Estate 2019: il fascino del gioiello delle Fiandre
Bruges da scoprire: dai Primitivi fiamminghi ai silenziosi giardini
Jan van Eyck, Margareta van Eyck, 1439, Groeninge Museum, Bruges
Samantha De Martin
03/06/2019
Acqua che scorre lungo i canali, scalpiccio di cavalli, le campane del Belfort che da sette secoli scandiscono il tempo di beghine e mercanti in questo piccolo angolo di Fiandre, a lungo cuore commerciale del mondo.
Ma non chiamatela “la Venezia del Nord”. “Qui non c’è l’alta marea e l’acqua dei canali è dolce” potrebbe puntualizzare qualcuno dei suoi abitanti.
Quando arriviamo al Markt, la rettangolare piazza del mercato, centro pulsante di Bruges, il sole è ancora alto e un lieve vento da Nord rende meno tiepida l’aria, già resa profumata dagli odori della cena.
Eccolo il centro storico di Bruges, Patrimonio Unesco, con la sua Torre Civica medievale (il Belfort)che pende di un metro verso est e i 366 gradini che conducono fino alla cima, un balcone spettacolare sulla città.
Cerchiamo subito il Rozenhoedkaai, divenuto dall’anno Mille un antico porticciolo dedicato al commercio del sale, probabilmente il luogo più fotografato, ma anche il più romantico, vero e proprio simbolo di Bruges, con le sue case, i pinnacoli e le torrette perfettamente conservate, che sembrano uscite da una fiaba medievale.
Ma la strada ci porta al Burg, la piazza più sontuosa della città, con il Municipio, uno dei più antichi dei Paesi Bassi, con la spettacolare Sala Gotica, sontuosa con il soffitto in legno e le volte policrome, esempio evidente della spettacolarizzazione della corte borgognona.
A destra del Municipio, la Basilica del Sacro Sangue conserva dal XIII secolo la reliquia del Sangue di Cristo che, ogni anno, nel giorno dell’Ascensione, viene trasportata in processione nel corso di un evento popolare riconosciuto dal 2009 dall’Unesco patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
Di fronte al Municipio, dove un tempo sorgeva la Cattedrale di San Donaziano, demolita nel 1799, sorge oggi la Prevostura di San Donaziano. Era per questo edificio che il canonico van der Paele aveva commissionato a van Eycke il dipinto divenuto celebre.
I CAPOLARI DI BRUGES: LE OPERE DEI FLEMISH MASTER E DEI PRIMITIVI FIAMMINGHI - FOTO
Superato il Vismarkt, il mercato coperto del pesce, costruito nel 1821, si arriva al Rozenhoedkaai. È ora di prendere in mano la macchina fotografica per immortalare lo scorcio più suggestivo della città.
Da qui siamo molto vicini al Museo Groeninge, con i suoi celebri capolavori come la Madonna con il Canonico van der Paele o il Ritratto di Margareta van Eyck di Jan van Eyck, il Trittico Moreel di Hans Memling, o il Trittico del Giudizio di Bruges di Hieronymus Bosch. Ma vi consigliamo di dedicare qualche ora a questo raffinato museo, con la collezione dei Primitivi fiamminghi e con opere che spaziano dal manierismo al barocco, dal neoclassicismo all’espressionismo, fino all’arte dei nostri giorni.
A Bruges, nel periodo estivo fa buio intorno alle 22.30. C’è quindi ancora sufficiente luce per passeggiare alla volta della Vlamingstraat, dove nel XIII secolo ci saremmo imbattuti in diverse banche e taverne tutte fornite di ampie cantine dove si conservavano i vini francesi e della Valle del Reno appena scaricati dalle chiatte.
Per fotografare una delle due case in legno rimaste in città basta imboccare via Kortewinkel, dove, un po’ fuori dai circuiti turistici più battuti, si scorge una facciata lignea del XVI secolo. Basta superare il pittoresco Ponte degli Agostiniani, uno dei più antichi della città, per raggiungere la Oosterlingenplein - la zona un tempo abitata dai membri della Lega Anseatica - e di seguito la Jan van Eyckplein, una sorta di Manhattan della Borgogna, con al centro la statua del pittore. Era qui che attraccavano un tempo le navi, dove si scaricavano i broccati di lusso - dalle pelli al cuoio, dal cristallo di rocca alle arance - dove si pagava il dazio e dove avremmo sentito parlare un’incredibile varietà di lingue.
