratto in comune, affermano per tramite di raffigurazioni di episodi miracolosi il potere della Chiesa guidata da Papa Giulio II sulle altre autorità terrene che ne contendevano il ruolo secolare nella penisola italiana in quel periodo storico.
A Raffaello va l'incarico non solo di portare a termine una bella decorazione, ma di veicolare per tramite delle sue opere una vera azione politica di propaganda per conto del pontefice. Giulio II era impegnato in quegli anni in un conflitto con il Re di Francia per il controllo dei territori a Nord di Roma compresi tra Ravenna, Forlì e Bologna. Con le truppe francesi che hanno invaso Bologna e stanno per dirigersi su Milano, il Papa "guerriero" intende riaffermare la legittimazione spirituale, temporale e culturale della Chiesa di Roma su tutto il mondo. Il Papa guerriero, che aveva scelto come proprio nome quello di Giulio, come Giulio Cesare, non intendeva piegare la Chiesa alla volontà degli usurpatori francesi.
Chi sono i protagonisti della Liberazione di San Pietro?
Non è difficile riconoscere il volto dello stesso Papa Giulio II nell'affresco di Raffaello. Il pontefice del resto morì proprio nel 1513 quando Raffaello Sanzio stava ultimando il suo capolavoro e pare incarnare perfettamente i tratti somatici di San Pietro, vecchio e indebolito in catene ai piedi dell'angelo che lo sta liberando. La figura stessa dell'angelo è decisamente più difficile da attribuire. Il volto e le movenze paiono molto più simili ai tratti femminili di certe Madonne del pittore urbinate con una dolcezza nei gesti che ne esalta il miracoloso intervento in entrambe le scene dell'affresco. Infine le guardie, che sono otto in totale e che rafforzano la drammaticità e il movimento descritto nell'opera, vittime inconsapevoli, attori e spettatori al tempo stesso dell'intervento divino di liberazione del santo.
Quale messaggio ci lascia Raffaello?
Che la speranza è nella fede. Che anche nei momenti più bui, Dio non abbandona l'uomo. il destino più tragico può volgere in un attimo e la luce può aprire le porte della salvezza.
La Liberazione di San Pietro è un'opera particolarmente drammatica. Come in un film Raffaello mette in scena la storia narrata dagli Atti degli Apostoli (12.6) quando San Pietro, il primo Papa di Roma, incarcerato ingiustamente da Erode viene liberato grazie all'intervento divino sfuggendo ai suoi oppressori. L'affresco è diviso in tre scene: l'apparizione di un angelo dietro la grata del carcere dove San Pietro giace addormentato è al centro della composizione. A destra l'angelo guida San Pietro, come in un sogno, oltre la porta che lo renderà libero mentre come d'incanto i soldati messi a guardia sono addormentati. A sinistra il risveglio dei soldati nella notte mentre si affannano a cercare il fuggitivo.
Un racconto che sembra un film.
La Liberazione di San Pietro riesce a colpire immediatamente l'attenzione di chi si trovi a visitare la magnificenza delle Stanze di Raffaello ai Vaticani. Nel susseguirsi di opere straordinarie, questo affresco si distingue come un’opera differente dalle altre, con un dinamismo e una drammaticità che la rendono straordinariamente moderna, quasi contemporanea, quasi cinematografica nella sua rappresentazione. La composizione divisa in tre scene concatenate tra loro, tanto da ricordare la sequenza di uno storyboard, o addirittura di un fumetto, riesce a superare il tempo e a presentarsi in tutta la sua forza allo spettatore odierno. La luce poi è unica. Raffaello ambienta la storia di Pietro nel cuore della notte, giocando con l'uso della luce come mai era prima stato tentato da nessun artista, neanche da Piero della Francesca cui con il suo affresco Il sonno di Costantino alla Basilica di San Francesco di Arezzo, completato 47 anni prima, a cui va il primato della prima raffigurazione notturna della storia del Rinascimento e probabilmente dell'intera arte occidentale.
Piero della Francesca, Il sonno di Costantino, 1458-66, Affresco 329x190, Arezzo, Basilica di San Francesco
Perchè Liberazione di San Pietro è un'opera unica?