La casa in pietra rossa, eretta nel 1877, in corrispondenza del civico 8, è il primo edificio della città a essere restaurato con sussidi comunali. Non manca l’Orsetto di Bruges, simbolo della città, a fare capolino da alcuni palazzi che scivolano lungo le tranquille vie medievali. Se ne trova uno in una nicchia della Loggia dei Borghesi, un edificio del XV secolo in cui si riunivano i cittadini e i mercanti della città, e che, dopo essere stato utilizzato come Accademia per le Belle Arti, fu adibito, dal 1912 al 2012, ad Archivio di Stato.
La leggenda narra che nell’XI secolo, quando Baldovino Braccio di Ferro, primo conte di Fiandra, visitò Bruges per la prima volta, si imbattè in un enorme orso bruno coperto di neve che riuscì a uccidere dopo una lotta feroce, eleggendolo a simbolo della città.
Siamo nell’anima commerciale di questo gioiello fiammingo senza tempo. Su Piazza della Borsa, dove un tempo si ergevano la Loggia dei Genovesi, dei Fiorentini e quella dei Veneziani, e dove i mercanti di tutto il mondo si davano appuntamento davanti alla Casa “Ter Beurse”, una locanda dal cui nome è derivato il termine “borsa”.
Bruges è molto piccola, e per questo non è difficile trovarsi, attraverso una breve camminata, nel quartiere dei Primitivi fiamminghi, dietro l’Augustijnenrei. Dove un tempo era lo studio di Jan van Eyck oggi si trova una casa privata.
Se avrete tempo, potrete ancora oggi seguire il tragitto che il maestro compiva ogni giorno per recarsi dalla sua abitazione, al numero 6 della Gouden Handstraat, verso l’Accademia, o verso Het Prinsenhof, all’epoca sede della casata di Borgogna e divenuto oggi un lussuoso ed elegante hotel, il Duke’s Palace In questa zona abitavano anche Jan Provoost, Jan Benson e Pieter Pourbus. Nel quartiere Sint-Gillis, nel convento di Sion, le suore lavoravano come miniaturiste.
NOVITA': LA RIAPERTURA DEL GRUUTHUSE MUSEUM - FOTO
Vale la pena dedicare qualche ora al rinnovato Museo Gruuthuse che, dopo cinque anni di restauro, ha riaperto i battenti per raccontare, con un moderno concept e nuove stanze, la storia della città, protagonista indiscussa del museo e dell’epoca felice dei Duchi di Borgogna.
Dopo aver percorso i tre piani del maestoso palazzo, con la sua collezione di arazzi e merletti, le imponenti sculture lignee e le vetrate gotiche, facciamo un salto nell’adiacente Chiesa di Nostra Signora, considerata la seconda costruzione di mattoni più alta al mondo.
La Madonna col Bambino realizzata da Michelangelo nel 1504, toglie il fiato. Ma anche le cripte affrescate del Duecento e i mausolei di Maria di Borgogna e Carlo il Temerario meritano uno scatto.
Cerchiamo un altro “tesoro” della città riconosciuto patrimonio dell’umanità dall’Unesco e ci dirigiamo verso il Beghinaggio. Questo grazioso complesso di casette bianche raccolte intorno a un giardino adorno di alberi, narcisi e tulipani emana una certa spiritualità. Creato nel 1245 da Margherita di Costantinopoli, contessa di Fiandra, fino agli anni Trenta del Novecento è stato abitato dalle beghine, donne laiche riunite per condurre insieme una vita all’insegna della castità, della fede e del lavoro. Recentemente è stato trasformato in un convento di suore benedettine, e, con il suo silenzio, ci catapulta in un’atmosfera fuori dal tempo.
Bruges è anche la città delle patatine, dei merletti, della cioccolata e della birra. Uno dei luoghi più intimi per passeggiare o per consumare uno spuntino in tranquillità è il romatico Lago dell'amore (Minnewater). Qui un tempo attraccavano le chiatte e le barche che facevano la spola tra Bruges e Gand.
Attendiamo il tramonto in questa oasi di pace, prima che le luci della sera si accendano per avvolgere la città nel suo incanto fiabesco.
Ma non chiamatela “la Venezia del Nord”. “Qui non c’è l’alta marea e l’acqua dei canali è dolce” potrebbe puntualizzare qualcuno dei suoi abitanti.
Quando arriviamo al Markt, la rettangolare piazza del mercato, centro pulsante di Bruges, il sole è ancora alto e un lieve vento da Nord rende meno tiepida l’aria, già resa profumata dagli odori della cena.
Eccolo il centro storico di Bruges, Patrimonio Unesco, con la sua Torre Civica medievale (il Belfort)che pende di un metro verso est e i 366 gradini che conducono fino alla cima, un balcone spettacolare sulla città.
Cerchiamo subito il Rozenhoedkaai, divenuto dall’anno Mille un antico porticciolo dedicato al commercio del sale, probabilmente il luogo più fotografato, ma anche il più romantico, vero e proprio simbolo di Bruges, con le sue case, i pinnacoli e le torrette perfettamente conservate, che sembrano uscite da una fiaba medievale.
Ma la strada ci porta al Burg, la piazza più sontuosa della città, con il Municipio, uno dei più antichi dei Paesi Bassi, con la spettacolare Sala Gotica, sontuosa con il soffitto in legno e le volte policrome, esempio evidente della spettacolarizzazione della corte borgognona.
A destra del Municipio, la Basilica del Sacro Sangue conserva dal XIII secolo la reliquia del Sangue di Cristo che, ogni anno, nel giorno dell’Ascensione, viene trasportata in processione nel corso di un evento popolare riconosciuto dal 2009 dall’Unesco patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
Di fronte al Municipio, dove un tempo sorgeva la Cattedrale di San Donaziano, demolita nel 1799, sorge oggi la Prevostura di San Donaziano. Era per questo edificio che il canonico van der Paele aveva commissionato a van Eycke il dipinto divenuto celebre.
I CAPOLARI DI BRUGES: LE OPERE DEI FLEMISH MASTER E DEI PRIMITIVI FIAMMINGHI - FOTO
Superato il Vismarkt, il mercato coperto del pesce, costruito nel 1821, si arriva al Rozenhoedkaai. È ora di prendere in mano la macchina fotografica per immortalare lo scorcio più suggestivo della città.
Da qui siamo molto vicini al Museo Groeninge, con i suoi celebri capolavori come la Madonna con il Canonico van der Paele o il Ritratto di Margareta van Eyck di Jan van Eyck, il Trittico Moreel di Hans Memling, o il Trittico del Giudizio di Bruges di Hieronymus Bosch. Ma vi consigliamo di dedicare qualche ora a questo raffinato museo, con la collezione dei Primitivi fiamminghi e con opere che spaziano dal manierismo al barocco, dal neoclassicismo all’espressionismo, fino all’arte dei nostri giorni.
A Bruges, nel periodo estivo fa buio intorno alle 22.30. C’è quindi ancora sufficiente luce per passeggiare alla volta della Vlamingstraat, dove nel XIII secolo ci saremmo imbattuti in diverse banche e taverne tutte fornite di ampie cantine dove si conservavano i vini francesi e della Valle del Reno appena scaricati dalle chiatte.
Per fotografare una delle due case in legno rimaste in città basta imboccare via Kortewinkel, dove, un po’ fuori dai circuiti turistici più battuti, si scorge una facciata lignea del XVI secolo. Basta superare il pittoresco Ponte degli Agostiniani, uno dei più antichi della città, per raggiungere la Oosterlingenplein - la zona un tempo abitata dai membri della Lega Anseatica - e di seguito la Jan van Eyckplein, una sorta di Manhattan della Borgogna, con al centro la statua del pittore. Era qui che attraccavano un tempo le navi, dove si scaricavano i broccati di lusso - dalle pelli al cuoio, dal cristallo di rocca alle arance - dove si pagava il dazio e dove avremmo sentito parlare un’incredibile varietà di lingue.