Gli storici dell'arte nei secoli non si sono risparmiati dall’esaltare il potere della luce in quello che è uno dei primi notturni dell’arte del vecchio continente. Le fonti luminose nella Liberazione di San Pietro sono almeno quattro: al centro l'apparizione dell'angelo è avvolta da una luce che irradia potente nella stanza dove, dietro la griglia fitta di una grata, il primo Papa è disteso incatenato. Una luce quella dell'angelo che illumina anche la seconda scena, a destra, in cui San Pietro e il messaggero di Dio si accingono ad uscire dalla prigione. Poi c'è la mezza luna che tenuemente illumina la notte prima del sorgere dell'alba nella terza scena a sinistra, quella in cui i soldati si accorgono della fuga del prigioniero, che viene ulteriormente rafforzata dalla lanterna che illumina le scale dove sono le guardie. E infine la luce naturale proveniente dalla finestra attorno a cui si sviluppa l’opera. Le armature dei carcerieri del Santo brillano da una molteplicità di direzioni in un complesso gioco di riflessi e luci dirette e con una tale fotografica precisione che sembra anticipare l'uso della camera obscura e la perfezione scenica e rappresentativa di artisti che verranno anni più tardi del Sanzio, come Caravaggio, Rembrandt o Vermeer.
In quest'opera il tempo pare essere quasi sospeso...
San Pietro è come sospeso tra sogno e realtà. L'atmosfera che si respira in questo capolavoro è di una magica sospensione del tempo. Come nel racconto degli Atti degli Apostoli Raffaello testimonia uno stato di straniamento nel Santo che non sa distinguere se quella che sta vedendo sia una visione, un sogno, o una concreta realtà che si svolge davanti ai suoi occhi. Una dualità che è testimoniata anche dall'essere addormentato nella scena centrale e in piedi nella scena di destra.
Perchè questa storia?
La Liberazione è uno dei quattro affreschi che Raffaello porta a termine nella seconda stanza degli appartamenti papali, dopo aver concluso nel 1511 nella Stanza della Segnatura i cinque affreschi, tra cui la famosa La Scuola di Atene. I quattro affreschi che Raffaello completa tra il 1511 e il 1514, sono la Cacciata di Eliodoro dal tempio (1511-1512), la Messa di Bolsena (1512), la Liberazione di san Pietro (1513-1514) e l'Incontro di Leone Magno con Attila (1514). Si tratta di opere che hanno un tratto in comune, affermano per tramite di raffigurazioni di episodi miracolosi il potere della Chiesa guidata da Papa Giulio II sulle altre autorità terrene che ne contendevano il ruolo secolare nella penisola italiana in quel periodo storico.
A Raffaello va l'incarico non solo di portare a termine una bella decorazione, ma di veicolare per tramite delle sue opere una vera azione politica di propaganda per conto del pontefice. Giulio II era impegnato in quegli anni in un conflitto con il Re di Francia per il controllo dei territori a Nord di Roma compresi tra Ravenna, Forlì e Bologna. Con le truppe francesi che hanno invaso Bologna e stanno per dirigersi su Milano, il Papa "guerriero" intende riaffermare la legittimazione spirituale, temporale e culturale della Chiesa di Roma su tutto il mondo. Il Papa guerriero, che aveva scelto come proprio nome quello di Giulio, come Giulio Cesare, non intendeva piegare la Chiesa alla volontà degli usurpatori francesi.
Chi sono i protagonisti della Liberazione di San Pietro?
Non è difficile riconoscere il volto dello stesso Papa Giulio II nell'affresco di Raffaello. Il pontefice del resto morì proprio nel 1513 quando Raffaello Sanzio stava ultimando il suo capolavoro e pare incarnare perfettamente i tratti somatici di San Pietro, vecchio e indebolito in catene ai piedi dell'angelo che lo sta liberando. La figura stessa dell'angelo è decisamente più difficile da attribuire. Il volto e le movenze paiono molto più simili ai tratti femminili di certe Madonne del pittore urbinate con una dolcezza nei gesti che ne esalta il miracoloso intervento in entrambe le scene dell'affresco. Infine le guardie, che sono otto in totale e che rafforzano la drammaticità e il movimento descritto nell'opera, vittime inconsapevoli, attori e spettatori al tempo stesso dell'intervento divino di liberazione del santo.
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