La casa in pietra rossa, eretta nel 1877, in corrispondenza del civico 8, è il primo edificio della città a essere restaurato con sussidi comunali. Non manca l’Orsetto di Bruges, simbolo della città, a fare capolino da alcuni palazzi che scivolano lungo le tranquille vie medievali. Se ne trova uno in una nicchia della Loggia dei Borghesi, un edificio del XV secolo in cui si riunivano i cittadini e i mercanti della città, e che, dopo essere stato utilizzato come Accademia per le Belle Arti, fu adibito, dal 1912 al 2012, ad Archivio di Stato.
La leggenda narra che nell’XI secolo, quando Baldovino Braccio di Ferro, primo conte di Fiandra, visitò Bruges per la prima volta, si imbattè in un enorme orso bruno coperto di neve che riuscì a uccidere dopo una lotta feroce, eleggendolo a simbolo della città.
Siamo nell’anima commerciale di questo gioiello fiammingo senza tempo. Su Piazza della Borsa, dove un tempo si ergevano la Loggia dei Genovesi, dei Fiorentini e quella dei Veneziani, e dove i mercanti di tutto il mondo si davano appuntamento davanti alla Casa “Ter Beurse”, una locanda dal cui nome è derivato il termine “borsa”.
Bruges è molto piccola, e per questo non è difficile trovarsi, attraverso una breve camminata, nel quartiere dei Primitivi fiamminghi, dietro l’Augustijnenrei. Dove un tempo era lo studio di Jan van Eyck oggi si trova una casa privata.
Se avrete tempo, potrete ancora oggi seguire il tragitto che il maestro compiva ogni giorno per recarsi dalla sua abitazione, al numero 6 della Gouden Handstraat, verso l’Accademia, o verso Het Prinsenhof, all’epoca sede della casata di Borgogna e divenuto oggi un lussuoso ed elegante hotel, il Duke’s Palace In questa zona abitavano anche Jan Provoost, Jan Benson e Pieter Pourbus. Nel quartiere Sint-Gillis, nel convento di Sion, le suore lavoravano come miniaturiste.
NOVITA': LA RIAPERTURA DEL GRUUTHUSE MUSEUM - FOTO
Vale la pena dedicare qualche ora al rinnovato Museo Gruuthuse che, dopo cinque anni di restauro, ha riaperto i battenti per raccontare, con un moderno concept e nuove stanze, la storia della città, protagonista indiscussa del museo e dell’epoca felice dei Duchi di Borgogna.
Dopo aver percorso i tre piani del maestoso palazzo, con la sua collezione di arazzi e merletti, le imponenti sculture lignee e le vetrate gotiche, facciamo un salto nell’adiacente Chiesa di Nostra Signora, considerata la seconda costruzione di mattoni più alta al mondo.
La Madonna col Bambino realizzata da Michelangelo nel 1504, toglie il fiato. Ma anche le cripte affrescate del Duecento e i mausolei di Maria di Borgogna e Carlo il Temerario meritano uno scatto.
Cerchiamo un altro “tesoro” della città riconosciuto patrimonio dell’umanità dall’Unesco e ci dirigiamo verso il Beghinaggio. Questo grazioso complesso di casette bianche raccolte intorno a un giardino adorno di alberi, narcisi e tulipani emana una certa spiritualità. Creato nel 1245 da Margherita di Costantinopoli, contessa di Fiandra, fino agli anni Trenta del Novecento è stato abitato dalle beghine, donne laiche riunite per condurre insieme una vita all’insegna della castità, della fede e del lavoro. Recentemente è stato trasformato in un convento di suore benedettine, e, con il suo silenzio, ci catapulta in un’atmosfera fuori dal tempo.
Bruges è anche la città delle patatine, dei merletti, della cioccolata e della birra. Uno dei luoghi più intimi per passeggiare o per consumare uno spuntino in tranquillità è il romatico Lago dell'amore (Minnewater). Qui un tempo attraccavano le chiatte e le barche che facevano la spola tra Bruges e Gand.
Attendiamo il tramonto in questa oasi di pace, prima che le luci della sera si accendano per avvolgere la città nel suo incanto fiabesco.
Alla scoperta della città di Van Eyck e dei Maestri fiamminghi su www.visitbruges.be
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